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A #QuelliInCoprifuoco VIncenzo Resisto presenta il nuovo libro "Siccitร " e confessa le sue "cose che non dici"

Nella penultima live di #QuelliInCoprifuoco, lo scrittore Vincenzo Restivo ha sorpreso tutti con la sua ironia, ma soprattutto con la sua profonditร  umana e professionale.

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Una strepitosa Maryana protagonista della prima di #QuelliInCoprifuoco



E' andata in onda ieri sera alle 22 la prima di  #QuelliInCoprifuoco, la serie di live su Instagram de Il mio mondo espanso. Protagonista della prima diretta รจ stata una strepitosa Maryana. La giovane cantante e conduttrice si รจ lasciata trascinare dall'atmosfera giocasa, raccontantosi a 360 gradi, con l'autoironia e la  professionalitร  che da sempre la contraddistinguono. 

Non poteva ovviamente mancare un riferimento al suo ultimo singolo, il primo cantato in italiano dopo una serie di brani in inglese, che ha segnato anche un cambiamento nella sua carriera, che coincide anche con quello del privato. Maryana, infatti, ha festeggiato con noi i primi nove mesi del suo bambino, raccontandoci anche un divertente particolare:


«Ormai do la colpa al bambino, quando arrivo tardi a un appuntamento»


La serata, perรฒ,รจ servita anche per parlaredi come spesso nel mondo dello spettacolo si tenda a non riconoscere il talendo un artista alle prime armi:

«Alcuni parlano come se ti facessero un piacere a farti esibire, pur di non pagarti come meriti».


Fra uno scherzo e l'altro, Maryana ha anche parlato dei suoi progetti futuri, situazione epidemiologica permettendo. La giovane artista, infatti, sta lavorando alla realizzazione di alcuni live che dovrebbero vederla in giro in estate.


Ecco cosa รจ successo nella live


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Ernesto Bassignano: «la necessitร  di ricordare รจ la cosa piรน importante tra quelle da insegnare ai giovani»

 


“Lettera a Maria”, il nuovo singolo di Ernesto Bassignano,  che anticipa l’uscita di “Soldati Arlecchini e Pierrot”,  potrebbe essere descritto come un commovente quadro di memoria famigliare.

Il brano, infatti, racconta di una lettera immaginaria,sintesi di tante lettere reali che il pittore Aldo Carpi, zio dell’artista,  fece pervenire alla moglie dal campo di concentramento nel quale era stato rinchiuso durante gli anni delle seconda guerra mondiale.  Non a caso “Lettera a Maria”, uscito per Ondamusic.it in collaborazione con Isola Tobia Label, รจ stato rilasciato ieri, 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria.

Bassignano racconta a Il mio mondo espanso l’importanza di questo brano e celebra con noi il traguardo del decimo album.

 

L’intervista
 

D. “Lettera a Maria” รจ una lettera immaginaria, sintesi di tante lettere reali che tuo zio, il pittore Aldo Carpi, fece pervenire a sua moglie dal campo di concentramento di Gusen. Cosa ha significato per te dare vita a questo brano?

R. Ha significato innanzitutto ricordare la famiglia Carpi, che ho tanto amato. Sento una forte linea di continuitร  con quello che era effettivamente il mio prozio, papร  del grande musicista Fiorenzo Carpi. In quella famiglia, in quei tempi cosรฌ difficili, la politica, intesa come gestione della “polis” era considerata un valore nobile, ed investiva ogni settore della vita, perchรฉ investiva le relazioni umane. Era il senso delle cose che mia madre mi ha tramandato, i valori di giustizia e libertร  che erano prioritari rispetto a tutto il resto. Sono cresciuto in quest’ambiente, e questa canzone mi ha dato la possibilitร  di sottolinearlo ancora una volta.

 

D. Rileggendo quelle lettere, cosa hai provato?

R. Ho provato una pace incredibile, e sento una straordinaria ammirazione per la serenitร  che quell’uomo sapeva mantenere. In quelle lettere c’era soltanto amore: amore per la propria donna, per la propria famiglia, per la propria gente. Non c’รจ mai neanche una parola di odio, nemmeno verso i nazisti che lo stavano brutalizzando in maniera cosรฌ feroce. Ho imparato per la prima volta cosa vuol dire non odiare. Mio zio Aldo Carpi era soprannominato “Il Santone” non solo per la sua infinita mitezza, ma anche per il suo atteggiamento di vero amore per gli altri. Nato ebreo, si convertรฌ al cattolicesimo perchรฉ riteneva di trovarvi motivi di serenitร  e di pace.

 

D. Il singolo รจ uscito in occasione della Giornata della Memoria, una data che serve a ricordare quello che l’uomo รจ stata in grado di fare ad altri uomini. Quanto รจ importante il valore della memoria?

R. Penso che la necessitร  di ricordare sia la cosa piรน importante tra quelle da insegnare ai giovani. Significa avvertire la necessitร  totale di riprendere il filo col proprio passato, non solo per non ripeterne gli errori ma anche per sapere da dove si proviene. La generazione a cui appartengo sa perfettamente cos’รจ la memoria: io ho ormai 74 anni, per me ricordare รจ un fatto naturale. Ma i giovani, sia dai genitori che dai professori non vengono sollecitati abbastanza al desiderio di sapere e di ricordare. La memoria viene menzionata solamente solo nelle grandi occasioni o nelle commemorazioni, ma nel quotidiano serve far capire loro che il senso dello studio รจ il sapere, non la competizione o il nozionismo.

 

D. La societร  odierna, visti anche gli ultimi fatti di cronaca, credi abbia “leggermente” dimenticato cosa abbia significato la Shoah?

R. Penso proprio di sรฌ: ogni giorno che passa ci occupiamo sempre piรน di cronaca e sempre meno di storia. Ricordo che quando ero al ginnasio ci portavano al cinema per farci assistere ai documentari sulla Shoah: di punto in bianco ci siamo trovati di fronte a montagne di cadaveri, a carri pieni di morti, e la visione รจ stata scioccante: quei cadaveri erano lรฌ, tangibili, presenti. Io rimasi scioccato, e da quel momento, una volta realizzato che tutto ciรฒ รจ accaduto veramente, mi sono detto:“Mai piรน permetterรฒ a qualcuno di negare la Shoah”.



