Nella penultima live di #QuelliInCoprifuoco, lo scrittore Vincenzo Restivo ha sorpreso tutti con la sua ironia, ma soprattutto con la sua profonditร umana e professionale.
E' andata in onda ieri sera alle 22 la prima di #QuelliInCoprifuoco, la serie di live su Instagram de Il mio mondo espanso. Protagonista della prima diretta รจ stata una strepitosa Maryana. La giovane cantante e conduttrice si รจ lasciata trascinare dall'atmosfera giocasa, raccontantosi a 360 gradi, con l'autoironia e la professionalitร che da sempre la contraddistinguono.
Non poteva ovviamente mancare un riferimento al suo ultimo singolo, il primo cantato in italiano dopo una serie di brani in inglese, che ha segnato anche un cambiamento nella sua carriera, che coincide anche con quello del privato. Maryana, infatti, ha festeggiato con noi i primi nove mesi del suo bambino, raccontandoci anche un divertente particolare:
«Ormai do la colpa al bambino, quando arrivo tardi a un appuntamento»
La serata, perรฒ,รจ servita anche per parlaredi come spesso nel mondo dello spettacolo si tenda a non riconoscere il talendo un artista alle prime armi:
«Alcuni parlano come se ti facessero un piacere a farti esibire, pur di non pagarti come meriti».
Fra uno scherzo e l'altro, Maryana ha anche parlato dei suoi progetti futuri, situazione epidemiologica permettendo. La giovane artista, infatti, sta lavorando alla realizzazione di alcuni live che dovrebbero vederla in giro in estate.
“Lettera a Maria”,
il nuovo singolo di Ernesto Bassignano,
che anticipa l’uscita di “Soldati Arlecchini e Pierrot”, potrebbe essere descritto come un commovente
quadro di memoria famigliare.
Il brano, infatti, racconta di una lettera
immaginaria,sintesi di tante lettere reali che il pittore Aldo Carpi, zio dell’artista,fece pervenire alla moglie dal campo di
concentramento nel quale era stato rinchiuso durante gli anni delle seconda
guerra mondiale.Non a caso “Lettera a Maria”, uscito per Ondamusic.it in collaborazione con Isola Tobia Label, รจ stato rilasciato
ieri, 27 gennaio, in occasione della Giornata
della Memoria.
Bassignano
racconta a Il mio mondo espanso l’importanza
di questo brano e celebra con noi il traguardo del decimo album.
L’intervista
D. “Lettera a Maria”
รจ una lettera immaginaria, sintesi di
tante lettere reali che tuo zio, il pittore Aldo Carpi, fece pervenire a sua
moglie dal campo di concentramento di Gusen. Cosa ha significato per te dare
vita a questo brano?
R. Ha
significato innanzitutto ricordare la famiglia Carpi, che ho tanto amato. Sento
una forte linea di continuitร con quello che era effettivamente il mio prozio,
papร del grande musicista Fiorenzo Carpi. In quella famiglia, in quei tempi
cosรฌ difficili, la politica, intesa come gestione della “polis” era considerata
un valore nobile, ed investiva ogni settore della vita, perchรฉ investiva le
relazioni umane. Era il senso delle cose che mia madre mi ha tramandato, i
valori di giustizia e libertร che erano prioritari rispetto a tutto il resto.
Sono cresciuto in quest’ambiente, e questa canzone mi ha dato la possibilitร di
sottolinearlo ancora una volta.
D. Rileggendo
quelle lettere, cosa hai provato?
R. Ho
provato una pace incredibile, e sento una straordinaria ammirazione per la
serenitร che quell’uomo sapeva mantenere. In quelle lettere c’era soltanto
amore: amore per la propria donna, per la propria famiglia, per la propria
gente. Non c’รจ mai neanche una parola di odio, nemmeno verso i nazisti che lo
stavano brutalizzando in maniera cosรฌ feroce. Ho imparato per la prima volta
cosa vuol dire non odiare. Mio zio Aldo Carpi era soprannominato “Il Santone”
non solo per la sua infinita mitezza, ma anche per il suo atteggiamento di vero
amore per gli altri. Nato ebreo, si convertรฌ al cattolicesimo perchรฉ riteneva
di trovarvi motivi di serenitร e di pace.
D. Il
singolo รจ uscito in occasione della Giornata della Memoria, una data che serve
a ricordare quello che l’uomo รจ stata in grado di fare ad altri uomini. Quanto
รจ importante il valore della memoria?
R. Penso
che la necessitร di ricordare sia la cosa piรน importante tra quelle da
insegnare ai giovani. Significa avvertire la necessitร totale di riprendere il
filo col proprio passato, non solo per non ripeterne gli errori ma anche per
sapere da dove si proviene. La generazione a cui appartengo sa perfettamente
cos’รจ la memoria: io ho ormai 74 anni, per me ricordare รจ un fatto naturale. Ma
i giovani, sia dai genitori che dai professori non vengono sollecitati
abbastanza al desiderio di sapere e di ricordare. La memoria viene menzionata
solamente solo nelle grandi occasioni o nelle commemorazioni, ma nel quotidiano
serve far capire loro che il senso dello studio รจ il sapere, non la
competizione o il nozionismo.
D. La
societร odierna, visti anche gli ultimi fatti di cronaca, credi abbia
“leggermente” dimenticato cosa abbia significato la Shoah?
R. Penso
proprio di sรฌ: ogni giorno che passa ci occupiamo sempre piรน di cronaca e sempre
meno di storia. Ricordo che quando ero al ginnasio ci portavano al cinema per
farci assistere ai documentari sulla Shoah: di punto in bianco ci siamo trovati
di fronte a montagne di cadaveri, a carri pieni di morti, e la visione รจ stata
scioccante: quei cadaveri erano lรฌ, tangibili, presenti. Io rimasi scioccato, e
da quel momento, una volta realizzato che tutto ciรฒ รจ accaduto veramente, mi
sono detto:“Mai piรน permetterรฒ a qualcuno di negare la Shoah”.
D. Ancora
una volta la musica diventa fautrice di messaggi. Quando รจ importante, per te,
questo ruolo dell’arte?
