Leo Gullotta parla della sua omosessualità e della discussione del ddl Cirinnà dice: "Sento dire le stesse cose da troppi anni e mi auguro che stavolta si possa arrivare a un risultato tangibile"
A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Attore, doppiatore (sua la voce di Joe Pesci e Woody Allen - attore che doppia dopo la scomparsa di
Attore, doppiatore (sua la voce di Joe Pesci e Woody Allen - attore che doppia dopo la scomparsa di
un altro grande artista come era Oreste Lionello), comico, sono tante le sfaccettature della recitazione che Leo Gullotta ha abbracciato nella sua lunga carriera e interpretando personaggi sia in tv che sul palcoscenico e al cinema. Oggi che di anni ne ha 70 non ha alcuna intenzione di lasciare il suo lavoro e lo dimostra il suo impegno sui palcoscenici italiani con lo spettacolo 'Spirito allegro' di Noel Coward.
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Intervistato da Repubblica.it e da LaSicilia.it, l'attore catanese parla dei suoi inizi, del tempo che passa e ovviamente della sua omosessualità che Gullotta non ha mai nascosto e per cui si è battuto affinché fossero riconosciuti anche in questo Paese i diritti civili.
"Non mi sono mai nascosto fin da piccolo. Venivo dall'eterosessualità poi ho capito di essere omosessuale. È stato tutto tranquillo, sereno; c'è questa ipocrisia imbarazzante nel nostro paese. Io ho avuto una grande lezione di vita dal mio amico giornalista Pippo Fava. In uno dei suoi testi che interpretavo un personaggio diceva: 'Se non si è disposti a lottare a che serve essere vivi?'. Una frase che mi sono ripetuto sempre". Risponde a Silvia Fumarola di Repubblica.it e quando Mariella Caruso de LaSicilia.it gli chiede un commento sulla discussione del 26 gennaio sul ddl Cirinnà, l'attore dice: "Sento dire le stesse cose da tanti, troppi anni, e mi auguro che stavolta si possa arrivare a un risultato tangibile, ma nel nostro paese c’è molta ipocrisia che io non ho vissuto perché per fortuna sono cresciuto in una famiglia tranquilla. Ho fatto le mie scelte personali con serenità: prima ero eterosessuale e poi omosessuale. L’unica cosa importante è il rispetto verso l’altro".
Leo Gullotta da anni ha un compagno con cui condivide la vita e quando la Fumarola le domanda se non è dispiaciuto nel non aver avuto modo di formare una famiglia, risponde:
"Ho una famiglia, la mia famiglia. Sono cresciuto ragazzino - le mie sorelle erano già grandi, già sposate - e mi preparavano le pappe da dare ai loro figli. Quando non mangiavano i bambini ci pensavo io, ho fatto una specie di papà quando ero troppo giovane. Ognuno nella vita deve poter fare quel che crede. Sulla parola 'matrimonio' il Vaticano e le destre ci hanno marciato, si sono inventati il family day come se noi sfasciassimo famiglie intere. Tutte le famiglie che conosco con adozioni sono gioiose, se c'è un bambino che non conosce una carezza, l'amore, è giusto che abbia un'opportunità. Poi ci sono famiglie dove volano le coltellate ma vince la finzione, trionfa l'ipocrisia. Sempre lì torniamo. Io ho sempre pensato che l'importante è che ci sia affetto, l'amore, il rispetto. Sono le uniche cose che contano, non il sesso di chi vive nella casa".
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"Non mi sono mai nascosto fin da piccolo. Venivo dall'eterosessualità poi ho capito di essere omosessuale. È stato tutto tranquillo, sereno; c'è questa ipocrisia imbarazzante nel nostro paese. Io ho avuto una grande lezione di vita dal mio amico giornalista Pippo Fava. In uno dei suoi testi che interpretavo un personaggio diceva: 'Se non si è disposti a lottare a che serve essere vivi?'. Una frase che mi sono ripetuto sempre". Risponde a Silvia Fumarola di Repubblica.it e quando Mariella Caruso de LaSicilia.it gli chiede un commento sulla discussione del 26 gennaio sul ddl Cirinnà, l'attore dice: "Sento dire le stesse cose da tanti, troppi anni, e mi auguro che stavolta si possa arrivare a un risultato tangibile, ma nel nostro paese c’è molta ipocrisia che io non ho vissuto perché per fortuna sono cresciuto in una famiglia tranquilla. Ho fatto le mie scelte personali con serenità: prima ero eterosessuale e poi omosessuale. L’unica cosa importante è il rispetto verso l’altro".
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"Ho una famiglia, la mia famiglia. Sono cresciuto ragazzino - le mie sorelle erano già grandi, già sposate - e mi preparavano le pappe da dare ai loro figli. Quando non mangiavano i bambini ci pensavo io, ho fatto una specie di papà quando ero troppo giovane. Ognuno nella vita deve poter fare quel che crede. Sulla parola 'matrimonio' il Vaticano e le destre ci hanno marciato, si sono inventati il family day come se noi sfasciassimo famiglie intere. Tutte le famiglie che conosco con adozioni sono gioiose, se c'è un bambino che non conosce una carezza, l'amore, è giusto che abbia un'opportunità. Poi ci sono famiglie dove volano le coltellate ma vince la finzione, trionfa l'ipocrisia. Sempre lì torniamo. Io ho sempre pensato che l'importante è che ci sia affetto, l'amore, il rispetto. Sono le uniche cose che contano, non il sesso di chi vive nella casa".
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