D. Ancora una volta la musica diventa fautrice di messaggi. Quando รจ importante, per te, questo ruolo dell’arte?

R. Talmente importante che ci ho giocato la carriera, per questo motivo!Fin dal mio primo album, che era un disco di lotta. Quel disco giร  mi inquadrava in un contesto molto particolare: chi faceva dischi considerati “politici” non poteva certo ambire alle classifiche. Ma subito dopo, nel 1975, quando uscรฌ il mio album “Moby Dick”in RAI c’era la commissione censura, che mi censurรฒ 7 brani su 10! In quel disco parlavo di un’Italia spezzata a metร . รˆ una situazione, quella della divisione, che purtroppo esiste tuttora. In RAI non รจ contemplato che passino canzoni di lotta: in RAI si canta d’amore, e puรฒ succedere che esistano fenomeni come Luigi Tenco, che volendo unire la canzone d’amore alle tematiche sociali alla fine ci rimette la pelle.

 

D. “Lettera a Maria” รจ il primo singolo del tuo decimo album. Com’รจ cambiato l’ambiente musicale dal tuo debutto?

R. Il mio debutto era un debutto politico, come dicevamo, in un momento di vera tragedia umana, politica, esistenziale. Dai primi anni 80 il quadro รจ cambiato sostanzialmente: รจ cambiato il Festival di Sanremo, sono comparsi programmi come “Domenica In”, e il pop la musica leggera hanno ricoperto quel ruolo di disimpegno che stava diventando sempre piรน imperante. Ho visto coi miei anni passando di disco in disco, l’Italia sempre piรน divisa in due, tra Pop e Folk studio. Era molto triste, io e altri come me provammo ad inventare la “nuova canzone”, con l’intento di “legare” queste due fette di paese cosรฌ slegate tra loro. La canzone cosiddetta d’autore nasce cosรฌ. รˆ inutile citare grandi nomi che conosciamo tutti. Ci rivolgevamo a stilemi un po’ piรน francesi che anglosassoni, americani. Poi perรฒ man mano รจ arrivata la videomusic che ha ucciso la musica “suonata”: la musica รจ diventata un fatto visivo e televisivo, e c’รจ stata una caduta della canzone colta.

 

D. Cosa rimpiangi maggiormente di quel modo di fare musica e cosa invece rimproveri a quello attuale?

R. Rimpiango la mancanza del Folk studio, e di tutti i locali che in quel periodo svolgevano quella funzione. Si usciva di casa, si andava a provare lรฌ e una volta lรฌ si capiva subito se eri bravo o no, c’era un riscontro immediato. Poi, progressivamente questi luoghi sono morti, perchรฉ alla gente รจ stata tolta la voglia di uscire la sera…  Ai miei tempi c’era la musica “off”, c’era una vera alternativa alla musica fatta con intento commerciale. Poi i produttori hanno smesso di occuparsi di noi. Le riviste sono tutte morte. In pochi anni non si รจ piรน parlato della musica “adulta”, quella di Paolo Conte e di Fabrizio De Andrรฉ. Oggi รจ tutto asservito a un capitale ignorante, grandi imperi che decidono tutto. La persona che ha talento ma non ha il look giusto e non appare non puรฒ piรน avere nessuna chance.

 

D. Dieci album dicevamo. Se dovessi tracciare un bilancio di questi lavori, cosa verrebbe fuori?

R. Il bilancio รจ che sono passati 50 anni. Io faccio politica satira, musica, radio. Tutte queste cose servono per dire che non ho mai smesso di partecipare alla vita suonando, ma mi รจ rimasta la voglia di essere “gente tra la gente”, e devo dire che questo mi รจ riuscito. Gli errori piรน grossi li ho commessi io in prima persona. Mi sento un “dilettante” in tutto, pur facendo le cose bene. La veritร  รจ che io non ho mai sentito l’arte come un “sacro fuoco”:quello che facevo doveva servire alla societร . Nonostante questo, da un paio d’anni a questa parte, con una serie di produzioni “giuste”, non vengo piรน percepito come un giornalista che vuole cantare, ma finalmente, alla bella etร  di 74 anni, come un cantautore. E questo mi fa molto piacere.


Il videoclip



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Laura Mร : « Non importa quanto vai piano, l’importante รจ non fermarsi»



รˆ una ballad a cavallo fra pop e dance elettronica il nuovo singolo della cantautrice indie Laura Mร  dal titolo “Sei forte davvero”, scritto assieme a Lorenzo Di Lorenzo.

Un brano che invita a guardare sempre oltre l’ostacolo e a rialzarsi dopo ogni sconfitta. Una riflessione sulla vita, che viene vista da Laura come una sorta di gara che ognuno disputa con se stesso.


L’intervista


D. “Sei forte davvero” in cui si incita a non abbattersi di fronte agli ostacoli incontrati lungo il nostro percorso. Come nasce il testo di questo brano che hai scritto assieme a Lorenzo di Lorenzo?

R. Nel testo della canzone mi soffermo a fare delle riflessioni sulla vita, raccontandole ai miei nipoti Matilde ed Anthony, come fosse una favola, e come tutte le favole condivido con loro un segreto quello che รจ la chiave della mia forza:

 “Invece di aspettare che qualcuno ti porti dei fiori, impari che c’รจ la puoi fare che sei forte davvero, che vali davvero”.


D. Quando รจ stata l’ultima volta in cui ti sei detta: «Laura, su, non abbatterti»?

R. Quando ho perso il lavoro a causa del primo Lockdown.



D.
Forte di questo ti chiedo, da giovane artista quale sei, come hai vissuto e stai vivendo la condizione di stop causata dal Covid-19?

R. Mi sono riorganizzata la vita, ho studiato molto, ho dato ampio spazio alla mia forte creativitร , mi sono  autoprodotta il singolo e il video di “Sei forte davvero”, e adesso sto facendo promozione.Cerco  di cogliere il bello anche nei momenti difficili, c’รจ una frase stupenda che ho letto da qualche parte, che mi rappresenta: “Cadendo la goccia scava la pietra non per la sua forza, ma per la sua costanza” .

