Marte inverso - 2 ^ puntata (Spin off di Un nuovo mondo)


Prologo
Dopo avervi lasciati all’oscuro su cosa fosse Marte Inverso fino alla lettura della sua prima puntata, dove avete scoperto che si tratta dello spin off di Un nuovo mondo, oggi voglio parlavi un po' di cosa si tratta nello specifico. Protagonisti di questa nuova avventura sono Simone, il proprietario del Pub e figlio di Carla, la governante di Fabrizio, e Ale, l’amico di Manu protagonista, insieme a Daniel della seconda storia principale che ha caratterizzato la stagione appena conclusa del racconto a puntate. Mentre vi scrivo mi rendo conto che Ale è alla sua terza apparizione in questo blog, debuttando prima nel racconto d’estate “La festa d’estate” e poi approdando in  "Un nuovo mondo", giuro che quando ho scritto il racconto d’estate mai avrei immaginato a scrivere qualcosa di questo tipo, ma è andata così.
Chi ha letto durante tutto l’inverno il racconto principale, sa che avevo dato un indizio di questa nuova avventura, e sa più o meno cosa succederà fra Simone e Ale, ma non sa cosa è successo prima, dato che i due parlando con Fabrizio si sono soltanto limitati a dire sommariamente un po’ di cose. Insomma qui avrete modo di conoscere bene tutte le dinamiche e tutto ciò che è successo fra loro, ma anche i loro passati, permettendovi di apprezzare i due personaggi nelle restanti 7 settimane di attività prima della pausa estiva.
Bene non aggiungo altro e vi lascio alla seconda puntata, incentrata su Ale e sulla sua vita, oltre che sulla nascita della sua amicizia con Manu.
Buon divertimento

Francesco Sansone





2^ Puntata

Ale

Mi chiamo Alessandro, ma per tutti da sempre sono semplicemente Ale e per tutti intendo i miei amici, dato che non ho mai avuto una famiglia. Sono cresciuto in una casa famiglia dopo che i miei genitori si sono disfatti di me come si fa con un sacco di spazzatura. Arrivai in quel posto che diventò la mia famiglia quando avevo 6 anni e la mia vita non è stata semplice, però è grazie a quel posto che ho potuto studiare e diventare un insegnate universitario di Letteratura. Quando a 18 anni dovetti lasciare la struttura, mi trovai un lavoro e grazie al mio stipendio e ad alcuni soldi che mi aveva donato Fabiola, una delle psicologhe della casa famiglia che mi ha sempre motivato a studiare quando si rese conto delle mie capacità, mi sono iscritto all’università e ho potuto affittarmi una stanza.  Ricordo ancora il giorno in cui andai a vedere quella che è stata la mia casa durante i miei mesi da studente. Era un giorno di settembre, avevo appena versato le tasse universitarie e mi ero recato in quel palazzo, nei pressi dell’ateneo, dopo aver ricevuto la telefonata del padrone di casa. Quando lo vidi, rimpiansi la mia stanza della casa famiglia, e lo giuro ce ne vuole. Tuttavia dato che il prezzo era accessibile alle mie finanze, non feci il difficile e presi la stanza. Dividevo la casa  con altri tre ragazzi, tutti studenti di economia troppo impegnati a farsi i cazzi propri per creare un rapporto con me, ma ci ero abituato a vivere con tanta gente e sentirmi solo.

Il primo giorno di lezione, mi sentivo un pesce fuori d’acqua, però mi sono preso di coraggio e non mi sono abbattuto, anche grazie alla conoscenza di due ragazzi che da lì a poco divennero i miei migliori amici. Si chiamavano Carlo e Giorgio, con loro, che vivevano la loro omosessualità alla luce del sole, riuscii a capire cosa fosse quell’attrazione che provavo ogni volta che stavo accanto ad un altro ragazzo. Insomma ero gay e non me ne ero mai accolto. Nella casa famiglia non si parlava mai di queste cose, veramente non si parlava quasi di niente. Quando presi coscienza della mia sessualità ero insieme a loro due. Loro sono sempre stati dei festaioli  e una sera mi portarono ad una festa. Fu lì che conobbi un ragazzo che dopo averci provato spudoratamente, mi disse di seguirlo e arrivati in una stanza qualunque della casa, mi diede il mio primo bacio e da lì capii chi ero e cosa volevo, e per la prima volta nella mia vita non mi sentivo a disagio e ottenni subito quello che volevo.

