Racconti Brevi - Il vuoto

Prologo
Cosa siamo capaci di perdere per la paura di dire la verità e di affrontare la nostra realtà?  Il racconto di oggi mostra proprio questo aspetto mediante le considerazioni di un uomo che di colpo capisce cosa ha comportato la paura nella sua vita.
Francesco Sansone















Il vuoto
   Nella mia vita ho fatto tutto di nascosto, almeno per quello che riguarda i miei sentimenti. Da quando mi sono reso conto di essere gay, ho avuto sempre paura di questa condizione e ho preferito tacere tutto anche perché alla sola idea di doverne parlare con qualcuno dei miei cari, mi prendeva l’ansia e ancora oggi è così. Tuttavia non sono mai riuscito a sfuggire ai miei istinti carnali e ogni volta che avevo  la necessità di soddisfarli, escivo di nascosto e, come un fuggitivo, andavo a soddisfare i piaceri sessuali.

Però adesso che non sono più un ragazzino e il corpo comincia a cadere, agli occhi dei più giovani sono solo un vecchio che è meglio tenere alla larga. Sento l’esigenza di avere un compagno al mio fianco con cui trascorrere le mie giornate. Questo desiderio sembra non essere destinato a realizzarsi e giorno dopo giorno ne ho sempre più la prova. L’altro giorno ad esempio ho subito l’umiliazione più grande che un don Giovanni come me si potesse sentir dire da chi si corteggia con garbo. Ero in discoteca, perché benché gli anni siano più di 70 non riesco a rassegnarmi ad una vita casalinga, e ballando e adocchiando qua e là, vedo, nel suo, splendore un ragazzo alto, con addosso solo i jeans, che si dimenava mostrando ogni singolo muscolo del suo corpo modellato. Mi sono avvicinato con determinazione a lui e mi avvicinai al suo orecchio sussurrandogli di appartarsi con me e lui, ridendomi in faccia, mi ha risposto con un secco: “Nonno se devo fatti da badante, mi devi pagare”. Sono rimasto gelato, la musica non arrivava più alle orecchie, la gente improvvisamente era come se non ci fosse più e io ero al centro in una stanza buia a rendermi conto che, ormai, il mio tempo è finito e che i ragazzi mi vedono solo come un vecchietto arrapato.

Lasciai la discoteca e me ne sono ritornato a casa. Aprendo la porta, accesi la luce e per la prima volta ho preso coscienza che ad aspettarmi non c’è mai nessuno. Chiudo la porta e dirigendomi in cucina, ho aperto il frigo prendendo un po’ di cose da mangiare e sedendomi comodamente sul tavolo e premendo il tasto del telecomando, mordendo un pezzo di formaggio e del pane, ho cominciato a vagare con la mente e tornando nei ricordi di tutta la mia vita, a tutta quella paura che mi ha impedito di costruirmi una vita normale con un compagno d’amare e da cui essere amato. Eppure una volta mi innamorai di un ragazzo. Si chiamava Vittorio e con lui ho vissuto una relazione nascosta per 2 anni, ma quando lui, stufo di questa situazione, mi chiese di scegliere tra lui e la mia paura, io ho scelto quest'ultima, perdendolo per sempre.

Adesso che la paura non ha più motivo di esistere e tutte le persona a cui avevo timore di dire che mi sento felice solo fra le braccia di un altro uomo sono quasi tutte andate via, mi rendo conto di non aver  vissuto nulla e ora raccolgo quello che ho seminato: il vuoto.