 

D. Parlando del brano hai detto che la vita รจ una gara che ognuno disputa con se stesso,per cui se si aguzza l’ingegno, rinascere รจ sempre possibile. Il lockdown quale ingegno ti ha permesso di mettere in piedi?

R. Non importa quanto vai piano, l’importante รจ non fermarsi.

 

D. “Sei forte davvero ” รจ una ballad a cavallo fra pop e dance elettronica. Una fusione di generi, questa, che rende il brano fresco e diretto allo stesso tempo. Quanto ti piace sperimentare con la musica?

R. Sono un vulcano di emozioni,  mi piace sperimentare cose nuove nella musica, mantiene vivo lo stupore che provavo da bambina. E lo stupore accende le idee.



D.
Il brano รจ accompagnato dal videoclip diretto da Rita Amidei. Com’รจ nata la vostra collaborazione?

R. La nostra collaborazione รจ nata per caso , cercavo un videomaker per il mio primo singolo E Correrรฒ” , l’ho trovata su internet e quando ci siamo conosciute, mi รจ piaciuto l’entusiasmo, la passione e la determinazione con cui ha affrontato il progetto. Naturalmente, poi, รจ stata riconfermata a pieni voti anche per il  video di questo singolo.


D. Dopo “Sei forte davvero, cosa dobbiamo aspettarci?

R. Sicuramente un altro singolo, io e il cantautore Lorenzo Di Lorenzo, stiamo giร  al lavoro, ci saranno delle belle sorprese!


Il videoclip di "Sei  forte davvero"


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Marco Profeta: «inutile affannarsi su cosa avremmo potuto fare, facciamo e facciamolo al meglio delle nostre possibilitร .»

 


Il nuovo anno de Il mio mondo espanso si apre accogliendo nuovamente un artista di indiscussa sensibilitร  musicale. Dopo averci presentato qualche tempo fa il singolo "Sono il cattivo", Marco Profeta torna per parlarci di "Quello che so", il nuovo brano uscito a dicembre 2020.


«Quello che so… รจ che non so molto. - dice l'artista parlando del suo nuovo lavoro - Ancora non capisco appieno i meccanismi e le dinamiche di questa vita. A volte ti sorprende, la maggior parte delle volte ti delude. Ma, come dice una mia saggia Amica, รจ tutta una questione di aspettativa. Oggi sono consapevole che il tempo ha fretta di insegnarti che non torna, quindi dobbiamo vivere e viverci in tutti i nostri aspetti, buoni e meno buoni, con la volontร  e la consapevolezza che scrivendo nuove pagine, tutto trova la sua dimensione, tutto si “aggiusta”.»


L'intervista

D. “Quello che so” รจ un brano intimista che si sofferma sulla dinamiche delle vita. Dinamiche non sempre facili da capire, ma a cui nessun puรฒ sottrarsi. Tu hai provato a dare un senso a ciรฒ a cui la vita ci pone e a quale conclusione sei arrivato?

R. Credo che il senso di ciรฒ che ci accade e, piรน in generale, della vita sia del tutto imperscrutabile e difficilmente comprensibile. Forse solo quando “collezioniamo” una serie di esperienze ed abbiamo l’occasione e la forza di guardarle attraverso la lente del tempo che รจ passato ne intravediamo il senso. Ciรฒ che ho imparato sulla mia pelle รจ di non cercare il senso della nostra vita, ma darglielo, ogni minuto, ogni istante, ogni giorno.


D. Siamo tutti lรฌ a correre dietro al tempo,  senza, perรฒ, vivere quasi mai il “qui e adesso”. Quando ci fermiamo รจ poi, forse, troppo tardi e il presente รจ diventato il passato. Col senno di poi, cosa rifaresti diversamente?

R. Tutto e niente. Spesso mi guardo allo specchio e mi chiedo se avessi cominciato a pubblicare prima le mie canzoni, forse oggi avrei avuto maggiori esperienze al mio attivo, avrei condiviso con piรน persone le mie emozioni… poi mi soffermo e mi rendo conto che quelle emozioni sono venute fuori in quel preciso momento storico della mia vita proprio perchรฉ supportate da altre esperienze. Ed allora torna il concetto del “qui e ora”: inutile affannarsi su cosa avremmo potuto fare, facciamo e facciamolo al meglio delle nostre possibilitร .


D. Qual รจ il rimpianto piรน grande con cui fai continuamente i conti?

R. Non aver abbracciato quando potevo farlo.



D. Parlando del brano hai detto: «la vita a volte si sorprende, ma la maggior parte delle volte ti delude». Quando sei rimasto deluso e perchรฉ?

R. Fino a 30 anni sono stato perennemente deluso, perchรฉ riponevo in me grandi e forti aspettative che, puntualmente, venivano deluse.

Poi ho capito che di grande dobbiamo coltivare i sogni, ma non aspettarci nulla. Questo รจ il modo di poter affrontare il nostro quotidiano ed abbracciare la vita, anche nelle sue pieghe piรน dolorose.


D. “Quello che so” รจ accompagnato dal videoclip diretto da Daniele Comelli e Davide Fraraccio. Com’รจ nata la vostra collaborazione?

R. Vidi un lavoro realizzato da questi meravigliosi artisti nel 2017 e sentii nello stomaco che dovevo affidarmi a loro per la realizzazione di un videoclip, il primo della mia era “autoriale italiana”, di una canzone che si intitola “e poi arrivรฒ dicembre”, alla quale sono particolarmente legato.

L’istinto non mi ha fatto sbagliare. Lavorammo al video, alla sua scrittura ed alla sua realizzazione come se ci conoscessimo da sempre. Da allora non realizzo un videoclip se non ci sono loro… in arte ORE25.



D. Il 2020 รจ terminato da qualche giorno e in un modo o nell’altro ha segnato ciascuno di noi. Senza voler fare della retorica, รจ stato un anno difficile, pesante e odioso. Cosa ti ha lasciato questo 2020 che inevitabilmente non potrai piรน dimenticare?

R. Non amo le scansioni temporali. Mi fanno sentire un numero. Inevitabilmente perรฒ  i conti a fine anno li facciamo. Per me รจ stato un anno particolare, pieno di risorse che mai avrei creduto sia sotto il profilo lavorativo (parlo dell’avventura a TV8- Sky) e personale (ho riscoperto in me una forza ed una saggezza che usualmente non ho).

