Carlo Manzo: «spesso siamo noi stessi a boicottare la nostra stessa felicità»

 


Carlo Manzo, cantautore ventiquattrenne di Salerno, è tornato lo scorso 30 novembre con un nuovo singolo dal titolo “Stupidi vorrei”. Il brano è un vero e proprio inno contro il vorrei ma non posso e nasce dal bisogno di scrollarsi di dosso quegli stupidi vorrei, che ci impediscono di essere concreti e di passare direttamente all’azione.


“Stupidi vorrei” è prodotto in collaborazione con l’etichetta salernitana Luma Records, fondata da Lucio Auciello e Mario Villani, che definiscono Carlo come un artista dalle grandi capacità di scrittura e interpretative, a cui aggiungo una spiccata sensibilità, come avrete modo di leggere voi stessi nell’intervista che segue.

 

L’intervista

 

D. Carlo, “Stupidi vorrei” è un vero e proprio inno contro il vorrei ma non posso. Una di quelle condizioni che, vuoi o non vuoi, influenzano il nostro percorso di vita. Come nasce la canzone.

R. La canzone nasce verso la fine di luglio, ispirata dalla ritrovata libertà in seguito alla fine del primo lockdown. Mi sono accorto infatti che quando ero chiuso in casa non facevo altro che riempirmi la testa di “stupidi vorrei”, cose che avrei tanto desiderato fare o dire ma che alla fine non ho più realizzato.
Questo mi ha fatto riflettere, spesso siamo noi stessi a boicottare la nostra stessa felicità e, per i motivi più disparati, ci limitiamo solo a stupidi vorrei.


D. Secondo te ci nascondiamo dietro al “vorrei, ma non posso” per timore di sbagliare o perché non siamo mai davvero consapevoli delle nostre capacità?

R. Credo sia un mix inconscio di tanti fattori, sicuramente tra questi c’è il timore di sbagliare, di mettere a nudo le proprie fragilità, tante circostanze che ci impediscono di rischiare e lanciarci oltre l’ostacolo.
Quando succede possiamo solo guardarci dentro e sperare di trovare lo slancio necessario per fare quel passo in più che ci serve per crederein noi stessi.


D. Quando è stata l’ultima volta in cui hai lasciato che i dubbi ti bloccassero?

R. Durante il lockdown ho approfondito la conoscenza di una ragazza stupenda che mi ha colpito nel profondo ma non sono mai riuscito a dichiararmi o ad invitarla ad uscire con me.
Da questo episodio è nato un verso della canzone: “vorrei trovare il coraggio di invitarti questa sera a cena/ ma mi è caduto in un pigiama a Marzo in quarantena”


D. Il brano esce in un momento storico difficile per il mondo dello spettacolo. Live ed eventi sono sospesi e gli artisti devono reinventarsi, anche attraverso i social, per continuare a far veicolare la propria arte. Nel tuo caso, come hai arginato questo stop?

R. Non è stato affatto facile adattarsi alla situazione attuale ma ho cercato di rendere il mio pubblico il più partecipe possibile attraverso dei sondaggi sui social in cui invitavo le persone a scoprire ogni settimana dei nuovi dettagli sul pezzo in uscita. Inoltre in questi giorni,in occasione della pubblicazione del brano, ho intenzione di organizzare parallelamente ad una classica diretta Instagram un incontro su Google Meet per allestire un evento decisamente più partecipativo. Bisogna pur arginare le barriere in qualche modo!


D. Il brano arriva dopo il singolo “La scommessa con me stesso” ma, pur essendo il capitolo successivo a questo brano, presenta delle sonorità differenti che abbracciano l’indie pop dal sapore vintage. Anche questa scelta, se vuoi, è,giusto per usare le tue parole, una bella scommessa con te stesso?