R. Talmente
importante che ci ho giocato la carriera, per questo motivo!Fin dal mio primo
album, che era un disco di lotta. Quel disco giร mi inquadrava in un contesto
molto particolare: chi faceva dischi considerati “politici” non poteva certo
ambire alle classifiche. Ma subito dopo, nel 1975, quando uscรฌ il mio album “Moby
Dick”in RAI c’era la commissione censura, che mi censurรฒ 7 brani su 10! In quel
disco parlavo di un’Italia spezzata a metร . ร una situazione, quella della
divisione, che purtroppo esiste tuttora. In RAI non รจ contemplato che passino
canzoni di lotta: in RAI si canta d’amore, e puรฒ succedere che esistano
fenomeni come Luigi Tenco, che volendo unire la canzone d’amore alle tematiche
sociali alla fine ci rimette la pelle.
D. “Lettera
a Maria” รจ il primo singolo del tuo decimo album. Com’รจ cambiato l’ambiente
musicale dal tuo debutto?
R. Il mio
debutto era un debutto politico, come dicevamo, in un momento di vera tragedia umana,
politica, esistenziale. Dai primi anni 80 il quadro รจ cambiato sostanzialmente:
รจ cambiato il Festival di Sanremo, sono comparsi programmi come “Domenica In”,
e il pop la musica leggera hanno ricoperto quel ruolo di disimpegno che stava
diventando sempre piรน imperante. Ho visto coi miei anni passando di disco in
disco, l’Italia sempre piรน divisa in due, tra Pop e Folk studio. Era molto
triste, io e altri come me provammo ad inventare la “nuova canzone”, con
l’intento di “legare” queste due fette di paese cosรฌ slegate tra loro. La
canzone cosiddetta d’autore nasce cosรฌ. ร inutile citare grandi nomi che
conosciamo tutti. Ci rivolgevamo a stilemi un po’ piรน francesi che anglosassoni,
americani. Poi perรฒ man mano รจ arrivata la videomusic che ha ucciso la musica “suonata”:
la musica รจ diventata un fatto visivo e televisivo, e c’รจ stata una caduta
della canzone colta.
D. Cosa
rimpiangi maggiormente di quel modo di fare musica e cosa invece rimproveri a
quello attuale?
R. Rimpiango
la mancanza del Folk studio, e di tutti i locali che in quel periodo svolgevano
quella funzione. Si usciva di casa, si andava a provare lรฌ e una volta lรฌ si
capiva subito se eri bravo o no, c’era un riscontro immediato. Poi,
progressivamente questi luoghi sono morti, perchรฉ alla gente รจ stata tolta la
voglia di uscire la sera… Ai miei tempi
c’era la musica “off”, c’era una vera alternativa alla musica fatta con intento
commerciale. Poi i produttori hanno smesso di occuparsi di noi. Le riviste sono
tutte morte. In pochi anni non si รจ piรน parlato della musica “adulta”, quella
di Paolo Conte e di Fabrizio De Andrรฉ. Oggi รจ tutto asservito a un capitale
ignorante, grandi imperi che decidono tutto. La persona che ha talento ma non ha
il look giusto e non appare non puรฒ piรน avere nessuna chance.
D. Dieci
album dicevamo. Se dovessi tracciare un bilancio di questi lavori, cosa
verrebbe fuori?
R. Il
bilancio รจ che sono passati 50 anni. Io faccio politica satira, musica, radio. Tutte
queste cose servono per dire che non ho mai smesso di partecipare alla vita
suonando, ma mi รจ rimasta la voglia di essere “gente tra la gente”, e devo dire
che questo mi รจ riuscito. Gli errori piรน grossi li ho commessi io in prima
persona. Mi sento un “dilettante” in tutto, pur facendo le cose bene. La veritร
รจ che io non ho mai sentito l’arte come un “sacro fuoco”:quello che facevo
doveva servire alla societร . Nonostante questo, da un paio d’anni a questa
parte, con una serie di produzioni “giuste”, non vengo piรน percepito come un
giornalista che vuole cantare, ma finalmente, alla bella etร di 74 anni, come
un cantautore. E questo mi fa molto piacere.
ร una
ballad a cavallo fra pop e dance elettronica il nuovo singolo della cantautrice
indie Laura Mร dal titolo “Sei forte davvero”, scritto assieme a Lorenzo Di Lorenzo.
Un
brano che invita a guardare sempre oltre l’ostacolo e a rialzarsi dopo ogni
sconfitta. Una riflessione sulla vita, che viene vista da Laura come una sorta
di gara che ognuno disputa con se stesso.
L’intervista
D.“Sei forte davvero” in cui si incita
a non abbattersi di fronte agli ostacoli incontrati lungo il nostro percorso.
Come nasce il testo di questo brano che hai scritto assieme a Lorenzo di Lorenzo?
R.
Nel testo della canzone mi soffermo a fare delle riflessioni sulla vita,
raccontandole ai miei nipoti Matilde ed Anthony, come fosse una favola, e come
tutte le favole condivido con loro un segreto quello che รจ la chiave della mia
forza:
“Invece di aspettare che qualcuno ti porti dei
fiori, impari che c’รจ la puoi fare che sei forte davvero, che vali davvero”.
D.
Quando รจ stata l’ultima volta in cui ti sei detta: «Laura, su, non abbatterti»?
R.
Quando ho perso il lavoro a causa del primo Lockdown.
D.
Forte di questo ti chiedo, da giovane artista quale sei, come hai vissuto e
stai vivendo la condizione di stop causata dal Covid-19?
R.
Mi sono riorganizzata la vita, ho studiato molto, ho dato ampio spazio alla mia
forte creativitร , mi sonoautoprodotta
il singolo e il video di “Sei forte
davvero”, e adesso sto facendo promozione.Cercodi cogliere il bello anche nei momenti
difficili, c’รจ una frase stupenda che ho letto da qualche parte, che mi rappresenta:
“Cadendo la goccia scava la pietra non per la sua forza, ma per la sua
costanza” .
D.
Parlando del brano hai detto che la vita รจ una gara che ognuno disputa con se
stesso,per cui se si aguzza l’ingegno, rinascere รจ sempre possibile. Il
lockdown quale ingegno ti ha permesso di mettere in piedi?