Ciรฒ che non dimenticherรฒ di negativo in questo anno appena trascorso รจ il dolore delle persone, il dolore della separazione dagli affetti, tutto ciรฒ che la pandemia ha portato in ognuno di noi.

Non voglio sembrarti un sognatore scriteriato, ma credo sia importante fare tesoro di queste brutture che inevitabilmente tutti abbiamo vissuto e usarle come “concime” per la nostra felicitร . La meritiamo.


D. Per concludere, se potessi esprimere un desiderio per questo 2021, quale sarebbe?

R. Di essere sempre intervistato da te, che sei un gran bravo professionista, ma soprattutto una persona eccellente.

D. Troppo buono, cosรฌ mi imbarazzo, perรฒ.


Il videoclip di "Quello che so"



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Porfirio Rubirosa: « con “L’omino biscottino” volevo raccontare la veritร  senza filtri.»

In occasione della Giornata internazionale dei diritti degli animali (che si celebra il 10 dicembre) รจ uscito “L’omino biscottino", il nuovo singolo di Porfirio Rubirosa and His Band.

 

La canzone si presenta soltanto in apparenza a tema natalizio, poichรฉ sebbene il racconto si apra con la triste storia dell’Omino biscottino – sulla falsa riga di quella narrata nel film Shrek 2 – alla fine si conclude in maniera totalmente inaspettata e spiazzante, lanciando un messaggio da cogliere tra le righe. 

 

Il brano รจ tratto da “Breviario di teologia dadaista”, album distribuito da Isola Tobia Label in collaborazione con Esibirsi – Multiservizi per artisti dello spettacolo, che il cantautore veneziano ha realizzato insieme alla sua band composta da Drugo Arcureo, Pastafarian Andyman, IndiAnanas Jones e Krugerpritz e ad altri musicisti di rilievo.

 

Il videoclip de “L’omino di biscottino”, cosรฌ come il brano, ha una conclusione altrettanto imprevista e piuttosto forte, che potrete vedere sul canale youtube ufficiale.


L'intervista

 

D. Il tuo nuovo singolo “L’omino biscottino” รจ un brano che in apparenza  si presenta a tema natalizio, per concludersi in maniera totalmente inaspettata e spiazzante. Da cosa nasce questa decisione?

R. “L’Omino biscottino” รจ una falsa pista. L’uomo di marzapane e la sua triste storia servono soltanto a far abbassare la guardia al pubblico. A rassicurarlo, in una atmosfera, finta, di natale edulcorato. Ma alla fine del pezzo, quando ormai non ci sono piรน difese, quando sembra che tutto debba andare come ci si aspetta, il brano sferra un diretto micidiale allo stomaco. Testo e immagini finali raccontano tutt’altro. E sono cose brutte, terribili da vedere. Ma sono cose vere. E io volevo raccontare la veritร  senza filtri. Come d’altra parte cerco di fare in tutto l’album.

 

D. Parlando del brano hai detto che non ti interessava creare uno shock fine a sรฉ stesso, bensรฌ aprire nell’ascoltatore una riflessione sul suo messaggio. A questo punto non posso non chiederti: quanto รจ importante per te trasmettere messaggi attraverso la musica?

R. Le canzoni altro non sono che occasioni. E le occasioni, come accade nella vita, purtroppo non sono infinite. Crescendo ho capito che non potevo piรน permettermi di perdere occasioni. Non potevo rischiare di “buttare” pezzi, senza dire nulla. Senza raccontare niente. Allora ho capito che i miei brani avrebbero dovuto essere sempre latori di un significato, di un messaggio, di un’idea. Senza cui non avrebbero nemmeno avuto senso di esistere.

 

D. Qual รจ stata la canzone che piรน di altre ti ha aperto un mondo e spinto a cambiare comportamento?

R. Ascolto molti cantautori. Italiani e stranieri. Devo moltissimo a Piero Ciampi e a Bob Dylan. Da brani come “Livorno” del primo, e “Visions of Johanna“ del secondo ho imparato a raccontare per immagini. Ma soprattutto, mi hanno insegnato che in una canzone occorre scavare, e non si puรฒ rimanere in superficie.

 

D. “L’omino biscottino” รจ l’ultimo estratto del tuo album “Breviario di teologia dadaista”. Attraverso i 12 brani contenuti in esso, racconti la storia dell’uomo e del suo progressivo annullamento consumistico. Cosa non ti piace della societร  attuale e come agiresti per cambiarlo o farlo cambiare?

R. L’uomo รจ giร  morto. “Siamo tutti morti, siam cadaveri ambulanti, e anche se non lo diciamo, lo sappiamo tutti quanti”. Quella attuale รจ una societร  tecnogena, destinata a soccombere. Un mondo nel quale confondiamo il concetto di benessere con quello di comoditร  รจ un mondo senza futuro. E soprattutto, รจ una societร  totalmente omologata e cosรฌ fortemente irregimentata in regole e consuetudini consumistiche, che le tristi previsioni degli anni ’70 di Pasolini hanno, purtroppo, trovato la loro conferma. Per cambiare il mondo, se ancora รจ possibile, sarebbe importante cambiare sรฉ stessi, a partire da una maggiore e migliore consapevolezza del proprio io e del proprio ruolo nella societร . Se la regola fosse quella che occorre abbandonare, si spera il piรน tardi possibile, questa Terra lasciando alla Terra stessa piรน cose di quelle che dalla Terra stessa abbiamo preso, allora forse una speranza ci sarebbe. Credo comunque che sia ormai davvero troppo tardi.

 

D. Nell’album affronti le paure, le debolezze, l’autoindulgenza e, soprattutto, l’autoassoluzione sbrigativa dell’uomo contemporaneo. Quali credi siano le paure maggiori che tutti noi viviamo oggi e quelle debolezze che abbiamo difficoltร  ad ammettere?

