L'angolo di P - A come Amore Angosciante




A come Amore Angosciante

L’estate successiva al terzo anno di scuola è stat forse la prima in cui mi sia sentito un po’ più autonomo nelle mie conoscenze rispetto mio cugino Alfredo. Mi ero sempre appoggiato a lui per conoscere gente che poi facesse parte della mia vita o per migliorare i rapporti con quelli che già conoscevo di mio. Ma nell’ultimo periodo di scuola e per tutta l’estate di quell’anno ho iniziato a prendere coraggio e mostrare la voglia di comunicatività che c’era in me facendomi avvicinare ai miei compagni di classe fino a quel momento frequentati solo per sporadiche occasioni e conoscendo nuove persone come Luisa, Cecilia e Stefano. Questi tre ultimi raggi di sole estivo sono stati fondamentali per molti anni a seguire della mia vita soprattutto Luisa. Con Luisa avevo stretto un rapporto davvero fraterno e mi ero subito trovato molto bene a parlare e confrontarmi anche se lei aveva un paio di anni in più rispetto a quelli che avevo io. Sceso dalla villeggiatura mi apprestavo finalmente a frequentare il quarto anno delle superiori. Avevo ripreso i rapporti con Marzia e Ursula, rapporti anche questi cementati da pomeriggi di studio intenso e con loro le stagioni dopo la calda estate trascorsa non furono male. Ci ritrovavamo molto spesso insieme condividevamo interi pomeriggi a studiare e scherzare e giocare ad una console che andava molto in voga in quegli anni. Matilde e Lucrezia e di conseguenza Alfredo facevano ancora parte della mia vita sociale, ma erano più le volte in cui litigavamo, anche a causa di queste nuove conoscenze, che le volte in cui si stava bene insieme. Non mi soffermo molto su questo anno scolastico. Tremendo dal punto di vista del profitto e solo grazie al contributo di Marzia e Ursula ho potuto recuperare l’anno senza trovarmi costretto a ripeterlo.

Alla fine di questo ennesimo mattone di liceo mi sono ritrovato diciottenne.

Fu alla maggiore età che conobbi cosa significava amare una persona. Fu nell’estate che segui questo mio importante compleanno che capii che io non potevo avere ciò che volevo con grande facilità. Quando iniziavo con mia madre a salire nella casa al mare per i week end ero felice perché potevo vedeere con più facilità Luisa che abitava in quelle zone. Ma la vera sorpresa quell’anno me l’avrebbe fatta…Stefano. Lo rivedevo quell’estate dopo qualche mese che non ci si vedeva e quando comparve la prima volta ai miei occhi in quel debole sole di Giugno mi si accellerò il battito del cuore in un solo istante. Con Luisa eravamo andati a fumare una sigaretta in una scogliera vicino le nostre residenze. Avevamo passato li tantissime sere di fine estate scorsa quando avevo conosciuto lei e i suoi cugini e stavamo parlando del più e del meno. Con lei mi ero sentito e visto molto di più di quanto avessi fatto con Cecilia e Stefano durante il resto dell’anno appena trascorso. Mentre boccheggiavamo con la sigaretta in mano e parlavamo del più e del meno spunta dalla strada un ragazzo in sella ad un motore a me familiare. Non era palestrato ma tonico nella sua statura, la testa rasata e due occhi vispi. Più si avvicinava più pesavo di conoscerlo ma non riuscivo a capire bene chi fosse. Quando si fermò davanti a noi capii chi era e perché non l’avessi riconosciuto!

