Un amore impossibile

Premessa dell'autore
Felice 2010 cari amici, con il nuovo anno, ritornano i racconti. Oggi iniziamo con una storia, scritta sempre qualche anno fa, che parla di un amore. Non di un amore dei nostri giorni, ma di un amore vissuto in anni in cui non si pensava che due donne potessero amarsi se non come amiche o sorelle. Augurandovi ancora tanti auguri di un felice anno nuovo pieno di tutto, pure di lettura, vi saluto. Buona Lettura
Francesco Sansone







Come ogni mattina alle sette ero lì, sull'autobus, e come ogni mattina c'era quella donna piccina. Ricordo ancora la prima volta che la vidi. Quel giorno faceva molto freddo e non c'era neppure il sole a dare un po' di tepore al mattino, ma solo una fitta pioggia che batteva su ogni cosa. Ero seduto su un seggiolino perso nei miei pensieri con una canzone che proveniva dal mio lettore cd che alimentava il mio isolamento dal mondo esterno, ma ad un tratto un qualcosa, uno sguardo per esser precisi, mi riportò al mondo esterno. Era lo sguardo di quella donna piccina. mi fermai a guardare quei occhi che suscitarono in me un misto di emozioni che non riuscii a capire. Continuai ad osservarli, erano azzurri, ma non accesi, erano di un azzurro ombreggiato da una specie di velo che ne opprimevano la lucentezza. Ecco mi sentii oppresso. .
Quella mattina , dopo molto tempo, le accennai un saluto e lei lo ricambiò. Dopo di che si alzò e venne accanto a me, dicendomi se poteva accomodarsi e con un sorriso e, calando il capo, le dissi di sì.
- Come va? - mi chiese un po' intimorita.
-Beh, un po' assonnato- e accennai un risolino.
- E sì! E' dura svegliarsi ogni mattina- e chinò il capo.
- E sì... poi soprattutto in questo periodo- risposi
- Perché , che succede?- mi chiese con lo stesso timore di prima.
- Nulla!- risposi - solo che per ora non è un bel periodo
- Hai litigato con il tuo amore?
Non risposi, chinai solo il capo.. in realtà non era quello il motivo, avevo solo avuto una discussione con un amico, ma non ebbi tempo di rispondere che lei riprese a parlare.
- Lo so cosa vuol dire stare male per amore. Io ogni giorno rimpiango il mio amore.. Devi sapere che molti anni fa le cose non erano come adesso e non sempre si poteva amare chi si amava, ma credimi certi amori non finiscono mai.
- Quindi alla fine l'ha sposato? - chiesi
Scoppio a ridere e poi disse:
-No piccino mio, non era possibile.. ti racconto bene. Io avevo circa diciassette anni, la tua età più o meno, io non andavo a scuola, all'epoca studiare non era per tutti, soprattutto per figli di due poveri contadini di campagna.. comunque ti dicevo, avevo diciassette anni e già lavoravo in un negozio di stoffe. Assieme a me lavorava solo un'altra ragazza e poi c'era il titolare che stava lì a controllarci. Era molto simpatico e pure bello. Era sposato ed era papà di due bei bambini che ogni pomeriggio, tornando da scuola, venivano al negozio. Mi ero davvero affezionata a quei due angioletti e loro s'erano affezionati a me. Poi la sera, alla chiusura, il titolare accompagnava me e la mia collega alla fermata del pullman e aspettava che salissimo sul mezzo per andar via.
La mia collega viveva nel mio stesso paese e quindi la mattina e la sera facevamo la strada assieme Ci conoscevamo sin da piccole, ma mai mi fermai ad approfondire la sua conoscenza, non perché fosse una cattiva ragazza, ma perché vedevo in lei una certa spavalderia che a me mancava... aveva voglia di viversi la sua vita così come era. Comunque tornando al mio racconto, ti dicevo che facevamo sempre la strada assieme. Una mattina, mentre aspettavamo il pullman, si avvicinò a me e mi sussurrò un qualcosa che non riuscii a sentire.
- Cosa? - le chiesi.
- Ti amo - mi disse guardandomi fissa negli occhi speranzosi di ricevere una risposta, ma non dissi nulla.
Arrivò il pullman, salimmo, ci sedemmo come sempre vicine, ma in silenzio. Non parlammo neppure a lavoro. Alla sera, dopo che salii sul pullman e il titolare era andato via, lei mi disse:
- Che hai? E' da un giorno che non mi parli. Ti sei offesa per quello che ho detto stamattina? Dimenticalo! Cancella dai tuoi ricordi quella parola, non riesco a non sentire la tua voce. Amo pure quella, come tutto di te.
Arrivammo alla nostra fermata, scendemmo e iniziammo a camminare. Era buio fitto e soprattutto in montagna il buio notturno è più fitto che in città. Ad un certo punto, mi afferrò per un braccio e mi baciò e io non feci nulla per allontanarla, anzi l'abbracciai a me. Era riuscita a far cadere il mio muro di difesa che sempre avevo innalzato contro lei, perché sin da piccolina lei non nascondere la sua natura. Restammo per molto tempo avvinghiate prima di tornare a casa. Da quella sera iniziò il nostro difficile amore.
Come ti dicevo a quei tempi non era facile come ora. Tre mesi dopo mio padre rientrò in casa con un ragazzo, Mauro, dicendomi "ti presento tuo marito" e dopo pochi giorni ci sposammo. Lei non accettò mai la notizia e mi accuso di esser una vigliacca, e aveva ragione, non ebbi il coraggio di ribellarmi al volere di mio padre. Dopo qualche giorno la trovarono morta nel suo letto e accanto a lei, nel comodino, c'era un biglietto con sopra scritto "Ti amo troppo per non averti mia, ti aspetto per continuarci ad amare". Capisci caro? Per colpa mia s'era uccisa e io da vigliacca non seppi neppure raggiungerla, ma ogni mattina, da quel giorno, svegliarsi è un tormento. Ecco! Ora sai la mia storia. Da oggi non dovrai più cercare di capire cosa sia quel velo che ombreggia i miei occhi.
Non ebbi il tempo di dirle nulla che mi salutò e scese dall'autobus. Da quel giorno non la vidi più. Seppi di lei solo qualche giorno dopo sull'autobus, nelle voci di due donne che parlando dicevano che avevano trovato il suo corpo esanime nel letto e accanto a se', nel comodino, un biglietto con scritto "Spero tu mi ama ancora, io sto arrivando".