Italia e unioni gay – Facciamo il punto

A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Solitamente di fronte a una questione importante che, vuoi o non vuoi, porta a riflettere su quanto sta accadendo, non mi limito a leggere o, come faccio qui sul blog, a riportare la semplice notizia perché credo che i blog debbano distaccarsi, ogni tanto, dal ruolo di 'veline' e approfondire i fatti, argomentarli. La questione dei diritti LGBT è una di queste e per affrontare il discorso, ho chiesto a tre personaggi di tutto rispetto come Chiara Cazzato, fondatrice della casa editrice Tempesta editore, Marco Tonti, presidente di Arcigay Alan Turing Rimini, e Marco Antonio D’Aiutolo, dottore in Filosofia Morale e scrittore, un commento sulle ultime vicende di questi giorni sul decreto Cirinnà, sull'ostracismo delle opposizioni e sulla nuova frattura all'interno del Partito Democratico per  andare al di là della notizia e fare il punto su come l’atteggiamento della politica verso una questione, da essa ritenuta ‘spinosa’, viene percepita da chi osserva ed è costretto a subire l’incapacità dello Stato di stare al passo con i tempi.
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Partiamo, però, dai fatti:
Ieri: Nel 2004 si parlò di PACS su proposta presentata da Franco Grillini. Ci fu un gran rumore che, purtroppo, non portò a nulla e si tornò nell'indifferenza generale fino al  2006 quando si parlò di D.I.C.O. La proposta fu tutto fumo e niente arrosto e, anche quella volta, alla fine, non si fece nulla. Col passare del tempo se n’è parlato spesso, ma la politica non ha concretizzato niente, infischiandosene perfino delle multe che l’Europa ci rilasciava per non esserci adeguata agli altri Paesi.
Le cose sembrano cambiare quando, l’ex sindaco di Firenze, Matteo Renzi, diventato Presidente del Consiglio, ha fatto delle unioni civili uno dei punti del suo programma. Si arriva così al decreto di legge presentato da Monica Cirinnà.  Il ddl avrebbe dovuto essere stato approvato già da un anno, ma l’ostruzionismo dell’opposizione - tra questi anche il NCD di Angelino Alfano, Ministro degli Interni (che di fatto non è opposizione in quanto è parte del governo) - ha causato ancora un altro rallentamento. Dopo varie date promesse, si è parlato di approvare la legge prima di quest’estate, ma, come sappiamo tutti, per gli stessi motivi di cui sopra, si è deciso di rimandare al ritorno dalla pausa stagionale, nonostante a luglio la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo abbia condannato nuovamente l’Italia per aver violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare di tre coppie omosessuali.

Oggi: l’Europa ci ha richiamato nuovamente attraverso il Parlamento europeo che ha chiesto all’Italia, e agli altri 8 Stati membri che ancora non hanno legiferato in merito alle unioni gay, di “considerare la possibilità di offrire la coabitazione, le unioni di fatto registrate e il matrimonio” alle persone dello stesso sesso. Inoltre il Parlamento europeo chiede  di sanzionare le cariche pubbliche che insultano o stigmatizzano le persone omosessuali e transessuali (praticamente se lo si facesse, il parlamento italiano si svuoterebbe). E come rispondono a tutto questo i nostri politici? Con l’ostracismo, ovviamente.  Il ddl Cirinnà, infatti, è rimasto impantanato alla commissione Giustizia di Palazzo Madama per colpa dei 1.301 emendamenti presentati da NCD e FI.

Dopo questo piccolo, ma doveroso, resoconto delle ‘puntate precedenti’, mi chiedo come sia possibile che lo Stato di un Paese in crisi economica preferisca pagare le multe che gli vengono assegnate invece di risolvere un problema che porterebbe benefici a molti cittadini. A quegli stessi italiani che pagano le tasse e in cambio ricevono soltanto insulti e nulla più.

Populismo? No, semplice costatazione.

Leggiamo i pareri di Cazzato, Tonti e D’Aiutolo per capire come quella che è diventata una vera e propria falsa all’italiana  viene percepita.