Stefano scese dal motore e ci venne a salutare, ma non era lo stesso Stefano che avevo conosciuto l’estate prima e visto l’ultima volta sei mesi prima di quell’incontro. Aveva perso del tutto la sua aria imbarazzata e puerile. I suoi occhi si erano colorati di vita e di intrigante bellezza. Non era più goffo e spaventato ma sicuro di se, era diventato in sei mesi un piccolo grande uomo? Era bastato cosi poco tempo per stravolgere il suo ego? E la sua fisicità ne aveva giovato parecchio. Più lo guardavo più mi accorgevo che non lo osservavo con innocenza, mi piaceva davvero tanto questo nuovo Stefano che mi si poneva davanti. Mi sentivo stordito da quel cambiamento. Capii ben presto che la mia attrazione verso di lui non potevo sopirla o sopprimerla con facilità come le altre. Il mio rapporto con lui cambiò radicalmente, non solo perché ero palesemente attratto dalla sua bellezza ma perché anche lui aveva fatto dei passi da gigante. Era più propenso a dialogare e comunicare con le persone, e con me si trovava bene a parlare e scherzare anche in maniera fisica, cosa che mi provocava un po’ di imbarazzo. Scoprii ben presto che per lui nutrivo un affetto un po’ più profondo di quello che si prova per un amico. Per arrivare a ciò però devo fare un salto temporale di un altro anno. Si perché in effetti quello che ho passato con Stefano è durato in effetti un anno…nella mia testa. Alla fine dell’estate il mio umore cambiava a seconda che lo vedessi spuntare oppure no. Il mio cuore si riempiva di estrema gioia a vederlo arrivare in motore e fermarsi davanti il cancello della casa al mare. Mi si apriva il cuore a sentire chiamarmi da lui per uscire dalla casa e farlo entrare in casa. Quando capitava che dovessi andare con lui al mare dandomi un passaggio con il motore mi sentivo la persona più felice di questo mondo. Ma sapevo che la mia felicità era destinata a diventare dolore e tremenda tristezza. E ovviamente la sera è complice in questo processo di trasformazione. Le ultime settimane di quella splendida estate sono state tremende soprattutto la sera. Tornati dalle nostre uscite mi ritrovavo da solo nel mio letto a pensare intensamente ed incessantemente a Stefano e a quanto sarebbe stato bello poter vedere ricambiare i miei sentimenti. In quelle sere pregavo il Signore perché mi potesse dare la possibilità di consumare l’amore che provavo per lui. Volevo a tutti i costi poter donargli il mio cuore con la certezza che lui lo potesse prendere e prendersene cura. Mi addormentavo con le lacrime agli occhi perché sapevo che era eterosessuale e che non potevano esistere miracoli simili per far si che il mio sogno d’amore si tramutasse in colorata realtà. Dovevo chiedere al Signore che lui si svegliasse omosessuale o ch io mi svegliassi donna cosi da poter vedere di giocare con le carte in regola in questo gioco tremendo che è l’amore? Potevano mai accadere miracoli del genere?

La mattina mi svegliavo senza trovare alcun cambiamento al mio corpo, nessuna sporgenza sul petto, nessun tratto delicato che mi suggerisse un miracolo fosse avvenuto, e sapevo che lui non poteva mai diventare ciò che non era fin dalla nascita. Nell’istante in cui concretizzavo questo dato di fatto puntualmente i miei occhi si bagnavano di lacrime amare perché sapevo che questa volta era difficile uscirne indenni o quanto meno poco ammaccati. Mi sarei consumato per questo amore impossibile e angosciante. Non era cosi che avevo idealizzato il concetto di amore. Va bene sentirsi una tenaglia nel cuore ma non continuamente stretta su di esso e soprattutto fino a farlo sanguinare in tal modo. Quanto è vera la frase di una canzone che mi sovviene in mente:

“si può amare da morire ma morire d’amore no!”

Ho davvero passato dei momenti terribili con questo sentimento che non ho mai potuto liberare, che non ho potuto mai far volare per il cielo ma che ho dovuto sempre tenere legato nel mondo dei sogni. Però con il tempo ho saputo domarlo e sentirne meno il peso opprimente dell’insoddisfatta e irrealizzata consumazione. Prima ho scritto che è durato un anno questo roseo tormento, si perché Stefano ha fatto parte della mia vita per molti anni ma dopo alcuni mesi la rassegnazione ha preso il sopravvento e non so ancora spiegarne il motivo ho lasciato questo sentimento consumarsi dentro di me, consumare me per estinguersi(poi ovviamente più gli anni passavano, più le situazioni mi hano portato a dimenticare il lato rosa di quell’aitante ragazzo che mi ha fatto perdere la testa a diciotto anni).

Posso dire che il mio primo vero amore è stato lui? A livello mentale sicuramente ma senza ombra di dubbio dovevo aspettare tempi più maturi per gustarne tutti i lati di questo bellissimo sentimento perché non è mai completo secondo me se non è ricambiato e se non lo si riesce a liberare dalle tenaglie dell’anima per regalarlo a chi è destinato…

Alla prossima

Gianni