A Monza un sedicenne allontano dal resto della classe perché gay

A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Lo scorso mercoledì un sedicenne è stato separato dai compagni e lasciato fuori dalla classe perché omosessuale. L’episodio è avvenuto all’ istituto professionale cattolico di Monza Ecfog e a darne notizie è stato il Giornale di Monza a cui il padre della vittima si è rivolto.
Il motivo di quest’azione da parte del preside, Adriano Corrioni, è una foto che il ragazzo ha pubblicato sul suo profilo ‘Instagram’ in cui è immortalato, a petto nudo, con un altro ragazzo durante una giornata al mare. Per il dirigente scolastico quello scatto è stato considerato come del materiale “pedopornografico” e per questo ha deciso che il ragazzo dovesse essere isolato dal resto dei compagni e posizionato in corridoio. Rientrato a casa, il ragazzo ha raccontato quanto subito a scuola alla madre e al compagno di lei che hanno deciso di scrivere al preside e denunciare l’episodio alle forze dell’ordine.
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La mattina seguente la madre, che l’anno passato aveva chiesto un aiuto alla scuola per gestire l’omosessualità del figlio, si  è presentata all’istituto assieme ai carabinieri della Compagnia di Monza per avere spiegazioni e far riammettere in aula il figlio.
Il ragazzo ha potuto riprendere il suo posto in classe, ma il preside ha rivendicato la sua azione sostenendo che “i compagni del ragazzo, a cui lui aveva mostrato la foto sul social network, hanno prima chiesto e ottenuto dal sito la rimozione dell'immagine pedopornografica, e dopo si sono rivolti agli insegnanti.” La decisione di estromettere il ragazzo dell’aula, quindi, sarebbe stata una conseguenza della situazione e non un atto di discriminazione. “A quel punto abbiamo deciso di sistemare il ragazzo in un postazione a parte, insieme con un educatore, come facciamo quando uno dei nostri corsisti di approfondire un argomento di studio. In attesa di parlare sia con la famiglia, sia con i servizi sociali che hanno in carico il ragazzo. E per capire come affrontare la questione con i compagni ed evitare discussioni in classe. Non è questione di discriminazione, i cristiani non discriminano: accettiamo tutti, abbiamo ragazzi di tutte le religioni. Volevamo proteggere sia il corsista sia i suoi compagni".
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Venuto a conoscenza del grave episodio, Flavio Romani, presidente dell’Arcigay locale, ha chiesto l’intervento del Miur (Sistema Informativo Integrato delle Scuole). Di una vicenda di una gravità inaudita, perché sottoporrebbe il minore a un trattamento degradante e discriminatorio, violando il suo diritto all'educazione ma ancor prima la sua libertà e dignitàha, invece, affermato Alessandro Zan, deputato PD, mente il consigliere comunale a Milano e consigliera delegata alle Pari Opportunità della Città metropolitana, Rosaria Iardino, ha dichiarato che chiederà "un'ispezione nella scuola incriminata” chiedendosi quanto influiscano, in situazioni del genere, le aberranti esternazioni e gli assurdi convegni che certe forze politiche si ostinano a organizzare, contro la cosiddetta teoria del gender e a difesa di una fantomatica famiglia naturale".

Anche FI è intervenuta sul caso e sta già preparando un'interrogazione parlamentare affinché il Miur faccia chiarezza perché, ha sostenuto Elena Centemero,  deputata e responsabile Scuola , “se le discriminazioni sono sempre odiose, quelle che avvengono a scuola sono particolarmente gravi.”