R.
Non importa quanto vai piano, l’importante รจ non fermarsi.
D.
“Sei forte davvero ” รจ una ballad a cavallo fra pop e dance elettronica. Una
fusione di generi, questa, che rende il brano fresco e diretto allo stesso
tempo. Quanto ti piace sperimentare con la musica?
R. Sono un vulcano di emozioni,mi piace sperimentare cose nuove nella musica,
mantiene vivo lo stupore che provavo da bambina. E lo stupore accende le idee.
D.
Il brano รจ accompagnato dal videoclip diretto da Rita Amidei. Com’รจ nata la vostra collaborazione?
R.
La nostra collaborazione รจ nata per caso , cercavo un videomaker per il mio
primo singolo “E Correrรฒ” , l’ho
trovata su internet e quando ci siamo conosciute, mi รจ piaciuto l’entusiasmo,
la passione e la determinazione con cui ha affrontato il progetto. Naturalmente, poi, รจ stata riconfermata a pieni voti anche per il video di questo singolo.
D.
Dopo “Sei forte davvero”, cosa
dobbiamo aspettarci?
R.
Sicuramente un altro singolo, io e il cantautore Lorenzo Di Lorenzo, stiamo giร
al lavoro, ci saranno delle belle sorprese!
Il nuovo anno de Il mio mondo espanso si apre accogliendo nuovamente un artista di indiscussa sensibilitร musicale. Dopo averci presentato qualche tempo fa il singolo "Sono il cattivo", Marco Profeta torna per parlarci di "Quello che so", il nuovo brano uscito a dicembre 2020.
«Quello che so… รจ che non so molto. - dice l'artista parlando del suo nuovo lavoro - Ancora non capisco
appieno i meccanismi e le dinamiche di questa vita. A volte ti sorprende, la
maggior parte delle volte ti delude. Ma, come dice una mia saggia Amica, รจ tutta una questione di
aspettativa. Oggi sono consapevole che il tempo ha fretta di insegnarti
che non torna, quindi dobbiamo vivere e viverci in tutti i nostri aspetti,
buoni e meno buoni, con la volontร e la consapevolezza che scrivendo nuove
pagine, tutto trova la sua dimensione, tutto si “aggiusta”.»
L'intervista
D.“Quello che so” รจ un brano intimista
che si sofferma sulla dinamiche delle vita. Dinamiche non sempre facili da
capire, ma a cui nessun puรฒ sottrarsi. Tu hai provato a dare un senso a ciรฒ a
cui la vita ci pone e a quale conclusione sei arrivato?
R. Credo che il
senso di ciรฒ che ci accade e, piรน in generale, della vita sia del tutto
imperscrutabile e difficilmente comprensibile. Forse solo quando
“collezioniamo” una serie di esperienze ed abbiamo l’occasione e la forza di
guardarle attraverso la lente del tempo che รจ passato ne intravediamo il senso.
Ciรฒ che ho imparato sulla mia pelle รจ di non cercare il senso della nostra
vita, ma darglielo, ogni minuto, ogni istante, ogni giorno.
D. Siamo tutti lรฌ
a correre dietro al tempo, senza, perรฒ,
vivere quasi mai il “qui e adesso”. Quando ci fermiamo รจ poi, forse, troppo tardi
e il presente รจ diventato il passato. Col senno di poi, cosa rifaresti
diversamente?
R. Tutto e niente. Spesso mi guardo allo specchio e mi
chiedo se avessi cominciato a pubblicare prima le mie canzoni, forse oggi avrei
avuto maggiori esperienze al mio attivo, avrei condiviso con piรน persone le mie
emozioni… poi mi soffermo e mi rendo conto che quelle emozioni sono venute
fuori in quel preciso momento storico della mia vita proprio perchรฉ supportate
da altre esperienze. Ed allora torna il concetto del “qui e ora”: inutile
affannarsi su cosa avremmo potuto fare, facciamo e facciamolo al meglio delle
nostre possibilitร .
D. Qual รจ il
rimpianto piรน grande con cui fai continuamente i conti?
R. Non aver
abbracciato quando potevo farlo.
D. Parlando del
brano hai detto: «la vita a volte si sorprende, ma la maggior parte delle volte
ti delude». Quando sei rimasto deluso e perchรฉ?
R. Fino a 30 anni
sono stato perennemente deluso, perchรฉ riponevo in me grandi e forti
aspettative che, puntualmente, venivano deluse.
Poi ho capito che di grande dobbiamo coltivare i sogni, ma
non aspettarci nulla. Questo รจ il modo di poter affrontare il nostro quotidiano
ed abbracciare la vita, anche nelle sue pieghe piรน dolorose.
D. “Quello che so”
รจ accompagnato dal videoclip diretto da Daniele
Comelli e Davide Fraraccio.
Com’รจ nata la vostra collaborazione?
R. Vidi un lavoro
realizzato da questi meravigliosi artisti nel 2017 e sentii nello stomaco che
dovevo affidarmi a loro per la realizzazione di un videoclip, il primo della
mia era “autoriale italiana”, di una canzone che si intitola “e poi arrivรฒ
dicembre”, alla quale sono particolarmente legato.
L’istinto non mi ha fatto sbagliare. Lavorammo al video,
alla sua scrittura ed alla sua realizzazione come se ci conoscessimo da sempre.
Da allora non realizzo un videoclip se non ci sono loro… in arte ORE25.
D. Il 2020 รจ
terminato da qualche giorno e in un modo o nell’altro ha segnato ciascuno di
noi. Senza voler fare della retorica, รจ stato un anno difficile, pesante e
odioso. Cosa ti ha lasciato questo 2020 che inevitabilmente non potrai piรน
dimenticare?
R. Non amo le
scansioni temporali. Mi fanno sentire un numero. Inevitabilmente perรฒ i conti a fine anno li facciamo. Per me รจ
stato un anno particolare, pieno di risorse che mai avrei creduto sia sotto il
profilo lavorativo (parlo dell’avventura a TV8- Sky) e personale (ho riscoperto
in me una forza ed una saggezza che usualmente non ho).
