Altri mondi - Arcigay Alan Turing Rimini: Intervista al fondatore Marco Tonti

Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani
Uno degli aspetti di questa rubrica che amo particolarmente è la possibilità che mi dà di conoscere,  e di farvi conoscere, delle persone davvero interessanti. Ed è il caso di Marco Tonti che oltre a essere l’attuale presidente della sede Arcigay di Rimini ne è anche il suo fondatore. 
Come avrete modo di leggere a breve, poco più che diciannovenne, Marco fondò la Alan Turing (che quest'anno è una della associazioni che sostiene gli #IGBA2015) portando per la prima volta all’attenzione della riviera i temi LGBTQ in maniera differente e dando ai suoi giovani omosessuali la possibilità di trovare un punto di ritrovo per non sentirsi più da soli.
Marco ci racconterà dei primi passi dell’Arcigay,  del suo percorso di accettazione e di molto in un'intervista nella quale parla a cuore aperto e senza risparmiarci interessanti dettagli.

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Marco, sei il presidente della sede dell’Arcigay di Rimini, come nasce la tua esperienza con l’associazione e come sei diventato l’attuale responsabile?
Quando avevo 17 anni e avevo incominciato a maturare la consapevolezza di me, scrissi una lettera ad Arcigay nazionale (Internet sarebbe arrivata in Italia solo due anni dopo) e dopo un po’ ricevetti una telefonata. Era Franco Grillini, l’allora presidente nazionale, che mi diceva che sarebbe venuto a Rimini per fare una campagna contro l’AIDS, e mi proponeva di andarlo a trovare. Così feci, e ricordo ancora benissimo quanto fossi agitato e trepidante; fu l’inizio di un’amicizia che dura ancora oggi dopo oltre vent’anni. La prima cosa che Franco mi disse, subito dopo “piacere di conoscerti”, è stata “perché non apri l’Arcigay a Rimini?!”. Gli risposi che forse era un po’ prematuro ma che ci avrei pensato. Tra l’altro, aneddoto divertente, quel giorno venne un ragazzo della Sinistra giovanile a portarci dei volantini da distribuire. Quel ragazzo sarebbe diventato l’attuale sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, che quindi è stato presente il giorno del mio coming out.Dopo poco più di un anno Arcigay Rimini l’ho fondata davvero, insieme a un amico, diventandone il primo presidente. In seguito, trasferendomi a Bologna per studiare informatica all’università, ho preferito lasciare la carica. Mantenni comunque dei rapporti stretti con Arcigay nazionale, al punto di sviluppare e lasciare in usufrutto gratuito il sistema di tesseramento informatizzato che nel 1998 fu un’incredibile rivoluzione tecnologica e che contribuì (probabilmente in modo determinante) alla crescita esponenziale che Arcigay ebbe negli anni seguenti. Incredibilmente Arcigay ancora oggi si regge sul sistema sviluppato da me all’epoca, e ogni volta che ci penso mi sento orgoglioso di aver dato un contributo così sostanziale alle nostre battaglie, permettendo ad Arcigay di contare sulle risorse economiche che hanno reso possibile le molte battaglie che ci furono dal 2000 in avanti.Sono tornato presidente di Arcigay Rimini nel 2015 più per necessità che per scelta. Durante il congresso del 2014 la presidente eletta mi chiese di ricoprire il ruolo di vicepresidente e io accettai, ma solo dopo pochi mesi per ragioni personali lei decise di trasferirsi in Sicilia e così ho assunto la carica di presidente facente funzione. Nel gennaio 2015 scoppiò il caso del cuoco riminese costretto dal suo datore di lavoro, per “dimostrare” la propria mascolinità e sotto minaccia di licenziamento, a consumare un rapporto sessuale con una prostituta davanti a tutti i colleghi. L’episodio colpì moltissimo l’opinione pubblica e quindi mi ritrovai a organizzare una manifestazione in quattro giorni e a interagire a livello nazionale con istituzioni, politica, giornali, radio e TV… a quel punto era chiaro che dovessi avere la piena legittimazione, e così il direttivo, all’unanimità, ha deciso di nominarmi presidente (i giornali titolarono, forse non senza un pizzico di malignità giocando sul mio cognome, “Tonti alla guida di Arcigay”).Sarà anche stato il risultato di una serie di contingenze, ma ora sono felice di questo ruolo perché mi permette di mettermi alla prova su terreni nuovi e con una mentalità più matura, e di portare avanti battaglie che partono da Rimini ma che possono arrivare anche ad avere un risalto nazionale.

