L'Angolo di P - Il corteo del Buio: Una luce nel buio, strada facendo

Prologo: Io sono Io lavoro
Da marzo l'arcigay ha dato vita ad un progetto che si chiama Lotta all'omofobia e promozione della non discriminazione sui luoghi di lavoro come strumento di inclusione sociale che nasce con lo scopo di fermare le discriminazioni di tipo sessuale sul posto di lavoro. Martedì 3 maggio 2011 ne sapremo di più tramite l'intervista di Altri Mondi a Raffaele Lelleri, responsabile scientifico del progetto, intanto se volete, potete rispondere al sondaggio presso il sito Io sono Io lavoro  oppure se avete subito o state subendo discriminazione per il vostro orientamento sessuale, potete raccontare la vostra esperienza ai responsabili del progetto  (per accedere alla e mail, cliccate qui).

Adesso vi lascio a L'angolo di P, dove oggi Gianni ci racconterà del suo bisogno di dire a qualcuno quello che si teneva dentro già da troppo tempo.


Francesco Sansone



Il corteo del Buio:
Una luce nel buio, strada facendo



Il terzo anno di liceo mi ha davvero portato tantissime novità, anche se queste ancora ben poco servivano a farmi prendere coscienza di me e della vita o di come andasse vissuta. I miei turbamenti emotivi e le menzogne create senza che nemmeno me ne rendessi conto mi portavano una grande tristezza nel cuore; se durante i giorni dei week end mi divertivo con gli amici nel resto della settimana capitava che mi soffermassi a pensare a quanto fossi sbagliato, a quanto la mia vita non sarebbe stata mai felice pienamente e a quanto tutti i miei sogni d’amore non si potessero mai realizzare; tutto questo perché avevo paura di me, di quello che provavo e di quello che avrebbero potuto dire gli altri se solo avessero saputo i miei gusti sessuali.

Sentivo sempre più il bisogno di confrontarmi con qualcuno perché il condividere i miei più intimi pensieri con qualche persona di fiducia mi avrebbe probabilmente aiutato nei momenti in cui la mia allegria non riusciva a sovrastare il mio pessimismo sulla vita. Avevo però una grande paura ad aprirmi completamente ai miei amici perché andavo incontro a una loro reazione che poteva anche non essere positiva e soprattutto perché dirlo avrebbe solo dato ancora più concretezza a ciò che mi tenevo dentro. Fu proprio in questo anno che la mia paura fu meno forte dell’esigenza di condividere i miei reali stati d’animo. Oltre a tutti i miei conoscenti e amici che ho tentato di presentarvi negli episodi precedenti ce ne è una di cui ancora non vi ho parlato: Sara.

Sara è una delle persone più importanti della mia vita, è stata la luce nel buio di quegli anni spinosi, ha saputo confortarmi e far si che stringessi i denti fino a che non avessi capito di aprirli per prendere a morsi questa vita. La reputo cugina anche se in effetti non lo è tra i legami di sangue, ma le nostre famiglie si conoscono da quando siamo nati e siamo cresciuti insieme tanto da reputarci tali. Ricordo ancora quando le scrissi una lettera che poi le consegnai dove le confessavo che mi piacevano i ragazzi. Tremavo come una foglia al momento in cui gliela consegnai, sapevo che non sarei riuscito a dirglielo a voce e aspettai impaziente la sentenza. Mi sarebbe dispiaciuto perderla come amica se non avesse capito o non avesse accettato me per quello che realmente ero ma era troppo l’esigenza di parlare, di sfogarmi, di lasciare liberi quei pensieri che stavano diventando troppi e troppo pesanti dentro di me. Ovviamente letta la lettera mi abbracciò dicendomi che gliene poteva fregare ben poco cosa o chi mi piacesse. Fu cosi che trovai in lei la mia unica valvola di sfogo, il porto sicuro dove lasciare il carico dei miei pensieri e scaricarli con il suo aiuto scandagliandoli e analizzandoli. Fu l’unica per molto tempo a sapere tutti i miei batticuori come quello che mi prese nella primavera di quel terzo anno di liceo per un amico di mio fratello Enrico. Questo ragazzo veniva spesso a mangiare da noi dopo che usciva da lavoro.

Attilio aveva la stessa età di mio fratello, qualche anno prima erano stati compagni di scuola, poi lui lasciò questa per lavorare però continuavano ad uscire insieme e ad avere un buon rapporto. Era proprio un ragazzo carino e a me piaceva tanto, aveva quell’aria da ribelle che mi attirava e mi trovavo molto spesso a fantasticare su di lui e su di me (vabbè passi che ero adolescente ed attalpato…).

Come ero solito fare questo batticuore fu sepolto nei miei pensieri più intimi condivisi solo con Sara, l’unica che mi poteva capire. Durò poco questa spensieratezza perché avevo nel frattempo imparato a disilludermi sui miracoli o le fatalità e iniziavo ad essere più concreto. Tra l’altro di Attilio non mi ero innamorato, era solo una furiosa pulsione verso quella sua fisicità esile ma forte. Nell’estate del mio diciassettesimo anno tra l’altro Attilio iniziò una storia con la mia amica Ester poiché villeggiavamo tutti vicini e iniziammo a vederci d’estate anche sporadicamente (del resto Attilio voleva Ester ecco perché me lo ritrovai nella mia strada parecchie volte).

Quell’estate portò oltre che allo sbocciare di nuovi amori anche al germogliare di nuove amicizie. Conobbi infatti insieme a mio cugino Alfredo e tramite un nostro amico estivo due ragazze della zona: Luisa e Cecilia. Luisa era un po’ più grande di noi, andava già all’università invece Cecilia aveva qualche anno in meno di noi. Matilde e Lucrezia non erano poi cosi propense a conoscerle tornate dal viaggio con i loro familiari e durante gli anni successivi ci saranno molte occasioni di scontri tra tutti noi per queste nuove conoscenze. Mentre tutti però erano concentrati a conoscere soprattutto Cecilia per riuscire a rubarle un bacio o… anche qualcos’altro, io mi approcciavo a loro solo come un semplice amico come sempre del resto. Soprattutto con Luisa che tutti ammiravamo perché più grande di noi e anche con lei pian piano instaurai un’amicizia che mi porterò dietro per molti anni. Alla fine di quell’estate riuscimmo a conoscere anche il fratello di Cecilia, Stefano. All’inizio la sua tremenda timidezza mi faceva molto sorridere e tra l’altro sembrava vivesse in un mondo tutto suo, per l’età che aveva assumeva dei comportamenti molto puerili. La fine dell’estate decretò un altro assetto al mio equilibrio sociale che mi trascinerò nell’anno successivo; si perché iniziai ad inglobare alla mia realtà sociale invernale anche quella estiva con l’arrivo di queste tre nuove figure inconsapevole ancora che una di queste mi scombussolerà non poco nei mesi successivi…

Tornato dalle vacanze estive mi aspettavano Ursula e Marzia con cui condividere un anno divertente di scuola, Alfredo, Matilde e Lucrezia con l’altalenarsi di screzi e bei momenti passati insieme, Luisa, Cecilia e Stefano con cui iniziavo ad avere rapporti più stretti. Mi circondavo di tutte queste persone per rendere più confusionaria la mia vita cercando, così, di distrarmi dalla costante paura di viverla nella sua veridicità.

Sara invece era lo specchio in cui ammiravo il mio vero io e con cui mi confrontavo con amorevole affetto per cercare di arrivare a quel traguardo a cui sono arrivato oggi; l’accettarmi e il giocare con la vita senza più nascondermi... il più delle volte! =)

(continua)

Alla prossima

Gianni