Il mio mondo espanso - La Rubrica. Scusa, sei Francesco Sansone?




Scusa, sei Francesco Sansone?

Erano i primi Gennaio quando ho ricevuto sulla posta in Facebook, una e mail da parte di una ragazza che mi scriveva dalla Germania e che mi chiedeva informazioni su dove potesse trovare il mio libro, di cui aveva letto il prologo, dato che da lì a poco sarebbe venuta in vacanza a Palermo e aveva intenzione di acquistarlo. Dopo aver scambiato un bel po’ di corrispondenza, ci salutammo con la promessa di risentirci presto.

I giorni passavano e i primi problemi legati alla partenza mia e di Giovy, già avevano causato diversi “salti” sul piano organizzativo. Uno dei progetti pianificati è stato il compleanno del mio compagno. Dopo aver organizzato a distanza feste a sorpresa e molto altro ancora, l’esser costretti a posticipare la partenza da Palermo, mando tutto in fumo. Infastidito come non mai e dispiaciuto per non aver potuto organizzare per la prima volta da quando siamo assieme i festeggiamenti per il compleanno di Giovy, mi fece passare due giorni di nervosismo.

Il giorno del compleanno, benché fuori ci fossero solo 4 gradi e la pioggia veniva giù come mai fatto prima quest’anno, mi sono detto: “almeno una cosa deve andare come voglio. Giovy, prepariamoci e scendiamo. Andiamo a scegliere il tuo regalo” (infatti non avevo avuto neppure modo di comprargli nulla data la situazione) E così, mentre mia madre cercava di distoglierci dalla nostra decisione, apriamo la porta di casa e ci avviamo verso il centro città.

Faceva un freddo incredibile, e benché io fossi coperto da scialpone e cappello lungo di color viola - fatti a mano da mia madre per questi giorni gelati-, giubbotto bianco imbottito molto caldo e confortevole e Giovy indossava un maglione a collo alto nero, giubbotto – fighissimo- di pelle nero, cappello e guanti del medesimo colore, non c’era verso di riscaldarci.

Arrivati di fronte alla cattedrale, parlando con Giovy, senza curarmi della gente, passiamo accanto ad un gruppo di ragazzi e ragazze, e continuiamo la nostra traiettoria verso piazza Verdi, per esser precisi il luogo dove si trova il teatro Massimo. Stavamo per attraversare, quando mi sento chiamare.

- Scusa sei Francesco Sansone? – mi dice una delle ragazze che poco prima ci sono passate accanto.

- Sì, perché?

- Ci siamo sentiti un po’ di tempo fa su FB…

- Ah sì! Certo ch mi ricordo. Filo- Filo

- Filoccia!

- Esatto – e dicendo come stava, mi avvicinai a lei dandole due baci sulla guanci (almeno credo di ricordare – Filoccia libera di correggermi se dovessi leggere questa pagina ^__^) – Allora come va?

- Beh, il tempo non è come ci aspettavamo

- E sì, in effetti non è davvero un piacere uscire.

- Purtroppo non sono riuscita a trovare da nessuna parte il tuo libro.

- E lo so, per ora è un problema trovarlo in libreria, però puoi provare… – e le indico una libreria. Mentre parlavo con lei, l’imbarazzo cresceva e quasi senza rendermene conto, mi sono ritrovato a salutarla. – Allora vado. Ė stato un piacere – e in meno di un secondo io e Giovy eravamo distanti da loro.

- Potevi offrirgli un caffè?

- Cosa?

- E sì, Fra’. Sei praticamente scappato. A che parlavate a che l’hai salutata e liquidata.

- Ma non è vero… dici che l’ho fatto????

- E sì!

- Oddio, chissà cosa avrà pensato. Ma non era intenzione mia… magari se torniamo indietro e glielo chiediamo

- Ormai è tardi. Magari più tardi le scrivi su FB e le spieghi che hai reagito così, perché ti sei imbarazzato.

- Sì hai ragione. Lo farò.



Dopo questa parentesi io e Giovy andammo in una libreria per cercare uno dei libri che a Giovy interessavamo, ma alla fine, e non ditemi che sono paranoico, nessuno dei titoli che cercava erano presenti sugli scaffali. Anche il regalo, quindi, è saltato e il mio avvilimento per questa ennesima fumata nera del nuovo anno appena entrato, mi faceva capire sempre più che non sarebbe stato un anno facile facile e, col senno di poi, posso dire che ci avevo visto male. Inoltre quella sera non ho potuto contattare Filoccia perché dopo cena mi sentii debole e misurando la temperatura presi nota che avevo la febbre e per di più a 39 gradi,  ma ancora una volta c'era Giovy pronto a coccolarmi e a curarmi, ma questa è un’altra storia…