La sede nasce nel 1994 e da quella data sono passati 21 anni. Come è cambiata la società nel corso di questi anni?
Arcigay nasce nel ’94 e quasi da subito viene intitolata ad Alan Turing, che all’epoca era un nome noto a pochissimi esperti che perlopiù ne ignoravano l’incredibile vita e la tragica morte. Io ero uno studente di informatica molto appassionato (anche se in seguito, dopo la laurea, ho fatto un dottorato di ricerca in psicologia) e leggendo un saggio di logica ho incontrato una breve biografia di Turing, che mi colpì enormemente. Sembra una divagazione, ma è significativo che se non fosse stato omosessuale il nome di Turing già da decenni sarebbe paragonato a quello dei più grandi innovatori concettuali come Galileo, Cartesio, Einstein, Darwin e Freud; oggi finalmente sembra che le cose comincino a cambiare.Chi oggi lamenta l’arretratezza italiana non si rende conto di quanta strada è stata compiuta: fino a vent’anni fa l’omosessualità di un figlio era una vergogna che gettava discredito su tutta la famiglia fino al terzo grado di parentela, fino a dieci anni fa era ancora vissuta come una cosa scandalosa e “pruriginosa”.Ricordo una puntata di “Milano, Italia” su RaiTre degli anni ’90 dove si parlava di omosessualità con una platea desolatamente vuota e con le poche persone presenti che nascondevano il volto ogni volta che la telecamera le inquadrava. Oggi lesbiche e gay vanno in tv a rivendicare diritti matrimoniali e famigliari, molti ragazzi e ragazze la vivono così apertamente che a volte non sentono nemmeno il bisogno di dichiararlo. Purtroppo non è sempre così e ancora si assiste a episodi tragici o umilianti, ma la differenza fondamentale è che mentre una volta le persone per lo stigma sociale subivano soprusi tacendo, oggi invece molti li denunciano. C’è ovviamente ancora moltissima strada da fare soprattutto nel tessuto culturale del Paese e per approvare leggi di riconoscimento e di tutela, ma non dobbiamo mai dimenticare che affrancarci da una tradizione che ci vede un Paese dominato dalle curie è un’impresa titanica per via del loro ancora immenso potere economico e politico, anche se questo non deve diventare un alibi. Il fatto che ci siano manifestazioni omofobe di protesta come quelle delle Sentinelle e che alcuni vescovoni tuonino dalla mattina alla sera contro le nostre rivendicazioni (e contro la fantomatica “ideologia gender”) la dice lunga su quanto ormai si sentano sconfitti. Le loro sono ormai tutte battaglie di retroguardia, le ultime scorie di un’Italia conservatrice e medievale che sta finalmente sparendo.

