"Solo un Montecitorio gay ci può salvare." Luciana Littizzetto parla di unioni civili a 'Che tempo che fa'
A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Durante il suo spazio all'interno della
trasmissione 'Che tempo che fa', Luciana
Littizzetto ha parlato di Family Day e Unioni Civili.
Littizzetto ha parlato di Family Day e Unioni Civili.
L'attrice e comica torinese, partendo dall'appoggio
del Cardinale Camillo Ruini al Family
day, la manifestazione che scenderà in piazza sabato prossimo al fine di
tutelare la famiglia tradizionale dalla minaccia ‘unioni civili’ che, a detta di cattolici e politici, ne minerebbe
la stabilità, ha detto:
"Non so se hai visto," - dice rivolgendosi a Fabio Fazio -"ma questa settimana è tornato Eminens.
[...] Sai che tutte le mattine mi sveglio e dico: 'chissà che fine ha fatto Don
Camillo' [...] e poi mi sono detta: 'ma tanto quando ci sarà di nuovo la
discussione sulle unioni civili, ricomparirà. Infatti, puntualmente è
tornato.". Al che il conduttore le
dice che non può pretende che lui le appoggi, e lei lo capisce e dice:
"Certo, ma infatti. Non è che posso pretendere che lui sia favorevole,
infatti appoggia il Family day. Sai cosa vuol dire il Family day? Il Family day
è un ritrovo di persone all'aperto in cui preti e leader politici divorziati,
separati, risposati e frequentatori di prostitute dicono come è bella la
famiglia tradizionale."
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Il discorso, poi si concentra sulla legge che
riconosca le unioni gay e sull'affermazione con cui il Cardinale Bagnasco ha detto che se ne può parlare più avanti dato
che non si tratta di un'urgenza.
"Ma come non è un'urgenza. E' dal 1986 che
siamo qua che ci tormentiamo. Cosa dobbiamo aspettare ancora? Il 2020. Dicono
che sia una legge incostituzionale perché nella costituzione c'è scritto che il
matrimonio deve avvenire fra persone di sesso diverso. A parte che non c'è
scritto questo, ma posso dire una cosa? Forse banale? La Costituzione l'hanno
scritta nel '48. Certo che non scrivevano che non c'erano le unioni civili. Nel
'48 i gay li chiamavano 'froci', adesso non succederebbe mai, almeno che tu non
sia un allenatore di calcio (si riferisce al caso Mancini e Surri, ndb). Ma di che cosa abbiamo paura? Abbiamo
paura di essere contagiati da queste coppie? Che chi non è gay, potrebbe
diventarlo lo diventi? Se domani mattina Giovanni e Francesco si sposano,
non è che poi Cannavacciolo si mette il rimmel."
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La Littizzetto,
poi, fa un discorso su come i politici e i cattolici non vogliano che le unioni
gay vengano chiamate matrimonio:
"Quello che a me fa specie, è il balletto
di parole. Non si può chiamare matrimonio, non si può chiamare famiglia, anche
se a tutti gli effetti, il matrimonio è una famiglia. Allora si è trovata
questa espressione: Tipica formazione sociale. Ma che espressione è? [...] Non
vogliamo chiamare matrimonio? Chiamiamolo Matrix."
In fine, mostrando una cartina dell'Europa in
cui sono indicati i Paesi in cui i matrimoni e le unioni gay sono riconosciuti
e quelli in cui non vi è nemmeno uno straccio di legge, dice:
"Sai qual è il problema? Che questi diritti
sono i diritti di una minoranza. E le minoranze al potere non piacciono. Se ne
occupano solo se sono costretti. Uno potrebbe dire queste unioni civili non
decollano perché c'è la Chiesa Cattolica non li vuole, ma la chiesa cattolica
c'era anche quando c'è stato il referendum sul divorzio, eppure è una legge che
è passata subito. Sai perché? Perché ai nostri politici interessava.
Se devono fae una legge che riguardano i loro interessi, sai come la
fanno velocemente? Io ho trovato la soluzione: che l'omosessualità dilaghi
in Parlamento. Che Salvini si innamori di Alfano, che La
Russa prenda
una scuffia per Bersani [...] vedrai che a quel punto faranno
una legge sulle unioni civili. Solo un Montecitorio gay ci può
salvare."
Le vuoi dare torto?
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