R. Abbiamo paura di fare scelte autonome e anticonformiste per il timore di essere avvertiti dagli altri come diversi. In un mio pezzo dell’album scrivo che “le pecorelle sembrano lupi quando sono in gregge”. Ma questo รจ proprio ciรฒ che vuole il Sistema. Dove per Sistema non mi riferisco a concetti piuttosto impalpabili come “Nuovo Ordine Mondiale” o “Deep State”. Mi riferisco a quell’enorme flusso sociale e di (scarsa) coscienza collettiva che, come un fiume, ci spinge tutti nella medesima direzione, senza possibilitร  di prendere una direzione diversa e contraria.

 

D. Il quadro che fai dell’essere umano di oggi, credi sia dipeso anche da come i social media hanno trasformato il nostro modo di rapportarci e mostrarci agli altri?

R. I social media hanno favorito il concetto di aggregazione collettiva. Attorno ad un’idea, ad un fatto, ad una posizione. Il problema รจ che, perรฒ, queste idee sono quasi sempre frutti sbrigativi della sottocultura, dove per sottocultura intendo la generica informazione che le persone, frettolosamente tanto quanto comodamente, apprendono con sistemi user friendly come Wikipedia. Senza fatica. Senza introspezione. Senza reale comprensione. Ancora una volta, cioรจ, si fa confusione. Tra informazione (corretta o meno che sia) e cultura, che, come dice il mio amico Roberto Menardo, altro non รจ se non la somma di tutte le conoscenze del mondo.

 

D. Questo รจ il tuo quarto album e dato che abbiamo parlato dei cambiamenti della societร , ti voglio chiedere: com’รจ cambiato il mercato discografico rispetto al tuo primo disco?

R. Le regole ora le fa il mercato. I pezzi devono essere brevi, perchรฉ lo streaming paga solo per le canzoni ascoltate fino alla fine. Gli album stanno scomparendo, perchรฉ alla gente piace ascoltare a spizzichi e bocconi. Soprattutto, e piรน di tutto, il mercato oggi sfrutta la grande debolezza degli artisti. La vanitร . In questo senso, follower, like, visualizzazioni altro non sono se non volgare vanitร , che dura il tempo di un battito di ciglia. E che nei musicisti hanno fortissima presa.

Il mercato e le sue regole hanno progressivamente messo nel mirino vari settori, piegandoli alle proprie esigenze. Lo hanno fatto con il commercio al dettaglio. Lo hanno fatto con la musica. Ora hanno deciso di farlo con la ristorazione e con il cinema.

 

D. Era piรน facile imporsi  prima sul mercato o oggi , dove i social permettono di arrivare ai piรน velocemente?

R. Il fatto รจ che a me di arrivare velocemente non interessa. Al punto che ho deciso di non pubblicare digitalmente il mio intero album. Non mi interessa il grande pubblico occasionale che occasionalmente ascolta qualche mia canzone. Mi interessa solo la mia piccola comunitร  dadaista, con la quale mi confronto, ho un rapporto diretto e biunivoco, e con cui sto bene. Ma non sto dicendo nulla di reazionario. Tutt’altro. A mio parere il futuro รจ proprio in scelte come la mia. Il futuro non sono i numeri. Sono i nomi.

 

D. Per concludere, questo 2020 ci ha privato di molte cose, fra cui i concerti live, per restare in tema musicale Se dovessi dire un buon proposito per l’anno nuovo, quale sarebbe?

R. Il mio proposito รจ quello che si trova sul dorso della confezione del mio ultimo disco “Breviario di Teologia Dadaista”, sintetizzabile in 4 “S”: Svegliarsi, Sobillare, Smascherare e (tornare a dormire per) Sognare.

Ascolta "L'omino biscottino"




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I Monterosso: «Con "Darcy e Bennet" volevamo raccontare la nostra storia»

 


Si intitola "Darcy & Bennet”,  il nuovo singolo del duo Monterosso, uscito due giorni fa per  Fade To Music.
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Carlo Manzo: «spesso siamo noi stessi a boicottare la nostra stessa felicitร »

 


Carlo Manzo, cantautore ventiquattrenne di Salerno, รจ tornato lo scorso 30 novembre con un nuovo singolo dal titolo “Stupidi vorrei”. Il brano รจ un vero e proprio inno contro il vorrei ma non posso e nasce dal bisogno di scrollarsi di dosso quegli stupidi vorrei, che ci impediscono di essere concreti e di passare direttamente all’azione.


“Stupidi vorrei” รจ prodotto in collaborazione con l’etichetta salernitana Luma Records, fondata da Lucio Auciello e Mario Villani, che definiscono Carlo come un artista dalle grandi capacitร  di scrittura e interpretative, a cui aggiungo una spiccata sensibilitร , come avrete modo di leggere voi stessi nell’intervista che segue.

 

L’intervista

 

D. Carlo, “Stupidi vorrei” รจ un vero e proprio inno contro il vorrei ma non posso. Una di quelle condizioni che, vuoi o non vuoi, influenzano il nostro percorso di vita. Come nasce la canzone.

R. La canzone nasce verso la fine di luglio, ispirata dalla ritrovata libertร  in seguito alla fine del primo lockdown. Mi sono accorto infatti che quando ero chiuso in casa non facevo altro che riempirmi la testa di “stupidi vorrei”, cose che avrei tanto desiderato fare o dire ma che alla fine non ho piรน realizzato.
Questo mi ha fatto riflettere, spesso siamo noi stessi a boicottare la nostra stessa felicitร  e, per i motivi piรน disparati, ci limitiamo solo a stupidi vorrei.


D. Secondo te ci nascondiamo dietro al “vorrei, ma non posso” per timore di sbagliare o perchรฉ non siamo mai davvero consapevoli delle nostre capacitร ?

R. Credo sia un mix inconscio di tanti fattori, sicuramente tra questi c’รจ il timore di sbagliare, di mettere a nudo le proprie fragilitร , tante circostanze che ci impediscono di rischiare e lanciarci oltre l’ostacolo.
Quando succede possiamo solo guardarci dentro e sperare di trovare lo slancio necessario per fare quel passo in piรน che ci serve per crederein noi stessi.


D. Quando รจ stata l’ultima volta in cui hai lasciato che i dubbi ti bloccassero?

R. Durante il lockdown ho approfondito la conoscenza di una ragazza stupenda che mi ha colpito nel profondo ma non sono mai riuscito a dichiararmi o ad invitarla ad uscire con me.
Da questo episodio รจ nato un verso della canzone: “vorrei trovare il coraggio di invitarti questa sera a cena/ ma mi รจ caduto in un pigiama a Marzo in quarantena”


D. Il brano esce in un momento storico difficile per il mondo dello spettacolo. Live ed eventi sono sospesi e gli artisti devono reinventarsi, anche attraverso i social, per continuare a far veicolare la propria arte. Nel tuo caso, come hai arginato questo stop?