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Che cosa significa rendersi conto di essere gay a Rimini? Per un ragazzo e per una ragazza è difficile aprirsi con gli amici e con le famiglie?
Nella foto: Marco Tonti
Rimini è una città schizofrenica. È da un secolo la capitale del turismo italiano se non europeo, ma mantiene nel suo DNA inestinguibili tracce della sua tradizione contadina. È allo stesso tempo cosmopolita e rurale, moderna e tradizionalista. A un’ostentata apertura e progressismo corrisponde spesso in pratica altrettanta rigidità e chiusura. Il mio coming out in casa non è stato molto sereno, ma col tempo le cose si sono appianate grazie anche al sostegno dei miei fratelli. I problemi più grossi invece li ho avuti, per certi versi, proprio con l’immagine “discotecara” e da divertimento spensierato che Rimini dava di sé negli anni della mia giovinezza. Io, ragazzo introverso, di indole rigida e poco socialmente incline, non mi sentivo a mio agio in quelli che erano al tempo i luoghi principali dove conoscere persone, cioè le discoteche. Al tempo non esisteva Facebook, non esistevano i vari sistemi per conoscersi online in base ai propri interessi e specificità. A molte persone andava bene così e ancora va bene, ma semplicemente non faceva per me. Impegnarmi nell’attivismo e nella creazione di un Arcigay è stato il mio modo per creare delle alternative a quell’immagine di divertimento a tutti i costi, per accogliere e dare sponda anche (certo non solo)ai bisogni delle persone come me. Per le stesse ragioni sono stato l’iniziatore di un gruppo LGBT di credenti e non credenti che esiste ancora e si chiama “Narciso e Boccadoro”, in cui io ero il “non credente”. Non è stato perciò facile costruirsi un’identità, almeno per me, perché ho dovuto combattere contro una serie di luoghi comuni e di autorappresentazioni imposte. Oggi mi pare che le cose siano cambiate e che le persone si sentano più libere di essere come sono in ognuna delle proprie sfaccettature, e non solo per l’essere lesbica o gay o trans. È una vera rivoluzione individuale che io accolgo con grandissimo favore.

Che ricordi hai del periodo in cui cominciavi a capire che ad attrarti erano i ragazzi e non le ragazze? Chi ti ha aiutato a capire che l’essere gay non era la fine del mondo?
A dire il vero non ho mai avuto problemi di questo tipo. Ho precisi ricordi che ho sempre provato attrazione per gli uomini, anche se ovviamente negli anni tra i 12 e i 15 per il tipico bisogno di accettazione e conformismo ho cercato di assimilarmi e di imitare gli altri, di fingere di essere quello che non ero anche se ero consapevole che si trattava di una recita e non ci credevo tanto nemmeno io.Non ho mai pensato che essere gay fosse la fine del mondo, non certo in questi termini. Di certo invece è stato difficile prendere consapevolezza delle conseguenze che ci sarebbero state una volta accettato interamente quello che ero. Più che altro mi atterriva l’idea di quanto più difficile sarebbe stato l’essere ricambiato quando mi sarei innamorato, di quanto più difficile sarebbe stato incontrare nella vita di tutti i giorni un ragazzo e di provare a immaginare di corteggiarlo. Insomma, è stato il senso di solitudine e di isolamento ad avermi atterrito, la difficoltà di conoscere altre persone come me. Oggi, con gli strumenti di comunicazione che ci sono (e che dobbiamo anche ad Alan Turing!) probabilmente sarebbe stato molto più facile sconfiggere quel senso di irrimediabile solitudine. A quel tempo, bastava solo che si parlasse in tv di omosessualità, che ci fosse qualcuno (in particolare, a quel tempo, praticamente solo Franco Grillini) che si mostrasse in pubblico senza vergogna e senza paura, per darmi un senso di esistenza e di riconoscimento. Oggi si parla molto di più di omosessualità, e questo è positivo, ma non basta. Ci sono ancora centinaia di migliaia di persone che non sentono la libertà di vivere apertamente la propria vita a scuola, sul lavoro o in famiglia. Anche per questo io cerco di fare quello che altri hanno fatto per me: cerco di metterci la faccia, mi mostro per quello che sono e spero che questo, almeno un po’, possa aiutare altri come ha aiutato me, specialmente i giovani che spesso vivono in una dimensione di straniamento e di difficoltà a trovare modelli pubblici o riferimenti visibili in cui riconoscersi, e costruiscono la loro identità e le loro modalità relazionale solo attraverso chat e notizie di dubbia affidabilità spizzicate qua e là. Mancano persone che aiutino a leggere la realtà nella sua complessità, che siano riferimenti rispettati e completi in cui identificarsi e non il primo che passa, e per questo è importante che figure di riferimento educativo si mostrino per quello che sono, come il mio amico Roberto Oddo, oppure Dario Accolla, Davide Zotti o il senatore Sergio Lo Giudice, solo per fare pochissimi nomi.Anche io, nel mio piccolo, sono sempre stato dichiarato anche quando tenevo i miei corsi all’università.