Ciรฒ che non dimenticherรฒ di negativo in questo anno appena
trascorso รจ il dolore delle persone, il dolore della separazione dagli affetti,
tutto ciรฒ che la pandemia ha portato in ognuno di noi.
Non voglio sembrarti un sognatore scriteriato, ma credo sia
importante fare tesoro di queste brutture che inevitabilmente tutti abbiamo
vissuto e usarle come “concime” per la nostra felicitร . La meritiamo.
D. Per
concludere, se potessi esprimere un desiderio per questo 2021, quale sarebbe?
R. Di essere
sempre intervistato da te, che sei un gran bravo professionista, ma soprattutto
una persona eccellente.
In occasione della
Giornata internazionale dei diritti degli animali (che si celebra il 10
dicembre) รจ uscito “L’omino biscottino", il nuovo singolo di Porfirio
Rubirosa and His Band.
La canzone si presenta
soltanto in apparenza a tema natalizio, poichรฉ sebbene il racconto si apra con
la triste storia dell’Omino biscottino – sulla falsa riga di quella narrata nel
film Shrek 2 – alla fine si conclude in maniera totalmente inaspettata e
spiazzante, lanciando un messaggio da cogliere tra le righe.
Il brano รจ tratto
da “Breviario
di teologia dadaista”, album distribuito da Isola Tobia
Label in collaborazione con Esibirsi –
Multiservizi per artistidello spettacolo,
che il cantautore veneziano ha realizzato insieme alla sua band composta da
Drugo Arcureo, Pastafarian Andyman, IndiAnanas Jones e Krugerpritz e ad altri
musicisti di rilievo.
D. Il tuo nuovo
singolo “L’omino biscottino” รจ un
brano che in apparenzasi presenta a
tema natalizio, per concludersi in maniera totalmente inaspettata e spiazzante.
Da cosa nasce questa decisione?
R. “L’Omino
biscottino” รจ una falsa pista. L’uomo di marzapane e la sua triste storia
servono soltanto a far abbassare la guardia al pubblico. A rassicurarlo, in una
atmosfera, finta, di natale edulcorato. Ma alla fine del pezzo, quando ormai
non ci sono piรน difese, quando sembra che tutto debba andare come ci si
aspetta, il brano sferra un diretto micidiale allo stomaco. Testo e immagini
finali raccontano tutt’altro. E sono cose brutte, terribili da vedere. Ma sono
cose vere. E io volevo raccontare la veritร senza filtri. Come d’altra parte
cerco di fare in tutto l’album.
D. Parlando del
brano hai detto che non ti interessava creare uno shock fine a sรฉ stesso, bensรฌ
aprire nell’ascoltatore una riflessione sul suo messaggio. A questo punto non
posso non chiederti: quanto รจ importante per te trasmettere messaggi attraverso
la musica?
R. Le canzoni altro
non sono che occasioni. E le occasioni, come accade nella vita, purtroppo non
sono infinite. Crescendo ho capito che non potevo piรน permettermi di perdere
occasioni. Non potevo rischiare di “buttare” pezzi, senza dire nulla.
Senza raccontare niente. Allora ho capito che i miei brani avrebbero dovuto
essere sempre latori di un significato, di un messaggio, di un’idea. Senza cui
non avrebbero nemmeno avuto senso di esistere.
D. Qual รจ stata la
canzone che piรน di altre ti ha aperto un mondo e spinto a cambiare
comportamento?
R. Ascolto molti
cantautori. Italiani e stranieri. Devo moltissimo a Piero Ciampi e a Bob Dylan.
Da brani come “Livorno” del primo, e “Visions of Johanna“ del
secondo ho imparato a raccontare per immagini. Ma soprattutto, mi hanno
insegnato che in una canzone occorre scavare, e non si puรฒ rimanere in
superficie.
D. “L’omino
biscottino” รจ l’ultimo estratto del tuo album “Breviario di teologia dadaista”. Attraverso
i 12 brani contenuti in esso, racconti la storia dell’uomo e del suo
progressivo annullamento consumistico. Cosa non ti piace della societร attuale
e come agiresti per cambiarlo o farlo cambiare?
R. L’uomo รจ giร
morto. “Siamo tutti morti, siam cadaveri ambulanti, e anche se non lo
diciamo, lo sappiamo tutti quanti”. Quella attuale รจ una societร tecnogena,
destinata a soccombere. Un mondo nel quale confondiamo il concetto di benessere
con quello di comoditร รจ un mondo senza futuro. E soprattutto, รจ una societร
totalmente omologata e cosรฌ fortemente irregimentata in regole e consuetudini
consumistiche, che le tristi previsioni degli anni ’70 di Pasolini hanno, purtroppo, trovato la loro conferma. Per cambiare
il mondo, se ancora รจ possibile, sarebbe importante cambiare sรฉ stessi, a
partire da una maggiore e migliore consapevolezza del proprio io e del proprio
ruolo nella societร . Se la regola fosse quella che occorre abbandonare, si
spera il piรน tardi possibile, questa Terra lasciando alla Terra stessa piรน cose
di quelle che dalla Terra stessa abbiamo preso, allora forse una speranza ci
sarebbe. Credo comunque che sia ormai davvero troppo tardi.
D. Nell’album
affronti le paure, le
debolezze, l’autoindulgenza e, soprattutto, l’autoassoluzione sbrigativa
dell’uomo contemporaneo. Quali credi siano le paure maggiori che tutti noi
viviamo oggi e quelle debolezze che abbiamo difficoltร ad ammettere?
R. Abbiamo
paura di fare scelte autonome e anticonformiste per il timore di essere
avvertiti dagli altri come diversi. In un mio pezzo dell’album scrivo che “le
pecorelle sembrano lupi quando sono in gregge”. Ma questo รจ proprio ciรฒ che
vuole il Sistema. Dove per Sistema non mi riferisco a concetti piuttosto
impalpabili come “Nuovo Ordine Mondiale” o “Deep State”. Mi
riferisco a quell’enorme flusso sociale e di (scarsa) coscienza collettiva che,
come un fiume, ci spinge tutti nella medesima direzione, senza possibilitร di
prendere una direzione diversa e contraria.
