Unioni gay - Manuel e Marco, dopo vent'anni d'amore, a luglio diranno "sì, lo voglio!" INTERVISTA
A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Grafica di Giovanni Trapani
Ho avuto modo di conoscere Manuel e Marco durante la trasmissione di Rtv SanMarino, condotta
da Sara Bucci. In quella circostanza, io e il Giovanni, il mio compagno, ci siamo trovati di fronte a una coppia che in vent’anni non ha smesso di sostenersi, di appoggiarsi, di amarsi e, soprattutto, di metterci la faccia al fine di sdoganare l’omosessualità. Non hanno mai preso parte a manifestazioni o altre situazioni pubbliche, perché sono convinti che anche nel quotidiano certe battaglie possono essere combattute, semplicemente non vergognandosi di dire “io sto con lui”.
da Sara Bucci. In quella circostanza, io e il Giovanni, il mio compagno, ci siamo trovati di fronte a una coppia che in vent’anni non ha smesso di sostenersi, di appoggiarsi, di amarsi e, soprattutto, di metterci la faccia al fine di sdoganare l’omosessualità. Non hanno mai preso parte a manifestazioni o altre situazioni pubbliche, perché sono convinti che anche nel quotidiano certe battaglie possono essere combattute, semplicemente non vergognandosi di dire “io sto con lui”.
Ho voluto intervistarli, sebbene a rispondere è Manuel, perché il prossimo luglio, all’interno
del Summer Pride Rimini, che avrà inizio il prossimo 5 giugno con lo spettacolo teatrale 'Road to pride' al teatro Degli Atti, Manuel e Marco si uniranno civilmente, grazie
alla legge approvata lo scorso 11 maggio.
L’impronta che ho scelto di dare a questa
intervista è quella, da una parte, di ripercorrere i loro vent’anni
d’amore,
dall’altra, scoprire le sensazioni che provano in vista del futuro. Ciò
che è venuto fuori è qualcosa che in tutti già
sanno, anche se molti, troppi purtroppo, continuano a non voler vedere. Ciò
che è emerso è che, sebbene cambiano i soggetti e le
situazioni, l’amore è, e sarà sempre, un’emozione
uguale per tutti, indistintamente dall’orientamento sessuale.
D. Manuel, partiamo dall’inizio. Quando e come vi siete
conosciuti?
R. Ci siamo conosciuti nell'ormai lontano Agosto del 1995,
in discoteca al Classic Club di Rimini, ognuno con la rispettiva compagnia di
amici, Marco abitava gia da solo qui in Romagna a Misano Adriatico, io vivevo
con i miei genitori ad Anzola dell'Emilia, in provincia di Bologna, e da buon
Emiliano frequentavo la riviera nel weekend, spesso rientrando di corsa perché
la domenica pomeriggio giocavo a calcio. Non avevo avuto molte esperienze fino
ad allora, quindi ero abastanza disorientato da questo punto di vista, il mio
coming out è avvenuto durante e subito dopo il servizio militare.
D. Cosa avete pensato
l’uno dell’altro la prima volta che vi siete incontrati?
R. Marco mi ha sempre detto che per me ha avuto un discreto
colpo di fulmine, era da poco uscito da una storia di qualche anno con un altro
ragazzo e, di base, non cercava nulla fino a che non gli sono piombato davanti agli
occhi. Lui mi è piaciuto parecchio da subito, è decisamente il "mio tipo" e
passavo le settimane ad aspettare il weekend per tornare giù
al mare nella speranza di rivederlo.
D. Chi ha fatto il
primo passo?
R. Praticamente assieme, dopo qualche incontro occasionale
da weekend ci siamo ‘lasciati andare’ e abbiamo
iniziato una frequentazione a distanza. Prima solo nel fine settimana, poi
anche con qualche fuga infrasettimanale (spesso Marco veniva a trovarmi dopo
aver fatto la notte in Pronto Soccorso). Tutto questo è durato fino
ai primi mesi del 1996, circa la metà di aprile…
D. E il primo a dichiarare i propri
sentimenti?
R. Io. Un bel giorno gli ho detto: "cosa facciamo noi due, ci fidanziamo?",
accompagnato da un sorrisone a 50 denti. Lui mi ha risposto subito con un sì
e in quel momento abbiamo deciso di fissare il 1 aprile 1996 la data del nostro
fidanzamento. All’inizio continuavamo a vivere un rapporto a distanza, ma nell’ottobre
’97
mi sono trasferito qui e da quel giorno conviviamo.
D. Da quel primo aprile
sono trascorsi vent’anni.
Come è cambiata la società rispetto alle coppie gay e come è stato vivere in un’Italia priva di diritti?
R. Siamo due grandi amanti del campeggio e amiamo girare in
roulotte in Europa. Abbiamo visitando città come Parigi, Anversa, Barcellona,
Bruxelles e Amsterdam e quindi, spesso, ci siamo trovati a che fare con realtà
lontane e avanti anni luce dal concetto di ugualianza e rispetto dei diritti
civili a cui siamo abituati in Italia. Di contro, però, ho sempre
vissuto in modo trasparente il mio giornaliero
con amici, colleghi di lavoro e compagni di hobbies. Diciamo che ho un
senso del privato molto poco privato (ride, ndb), quindi a domanda: "sei fidanzato?", che capita
spesso quando si interagisce anche in gruppi professionali, ho sempre risposto
molto serenamente: "Si, con
Marco".
