Marte inverso - 1^ Puntata

Prologo
Inizia oggi Marte Inverso, un nuovo racconto a puntate che vi farà compagnia nelle restanti 8 settimane di attività del blog prima delle vacanze estive. Non vi anticipo nulla sulla storia, voglio lasciarvi la sorpresa della scoperta durante la lettura della 1^ puntata. Sperando che anche questa nuova storia vi piaccia, vi auguro una buona lettura.
Buon fine settimana a tutti.

Francesco Sansone



1^ Puntata 


Finalmente oggi aprirà il mio pub Marte Inverso. Dopo mesi e mesi di lavori e di preoccupazioni, da questa sera vedrò realizzato il mio sogno di sempre. Sin da quando avevo 16 anni avevo in mente di creare un piccolo spazio mio da poter gestire e dove poter unire le mie passioni, l’alcool, la musica e la vita notturna. Quando dissi a mia madre che avrei dopo la maturità lasciato gli studi per intraprendere questo passo, lei mi rispose che se questa era la mia decisione, lei non poteva fare altro che appoggiarmi, e a dire il vero lei ha sempre assecondato le inclinazioni mie e di mia sorella. Dopo che mio padre ci lasciò, mia madre si rimboccò le maniche e andò a lavorare come governante e spesso mi capitava di vederla tornare a casa con l’aria desolata, di chi ha dovuto subire i caprici di donne troppo impegnate a curare i propri sfizi per badare alla casa, ma che non volevano rinunciare al titolo di padrone di casa che detta legge. Per fortuna sua, e anche nostra, quando avevo 14 anni iniziò a lavorare a casa di una giovane coppia che la trattò e continua a trattarla come una di famiglia, soprattutto il figlio della coppia vide in mia madre una figura in cui ripararsi in qualsiasi momento e anche mia madre lo vedeva e lo vede come un terzo figlio, tanto che ogni volta che torna a casa non fa altro che parlare del suo ometto, anche se questo ometto adesso ha 18 anni. Anche io sono legato a questo ragazzo perché per uno strano caso del destino, ci fu lui a consolarmi quando mi trovai a soffrire perché il mio primo fidanzato mi lasciò senza un perché da un giorno all’altro. Avevo da poco scoperto la mia omosessualità e ancora non sapevo gestire questa vita che mai prima di quel momento avevo sentito nominare. Ricordo che fu proprio grazie al mio primo ragazzo, Stefano, che capii che mi piacevano i ragazzi. Lui era di un anno più grande di me e frequentava la mia stessa scuola. Avemmo modo di conoscerci tramite un’ assemblea di istituto. Sia io che lui eravamo i rappresentanti delle rispettive classi. Quando lo vidi, restai colpito da lui, dal suo modo di fare che affascinava chiunque lo incontrasse e lui ne era consapevole così come era consapevole che il suo avvicinarsi a qualcuno era l’inizio del suo corteggiamento, e fu così anche nel mio caso. Quel giorno io arrivai un po’ più tardi rispetto agli altri, perché l’interrogazione di italiano duro più del dovuto e quindi quando entrai nella classe scelta per sala riunione, tutti erano seduti e per non disturbare colui che stava parlando in quel momento, decisi di restare in piedi appoggiato al muro. Fu proprio in quel momento che lo vidi e che lui vide me. Mi fece segnale di avvicinarmi, si spostò un po’ facendo in modo che la sedia ci potesse ospitare entrambi. Iniziammo a parlare e non appena finita la riunione, mi invitò a bere un caffè in sala mensa. Da quel giorno diventammo inseparabili, passavamo le giornate assieme e spesso capitava che venisse a casa mia quando mia madre era a lavoro e mia sorella a studiare all’università, dove seguiva il primo anno di giurisprudenza. La prima volta che mi baciò fu a casa mia, in uno di quei pomeriggi. Era venuto a trovarmi e mentre ascoltavamo alla radio Oggi sono io di Alex Britti, che poi nella mia mente divenne la nostra canzone, si avvicinò a me e improvvisamente mi baciò. Ero in preda a sensazioni che non sapevo controllare, ma che mi facevano stare bene.
-          Stai bene? – mi disse quando le nostre bocce si separarono
-          Sì.
-          Ti dispiace che l’abbia fatto? – tornò a domandarmi
-          Non lo so – risposi ancora stralunato dall’accaduto
-          Allora lo rifaccio, almeno saprai cosa rispondere – e così e nostre labbra si toccarono di nuovo. – Allora ti è dispiaciuto?
-          No, per niente – e questa volta mi avvicinai io a lui baciandolo, perché divenuto avido di quelle labbra.
Da quel momento in poi Stefano venne ogni pomeriggio a casa mia e ogni volta sperimentavamo qualcosa di nuovo, fino a quando non compiemmo il grande passo. Fu sempre lui a chiedermi se mi andasse e io, ormai schiavo del mio sentimento per lui, non aspettando altro, con un cenno del capo gli faci capire che lo desideravo, e così ci ritrovammo nudi e in breve io accolsi il suo corpo in me.
Però le cose cambiarono da un giorno all’altro e Stefano si faceva sempre più distaccato, se lo chiamavo a casa mi sentivo rispondere che non c’era e a scuola trovava sempre una scusa per liberarsi di me se lo fermavo. Stavo male per questa situazione, a 15 anni avevo scoperto l’amore fisico in una maniera così dolce, con il ragazzo che mi piaceva e poi mi ritrovai da solo a dover vivere la mia prima delusione d’amore di cui non potevo parlare a nessuno.
La scuola era finita e le vacanze estive mi mettevano ancora di più una certa malinconia perché mi facevano pensare alle vacanze organizzate con Stefano e che erano sfumate nel nulla come colui che le aveva volute organizzare. Un giorno mia madre mi chiese se volessi andare con lei a lavoro e poi, da lì, nel pomeriggio a fare un po’ di spese per tirarmi su. Accettai e così mi ritrovai a passare la mia giornata con l’ometto di mia madre.
Era un ragazzino di 12 anni dolce, educato che esprimeva una gran dolcezza e una ottima educazione, anzi mi sembrava più grande dell’età che aveva. Aveva intuito che in me qualcosa non andava e continuava a chiedermi se tutto andasse bene e io gli rispondevo di sì anche se il viso diceva tutt’altro. Mi trovavo in camera con lui quando dalla radio sentii