Dopo quella sera vidi quel ragazzo ancora altre tre volte, ma poi ci dicemmo addio perché troppo diversi. Però nella vita chiusa una porta, si apre un portone sempre. E il portone che si aprì fu quello del palazzo dei miei amici che mi proposero di trasferirmi con loro perché i loro due coinquilini si erano laureati e adesso c’erano due stanze libere. Quando sistemai le mie cose in camera, sentii un’altra sensazione mai provata prima: mi sentivo a casa. Mi trovavo bene con Carlo e Giorgio e in quella casa ogni giorno c’era un via vai di ragazzi che non vi spiego. Restava però un problema da risolvere: trovare un nuovo coinquilino che potesse meritarsi la nostra “ospitalità”. 

In quel mese avremmo visto non so quanti ragazzi, ma nessuno era all’altezza, fino a quando non suonò alla porta colui che sarebbe diventato “il 4 moschettiere” o forse sarebbe meglio dire “puttaniere”.
-          Come ti chiami?
-          Manu?
-          Sì, Manu, perché?
-          No, era il nome della mia ultima… scopata – disse Giorgio per vedere come avrebbe reagito.
-          Davvero? L’ultimo con cui ho scopato si chiamava… non me lo ricordo.. è un problema?
-          Problema? – continuò Giorgio – No quale problema, sapessi quanti nomi ho dimenticato ancor prima di farmelo succh…
-          Ok, ok Giorgio, penso che a Manu non importi. – lo bloccò Carlo
-          No, no tranquillo, anch’io ho il tuo stesso problema. Non riesco a ricordarmi i nomi… che ci posso fare?
Quelle sue risposte ci fecero guardare negli occhi e decidere che fosse quello giusto. Glielo dicemmo in quell’istante e lui ne fu felice. Da quel giorno loro tre sono diventati la mia famiglia e rimasero con me sempre, soprattutto io e Manu diventammo inseparabili. Era per me il fratello che avrei sempre voluto, e anche se era un bel combina guai, mi sentivo sempre di proteggerlo, perché nei suoi occhi c’era sempre una patina triste che mi faceva capire che pure lui ne avesse viste tante. Come vi dicevo, loro mi rimasero accanto, e continuano a farlo anche ora, in tutti i momenti, come quando venni chiamato da Fabiola dicendomi che doveva comunicarmi qualcosa, e così, insieme a loro, tornai alla casa famiglia. Era sempre uguale e benché i ragazzi cambiavano le cose erano le stesse. Quando entrammo nell’ufficio di Fabiola e mi disse che era felice che avessi trovato la mia dimensione e mi comunicò che qualche giorno prima era venuto a cercarmi un avvocato. Aveva lasciato un numero di telefono sul quale contattarlo. Lasciata la struttura ed entrati in macchina furono i miei amici a dirmi di chiamare per vedere di cosa si trattasse e quando l’avvocato mi comunicò che c’era un testamento lasciato da mio padre, furono ancora loro a dirmi di andare in giornata allo studio legale.
Ci ricevette la segretaria, un ragazza molto bella, ma tanto antipatica che, con una voce nasale e pronunciando tutte le vocali chiuse, ci disse: “accoumoudaoteivii. L’avvoucaotou vii riiceiveirà a brevei”. Quando tornò alla sua postazione, Carlo e Giorgo iniziarono a farle il verso e non smettemmo più di ridere, fino a quando non tornò di nuovo dicendo: Preigou, euntraotei”, mentre Giorgio la guardava fissa negli occhi e le disse: “Graziei”.
-          Prego sedetevi. Allora veniamo al dunque, l’ho contattata perché devo leggerle il testamento che suo padre le ha lasciato.
-          Mio padre… mi ha lasciato un testamento. Ma se mi ha abbandonato quando ero un bambino.
-          Proprio per questo, ha deciso di darle questa eredità. Negli ultimi anni lui e sua madre si erano pentiti per quel gesto, ma hanno pensato che fosse la cosa migliore da fare per garantirle una vita migliore. Quando lei venne al mondo non avevano come sostenersi e non volevano che facesse una vita di privazioni…
-          Sì, come se nella casa famiglia avessi fatto una vita da re!
-          Comunque. Dopo che l’hanno lasciato…
-          Abbandonato
-          … abbandonato, sono riusciti a costruirsi un piccolo impero, tanto che volevano venire a riprenderla, ma sua madre morì e suo padre non se la senti di tornare da lei. Con gli anni entrò in una depressione che a poco a poco lo ha portato alla morte, però non s’è mai dimenticato di lei, per questo ha redatto questo testamento che vado a leggerle: “ In pieno delle mie capacità mentali, lascio tutto il mio patrimonio a mio figlio Alessandro. A lui andranno tutti i miei risparmi, pari a 50 mila euro; inoltre prenderà possesso della casa, con vista sul mare che ho comprato direttamente a nome suo.” Ecco questo è tutto quello che le aspetta.
-          50 mila euro e una villa a mare?
-          Esatto, inoltre…
-          C’è dell’altro?
-          Sì, ci sono queste due lettere. Una è di sua madre, mentre la seconda è di suo padre. Prego le prenda. Queste invece sono le chiavi della casa e questa. In questo bigliettino invece troverà tutti i dati della banca.