D. Il quadro
che fai dell’essere umano di oggi, credi sia dipeso anche da come i social
media hanno trasformato il nostro modo di rapportarci e mostrarci agli altri?
R. I social
media hanno favorito il concetto di aggregazione collettiva. Attorno ad
un’idea, ad un fatto, ad una posizione. Il problema รจ che, perรฒ, queste idee
sono quasi sempre frutti sbrigativi della sottocultura, dove per sottocultura
intendo la generica informazione che le persone, frettolosamente tanto quanto
comodamente, apprendono con sistemi user friendly come Wikipedia. Senza fatica.
Senza introspezione. Senza reale comprensione. Ancora una volta, cioรจ, si fa
confusione. Tra informazione (corretta o meno che sia) e cultura, che, come
dice il mio amico Roberto Menardo, altro non รจ se non la somma di tutte
le conoscenze del mondo.
D. Questo รจ il
tuo quarto album e dato che abbiamo parlato dei cambiamenti della societร , ti
voglio chiedere: com’รจ cambiato il mercato discografico rispetto al tuo primo
disco?
R. Le regole
ora le fa il mercato. I pezzi devono essere brevi, perchรฉ lo streaming paga
solo per le canzoni ascoltate fino alla fine. Gli album stanno scomparendo,
perchรฉ alla gente piace ascoltare a spizzichi e bocconi. Soprattutto, e piรน di
tutto, il mercato oggi sfrutta la grande debolezza degli artisti. La vanitร . In
questo senso, follower, like, visualizzazioni altro non sono se non volgare
vanitร , che dura il tempo di un battito di ciglia. E che nei musicisti hanno
fortissima presa.
Il mercato e le sue regole hanno progressivamente
messo nel mirino vari settori, piegandoli alle proprie esigenze. Lo hanno fatto
con il commercio al dettaglio. Lo hanno fatto con la musica. Ora hanno deciso
di farlo con la ristorazione e con il cinema.
D. Era piรน
facile imporsi prima sul mercato o oggi ,
dove i social permettono di arrivare ai piรน velocemente?
R. Il fatto รจ
che a me di arrivare velocemente non interessa. Al punto che ho deciso di non
pubblicare digitalmente il mio intero album. Non mi interessa il grande
pubblico occasionale che occasionalmente ascolta qualche mia canzone. Mi
interessa solo la mia piccola comunitร dadaista, con la quale mi confronto, ho
un rapporto diretto e biunivoco, e con cui sto bene. Ma non sto dicendo nulla
di reazionario. Tutt’altro. A mio parere il futuro รจ proprio in scelte come la
mia. Il futuro non sono i numeri. Sono i nomi.
D. Per
concludere, questo 2020 ci ha privato di molte cose, fra cui i concerti live,
per restare in tema musicale Se dovessi dire un buon proposito per l’anno
nuovo, quale sarebbe?
R. Il mio proposito
รจ quello che si trova sul dorso della confezione del mio ultimo disco
“Breviario di Teologia Dadaista”, sintetizzabile in 4 “S”: Svegliarsi,
Sobillare, Smascherare e (tornare a dormire per) Sognare.
Carlo Manzo, cantautore ventiquattrenne di Salerno, รจ tornato lo scorso 30 novembre con un nuovo singolo dal
titolo “Stupidi vorrei”. Il brano รจ
un vero e proprio inno contro il vorrei ma non posso e nasce dal bisogno di
scrollarsi di dosso quegli stupidi vorrei, che ci impediscono di essere
concreti e di passare direttamente all’azione.
“Stupidi vorrei” รจ prodotto in collaborazione con l’etichetta
salernitana Luma Records, fondata da
Lucio Auciello e Mario Villani, che definiscono Carlo
come un artista dalle grandi capacitร di scrittura e interpretative, a cui
aggiungo una spiccata sensibilitร , come avrete modo di leggere voi stessi nell’intervista
che segue.
L’intervista
D.
Carlo, “Stupidi vorrei” รจ un
vero e proprio inno contro il vorrei ma non posso. Una di quelle condizioni
che, vuoi o non vuoi, influenzano il nostro percorso di vita. Come nasce la
canzone.
R. La canzone nasce verso la fine di luglio,
ispirata dalla ritrovata libertร in seguito alla fine del primo lockdown. Mi
sono accorto infatti che quando ero chiuso in casa non facevo altro che
riempirmi la testa di “stupidi vorrei”,
cose che avrei tanto desiderato fare o dire ma che alla fine non ho piรน realizzato.
Questo mi ha fatto riflettere, spesso siamo noi stessi a boicottare la nostra
stessa felicitร e, per i motivi piรน disparati, ci limitiamo solo a stupidi
vorrei.
D.
Secondo te ci nascondiamo dietro al
“vorrei, ma non posso” per timore di sbagliare o perchรฉ non siamo mai davvero
consapevoli delle nostre capacitร ?
R. Credo sia un mix inconscio di tanti
fattori, sicuramente tra questi c’รจ il timore di sbagliare, di mettere a nudo
le proprie fragilitร , tante circostanze che ci impediscono di rischiare e
lanciarci oltre l’ostacolo.
Quando succede possiamo solo guardarci dentro e sperare di trovare lo slancio
necessario per fare quel passo in piรน che ci serve per crederein noi stessi.
D.
Quando รจ stata l’ultima volta in
cui hai lasciato che i dubbi ti bloccassero?
R. Durante il lockdown ho approfondito la
conoscenza di una ragazza stupenda che mi ha colpito nel profondo ma non sono
mai riuscito a dichiararmi o ad invitarla ad uscire con me.
Da questo episodio รจ nato un verso della canzone: “vorrei trovare il coraggio
di invitarti questa sera a cena/ ma mi รจ caduto in un pigiama a Marzo in
quarantena”
D.
Il brano esce in un momento storico
difficile per il mondo dello spettacolo. Live ed eventi sono sospesi e gli
artisti devono reinventarsi, anche attraverso i social, per continuare a far
veicolare la propria arte. Nel tuo caso, come hai arginato questo stop?
