“Mi fa male leggere di ragazzini insultati o picchiati.” Luca Zingaretti nei panni di un gay in teatro

Oggi non è facile parlare come nulla fosse dopo quanto è successo a Parigi la notte scorsa, ma Il mio mondo espanso ha la propria linea editoriale e deve continuare a discutere dei temi di cui si è sempre occupato, anche se il pensiero di chi lo anima è rivolto alle vittime degli attentati.

A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Luca Zingaretti è protagonista al teatro Stabile dello spettacolo “The Pride” di cui firma anche la regia. Lo spettacolo è incentrato sulle scelte individuali, sulla libertà e sull’omosessualità. Proprio su questo ultimo aspetto, l’attore romanzo, in un’intervista  a ‘La Stampa’, dice: “Sono nato alla Magliana, dove le offese erano due: “figlio di puttana” e “frocio”. So bene che non è semplice sbarazzarsi di quello che hai imparato da piccolo, rimane marchiato a fuoco. Anche per questo non colpevolizzo a priori. Mi fa male leggere di ragazzini ghettizzati, insultati o picchiati, c’è uno scollamento fra il pensiero alto, anche delle istituzioni, e una omofobia strisciante. Io parlo di amore, di rapporti fra le persone, della voglia di stare insieme e condividere”.
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La trama dello spettacolo si alterna fra due archi temporali diversi, il 1958 e il 2008, e in ognuno i protagonisti hanno lo stesso nome. A interpretarli sono Valeria Milillo,  Maurizio Lombardi, Alex Cendron e lo stesso Zingaretti nei panni di un omosessuale. “Non è la priva volta che interpreto un gay,” - dice l’attore e regista – “ma questa è una sfida: entrare e uscire da un ruolo, per rientrare subito dopo nell’altro. Sono diversi, ma non distanti. Il secondo è l’evoluzione del primo.”

Dello spettacolo, tradotto da Monica Capuani, che ha avuto un grande successo a Londra e a New York, afferma che è rimasto folgorato “dalla drammaturgia potente”, nonostante gli amici gli dicessero che era un pazzo a dedicarsi a un progetto simile.
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“Mi ha convinto senza calcoli: non mi è venuto in mente che fosse un testo tematico o che portasse avanti una battaglia. Ognuno deve combattere la propria e io non volevo fare un manifesto politico. Anzi, le parti militanti sono quelle su cui metto meno gli accenti.” Conclude l'attore.