R. Non รจ stato affatto facile adattarsi alla situazione attuale ma ho cercato di rendere il mio pubblico il piรน partecipe possibile attraverso dei sondaggi sui social in cui invitavo le persone a scoprire ogni settimana dei nuovi dettagli sul pezzo in uscita. Inoltre in questi giorni,in occasione della pubblicazione del brano, ho intenzione di organizzare parallelamente ad una classica diretta Instagram un incontro su Google Meet per allestire un evento decisamente piรน partecipativo. Bisogna pur arginare le barriere in qualche modo!


D. Il brano arriva dopo il singolo “La scommessa con me stesso” ma, pur essendo il capitolo successivo a questo brano, presenta delle sonoritร  differenti che abbracciano l’indie pop dal sapore vintage. Anche questa scelta, se vuoi, รจ,giusto per usare le tue parole, una bella scommessa con te stesso?

R. Assolutamente sรฌ, questa canzone รจ stata una vera e propria scommessa sia da un punto di vista di arrangiamento che della scelta stilistica del testo, caratterizzato da un’escalation quasi demenziale man mano che prosegue mirata a sottolineare l’inconsistenza di alcune cose che desideriamo.
Considero questobrano il capitolo successivo de “La scommessa con me stesso” perchรฉ mette in luce uno dei tanti motivi che ci impediscono di raggiungere i nostri obiettivi e di vincere le nostre scommesse, blaterare su ciรฒ che si vorrebbe fare senza mai passare attivamente all’azione.
Questa soluzione di continuitร  tra i due brani รจ sottolineata anche in copertina dove sono presenti diverse analogie grafiche con quella del singolo precedente.



D. E, invece, in maniera generica, qual รจ stato il patto con te stesso che hai deciso di sfidare, riuscendo a spuntarla?

R. Sicuramente quello di riuscire a portare avanti parallelamente gli studi universitari e quelli musicali nonostante il notevole impiego di risorse che entrambi esigono e meritano.
รˆ una scommessa che si rinnova ogni mattina ma che sono sempre pronto a sfidare e un giorno, finalmente, vincere.


D. Lucio Auciello e Mario Villani, fondatori della Luma Records con cui hai pubblicato i tuoi lavori, parlando di te hanno detto che possiedi capacitร  di scrittura e grande capacitร  interpretative. Sono parole che ti riempiano di orgoglio,immagino.

R. Assolutamente sรฌ, sono due figure molto conosciute e apprezzate nel panorama salernitano e regionale per le loro competenze, la loro opinione per me vale molto.
Il loro supporto รจ stato fondamentale nell’arrangiamento dei miei brani, รจ certamente merito loro se le mie canzoni suonano molto meglio di come le avevo immaginate io all’inizio.


D. L’ambiente indie permette ad artisti giovani come te di raccontarsi senza filtri e di arrivare al pubblico in maniera diretta. E a proposito del pubblico, c’รจ stato una frase o un comportamento da parte di un fan che ti ha lusingato e allo stesso tempo ti ha lasciato pensare la tua musica era riuscita ad arrivare agli altri?

R. Questa domanda mi fa venire in mente un’altra canzone che mi sta molto a cuore, “Leggera”.
Scrissi questo brano in seguito ad una conversazione al telefono con una mia cara amica omosessuale che, affranta,mi raccontรฒ diversi episodi spiacevoli che le erano capitati dopo aver fatto coming out.
Quando chiudemmo la chiamata mi accorsi di non essere riuscito a consolarla del tutto e questo mi spinse a scrivere in una sola notte una canzone che le ricordasse di non dar peso alle opinioni delle persone, di vivere la vita a pieni polmoni, di sentirsi leggera.
Il giorno dopo glie la feci sentire, si commosse e mi fece notare un particolare a cui non avevo fatto caso: la canzone in realtร  era dedicata a tutte le donne, era un invito a non lasciarsi ingabbiare nei pregiudizi, a lottare per la propria libertร . Alla fine della telefonata scherzosamente aggiunse “Carlรจ, se l’otto marzo non la pubblichi giuro che ti uccido!”.
La pubblicai, e aveva ragione. Il mio messaggio era arrivato ad un sacco di ragazze e di donne che mi hanno ringraziato anche di persona per aver affrontato con i guanti un argomento cosรฌ delicato. Non c’รจ niente di piรน soddisfacente che arrivare dritti al cuore delle persone. 


D. Mai come adesso “del domani non v’รจ certezza”, ma dato che questo 2020 sta arrivando al termine, hai giร  pensato al tuo buon proposito per l’anno nuovo?

R. Questo 2020 purtroppo ci sta lasciando con tanto amaro in bocca e molte cose irrisolte, temo che un solo proposito non basterร .
Sicuramente il mio buon proposito costante รจ quello di continuare a coltivare il sogno che porto avanti da una vita, scrivere canzoni che fungano da rifugio contro gli ostacoli della quotidianitร , che portino un sorriso e spensieratezza a chi le ascolta.

 

D.  Per concludere, di “Stupidi vorrei”, cosa vorresti rimanesse in chi lo ascolta?

R. La volontร  di uscire fuori dagli schemi, di sentirsi piรน forti di tutto nonostante tutto e di lasciarsi ogni tanto andare ad un pizzico di sana follia.

 

Il videoclip di “Stupidi vorrei”

 


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Saverio D'Andrea: «Le piccole conquiste quotidiane ci rendono i supereroi delle nostre storie»

 


รˆ uscito “Superpoteri”, il nuovo singolo di Saverio D’Andrea, tratto dal suo album d’esordio “Anatomia di una colluttazione”, uscito per Isola Tobia Label.  Ad accompagnare il brano il videoclip diretto da Emanuele Torre e girato fra la Sicilia e l’Abruzzo.