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Fra le attività che la sede Alan Turing offre ai ragazzi di Rimini e dintorni c’è lo sportello Ascolti Arcobaleno. Si tratta di un servizio nato per dare delle risposte a tutti i ragazzi che hanno bisogno di un supporto. Da quando è nato lo sportello, quante storie avete ascoltato e quali vi hanno maggiormente colpito?
Nella foto: Marco Tonti
Lo sportello Ascolti Arcobaleno nasce nel 2012 su iniziativa dell’allora presidente Alessandro Tosarelli, che è stato per un decennio vera colonna della nostra associazione. Grazie al patrocinio e al finanziamento della Provincia lo sportello è stato un punto di ricezione di molte necessità. Sfortunatamente ora che le provincie sono state abolite anche il nostro servizio ne risentirà, ma noi cerchiamo di mantenerlo vivo grazie al volontariato. Lo sportello era inserito in un servizio più generale contro la violenza sulle donne e permetteva l’accesso ad altri tipi di aiuto come quello legale. Il referente scientifico era uno psichiatra e psicoterapeuta con cui collaboriamo proficuamente da anni, il dott. Marco Lazzarotto Muratori. Le richieste non arrivavano a noi ma giungevano attraverso gli uffici della Provincia. I richiedenti sono stati tutti di sesso maschile (tranne uno all’inizio della transizione) ma naturalmente lo sportello è aperto a chiunque abbia problemi legati alla sua condizione di persona LGBT. In gran parte le richieste provenivano da persone oggetto di violenza psicologica (in casa o sul lavoro), di violenza fisica (in famiglia) e anche un caso di violenza sessuale avvenuta in ambiente ecclesiastico. La totalità delle persone vittime di violenza manifestavano, alla prima osservazione, gravi sintomi depressivi e ansiosi, e in un paio di casi addirittura psicotici. In certi casi si sono avute richieste anche da persone che avevano problemi fisici (p.e. malattie a trasmissione sessuale o dermatologiche, disturbo della funzione sessuale) ma che vivevano con troppa vergogna l’idea di parlarne con un medico generico o di rivolgersi a specialisti di cui non conoscevano le opinioni. Le diagnosi prevalenti sono state depressione maggiore e disturbo da attacchi di panico. È interessante notare come la diffusa omofobia, anche interiorizzata, e la discriminazione (rinfocolata da manifestazioni di persone grette e incapaci di umanità) incidano pesantemente sulla vita, sulla salute e sul benessere delle persone LGBT. Chi nega che esiste l’omofobia è (io dico sempre) un autentico mostro, perché fa le sue battaglie ideologiche distruggendo la vita di milioni di persone.