Chiara Cazzato: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Proprio da qui vorrei iniziare. La nostra Costituzione parla chiaramente ma pare che, chi di dovere, non voglia ascoltare. Tale sordità ha portato anche il Parlamento europeo a bacchettarci perché, come sempre, il nostro Stato non si è dimostrato capace di tutelare tutte le famiglie. Ancora mostri si aggirano nel nostro Paese, dal Gender, che cattura i bambini approcciandoli al sesso prematuramente, alle famiglie omogenitoriali, sempre pronte a distruggere le sacre e immacolate famiglie tradizionali, composte da madre, padre e figli, preferibilmente un maschio vestito di azzurro e una femmina vestita di rosa. Tutto questo farebbe ridere se non fosse terribilmente pericoloso. Se non ci fosse l'Europa a ricordarci che siamo dei criminali. Certo, criminali, perché non rispettare e tutelare i cittadini per il proprio orientamento sessuale, rendendoli vulnerabili nella società e davanti alla legge è un crimine. E che per giustificare tutto questo si ricorra con un emendamento, firmato Giovanardi, D'Ascola, Torrisi, Bianconi, Chiavarolli, in cui si cerchi di tutelare i pedofili, equiparati a omosessuali, eterosessuali e bisessuali, consapevoli che non possa essere accettato; per non parlare di quanto poco velatamente si legga un ché di provocatorio, una sfida, un'arroganza ultracattolica che negli ultimi anni ha ricominciato a montare. In tutto questo guardo il PD, Partito Dormiente, sempre spaccato, sempre in conflitto, sempre così democristiano da non riuscire a togliersi la foglia di fico ereditata ai tempi di Adamo ed Eva, solo che la foglia intanto è diventata di fico d'india, e forse punge un po'.”
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Marco Tonti: “Riguardo al richiamo dell'Europa è chiaro che ormai è una questione che è considerata largamente caratterizzante del tipo di democrazia sociale che si vuole dare al Vecchio continente, in linea con quello delle democrazie liberali atlantiche. Ormai la questione dei diritti delle persone omo-bi-transessuali è diventato il punto dirimente che marca la differenza tra democrazie autoritarie e democrazie liberali, per non parlare dei totalitarismi africani, mediorientali o russi. È infatti significativo che i leader autoritari usino il restringimento dei nostri diritti (o il nostro omicidio, come per il candidato alla presidenza del Ghana George Boateng) come cifra della loro concezione sociale. Dall'altro lato ci sono le democrazie liberali, che spingono verso la massima libertà individuale ed uguaglianza non solo tra omo-transessuali ed etero ma anche tra uomo e donna. Il pensiero che sta dietro alle contestazioni alla legge sulle unioni civili o contro l'omofobia è infatti quello più tradizionalmente conservatore anche in termini di fissità dei ruoli tra uomo e donna: quest'ultima infatti per loro sarebbe geneticamente predestinata all'accudimento dei figli, alla pulizia della casa e al servizio del marito, il vero padrone di casa. Questa è la concezione di società che Giovanardi e Malan difendono, e che è stata sconfessata dall'Europa con molta chiarezza. La strada dell'Europa è quella delle democrazie liberali, e in quella direzione noi dobbiamo andare, con buona pace del celestiale e maschissimo Formigoni che ha rivolto all'Europa una elegante pernacchia. Gli equilibri politici sulla legge delle UC si intrecciano con quelli sulla riforma costituzionale, alla disperata ricerca di un accordo che non si trova tra la sinistra interna del PD, quella esterna (che nulla o quasi ha fatto per difendere la PDL Cirinnà) e altri frammenti di forze parlamentari. Ancora una volta le nostre istanze e i nostri legittimi desideri di riconoscimento vengono sacrificati sull'altare del gioco politico, dell'equilibrio con il partner di governo e in definitiva non ci sarebbe da stupirsi se anche questa volta il governo cadesse prima di aver approvato una legge sulla quale siamo tremendamente in ritardo, come ha giustamente detto Renzi incarnando lo spirito giusto con cui va presa tutta la vicenda. Ha infatti chiarito che la legge sulle unioni civili non serve solo a dare dignità a delle persone, ma all'intero Paese. Sembra che su questo si sia molto sbilanciato, mettendo nelle mani nientemeno che del ministro della Giustizia Orlando la gestione della legge nelle Aule del parlamento. Speriamo che abbia la volontà e l'occasione, finalmente, di arrivare fino in fondo con una legge dignitosa.”