Prof di giorno e cantautore di notte, Saverio D’Andrea si avvicina alla musica all’etร  di 5 anni, con lo studio del violino, e poco dopo nasce l’amore per le parole e la poesia.  Con l’album “Anatomia di una colluttazione” Saverio racconta in dieci episodi momenti diversi di una relazione, partendo da un innamoramento quasi adolescenziale, passando per momenti prima di conflitto e incomprensione e poi di separazione e allontanamento, fino ad arrivare a una fase finale di riflessione sul proprio io.  Superpoteri, infatti, รจ uno di questi momenti e racconta un amore puro e sincero, nel quale non si ha paura di mostrarsi per quel che si รจ, ma si cresce e ci si accetta anche nelle proprie fragilitร , che diventano anzi un valore aggiunto.


L'intervista

 

D. Saverio, iniziamo da “Superpoteri”, un brano che racconta un amore puro e sincero. Un amore nel quale non si teme di mostrarsi per quello che si รจ e che allo stesso tempo permette di crescere e accettarsi anche nelle proprie fragilitร . Da cosa nasce il testo?

R. Il testo di “Superpoteri” nasce da un momento di sfogo. La scrissi di getto, sentivo come una lava dentro che chiedeva di far esplodere il suo vulcano e con la musica le diedi una via di fuga. Questa lava era la forma dell’urgenza di mettere nero su bianco la mia maniera di amare. “Superpoteri” รจ, infatti, una specie di documento di identitร  per il mio cuore, รจ il manifesto di quello che significa per me amare e imparare a lasciarsi amare. Le parole vennero fuori in maniera molto naturale e libera, come se la canzone esistesse giร  e io la stessi semplicemente copiando su un foglio. Ricordo che usai la matita perchรฉ avvertii da subito che avrei buttato giรน tutte le idee con impeto e pensai che ci sarebbero state tante cancellature e correzioni, invece no. Le parole del testo definitivo sono praticamente le parole che scrissi di getto in quel momento. Sentivo il bisogno di parlare di una parte di me troppo a lunga messa in sordina, paradossalmente quella parte che tutti si aspettando che un cantautore metta in vetrina da subito.

 

D. Quando รจ stata l’ultima volta in cui hai vissuto un amore di questo tipo e cosa ti ha lasciato dentro?

R. Ho vissuto diverse storie d’amore nella mia vita e tutte mi hanno lasciato segni indelebili. Trovo che quello che viviamo ci cambia, mostrandoci sfumature di quello che siamo a cui non eravamo riusciti ad accedere, stando da soli. Ho di sicuro scoperto l’importanza della condivisione, dell’onestร . L’amore mi ha lasciato dentro il desiderio per la costruzione di una strada comune, la celebrazione di quella quotidianitร  quasi rituale che finisce per rivelare tutti i pregi e i difetti del singolo, che, sul tavolo del due, diventano gli strumenti da lavoro con cui guadagnarsi il futuro.

 

D. Invece, quando รจ stata l’ultima volta che hai fatto i conti con te stesso e cosa hai capito di te in quel momento?

R. Ti potrei dire che l’ultima volta che ho fatto i conti con me stesso รจ stata stamattina quando, con un po’ di disorientamento negli occhi, ho dovuto dire a un mio alunno che non lo so quand’รจ che torneremo a stare in classe, e in generale, in comunitร , come facevamo prima. Oppure potrei dirti che รจ stata quella volta, l’anno scorso, in cui sono andato alla polizia per denunciare il furto della mia automobile che, alla fine, รจ venuto fuori fosse stata praticamente rubata dal proprietario! Ero convinto di aver parcheggiato l’auto in un punto diverso da dove l’avevo davvero fatto e dopo ore di ricerche mi sono rassegnato all’idea che l’avessero rubata. Con i miei amici ci abbiamo riso per settimane, รจ un esempio scemo e quello era un periodo particolarmente pesante perรฒ a volte davvero ci sarebbe bisogno di fermarci per misurare quello che siamo davvero in grado di fare con quello che stiamo pretendendo da noi stessi. Facciamo questi conti in un modo o nell’altro tutti i giorni, l’importante, secondo me, per ognuno di noi, รจ imparare a conoscere i propri limiti, cercando di analizzare quello che ci succede per provare a migliorarci sempre. Quantomeno questo รจ quello che capita sempre a me.

 


D.
Come appare anche nel videoclip diretto da Emanuele Torre, nel brano il fuoco e la neve, che citi piรน volte nel testo, simboleggiano le avversitร  che si superano tramite l’amore. Quali credi siano le difficoltร  che una coppia vive oggi giorno e come li possono superare?

R. La vita ci mette alla prova sempre. C’รจ un sacco di fuoco e un sacco di neve che dobbiamo attraversare di giorno in giorno. La vita di coppia, cosรฌ come la vita familiare o le relazioni tra esseri umani in generale sono ormai dei campi minati. Sicuramente รจ una grande sfida riuscire a restare attaccato ai propri sogni e alla propria individualitร , pur alimentando il fuoco di quell’amore che si vive in coppia. Superpoteri” parla di questo e di quanto, secondo me, in una relazione sia fondamentale riuscire ad evolversi individualmente pur restando insieme, insistendo nel voler trovare delle soluzioni piuttosto che delle scuse.

 

D. Quindi, i superpoteri del titolo sono proprio la tenacia e la volontร  con cui si porta avanti una storia, giusto?

R. Sรฌ, รจ cosรฌ. Le piccole conquiste quotidiane, intime e silenziose, ci rendono dei supereroi nelle trame delle nostre storie. Accettare le debolezze, farne tesoro provando a trarre il buono anche dai fallimenti ci rende capaci di amare secondo me, ed รจ qualcosa di cui non c’รจ motivo di avere paura.

D. I social sono stati fondamentali per il lancio di questo ultimo singolo. Che rapporto hai con questi canali? Ti piace raccontarti al cento per cento o preferisci mantenere alcuni aspetti soltanto per te?