Nel corso degli anni, per lavoro, ho spesso ascoltato gli sfoghi di alcuni ragazzi che ritengono le associazioni distanti da loro, che non sono in grado di offrire loro un valido aiuto. Ho sempre detto che non è così e che l’aiuto fornito dalle associazioni è importante, fosse solo perché permette di mettersi in contatto con altre persone che hanno avuto, più o meno, lo stesso percorso. Che cosa ti senti di dire a questi ragazzi e, soprattutto, cosa diresti loro per invogliarli a mettersi in contatto con l’Arcigay?
Le associazioni sono fatte di persone, e quindi sono imperfette per definizione. Se poi aggiungiamo che la base di funzionamento è il volontariato capiamo che è facile che le critiche che si ricevono abbiano anche un fondamento. Però secondo me bisognerebbe parafrasare la famosa frase di Kennedy: non chiederti cosa l’associazione può fare per te, ma cosa tu puoi fare per l’associazione. In altre parole ci si aiuta aiutando il gruppo cui si appartiene. Contribuendo (anche poco) alle iniziative, alle idee e all’organizzazione si aumentano risorse e possibilità di intervento, si moltiplicano le presenze e inoltre ci si mette in gioco, si diventa parte di qualcosa. Ovviamente si cerca sempre di aiutare come possibile chi si trova in difficoltà, ma un’associazione come Arcigay ha obiettivi che non sono prettamente assistenziali o limitati all’approfondimento “interiore”. Cerchiamo soprattutto di contributo al discorso pubblico, all’interfacciamento con le istituzioni, alla presenza di piazza organizzando manifestazioni per interagire con la popolazione, alla presenza sulla stampa con l’obiettivo di contribuire, con l’esempio,al miglioramento generale della situazione per le persone LGBT. È naturale che non tutti possono trovare corrispondenza in queste attività, ma è importante che queste persone sappiano che attraverso Arcigay o altre associazioni possono concretizzare progetti e interessi, conquistare un ruolo e il rispetto di un gruppo di persone che vivono i loro stesi problemi, impegnarsi attraverso il confronto e le attività nella crescita interiore e sociale. Ovviamente c’è spazio per tutti, e se c’è qualcuno che desidera solo essere vicino e presente ma non vuole partecipare ne ha tutto il diritto, ma l’ideale è sempre che attraverso le persone e la partecipazione uno sviluppi idee e interessi.Se qualcuna/o non trova quello che cerca (un gruppo giovani per esempio) l’ideale sarebbe che si impegnasse per costruirlo, il che sarebbe un arricchimento sia dell’associazione che suo che degli altri che trovano una risposta ai loro bisogni.

Lo scorso 10 aprile il comune di Rimini ha istituito il registro delle unioni civili.  Cosa significa questo riconoscimento per la comunità LGBQ riminese?
Sono stato contattato da diverse coppie di Rimini città e della provincia che sono molto interessate. È noto che i registri possono riconoscere solo diritti molto ristretti, eppure io sentivo nella voce di queste persone una grande emozione, una vera commozione nel sentirsi riconosciuti come famiglia. Era l’emozione di vivere in un posto che ti riconosce, di sapere che le istituzioni (almeno quelle locali) ti sono vicine come possono e che ti accolgono anche formalmente nella comunità locale. Dopo l’approvazione ho chiesto al Sindaco di garantire la possibilità per le coppie che lo chiedano di poter avere, in occasione della registrazione, la stessa cerimonia negli stessi luoghi dei matrimoni civili perché l’ufficializzare la propria unione è un atto che per molti deve essere pubblico e solenne, con fiori e familiari, nipoti che urlano e nonne che piangono, ed è un impegno in un progetto di vita che si prende davanti alla comunità. Per questo io provo sempre un moto di rabbia quando sento dire che i registri delle unioni civili sono un atto “simbolico”. Forse non darà quasi nessun diritto in più, ma per le persone che ora possono sentire che le loro famiglie sono parte della comunità in cui vivono e che vedono riconosciuto il proprio progetto di vita è tutt’altro che un atto simbolico: è la vera sostanza di ciò che li rende cittadine e cittadini, il riconoscimento della comunità attraverso le istituzioni.