R. Assolutamente sì, questa canzone è stata una vera e propria scommessa sia da un punto di vista di arrangiamento che della scelta stilistica del testo, caratterizzato da un’escalation quasi demenziale man mano che prosegue mirata a sottolineare l’inconsistenza di alcune cose che desideriamo.
Considero questobrano il capitolo successivo de “La scommessa con me stesso” perché mette in luce uno dei tanti motivi che ci impediscono di raggiungere i nostri obiettivi e di vincere le nostre scommesse, blaterare su ciò che si vorrebbe fare senza mai passare attivamente all’azione.
Questa soluzione di continuità tra i due brani è sottolineata anche in copertina dove sono presenti diverse analogie grafiche con quella del singolo precedente.



D. E, invece, in maniera generica, qual è stato il patto con te stesso che hai deciso di sfidare, riuscendo a spuntarla?

R. Sicuramente quello di riuscire a portare avanti parallelamente gli studi universitari e quelli musicali nonostante il notevole impiego di risorse che entrambi esigono e meritano.
È una scommessa che si rinnova ogni mattina ma che sono sempre pronto a sfidare e un giorno, finalmente, vincere.


D. Lucio Auciello e Mario Villani, fondatori della Luma Records con cui hai pubblicato i tuoi lavori, parlando di te hanno detto che possiedi capacità di scrittura e grande capacità interpretative. Sono parole che ti riempiano di orgoglio,immagino.

R. Assolutamente sì, sono due figure molto conosciute e apprezzate nel panorama salernitano e regionale per le loro competenze, la loro opinione per me vale molto.
Il loro supporto è stato fondamentale nell’arrangiamento dei miei brani, è certamente merito loro se le mie canzoni suonano molto meglio di come le avevo immaginate io all’inizio.


D. L’ambiente indie permette ad artisti giovani come te di raccontarsi senza filtri e di arrivare al pubblico in maniera diretta. E a proposito del pubblico, c’è stato una frase o un comportamento da parte di un fan che ti ha lusingato e allo stesso tempo ti ha lasciato pensare la tua musica era riuscita ad arrivare agli altri?

R. Questa domanda mi fa venire in mente un’altra canzone che mi sta molto a cuore, “Leggera”.
Scrissi questo brano in seguito ad una conversazione al telefono con una mia cara amica omosessuale che, affranta,mi raccontò diversi episodi spiacevoli che le erano capitati dopo aver fatto coming out.
Quando chiudemmo la chiamata mi accorsi di non essere riuscito a consolarla del tutto e questo mi spinse a scrivere in una sola notte una canzone che le ricordasse di non dar peso alle opinioni delle persone, di vivere la vita a pieni polmoni, di sentirsi leggera.
Il giorno dopo glie la feci sentire, si commosse e mi fece notare un particolare a cui non avevo fatto caso: la canzone in realtà era dedicata a tutte le donne, era un invito a non lasciarsi ingabbiare nei pregiudizi, a lottare per la propria libertà. Alla fine della telefonata scherzosamente aggiunse “Carlè, se l’otto marzo non la pubblichi giuro che ti uccido!”.
La pubblicai, e aveva ragione. Il mio messaggio era arrivato ad un sacco di ragazze e di donne che mi hanno ringraziato anche di persona per aver affrontato con i guanti un argomento così delicato. Non c’è niente di più soddisfacente che arrivare dritti al cuore delle persone. 


D. Mai come adesso “del domani non v’è certezza”, ma dato che questo 2020 sta arrivando al termine, hai già pensato al tuo buon proposito per l’anno nuovo?

R. Questo 2020 purtroppo ci sta lasciando con tanto amaro in bocca e molte cose irrisolte, temo che un solo proposito non basterà.
Sicuramente il mio buon proposito costante è quello di continuare a coltivare il sogno che porto avanti da una vita, scrivere canzoni che fungano da rifugio contro gli ostacoli della quotidianità, che portino un sorriso e spensieratezza a chi le ascolta.

 

D.  Per concludere, di “Stupidi vorrei”, cosa vorresti rimanesse in chi lo ascolta?

R. La volontà di uscire fuori dagli schemi, di sentirsi più forti di tutto nonostante tutto e di lasciarsi ogni tanto andare ad un pizzico di sana follia.

 

Il videoclip di “Stupidi vorrei”