Racconti d'Estate - Il vicino di casa (1^ Parte)

Prologo
Come avete letto dal titolo, oggi pubblico la prima parte di un racconto che mi ha preso molto mentre lo scrivevo, ma tranquilli non si tratta di un'altra serialità, bensì di  un racconto diviso in due parti e che spero possa piacervi. Non vi anticipo nulla però, se dovessi vedere il vostro interesse, chissà che prima o poi Stefano e Cristian non riappariranno in questo blog. 
Buon mercoledì a tutti.
Francesco Sansone




Il vicino di casa - Prima Parte 
-          Forza, muovetevi, mica possiamo perdere tutto il giorno con questo trasloco. Diamine Macchia, fai attenzione con  quel divano e tu Spalla muoviti con quei comodini.
Le urla che quel traslocatore rivolge ai suoi impiegati che arrivano dritte dalla finestra dellamia camera, facendomi svegliare. Sotto la mia finestra e accanto la mia porta di ingresso si sta completando un trasloco e io manco lo sapevo. Negli ultimi mesi sono stato impegnato a lavoro e  a casa ci sono stato poco e niente, certo sapevo che l’appartamento accanto al mio fosse in vendita, ma non sapevo né che fosse stato venduto né che oggi si sarebbero trasferiti.
Dato i rumori e dato che ormai non riuscirei più a riprendere sonno, decido di alzarmi e iniziarmi a preparare. Dopo aver fatto una ricca colazione, mi chiudo nella doccia e mi  rinfrescandomi col getto gelido dell’acqua, buttavo via tutto il sudore della notte afosa appena conclusasi.
-          Anche oggi devo indossare giacca e cravatta, non ne posso più. Per fortuna fra qualche giorno andrò in ferie e potrò godermi 20 giorni di riposo. 
Questa estate ho deciso di non partire perché finirebbe come tutte le altre estati e al ritorno mi lamenterei dicendomi che avrei bisogno di una vacanza per riprendermi da quella appena conclusa. Così ho deciso di restarmene in città, chiuso in casa, andare in spiaggia dall’una fino al tramonto e uscire qualche sera e beccare qualcuno con cui divertirmi nel letto.
Uscito da casa, faccio il dribbling per evitare tutti quei lavoratori che salgono con in mano lampade, poltrone e altri componenti dell’arredamento del nuovo vicino di casa.
-          Mi scusi per questi rumori.
-          Prego?
-          Salve sono Stefano, il nuovo vicino di casa. Volevo scusarmi per il frastuono che i traslatori stanno facendo.
-          Ma non si preoccupi. Infondo in questa maniera, ho potuto fare tutto con calma diversamente dal solito.
-          Se è così, mi sento meno in colpa. Però ci tengo a scusarmi ugualmente. Stasera se vorrà, potremo bere qualcosa assieme, così mi dirà qualcosa di più su tutti gli altri vicini.
-          Ma ti prego, dammi del tu. Comunque io mi chiamo Cristian. Per quanto riguarda il qualcosa da bere assieme, non so. Per ora sono sotto con il lavoro e devo finire tutto entro due giorni, prima di andare in ferie, magari una di quelle sere, ci potremo vedere.
-          Come ti viene meglio. Adesso ti lascio, immagino ti stia facendo fare tardi
-          In effetti… - guardando l’orologio – s’è fatto un pochino tardi, meglio andare. Be’ ci vediamo presto
-          A presto – e dicendolo ci stringiamo la mano, mentre per qualche istante i nostri occhi si fissano reciprocamente nello sguardo altrui. Stefano è davvero un bel ragazzo, sarà più o meno della mia stessa età, sulla trentina, capelli biondi corti, fisico asciutto ma ben definito, insomma un po’ come me, anche se io non sono così asciutto come lui, anzi da un punto di vista di massa magra sono il doppio di lui e i miei capelli, benché corti come i suoi, sono scuri.

Stranamente riesco a finire tutto il lavoro che mi ero prefissato per la giornata entro l’orario di lavoro e così mi risparmio le ore di straordinario che ieri avevo preventivato di dover fare. Rientro a casa intorno alle 21:30, salendo le scale penso se debba o meno suonare alla porta di Stefano e accettare l’invito, ma alla fine penso che sia meglio evitare non sapendo se fosse in casa o quanto meno avesse già preso altri impegni. Spogliatomi del mio completo, mi infilo nuovamente sotto la doccia e canticchio le canzoni che ho messo in playlist. Finito di sciacquarmi, sento il campanello di casa suonare. Chiudo velocemente il rubinetto e avvolgendomi in un asciugamano, ancora gocciolante vado ad aprire.
-          Ehi, Ho sentito che eri rientrato e ho pensato, vuoi vedere che il mio nuovo vicino non si fa sentire perché pensa che ormai mi sia organizzato diversamente?
-          Non ci credo, mi hai letto nel pensiero.
-          Davvero? – e si mette a ridere. – Ma eri sotto la doccia? Scusami, ancora una volta oggi ti ho disturbato, stamattina con il trasloco e adesso con il mio invitarvi a bere una birra – e dicendolo alza il braccio con una mezza dozzina di bottiglie.
-          Non ti preoccupare. Ma che ci fai ancora sulla porta, accomodati.
-          Grazie – e ancora una volta i nostri occhi si sono incontrati con la stessa intensità del mattino.
-          Siediti pure sul divano, io spengo la musica, mi vesto e ti raggiungo.
-          No, lascia pure la musica. Anche io apprezzo le canzoni della Consoli.
-          Ok allora serata birra e Consoli. Due minuti e arrivo.
-          Fai con comodo.

