A C'è posta per te padre chiede scusa al figlio gay dopo che gli ha augurato di morire
A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
All'interno della puntata di 'C'è posta per te' in onda questa sera su Canale5, Maria De Filippi ha ospitato Salvatore, un padre palermitano che ha chiesto l'aiuto della trasmissione per ottenere il perdono dal figlio Emanuele e dalla moglie,
La De Filippi racconta che quando ha incontrato Salvatore in redazione, l'uomo ha confessato che del figlio non gli piaceva come parlava, come si comportava e nemmeno come si vestiva, ma soprattutto che quando ha scoperto che era gay, gli ha scritto, via sms, di essersi pentito di averlo messo al mondo, di non volerlo più vedere e che per lui poteva anche morire. Quando Emanuele ha fatto leggere i messaggi alla madre Tania, che per anni ha subito il comportamento autoritario del marito, la donna lo ha sbattuto, giustamente, fuori casa.
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Entrati in studio, Emanuele e Tania sospettavano che dall'altra parte della busta potesse esserci Salvatore, ma lo fanno parlare ugualmente.
"Ciao amore, ciao Manu. Manuè, ti chiedo perdono di non essere stato mai un padre affettuoso. Ti chiedo perdono per i brutti messaggi che ti ho scritto e non mi importa se sei gay. Sei e sarai sempre mio figlio, ti voglio bene. Amore, ti chiedo perdono, se ti ho sempre trattato male. Ti chiedo perdono, ti prometto che sarò un padre migliore, un marito migliore e un uomo migliore. Senza di voi la mia vita non ha un senso. Ti amo, fammi tornare a casa".
Ma nessuno dei due aveva intenzione di perdonarlo. Emanuele ha spiegato che il padre con lui è sempre stato "un uomo che non mi ha dato mai affetto, una carezza, non mi ha mai chiesto come è andata a scuola. Non potevo più fingere e recitare, mi ha portato al punto di recitare e di farmi portare una mia amica a casa dicendo che era la mia fidanzata. Per lui non dovevo parlare in italiano, ma in siciliano, come i veri uomini. Ma io non conosco nemmeno una parola di siciliano."
Interviene Tania che spiega che se negli anni ha subito le parolacce e il comportamento autoritario di Salvatore è stato per la famiglia, ma nel momento in cui ha augurato la morte al figlio, non ha potuto fare finta di niente: "Un padre non può dire a un figlio che deve morire".
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Quando Maria ha fatto notare alla donna che anche lei ha sbagliato nel non intervenire prima, sapendo che il figlio soffriva per il comportamento che il padre aveva con lui, Tania ha ammesso le sue colpe, ma che adesso non può più permettere che Salvatore faccia ancora del male al suo Emanuele.
Emanuele, con la faccia di chi lo è per davvero, ha confessato di essere felice adesso, anche perché, quando torna a casa dopo il lavoro, mangia serenamente senza nessuno che lo controlla nei suoi movimenti o che non pretende di vedere il contenuto del suo telefono. Non lo vuole perdonare, così come Tania, perché sa che dopo un paio di mesi tornerebbe a essere quello di sempre, come ha fatto tutte le volte precedenti in cui ha giurato di cambiare. Qui il video della storia.
Sentendo la storia, personalmente, non sono riuscito a immedesimarmi nei panni di questo padre. Con tutta la buona volontà, non c'è l'ho fatta. Ho pensato a un giovane figlio che si è sentito dire quelle cose dal padre, da colui che dovrebbe sempre sostenerlo, appoggiarlo, amarlo.
Queste sono, a mio avviso, le persone che non dovrebbero diventare dei genitori, perché non sono capaci a farlo. Perché se il pregiudizio, la paura di quello che potrebbero dire gli amici, i limiti personali ti fanno dire a un figlio che deve morire, non solo non puoi essere un padre, ma non puoi nemmeno essere definito un uomo. Un figlio ha bisogno di amore e non di due ruoli perché, come troppe volte si vede, i ruoli non contano nulla.
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