E mi piaci per davvero anche se non te l’ho detto
Perché è squallido provarci solo per potarti a letto
E non me ne frega niente se non è successo ancora
Aspetterò quand’è il momento
E non sarà una volta sola

E iniziai a pensare al giorno in cui io e Stefano ci baciammo e senza rendermene conto iniziai a piangere di fronte al ragazzino, di fronte a Fabrizio. Lui non disse nulla, preferì lasciarmi sfogare in silenzio, posizionandosi accanto a me. Lo abbracciai e continuai a piangere per non so quanto tempo e in tanto ripetevo “perché a me, perché a me”.
Aspettò che mi calmassi per lasciarmi e recarsi in cucina. Tornò con un bicchiere d’acqua in mano e un sorriso dolce sul volto.
-          Prendi
-          Grazie – e mandai tutto d’un fiato l’acqua in gola
-          Ne vuoi ancora?
-          No, grazie
-          Di niente. Mi ha detto tua mamma che tra cinque minuti dovete andare. Si sta cambiando
-          Ok.
-          Forse dovresti sciacquarti il viso.
-          Sì, forse hai ragione.
-          Vieni, ti accompagno in bagno
L’acqua del rubinetto era così fredda che mi fece venire un brivido piacevole sul viso. Intanto dalla porta sentivo mia madre che chiedeva a Fabrizio dove fossi.
-          Carla, Simone è in bagno. Mi piace, è simpatico
-          Sono contenta di saperlo.
-          Anch’io – e a queste ultime parole uscii dalla porta.
-          Mamma possiamo andare.
-          Va bene. Piccolo mi raccomando non combinare guai. La tua mamma arriverà tra poco.
-          Carla, ho 12 anni ormai, non sono più un bambino
-          Per me lo sarai sempre.
-          Se ti fa felice, allora lo sarò per sempre.
-          Sei un amore. – e le diede un bacio.
-          Ciao Simone, torna presto
-          Sicuramente. Grazie per quello che hai fatto, ti devo un favore.

Dopo quel giorno rividi Fabrizio dopo un anno, ma finalmente ero riuscito a dimenticarmi di Stefano  e stavo molto meglio, tuttavia mia madre non fa altro che parlarmi di lui, anche stamattina che in teoria sarebbe il giorno più importante della mia vita.
-          Oggi il mio ometto inizia l’università
-          Cosa?
-          Fabrizio oggi inizia le lezioni all’università
-          Mamma è mai possibile che anche oggi che per me è un giorno importante la prima cosa che sai dirmi riguarda il tuo ometto?
-          Non fare lo stupido, Simone. Lo sai che sono emozionata pure per te, però…
-          … oggi è il primo giorno di università per Fabrizio! Sai che stai diventando monotona? – le dico stuzzicandola.
-          Ti raggiungo nel pomeriggio al locale per aiutarti a pulire?
-          No mamma, tu quando verrai lì, dovrai essere servita e riverita come una regina, quindi non pensare di alzare un dito, e poi ci sono i camerieri e il Pedro, il barman, che ci penseranno.
-          Ma…
-          Niente ma! Oggi tu sarai la mia regina portafortuna. Adesso ci pensiamo io e Marzia a te.  Sei pronta? Ti do uno strappo io, devo andare al pub
-          Così presto?
-          Sì, devo sistemare le ultime cose. Dai Carletta, muoviti.

Continua…

Rubrica a cura di Francesco Sansone
Locandina a cura di Giovanni Trapani