Ricorda 
tu sei quello che non sa quando io piango 
e tu sei quello che non sa quando è il mio compleanno
quando vago nel buio.
Ma come posso darti l’anima e riuscire a credere
che tutto sia più o meno facile,
quand’è impossibile.
Volevo essere più forte di ogni tua perplessità.
Ma io non posso accontentarmi se tutto quello che sai darmi
è un amore di plastica

-          Eccomi!
-          Quando è il tuo compleanno?
-          Cosa?
-          Sì quando festeggi il tuo compleanno?
-          Perché questa domanda?
-          Non si può mai sapere… non vorrei che mi accusassi di essermelo dimenticato.
-          Ah, la canzone.
-          Anche – e mi passa una bottiglia.
-          Allora  che mi racconti? Come mai ti sei trasferito in una casa tutto da solo?
-          Ho chiuso con il mio compagno e per forza di cose ho dovuto cambiare casa.
-          Ah, mi dispiace, non volevo sembrarti invadente.
-          Ma non lo sei stato. Tu hai fatto una semplice domanda e io ti ho risposto, spero che il sapere che sono gay non ti metta in difficoltà.
-          Ma che dici, figurati.
-          E tu come mai vivi in una casa così grande tutto da solo?
-          Ma sai… questa era la casa dei miei. Loro si sono traferiti in un’altra città e io ho preferito restare qui anche per lavoro.
-          E non hai nessuno con cui dividere queste mura di notte?
-          No… oddio non proprio, ogni tanto qualcuno viene, ma poi non torna mai.
-          E perché?
-          Per il semplice motivo che non richiamo.
-          Hai capito, il nostro Cristian è un playboy.
-          Ma no, quale playboy… è che non ho mai incontrato la persona giusta.
-          Uh la frase famosa…
-          Cioè?
-          Sì!  Questa è la frase che tutti i playboy dicono per giustificare la loro voglia di sesso senza complicazioni.
-          E tu che ne sai?
-          Diciamo che l’ho usata per molto tempo anch’io in passato, solo che poi ho incontrato quella persona giusta o quanto meno avevo voglia di vedere cosa si prova a stare in coppia.
-          E come ti è sembrata questa esperienza?
-          Bella finché è durata. Un’altra birra? – Senza rendermene conto ho buttato giù tutta la bottiglia.
-          Sì, è così fredda che è un piacere mandarla giù.
-          Birra sia . – e me la passa. – Mi dicevi stamattina che tra due giorni andrai in ferie. Cosa hai deciso di fare? Partirai?
-          No quest’anno ho preferito restare qui e rilassarmi un po’. Mare, serate con gli amici e.. – sto per dire beccare qualcuno con cui scopare in discoteca, ma mi blocco
-          … e trovare qualcuno con cui scopare magari in discoteca. Stavi per dire questo?
-          Inizii a spaventarmi, lo sai?
-          No, no, non temere. Il fatto è che tu mi ricordi molto il me di qualche anno.
-          Dai non mi prendere in giro.
-          Non lo sto facendo, dico seriamente, anch’io ero così anzi ad essere sinceri stavo pensando quando ho preso casa di riprendere quella vita e sapere che tu non parti mi da la spinta in più.
-          In che senso?
-          Nel senso che se vorrai avere pena di un giovane trentenne appena arrivato in città e che non conosce nessuno a parte te e vorrai portarlo con te qualche sera per trovare qualcuno con cui uscire, mi faresti contento.
-          Dici sul serio?
-          Sì, sempre  che non ti sembri un po’ troppo appiccicoso.
-          Ma no figurati. Anzi se vorrai tra due giorni vado a mare, ti va di fammi compagnia?
-          Considerando che sono in ferie fino a metà mese e che non ho altri impegni…
-          Ma stai facendo il difficile?
-          No, no… scherzavo. Certo che vengo, tanto sono sicuro che tu vai al mare sempre verso l’una del pomeriggio, giusto?
-          Esatto. Allora è fatta. Fra due giorni all’una si va al mare.
-          Benissimo. Adesso vado. S’è fatto tardi e non vorrei che domani non ti svegliassi in tempo per andare a lavoro.
-          E sì. Comunque se ti va domani sera offro io le birre.
-          Sì però domani a casa mia, così ti mostro il mio appartamento.
-          Ci sto.
-          Buona notte – e dicendolo se ne va e ancora una volta i nostri occhi si fissano con intensità. Nel suo sguardo rivedo molto il mio. C’è un mix di sensualità, sessualità e bastardaggine che fanno cadere tutti ai miei piedi. Forse ha ragione è proprio come me.

Fine prima parte.
Rubrica a cura di Francesco Sansone
Locandina a cura di Giovanni Trapani