R. Non รจ stato affatto facile adattarsi alla
situazione attuale ma ho cercato di rendere il mio pubblico il piรน partecipe
possibile attraverso dei sondaggi sui social in cui invitavo le persone a
scoprire ogni settimana dei nuovi dettagli sul pezzo in uscita. Inoltre in questi giorni,in occasione della
pubblicazione del brano, ho intenzione di organizzare parallelamente ad una
classica diretta Instagram un incontro su Google Meet per allestire un evento decisamente
piรน partecipativo. Bisogna pur arginare le barriere in qualche
modo!
D.
Il brano arriva dopo il singolo
“La scommessa con me stesso” ma, pur essendo il capitolo successivo a questo
brano, presenta delle sonoritร differenti che abbracciano l’indie pop dal
sapore vintage. Anche questa scelta, se vuoi, รจ,giusto per usare le tue parole,
una bella scommessa con te stesso?
R. Assolutamente sรฌ, questa canzone รจ stata
una vera e propria scommessa sia da un punto di vista di arrangiamento che
della scelta stilistica del testo, caratterizzato da un’escalation quasi
demenziale man mano che prosegue mirata a sottolineare l’inconsistenza di
alcune cose che desideriamo.
Considero questobrano il capitolo successivo de “La scommessa con me stesso” perchรฉ mette in luce uno dei tanti
motivi che ci impediscono di raggiungere i nostri obiettivi e di vincere le
nostre scommesse, blaterare su ciรฒ che si vorrebbe fare senza mai passare
attivamente all’azione.
Questa soluzione di continuitร tra i due brani รจ sottolineata anche in
copertina dove sono presenti diverse analogie grafiche con quella del singolo
precedente.
D.
E, invece, in maniera generica,
qual รจ stato il patto con te stesso che hai deciso di sfidare, riuscendo a
spuntarla?
R. Sicuramente quello di riuscire a portare
avanti parallelamente gli studi universitari e quelli musicali nonostante il
notevole impiego di risorse che entrambi esigono e meritano.
ร una scommessa che si rinnova ogni mattina ma che sono sempre pronto a sfidare
e un giorno, finalmente, vincere.
D.
Lucio Auciello e Mario Villani,
fondatori della Luma Records con cui hai pubblicato i tuoi lavori, parlando di
te hanno detto che possiedi capacitร di scrittura e grande capacitร
interpretative. Sono parole che ti riempiano di orgoglio,immagino.
R. Assolutamente sรฌ, sono due figure molto
conosciute e apprezzate nel panorama salernitano e regionale per le loro
competenze, la loro opinione per me vale molto.
Il loro supporto รจ stato fondamentale nell’arrangiamento dei miei brani, รจ
certamente merito loro se le mie canzoni suonano molto meglio di come le avevo
immaginate io all’inizio.
D.
L’ambiente indie permette ad
artisti giovani come te di raccontarsi senza filtri e di arrivare al pubblico
in maniera diretta. E a proposito del pubblico, c’รจ stato una frase o un
comportamento da parte di un fan che ti ha lusingato e allo stesso tempo ti ha
lasciato pensare la tua musica era riuscita ad arrivare agli altri?
R. Questa domanda mi fa venire in mente
un’altra canzone che mi sta molto a cuore, “Leggera”.
Scrissi questo brano in seguito ad una conversazione al telefono con una mia
cara amica omosessuale che, affranta,mi raccontรฒ diversi episodi spiacevoli che
le erano capitati dopo aver fatto coming out.
Quando chiudemmo la chiamata mi accorsi di non essere riuscito a consolarla del
tutto e questo mi spinse a scrivere in una sola notte una canzone che le
ricordasse di non dar peso alle opinioni delle persone, di vivere la vita a
pieni polmoni, di sentirsi leggera.
Il giorno dopo glie la feci sentire, si commosse e mi fece notare un
particolare a cui non avevo fatto caso: la canzone in realtร era dedicata a
tutte le donne, era un invito a non lasciarsi ingabbiare nei pregiudizi, a
lottare per la propria libertร . Alla fine della telefonata scherzosamente
aggiunse “Carlรจ, se l’otto marzo non la pubblichi giuro che ti uccido!”.La pubblicai, e aveva ragione. Il mio messaggio era arrivato ad un sacco di
ragazze e di donne che mi hanno ringraziato anche di persona per aver
affrontato con i guanti un argomento cosรฌ delicato. Non c’รจ niente di piรน soddisfacente che arrivare dritti al cuore delle persone.
D.
Mai come adesso “del domani non v’รจ
certezza”, ma dato che questo 2020 sta arrivando al termine, hai giร pensato al
tuo buon proposito per l’anno nuovo?
R. Questo 2020 purtroppo ci sta lasciando con
tanto amaro in bocca e molte cose irrisolte, temo che un solo proposito non
basterร .
Sicuramente il mio buon proposito costante รจ quello di continuare a coltivare
il sogno che porto avanti da una vita, scrivere canzoni che fungano da rifugio
contro gli ostacoli della quotidianitร , che portino un sorriso e spensieratezza
a chi le ascolta.
D.
Per concludere, di “Stupidi vorrei”, cosa vorresti rimanesse in
chi lo ascolta?
R. La volontร di uscire fuori dagli schemi, di
sentirsi piรน forti di tutto nonostante tutto e di lasciarsi ogni tanto andare
ad un pizzico di sana follia.
ร uscito
“Superpoteri”, il nuovo singolo di Saverio D’Andrea, tratto dal suo album
d’esordio “Anatomia di una colluttazione”, uscito per Isola Tobia Label.Ad accompagnare il brano il videoclip diretto
da Emanuele Torre e girato fra la Sicilia e l’Abruzzo.
Prof di giorno e cantautore di notte, Saverio D’Andreasi avvicina alla musica all’etร di 5
anni, con lo studio del violino, e poco dopo nasce l’amore per le parole e la
poesia. Con l’album “Anatomia di una
colluttazione” Saverio racconta in dieci episodi momenti diversi di una
relazione, partendo da un innamoramento quasi adolescenziale, passando per
momenti prima di conflitto e incomprensione e poi di separazione e
allontanamento, fino ad arrivare a una fase finale di riflessione sul proprio io.