Marco Antonio D’Aiutolo: “La mia vuol essere solo una riflessione di carattere morale. È difficile poter fare una valutazione sulle questioni che ruotano intorno al ddl Cirinnà, slegandola dall’attuale e increscioso panorama politico italiano. È evidente agli occhi di tutti ciò che si cela dietro i ripensamenti improvvisi. A mio avviso gli esponenti del Pd e gli alleati di governo si stanno comportando con la legge sulle Unioni Civili come il corvo e la civetta al capezzale di Pinocchio.  Tuttavia, sebbene sarei molto ben disposto a definire Renzi un ciarlatano, purtroppo, almeno per l’Italia, la discussione su questa legge è una vexata quaestio molto più vecchia di lui. Ma ciò che più mi allarma e lascia sconcertato sono le osservazioni del signor Giovanardi. Dovrei esserci abituato, ma la mia coscienza morale non mi permette di non scandalizzarmi, ancora, dinanzi a tanta insipienza. Ciò che più di ogni altra cosa la mia ragione critica non accetta è la pretesa arrogante di usare il rispettabile valore del matrimonio (e della famiglia) come strumento al servizio di pregiudizi atavici e, a quanto pare, invincibili. Una cosa è il valore e un’altra utilizzarlo come foriero di alibi per discriminare altre forme di relazione e non concedere a queste diritti legittimi. È come dire: nonostante è certo che innocenti moriranno, se la guerra è giusta, è dovere farla! Oppure, per far emergere meglio il paradosso: pur sapendo che dire la verità causerà la morte di uno o più innocenti, poiché è dovere non mentire, allora io dirò sempre e comunque quella verità pereatmundus. Con ciò non si vuole lasciar credere che dire la verità sia relativo alle circostanze. È sempre giusto dirla, ma questo è un altro argomento. Ciò che voglio dire è che un conto è dire la verità, e un altro è usare quella verità a danno di un innocente. Nascondersi dietro di essa, come dietro un alibi, e farne un arma mortale. Celare dietro la dichiarata volontà di dire la verità, la più ambigua volontà di danneggiare un altro. Per poi dire: ‘Scusa, ma dovevo dirlo! Non potevo farne a meno!’ In breve, per tornare alla questione del valore del matrimonio, sono dell’avviso che chi si erge a suo presunto difensore, in questi termini, non solo non favorisce lo sviluppo e la crescita del valore stesso. Ma lo usa proprio per escludere altri soggetti dalla legittima partecipazione allo stesso. Tradendo, in fondo, il significato per cui quel valore è stato formato. Ogni valore storicamente formato prevede un progresso tanto quanto progrediscono coloro che ne usufruiscono. I valori sono formazioni storiche, prodotti di azioni formative di agenti liberi e spontaneamente convenuti su un sentire comune. Per questo un valore, tanto vale quanto è inclusivo. Ciascuno di noi ha la responsabilità di difendere quel valore e di testimoniare la sua validità con la propria persona. Ma nessuno ha il diritto di appropriarsene escludendo da quello stesso l’‘altro’. Se ciò accadesse disonorerebbe il senso del “valore” e non ne favorirebbe quella crescita che solo l’accoglienza della diversità può garantire. Il vero disvalore (del valore) pertanto è l’esclusione.”
Direi che non c’è molto altro da aggiungere a quanto detto dai miei ‘ospiti’, tuttavia vorrei concludere con un piccola riflessione, che sono certo è pensiero comune a molti di voi:
Uno Stato che non garantisce i diritti ai suoi cittadini non può essere definito tale, così come non possono definirsi politici, uomini che operano senza considerare i bisogni dei cittadini, tutti.  La politica, come ha detto Marco Travaglio “non è un mestiere, è un servizio. Ma nel senso di servire, non di servirsi”, e cari Giovanardi, Lupi & Co, voi avete il diritto di servire gli italiani e garantire a tutti loro una vita degna e rispettosa.