Arriva il videogioco dove il giocatore è un soldato isis che lancia i gay dai palazzi [VIDEO]
A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Grafica di Giovanni Trapani
Più volte dalle pagine di questo blog vi abbiamo parlato di
come l’Isis abbia tolto la vita a uomini e a ragazzi per la sola colpa di
essere gay e dei modi barbari con cui sono stati prima lanciati dai tetti dei
palazzi e poi presi a sassate dai partecipanti.
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Proprio la metodica con cui i soldati dello stato islamico
esegue per eseguire le condanne è diventata la struttura su cui si basa il
gioco Milo Tosser ideato da Michart Garber. Il ‘Milo’ del titolo è
un riferimento al giornalista Milo
Yiannopoulos, noto per i suoi attacchi alla politica di sinistri a favore
dell’ideologia di destra a cui è vicino, ma anche per alcuni attacchi all’omosessualità
sebbene abbia espresso di essere preoccupato per la situazione in cui vivono in
Siria.
“Ha dichiarato di essere preoccupato per il
trattamento con cui vengono trattati gli omosessuali nei paesi musulmani
dominati dagli estremisti Islam ed essendo un convinto sostenitore della
libertà di parola è un candidato perfetto per raffigurare il ‘gettato’.” Ha dichiarato
Garber che ha spiegato poi il perché
abbia voluto creare un gioco di questo tipo. “Ho voluto fare un gioco mettendo in evidenza un problema serio che
dobbiamo affrontare. L’Isis è intollerante non solo verso gli omosessuali e le
donne, ma anche i non musulmani in generale.”
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Il gioco si svolge in tre livelli dove bisogna fare razzia di
omosessuali per vincere. Il player si trasforma in soldato isis e gettando i
gay dal tetto deve accumulare più punti possibili. Infatti se lanciando la
vittima si riesce a colpire degli esplosivi si ottengono punti in più, senza
dimenticare i crediti ottenuti con la lapidazione da parte dei cittadini
presenti all’assassinio.
A nostro avviso un gioco che dà l’idea che gettare un gay da un
palazzo o vederlo linciato sia un semplice divertimento è discutibile e pericoloso
perché non solo sminuisce la paura e la sofferenza d vissuta da chi è morto
così e di chi teme di poter subire una così ingiusta condanna, ma anche perché
è il sintomo che ormai niente viene considerato per la gravita che merita.
Fonte: Gaystarnews
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