"Dobbiamo dare ai bambini le basi per crescere consapevoli che non hanno niente di diverso dagli altri." Intervista a Flavio Tani, il consigliere comunale che ha dichiarato di essere gay in aula

A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovani Trapani
Sabato scorso vi avevamo parlato di Flavio Tani, consigliere comunale i 'Insieme per il bene comune' di Calcinaia, che,
durante il suo intervento in aula, ha parlato della sua esperienza personale per far capire l'importanza di approvare la mozione 'Educare alle differenze', (qui il gruppo Facebook) un progetto da portare nelle scuole per insegnare il rispetto delle alterità sessuali. La notizia ha fatto il giro dell'Italia arrivando a riempire le pagine dei quotidiani e dei giornali web.
Il mio mondo espanso lo ha raggiunto e il consigliere comunale, molto volentieri, ha accettato il nostro invito a rispondere a un'intervista.

Flavio, giovedì scorso, durante il tuo intervento in aula, hai apertamente dichiarato la tua omosessualità, raccontando episodi personali vissuti durante gli anni in cui frequentavi le scuole medie. Come sei arrivato a questa scelta?
In realtà non ho dichiarato la mia omosessualità. Mi spiego meglio, il mio intento era raccontare il mio vissuto bambino, proprio per far capire a cosa serve la nostra mozione. Non è un progetto “bello” perché fa figo in questo momento, ma c’è una realtà da affrontare e da aiutare. Il mio non voleva essere un coming out, per fortuna la mia vita la vivo serenamente e liberamente senza nascondere niente a nessuno: Amici, famiglia e colleghi sanno perfettamente chi sono. Tornando alla domanda principale, mentre preparavo il testo per la presentazione della mozione stavo ragionando se inserire al suo interno la mia storia, ma ero molto incerto. In seguito a un articolo uscito online a nome di un consigliere di minoranza del Comune di Calcinaia mi sono nuovamente sentito “bambino” e ho dovuto necessariamente raccontarmi. Successivamente ho anche scoperto che alla chiesa di Calcinaia sono stati distribuiti dei volantini “anti gender”.
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Quello che mi ha colpito delle tue parole è stato il passaggio: “La prima volta che mi dissero ‘finocchio’ non capii cosa mi volessero dire. Capii solo che non era una cosa bella, non conoscevo il significato di quella parola, ma mi faceva sentire diverso dagli altri bambini.”  Purtroppo questa parola, ancora oggi, a molti ragazzi viene detta e fa ancora male. Ti chiedo, ti va di spiegare che sensazioni nascono in un ragazzo apostrofato come ‘finocchio’?
Ti senti sbagliato. Senti il peso delle parole, il peso della diversità, la cattiveria con cui viene detto e ti senti davvero sbagliato, senza un posto nel mondo. Ma la verità non è cosi e lo scopri, purtroppo, solo quando cresci. Il senso di “Educare alle differenze”, a cui il gruppo di cui faccio parte “Insieme per il bene comune” tiene in particolar modo, è da una parte insegnare ai bambini il rispetto del “diverso” per arrivare al momento in cui la parola “diverso” non avrà un senso. Dall’altra parte invece dobbiamo dare ai bambini che vivono questa diversità le basi per crescere consapevoli che non hanno niente di diverso dagli altri. Hanno il diritto di crescere felici.

E come si vive il rapporto con chi ti offende?
E’ un rapporto difficile, perché cerchi sempre di sdrammatizzare, di ridere per superare il dolore. Ma dentro stai male e vorresti che chi hai davanti potesse capirti perché vuoi che smetta di offenderti.

Come dicevo, il tuo discorso si è concentrato sugli anni della scuola media. Se il tuo gruppo è arrivato a chiedere di inserire un progetto che parli delle alterità sessuali vuol dire che le cose non sono cambiate poi molto.  Secondo te quali sono le cause che danno vita al bullismo omofobo nelle scuole?
Il problema credo che sia in alcune famiglie. Se un padre durante un servizio al tg che parla di gay pride comincia a fare battute sui finocchi, è normale che il figlio imparerà che è giusto offendere i compagni di classe che sono o che sembrano gay. Per questo la nostra mozione non è finalizzata a educare i ragazzi, ma anche i docenti e soprattutto i genitori. Tanti dei miei amici e tante mie amiche sono genitori, stai pur tranquillo che nessuno dei loro figli sarà mai omofobo.

Il tuo discorso, anche a detta tua, ha suscitato un clamore inaspettato. Perché secondo te? Eppure hai fatto politica…
Dire che ho fatto politica è un parolone. Io sono sempre stato sensibile all’argomento diversità, ma ho cominciato a fare politica da 2 anni, spinto dalla voglia di cambiare davvero qualcosa, facendolo dal mio comune. Il nostro gruppo è stato creato alle scorse amministrative ed è stato l’incontro di alcuni individui che già avevano esperienza nel campo e da comuni cittadini (tra cui io) che avevano voglia di mettersi in gioco. Effettivamente, come dici, io mai avrei creduto di suscitare questo clamore, di finire sulla prima pagina di un giornale con 4 pagine che parlavano del mio coming out. Avrei preferito leggere “Finalmente a Calcinaia inizia il percorso “Educare alle Differenze”. Questo mi fa capire che c’è ancora tanta strada da fare e che se fa notizia un coming out, siamo messi proprio male.
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http://www.ibs.it/code/9788897309215/sansone-francesco/oltre-evidenza-racconti.html
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A proposito di politica, perché a livello nazionale ancora non si è arrivati a una legge che tuteli le coppie omosessuali e non si sia intervenuto per punire i reati di omofobia?
Penso che non arriviamo ad avere queste leggi per l’ingerenza della chiesa e dei troppi politici che hanno paura del suo potere.

Per concludere, se avessi saputo che la tua testimonia avrebbe avuto una risonanza mediatica di questa portata, l’avresti fatta prima?
Penso che i tempi siano stati giusti così, se l’avessi fatta prima non sarei magari stato pronto io o nessuno mi avrebbe ascoltato.