Superpoteri, infatti, รจ uno di questi
momenti e racconta un amore puro e
sincero, nel quale non si ha paura di mostrarsi per quel che si รจ, ma si cresce
e ci si accetta anche nelle proprie fragilitร , che diventano anzi un valore
aggiunto.
L'intervista
D. Saverio, iniziamo da “Superpoteri”, un brano che racconta un amore
puro e sincero. Un amore nel quale non si teme di mostrarsi per quello che si รจ
e che allo stesso tempo permette di crescere e accettarsi anche nelle proprie
fragilitร . Da cosa nasce il testo?
R. Il
testo di “Superpoteri” nasce da un momento di sfogo. La scrissi di getto,
sentivo come una lava dentro che chiedeva di far esplodere il suo vulcano e con
la musica le diedi una via di fuga. Questa lava era la forma dell’urgenza di
mettere nero su bianco la mia maniera di amare. “Superpoteri” รจ, infatti, una
specie di documento di identitร per il mio cuore, รจ il manifesto di quello che
significa per me amare e imparare a lasciarsi amare. Le parole vennero fuori in
maniera molto naturale e libera, come se la canzone esistesse giร e io la
stessi semplicemente copiando su un foglio. Ricordo che usai la matita perchรฉ
avvertii da subito che avrei buttato giรน tutte le idee con impeto e pensai che
ci sarebbero state tante cancellature e correzioni, invece no. Le parole del
testo definitivo sono praticamente le parole che scrissi di getto in quel
momento. Sentivo il bisogno di parlare di una parte di me troppo a lunga messa
in sordina, paradossalmente quella parte che tutti si aspettando che un
cantautore metta in vetrina da subito.
D. Quando รจ stata l’ultima volta in
cui hai vissuto un amore di questo tipo e cosa ti ha lasciato dentro?
R. Ho
vissuto diverse storie d’amore nella mia vita e tutte mi hanno lasciato segni
indelebili. Trovo che quello che viviamo ci cambia, mostrandoci sfumature di
quello che siamo a cui non eravamo riusciti ad accedere, stando da soli. Ho di
sicuro scoperto l’importanza della condivisione, dell’onestร . L’amore mi ha
lasciato dentro il desiderio per la costruzione di una strada comune, la
celebrazione di quella quotidianitร quasi rituale che finisce per rivelare
tutti i pregi e i difetti del singolo, che, sul tavolo del due, diventano gli
strumenti da lavoro con cui guadagnarsi il futuro.
D. Invece, quando รจ stata l’ultima volta che hai
fatto i conti con te stesso e cosa hai capito di te in quel momento?
R. Ti
potrei dire che l’ultima volta che ho fatto i conti con me stesso รจ stata
stamattina quando, con un po’ di disorientamento negli occhi, ho dovuto dire a
un mio alunno che non lo so quand’รจ che torneremo a stare in classe, e in
generale, in comunitร , come facevamo prima. Oppure potrei dirti che รจ stata
quella volta, l’anno scorso, in cui sono andato alla polizia per denunciare il
furto della mia automobile che, alla fine, รจ venuto fuori fosse stata
praticamente rubata dal proprietario! Ero convinto di aver parcheggiato l’auto
in un punto diverso da dove l’avevo davvero fatto e dopo ore di ricerche mi
sono rassegnato all’idea che l’avessero rubata. Con i miei amici ci abbiamo
riso per settimane, รจ un esempio scemo e quello era un periodo particolarmente
pesante perรฒ a volte davvero ci sarebbe bisogno di fermarci per misurare quello
che siamo davvero in grado di fare con quello che stiamo pretendendo da noi
stessi. Facciamo questi conti in un modo o nell’altro tutti i giorni,
l’importante, secondo me, per ognuno di noi, รจ imparare a conoscere i propri
limiti, cercando di analizzare quello che ci succede per provare a migliorarci
sempre. Quantomeno questo รจ quello che capita sempre a me.
D. Come appare anche nel videoclip
diretto da Emanuele Torre, nel brano il fuoco e la neve, che citi piรน
volte nel testo, simboleggiano le avversitร che si superano tramite l’amore.
Quali credi siano le difficoltร che una coppia vive oggi giorno e come li
possono superare?
R. La
vita ci mette alla prova sempre. C’รจ un sacco di fuoco e un sacco di neve che
dobbiamo attraversare di giorno in giorno. La vita di coppia, cosรฌ come la vita
familiare o le relazioni tra esseri umani in generale sono ormai dei campi
minati. Sicuramente รจ una grande sfida riuscire a restare attaccato ai propri
sogni e alla propria individualitร , pur alimentando il fuoco di quell’amore che
si vive in coppia. “Superpoteri”parla di questo e di
quanto, secondo me, in una relazione sia fondamentale riuscire ad evolversi
individualmente pur restando insieme, insistendo nel voler trovare delle
soluzioni piuttosto che delle scuse.
D. Quindi, i superpoteri del titolo
sono proprio la tenacia e la volontร con cui si porta avanti una storia, giusto?
R. Sรฌ, รจ cosรฌ. Le
piccole conquiste quotidiane, intime e silenziose, ci rendono dei supereroi
nelle trame delle nostre storie. Accettare le debolezze, farne tesoro provando
a trarre il buono anche dai fallimenti ci rende capaci di amare secondo me, ed
รจ qualcosa di cui non c’รจ motivo di avere paura.
D. I social sono stati fondamentali per il lancio di
questo ultimo singolo. Che rapporto hai con questi canali? Ti piace raccontarti
al cento per cento o preferisci mantenere alcuni aspetti soltanto per te?
