Sanremo 2016 - Politici nel panico per Elton John. Salvini non vuole "pipponi" sulle famiglie gay e Giovanardì è esasperato dalle coppie gay in tv
A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Grafica di Giovanni Trapani
A poche ore dall'inizio della sessantaseiesima edizione del Festival di Sanremo, le polemiche sono
già iniziate, ma a fomentare le chiacchiere da bar non sono ancora le canzoni, bensì la partecipazione di Elton John.
già iniziate, ma a fomentare le chiacchiere da bar non sono ancora le canzoni, bensì la partecipazione di Elton John.
Questa sera il cantante inglese, infatti, si esibirà come super
ospite sul palco dell’Ariston, ma qualcuno ha già espresso le proprie paure che
la sua partecipazione possa trasformarsi in un ‘comizio’ a favore delle unioni gay e, in particolare, della
genitorialità omosessuale.
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Matteo Salvini,
intervenuto ieri a La Zanzara, ha
detto di non voler sentire alcun “pippone” sulle famiglie omogenitoriali da
parte dell’artista perché “la maggioranza
degli italiani è contraria a adozioni gay, utero in affitto e genitore 1,2,3 e
4. Se Elton John ci fa un pippone a Sanremo su Rai1, pagato con i nostri soldi,
il canone se lo paga lui.”
Ovviamente Salvini
non è l’unico a pensarlo. Infatti, gli fa eco dal suo account Twitter, il capogruppo alla Camera di Area Popolare, Maurizio Lupi ha detto: “Spero
la Rai non lo inviti come esperto di adozioni. Si ricordi che è servizio
pubblico.”
Elton John che canta è uno spettacolo.Spero la #Rai non lo inviti come esperto di adozioni.Si ricordi che è servizio pubblico. #Sanremo2016— Maurizio Lupi (@Maurizio_Lupi) 8 Febbraio 2016
Fra i politici impauriti da una ‘propaganda gay’ in diretta
dall’Ariston, non poteva di certo
mancare il senatore Carlo Giovanardi
che si dice esasperato dalla rappresentazione delle famiglie omogenitoriali in
tv: “Negli ultimi due mesi non si vede
trasmissione televisiva, fiction, film o di intrattenimento in cui non ci siamo personaggi o ospiti uomo–uomo o
donna–donna al di là di Elton John a Sanremo, non se ne può più! È un martellamento continuo, un assedio.”
Anche il portavoce del Comitato
Difendiamo i nostri figli, Massimo Gandolfini ha invitato l’azienda
televisiva a far sì che l’esibizione del cantante non “si trasformi in un comizio a favore dell’omogenitorialità in uno spot pubblicitario delle famiglie
arcobaleno.”
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Ora, a parte l’isterismo di certi discorsi preventivi,
vorrei ricordare ai signori sopra che il canone lo pagano anche i gay, le
lesbiche, i bisessuali e i/le
transessuali e credo che anche loro abbiamo il diritto di vedersi riconosciuti
e raccontati nel servizio pubblico. Forse il festival non è il posto giusto per
parlare di famiglie omogenitoriali, ma non lo era neanche quando fu invitata la
famiglia Anania composta da padre, madre e 16 figli; in quell’occasione il signor
Anania ci tenuto a precisare che la sua famiglia fosse “opera di Dio e non dell’uomo”.
Quindi, se Sanremo è il festival della canzone, lo deve
essere a prescindere dal tipo di famiglia che racconta o che potrebbe
raccontare, perché, altrimenti, certe polemiche assumono il tono di un’intimidazione
dal sapore censorio generate da una politica che ha dimenticato che non è la tv
ciò di cui si deve occupare. Così, per dire…
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