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Parliamo del prossimo futuro e delle attività che l’associazione organizzerà nei prossimi mesi. Quali eventi sono in programma e come sarà possibile partecipare?
Nella foto: Marco Tonti
Al momento siamo impegnati nell’organizzazione della manifestazione del 17 maggio, giornata internazionale contro l’omofobia. È una ricorrenza che è sempre più sentita da più parti, e infatti stiamo raccogliendo in un calendario comune una serie di eventi organizzati in autonomia da diverse organizzazioni: il 10 parteciperemo a un evento di UniRadio di Cesena, l’11 faremo una conferenza stampa col comune di Rimini (di cui abbiamo la collaborazione), il 12 la Cineteca di Rimini proietterà il film su Marcella Di Folco “Una nobile rivoluzione”,il 13 sono stato invitato a Trento per dialogare con Sebastiano Mauri, autore del libro “il giorno più felice della mia vita” per parlare di matrimoni omosessuali.Il 16 pomeriggio il gruppo “Coming Out”, costituito recentemente, a partire dal pomeriggio propone una serie di iniziative artistiche e culturali. Il 17 mattina si correrà la tradizionale maratona Strarimini e noi saremo presenti con i lacci rainbow della campagna di PaddyPower per fotografare i partecipanti che vorranno aderire.La manifestazione di Arcigay, che anche quest’anno si chiamerà “Rimini Amore”, partirà con una biciclettata dal porto di Rimini in corrispondenza della ruota panoramica, si snoderà sul lungomare e lungo il parco Cervi, farà tappa all’Arco d’Augusto (uno dei più importanti monumenti storici della città), e quindi si concluderà in Piazza Cavour proprio sotto le finestre del comune cui rivolgeremo un applauso per ringraziare per l’approvazione dei Registri delle unioni civili. Nello stesso luogo ci congiungeremo all’inaugurazione dello Sportello antidiscriminazione della Casa delle donne, che vedrà la partecipazione di Cristina Obber, e finiremo la giornata con un aperitivo nel chiostro della biblioteca Gambalunga e alle 21 ci sarà la proiezione del recente film premio Oscar “The imitation game” sulla vita di Alan Turing, con la collaborazione della casa di distribuzione italiana.

Per concludere, c’è qualcosa che non hai ancora realizzato da presidente, ma vorresti mettere in atto?
Sono molti i “sogni” che coltivo e alcuni di questi potranno anche tradursi in realtà, in tal caso probabilmente il risalto sarebbe nazionale se non internazionale, ma è prematuro annunciarli qui. La cosa alla quale terrei di più, in una prospettiva di medio termine, sarebbe mettere in moto un meccanismo che possa far tornare la provincia di Rimini a essere meta privilegiata del turismo LGBT, un primato che aveva ma che ha perso da molto tempo. Saranno forse anche ciclicità storiche, ma credo che la colpa maggiore sia da attribuire alla parte più conservatrice del carattere romagnolo di cui parlavo prima. Un atteggiamento moralista in chiave familista e controproducente che ha col tempo reso inospitali le nostre strutture turistiche spingendo le persone LGBT a rivolersi ad altri territori più accoglienti e aperti. Ora però molti dovranno accettare che esistono anche famiglie omosessuali e loro simpatizzanti, e che discriminarle non farà altro che accentuare un’emorragia di presenze già molto forte.È una tendenza difficile da invertire ma grazie anche alla sponda istituzionale credo che già stiamo riuscendo a far filtrare l’idea che l’apertura esplicita alle persone e alle famiglie LGBT non è solo umanamente giusta e sacrosanta, ma che sarebbe anche un vantaggio economico rilevante per un territorio come il nostro che vive soprattutto di turismo. Rimini potrebbe rivendicare una fetta dei 3 miliardi e 200 milioni di euro che vale il turismo LGBT ogni anno in Italia e sarebbe ora che abbandonasse gli indugi e lo facesse con il massimo impegno.
Contatti
COMITATO PROVINCIALE ARCIGAY RIMINI
Alan MathisonTuring
Via Bergamo 2 
47838 Riccione RN
Email: rimini@arcigay.it
fb.com/ArcigayAlanTuring
arcigayrimini.blogspot.it

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