R. Sto scoprendo le possibilitร  che offrono i social media soltanto adesso. Per tanto tempo, forse troppo, ho tenuto tutto per me. Pian piano, invece, mi sto dando modo di lasciarmi conoscere attraverso i social media condividendo riflessioni, fotografie e piccole iniziative legate all’arte. Il lancio di “Superpoteri”, per esempio, รจ stato caratterizzato da una campagna social particolare dedicata alla poesia. Sentivo il bisogno di fare il conto alla rovescia per l’uscita del videoclip senza perรฒ parlare troppo di me, della canzone o del video. Cercavo un’idea che mi desse la possibilitร  di aprire un ponte su altre forme d’arte canalizzando, soltanto alla fine, l’attenzione su di me. Ho quindi pensato di chiedere a quindici tra i miei piรน cari amici, di scegliere una poesia pensando a Superpoteri. Sono state scelte poesie bellissime di autori diversi, da Stefano Benni ad Alessandro Bergonzoni, passando per Hermann Hesse, Franco Arminio, Pedro Salinas, Wislawa Szymborska fino a Dante Alighieri. Ogni giorno abbiamo pubblicato una poesia, associandola ogni volta ad una foto fatta durante le riprese del videoclip e con essa il numero dei giorni che mancavano alla pubblicazione. รˆ stato un modo per aspettare un contenuto artistico promuovendo la bellezza di un’altra forma d’arte, sottolineando la loro vicinanza. Per me รจ stato quasi un gioco, mi sono divertito e commosso e, a dirti la veritร , ci avevo preso talmente gusto che il 14 novembre รจ stato brutto non avere nessuna poesia da pubblicare. Ho quindi raccolto tutte lepoesie in un album su Facebook, cosรฌ da lasciarle in qualche modo disponibili per chi volesse ripercorrere l’intero viaggio dal primo all’ultimo passo.

 


D.
Questo singolo รจ l’ultimo brano estratto da “Anatomia di una colluttazione”, il tuo album d’esordio. Che valore ha questo primo traguardo nella tua vita?

R. Ho aspettato il momento della pubblicazione del mio primo disco praticamente per tutta la vita. Ho iniziato a scrivere canzoni che ero alle scuole elementari, poco dopo ho iniziato a consumare musica e ad acquistare dischi. Non ho mai smesso di fare nessuna di queste cose (neanche essere a scuola!). Ho vissuto quindi l’uscita del mio disco d’esordio come un gigantesco regalo che sono riuscito a fare a quel bambino sognatore che copiava e traduceva i testi delle canzoni che amava, che registrava sul suo walkman malandato le melodie che gli passavano per la testa, che disegnava e che immaginava di esibirsi davanti a centinaia di spettatori. Ho vissuto questo traguardo cosรฌ importante come una sorta di restituzione a quel cuore pieno di sogni, una medaglia all’ardore. รˆ esattamente come lo sognavo e ogni giorno spero davvero riesca ad arrivare al cuore delle persone che si lasciano invitare in questa giostra. Ne approfitto per ricordare a chi ci legge che il mio disco รจ disponibile su tutti i digitalstores e si puรฒ ricevere, in copia fisica, direttamente a casa acquistandolo sul sito di Isola Tobia Label.

 

D. Mi spieghi da cosa nasce il titolo? Ti confesso, che mi incuriosisce tanto.

R. “Anatomia di una colluttazione” racconta una storia d’amore, dall’inizio alla fine, sviscerata attraverso riflessioni, idee, ricordi e desideri. Le canzoni sono messe in un ordine preciso per raccontare i fatti dal primo all’ultimo momento, dalla prima alla nona traccia si susseguono le varie fasi. Il decimo pezzo, che chiude il disco, รจ invece lontano da quanto successo e riporta delle riflessioni fatte in solitudine, l’interlocutore non รจ piรน l’altro, infatti, ma me stesso. La parola anatomia si riferisce all’intenzione di analizzare, nel dettaglio, tutto ciรฒ che รจ successo per cercare di comprendere le ragioni e gli incastri che hanno portato le cose ad accadere secondo un determinato schema. La parola colluttazione, invece, si riferisce proprio all’oggetto di questo studio cosรฌ minuzioso, cioรจ a quell’incontro/scontro con l’altro che, infine, si rivela per essere in primis un incontro/scontro con noi stessi.

 

D. Il periodo storico che stiamo vivendo non รจ dei migliori, a causa del coronavirus. Il settore musicale, assieme a quello dello spettacolo ingenerale, sta subendo le conseguenze maggiori dei vari decreti anti-covid. Come stai vivendo lo stop dei live, che per un giovane artista come te, sono parte fondamentale della propria crescita professionale?

R. Credo che questo 2020 abbia fatto fare esperienza, a ognuno di noi, di tutte le emozioni esistenti. Dalla rabbia, al senso di rivalsa, dalla tristezza alla voglia di industriarsi per trovare nuove strade per esprimersi, tutti noi abbiamo attraversato e stiamo attraversando una fase molto delicata e nuova. Quello che secondo me รจ molto importante รจ non dimenticare che proprio in un momento come questo รจ necessario fare rete, diffondere bellezza, promuovere arte e pubblicare. Non รจ vero che non ha senso dar vita a nuovi contenuti artistici in questo momento, anzi, secondo me รจ davvero necessario che la cultura resista in tutti i modi, non solo per sopravvivere ma per esistere com’รจ giusto che sia. Il ritornello di Superpoteri finisce con le due parole resistere insieme ed รจ quello che a parer mio siamo chiamati tutti a fare in questo momento.

 

D. Per concludere, quale sensazione speri arrivi a chi ascolta “Superpoteri”?

R. “Superpoteri” รจ forse quella che puรฒ essere considerata la mia prima vera canzone d’amore. Quando la scrissi, come ti dicevo prima, sentivo il bisogno di staccarmi da tutto quello che avevo intorno per immergermi in un’emozione forte che stavo vivendo e che aveva urgenza di essere tradotta in forma canzone. Fu un momento molto particolare, come una sorta di catarsi dell’anima. Immagino che quella sensazione di distacco dal terreno per sollevarsi in una dimensione sensoriale intensa abbia inevitabilmente toccato la canzone per com’รจ cantata e per com’รจ suonata. Ecco, spero che arrivi questa sensazione di distacco da tutto ciรฒ che ci circonda e ci fa sentire soffocati, spero che questa canzone faccia sentire le persone che la ascoltano come fa sentire me: sospeso in uno spazio incontaminato, nel vuoto di un’emozione pura e forte.


Il videoclip di "Superpoteri"



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