***


-          Ragazzi – dissi appena rientrati in macchina – vi va se andiamo in quella casa?
-          Adesso? – mi chiesa Carlo
-          Sì, se per voi non è un problema.
-          Andiamo! – affermò Ale – Credo che tu abbia aspettato già troppo. Andiamo a prenderti quello che ti spetta – e così ci mettemmo in viaggio. Quando arrivammo all’indirizzo, ci trovammo di fronte un cancello grandissimo.
-          Porca troia che villa. Sembra una reggia! – Esclamò incredulo Giorgio
-          Dai, entriamo. – Non appena messo piede lì dentro, una strana amarezza mi invase. Non dissi nulla, mentre i miei amici gridavano come bambini al luna park.
-          Sai che feste potremmo farci qui dentro? – disse avvicinandosi con gli occhi pieni di speranze Carlo
-          Feste? – risposi
-          Sì, feste. Ragazzi, alcool e soprattutto sesso
-          Feste dici?
-          Sì, feste, - risposerò questa volta tutti assieme riuniti intorno a me
-          Sì, feste! Questa diventerà la sede delle feste più cool e trasgressive dell’intero posto, soprattutto, d’estate.
-          Già! Immagino già gli inviti “ Venite alla  Festa d’estate: dove tutto è concesso a tutti”. Non vedo l’ora – fu così che nacquero le feste che da quel momento in poi ci avrebbe garantito tanto sesso durante tutte le nostri estati, almeno è stato così fino all’anno scorso.
Fu proprio in una di quelle serate che conobbi Luigi, il mio primo e vero fidanzato con cui ebbi una relazione che durò per due anni. Fu una storia romantica, ma allo stesso tempo complicata. Luigi mi accusava sempre di non dedicargli le attenzioni che invece offrivo ai miei amici. Quando ci lasciammo mi accusò di non essere in grado di amare nessuno se non come amico, e infondo lo sapevo. Non so perché ma ogni volta che vivevo una storia d’amore non mi lasciavo mai andare come invece lo facevo con i miei amici e non so se fosse perché non avessi avuto un modello da seguire o semplicemente perché mai e poi mai avrei messo da parte quelli che per me sono la mia famiglia.
Purtroppo finita l’università, il lavoro ci ha portati a prendere strade diverse. Carlo e Giorgio infatti hanno vinto una cattedra in delle scuole fuori città e quindi ci vediamo solo poche volte d’inverno e aspettiamo sempre l’estate per tornare a vivere quelle giornate di divertimento e spensieratezza. Invece Ale e io abbiamo avuto al fortuna di insegnare all’università e dividiamo ancora l’appartamento e di questo sono felice, anche se adesso sono un po’ preoccupato perché sta attraversando un periodo difficile perché non sa come vivere il suo amore per un suo studente che ha conosciuto per caso l’estate scorsa.
-          Ti va di andare all’inaugurazione di questo nuovo pub? – gli ho chiesto non appena è rientrato, cercando di tirarlo su di umore
-          Scusa Ale, ma proprio oggi non me la sento di uscire.
-          Dai vieni, non lasciarmi da solo con i miei colleghi
-          Davvero, magari la prossima volta.
-          Sicuro che posso lasciarti da solo?
-          Sì non ti preoccupare
-          Come vuoi. Allora vado.
-          Ciao Ale…
Continua…