Marco, dal canto suo, è molto diverso da me - e per fortuna
anche, dato che le diversità si attraggono -, ed è una persona molto più
riservata. Una magnifica persona aggiungerei.
D. Quando ci siamo
conosciuti avete detto che non eravate per le cerimonie simboliche, che volevate
qualcosa di concreto. Adesso una legge che regolarizzi le unioni gay l’abbiamo anche in Italia. Ci racconti
come avete appreso la notizie e qual è
stato il vostro primo pensiero?
R. Be’, il nostro primo pensiero è
stato subito di guardarci, emozionarci e pensare che finalmente potevamo unirci
in matrimonio, o unirci civilmente se preferite. Anche se ci sono ancora delle differenze,
lo Stato si è, improvvisamente, accorto di noi. Abbiamo pensato subito a come procedere per
realizzare il nostro sogno d'amore, dopo 20 anni.
D. Cosa pensate della
legge approvata lo scorso 11 maggio? E, soprattutto, come vedete la “clausola” che stabilisce il non obbligo di fedeltà?
Si tratta di un modo per continuare a fare distinzioni fra le coppie
etero e quelle gay?
R. Se penso a quanto casino è stato fatto per eliminare la stepchild
adoption, soprattutto da quella parte politica, diciamo, più
aderente alla Chiesa cattolica e a come, con quanta naturalezza, la stessa ha
fatto passare un non obbligo di fedeltà, non posso che sorridere, e pure tanto
di fronte a tutto ciò.
D. Vi unirete
civilmente a luglio all'interno delle iniziative del Summer Pride di Rimini. Perché avete scelto un evento come questo per
scambiarvi il “sì”?
R. In principio il nostro progetto di unione prevedeva una
cerimonia in sede comunale e un buffet in spiaggia con amici e parenti, poi
quando abbiamo postato il nostro ventesimo anniversario su FB - perché
deve essere una cosa normale potere e volerlo fare - privatamente ci ha
contattato il presidente Arcigay Alan Turing Rimini, Marco Tonti che,
dopo averci fatto gli auguri per il ventesimo anniversario, ci ha chiesto se
volessimo celebrare la nostra unione all’interno del Summer Pride di Rimini. Per noi è stato subito un “perché
non farlo? Sarebbe bellissimo!”.
Questo renderebbe la cosa pubblica e normale, quindi potrebbe essere utile a
chi ancora vive nell'ombra e non può, o ha paura di vivere serenamente la
sua sessualità. Quindi, per
rispondere alla tua domanda, diciamo che è stato un progetto condiviso e che,
tempi tecnici permettendo, realizzeremo aluglio.
D. Il vostro motto è “metterci la faccia, sempre.” Che valore ha per ognuno di voi questa frase?
R. Be’, un po' lo abbiamo anticipato prima,
noi abbiamo la grande fortuna di aver vissuto sempre al cento per cento il
nostro rapporto, e metterci la faccia può essere utile ad altri per riuscire a
fare la stessa cosa. Ti dirò di più, se sarà utile anche solo a una persona avremo
fatto una grande cosa, questo è il nostro pensiero.
D. Per concludere,
nella vita quotidiana cosa cambierà per voi dopo la cerimonia?
R. Be’, intanto, ancora ieri, ci siamo chiesti
come dovremo definirci l’uno il marito dell’altro,
oppure appellarci in qualche altro modo. Ovviamente questi sono piccoli
dettagli che fanno la differenza sul piano pratico, ma dal punto di vista
sentimentale non cambierà nulla, a parte l'emozione che ho
provato quando mi sono inginocchiato in cucina e gli ho chiesto di sposarmi.
Sono riuscito a far commuovere anche Marco, cosa già di per sé
emozionante dato che non si lascia andare facilmente, facendogli scendere una
lacrima.
Dal punto di vista formale della routine, invece, cambiano
molte cose. Intanto saremo una Famiglia con la F maiuscola anche per lo Stato,
cosa non da poco per chi come noi, e credo siano davvero in tanti, ogni giorno
fa i conti con le ‘cose di tutti i giorni’,
quali intestazione della casa, bollettini da pagare e denuncia dei redditi. Sono davvero innumerevoli le circostanze in
cui ti senti ‘diverso’ dagli altri. Ecco, questa sensazione di
diversità andrà via via scemando, e anche se può
sembrare una stupidaggine, non lo è. Ci sono cose che fanno la differenza
in uno Stato civile e democratico.
Prima di salutarci, posso aggiungere un’ultima
cosa?
D. Certo. Dimmi pure…
R. Volevo dire che sono assolutamente convinto di essere un
privilegiato, perché all'età di 20 anni, quando tutto iniziò
nell'Agosto 1995, ho conosciuto Marco, una persona meravigliosa. La Persona più
importante della mia vita, il miglior amico che si possa avere e compagno
presente e leale. Mi ha reso una persona
migliore, mi ha reso un uomo migliore. Provo
un'immensa stima nei suoi confronti e oggi lo amo più di allora. Al pensiero di perderlo, qualunque ne sia il
motivo, potrei morire solo.
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