R. Sto
scoprendo le possibilitร che offrono i social media soltanto adesso. Per tanto
tempo, forse troppo, ho tenuto tutto per me. Pian piano, invece, mi sto dando
modo di lasciarmi conoscere attraverso i social media condividendo riflessioni,
fotografie e piccole iniziative legate all’arte. Il lancio di “Superpoteri”,
per esempio, รจ stato caratterizzato da una campagna social particolare dedicata
alla poesia. Sentivo il bisogno di fare il conto alla rovescia per l’uscita del
videoclip senza perรฒ parlare troppo di me, della canzone o del video. Cercavo
un’idea che mi desse la possibilitร di aprire un ponte su altre forme d’arte
canalizzando, soltanto alla fine, l’attenzione su di me. Ho quindi pensato di
chiedere a quindici tra i miei piรน cari amici, di scegliere una poesia pensando
a Superpoteri. Sono state scelte poesie bellissime di autori diversi, da
Stefano Benni ad Alessandro Bergonzoni, passando per Hermann Hesse, Franco Arminio, Pedro Salinas, Wislawa
Szymborska fino a Dante Alighieri.
Ogni giorno abbiamo pubblicato una poesia, associandola ogni volta ad una foto fatta
durante le riprese del videoclip e con essa il numero dei giorni che mancavano
alla pubblicazione. ร stato un modo per aspettare un contenuto artistico
promuovendo la bellezza di un’altra forma d’arte, sottolineando la loro
vicinanza. Per me รจ stato quasi un gioco, mi sono divertito e commosso e, a
dirti la veritร , ci avevo preso talmente gusto che il 14 novembre รจ stato
brutto non avere nessuna poesia da pubblicare. Ho quindi raccolto tutte lepoesie in un album su Facebook, cosรฌ da lasciarle in qualche modo disponibili per chi volesse ripercorrere l’intero viaggio dal primo all’ultimo passo.
D. Questo singolo รจ l’ultimo brano
estratto da “Anatomia di una colluttazione”, il tuo album d’esordio. Che
valore ha questo primo traguardo nella tua vita?
R. Ho
aspettato il momento della pubblicazione del mio primo disco praticamente per
tutta la vita. Ho iniziato a scrivere canzoni che ero alle scuole elementari,
poco dopo ho iniziato a consumare musica e ad acquistare dischi. Non ho mai
smesso di fare nessuna di queste cose (neanche essere a scuola!). Ho vissuto quindi
l’uscita del mio disco d’esordio come un gigantesco regalo che sono riuscito a
fare a quel bambino sognatore che copiava e traduceva i
testi delle canzoni che amava, che registrava sul suo walkman malandato le
melodie che gli passavano per la testa, che disegnava e che immaginava di
esibirsi davanti a centinaia di spettatori. Ho vissuto questo traguardo cosรฌ
importante come una sorta di restituzione a quel cuore pieno di sogni, una
medaglia all’ardore. ร esattamente come lo sognavo e ogni giorno spero davvero
riesca ad arrivare al cuore delle persone che si lasciano invitare in questa
giostra. Ne approfitto per ricordare a chi ci legge che il mio disco รจ
disponibile su tutti i digitalstores e si puรฒ ricevere, in copia fisica,
direttamente a casa acquistandolo sul sito di Isola Tobia Label.
D. Mi spieghi da cosa nasce il titolo?
Ti confesso, che mi incuriosisce tanto.
R. “Anatomia di una colluttazione” racconta una storia d’amore, dall’inizio alla fine,
sviscerata attraverso riflessioni, idee, ricordi e desideri. Le canzoni sono
messe in un ordine preciso per raccontare i fatti dal primo all’ultimo momento,
dalla prima alla nona traccia si susseguono le varie fasi. Il decimo pezzo, che
chiude il disco, รจ invece lontano da quanto successo e riporta delle
riflessioni fatte in solitudine, l’interlocutore non รจ piรน l’altro, infatti, ma
me stesso. La parola anatomia si riferisce all’intenzione di analizzare,
nel dettaglio, tutto ciรฒ che รจ successo per cercare di comprendere le ragioni e
gli incastri che hanno portato le cose ad accadere secondo un determinato
schema. La parola colluttazione, invece, si riferisce proprio
all’oggetto di questo studio cosรฌ minuzioso, cioรจ a quell’incontro/scontro con
l’altro che, infine, si rivela per essere in primis un incontro/scontro con noi
stessi.
D. Il periodo storico che stiamo
vivendo non รจ dei migliori, a causa del coronavirus. Il settore musicale,
assieme a quello dello spettacolo ingenerale, sta subendo le conseguenze
maggiori dei vari decreti anti-covid. Come stai vivendo lo stop dei live, che per
un giovane artista come te, sono parte fondamentale della propria crescita
professionale?
R. Credo
che questo 2020 abbia fatto fare esperienza, a ognuno di noi, di tutte le
emozioni esistenti. Dalla rabbia, al senso di rivalsa, dalla tristezza alla
voglia di industriarsi per trovare nuove strade per esprimersi, tutti noi
abbiamo attraversato e stiamo attraversando una fase molto delicata e nuova. Quello
che secondo me รจ molto importante รจ non dimenticare che proprio in un momento
come questo รจ necessario fare rete, diffondere bellezza, promuovere arte e
pubblicare. Non รจ vero che non ha senso dar vita a nuovi contenuti artistici in
questo momento, anzi, secondo me รจ davvero necessario che la cultura resista in
tutti i modi, non solo per sopravvivere ma per esistere com’รจ giusto che sia.
Il ritornello di Superpoteri finisce con le due parole resistere
insieme ed รจ quello che a parer mio siamo chiamati tutti a fare in questo
momento.
D. Per concludere, quale sensazione
speri arrivi a chi ascolta “Superpoteri”?
R. “Superpoteri” รจ forse quella che puรฒ essere considerata la mia prima vera
canzone d’amore. Quando la scrissi, come ti dicevo prima, sentivo il bisogno di
staccarmi da tutto quello che avevo intorno per immergermi in un’emozione forte
che stavo vivendo e che aveva urgenza di essere tradotta in forma canzone. Fu
un momento molto particolare, come una sorta di catarsi dell’anima. Immagino
che quella sensazione di distacco dal terreno per sollevarsi in una dimensione
sensoriale intensa abbia inevitabilmente toccato la canzone per com’รจ cantata e
per com’รจ suonata. Ecco, spero che arrivi questa sensazione di distacco da
tutto ciรฒ che ci circonda e ci fa sentire soffocati, spero che questa canzone
faccia sentire le persone che la ascoltano come fa sentire me: sospeso in uno
spazio incontaminato, nel vuoto di un’emozione pura e forte.