Morire a 21 anni per la "libertà di opinione" omofoba

Nemmeno una settimana fa,  vi ricordavo quei ragazzi gay che nel corso degli anni si sono tolti la vita o sono stati assassinati per colpa, diretta o indiretta dell’omofobia. Benché mi fossi concentrato sui casi esteri,  non possiamo non dimenticare le vittime del nostro Paese e purtroppo devo tornare a parlarvi dei casi di casa nostra per via dell’ultimo suicidio avvenuto nella giornata di ieri che ha visto spegnersi la vita di un ragazzo di soli 21 anni. La causa, manco a dirlo, l’omofobia che solo in questo 2013 ha mietuto tre vittime, che diventano 5 nell'ultimo anno e mezzo.




“Sono gay, l'Italia è un Paese libero ma esiste l'omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza".

Sono le parole scritte dal ragazzo prima di lanciarsi dall'ottavo piano della sua abitazione. Non starò qui a darvi i dettagli della cronaca sia perché altri siti e altri blog anche più titolati di questo lo hanno già fatto sia perché è snervante riportare le parole di genitori all'oscuro di tutto e le esclusioni da parte degli inquirenti di vessazioni ricevute dal giovane, ma insieme a voi voglio analizzare questo suo messaggio, perché in queste poche parole c’è espressa la condizione in cui versa l’Italia.
“...l'Italia è un Paese libero ma esiste l'omofobia". Questa proposizione spiega bene quanto non si è fatto nulla per evitare che le parole - chiamatele pure opinioni se vi piace - dette, urlate, mozzicate, bisbigliate, sussurrate non arrivino alle orecchie di quei giovani turbati da una sessualità che - soprattutto nei primi momenti in cui se ne prende coscienza - appare come un macigno, preferendo tutelare il diritto di quegli individui a esprimere il proprio odio verso ragazzi e ragazze, uomini e donne, anziani e anziane omosessuali. In fondo la nuova legge pro omofobia –perché di contro non ha nulla – lo stabilisce chiaramente che non si può vietare a nessun politico, religioso, personale medico di esternare il proprio schifo nei modi che ritiene più giusti perché fa parte di un’ideologia, e poco importa che questo, lo schifo, entri nella psiche di qualche giovane che si vede odiato solo perché la natura lo ha fatto così.
Spero davvero che da questo ennesimo tragico evento si pensi seriamente a lavorare come si deve per tutelare le vittime e non i carnefici e si pensino a fare quelle leggi che davvero rendano tutti uguali agli occhi della legge e di cui non solo i parlamentari possano godere.

Signori della legge – e credetemi non vorrei usare signori per rivolgermi a voi, ma se esprimessi la mia opinione su di voi, la mia sarebbe punibile perché non sono altro che un ragazzo gay che non fa parte né di un partito politico, né religioso né altro -   fate il vostro dovere, fate quello per cui venite pagati, fate quello per cui venite votati, ossia creare leggi per dare i diritti a coloro che sono cittadini di questo Paese e non chiudete gli occhi di fronte a questi episodi, ma indignatevi. Indignatevi come vi irritate per gli stipendi di alcuni conduttori tv, indignatevi come vi infuriate per difendere un uomo che è stato condannato dopo un processo, indignatevi, infine, come vi inasprite quando vi si chiede di eliminare i finanziamenti ai partiti perché le battaglie da combattere sono altre e non quelle per cui spendere fior fiori di parole ovunque voi andiate. La battaglia da combattere è quella di garantire un’esistenza serena a ogni essere umano, tutto il resto è un gioco di potere che riguarda solo voi e non gli Italiani. 

A tutti coloro che ancora non sono riusciti a trovare un equilibrio con la propria omosessualità, invito di leggere le parole del Dott. Giangiuseppe Falconeri, lo psicologo protagonista dell'intervista di venerdì scorso della rubrica Altri mondi, certo che potrebbero esservi d'aiuto. Qui

Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani
Fonte: Corriere.it, TG La7
http://ilmiomondoespanso.blogspot.it/p/oltre-levidenza-racconti-di-vita-gay.html