Coming out: Perché è importante farlo? Le opinioni dei ragazzi italiani


Lo scorso 11 ottobre è stato il Coming out’s Day, un giorno per celebrare in tutto il mondo l’importanza dell’uscire allo scoperto e dichiarare la propria omosessualità a chi ci sta vicino e fa parte della nostra vita. Un processo, a volte, lungo e difficile, che può impiegare diverso tempo, anche anni, per essere completato, anche se poi un omosessuale non smette mai, veramente, di uscire dall’armadio. Il mio pensiero su questo argomento, ossia che credo bisogni attuarlo solo quando si è veramente sicuri - in modo da essere pronti ad accettare e affrontare tutte le possibili reazioni di chi ci sta attorno - e non per una moda del momento, lo sapete già e quindi non vi parlerò dell’argomento sviscerandone ogni aspetto, anche perché è stato già eseguito da altri e poi perché farlo oggi, a distanza di giorni, non ne avrebbe senso. Tuttavia mi sono chiesto, proprio mentre leggevo gli articoli on line sull’evento, cosa significasse realmente per ognuno compiere un passo del genere. Ero curioso di sapere come la pensavano gli altri ragazzi italiani e così sia sul mio gruppo Facebook che in altri ho chiesto: “Oggi è la giornata mondiale del coming out. Secondo voi perché è importante farlo?”  e quelle che leggerete sotto sono le risposte - alcune sono davvero spunti di riflessione per tutti noi - che ho ricevuto…
 
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“Per coming out non s'intende dire "sono gay", così come nessuno mai direbbe "sono etero"; la differenza è che però tutti gli etero, più o meno, nel parlare fanno serenamente riferimento al proprio marito, moglie, fidanzata, fidanzato, etc. senza porsi il problema della privacy. Quello che io non capisco, e che qualcuno mi dovrebbe spiegare, è perché per le persone omosessuali si ponga ancora il problema in termini di privacy. E' evidente che gli omosessuali non fanno coming out per vergogna perché non si accettano come tali e/o per paura delle reazioni altrui perché magari studiano in ambienti dove hanno sentito più volte volare battute sui gay. Onestamente io questa non la chiamo "privacy", la chiamo "scelta forzata" perché ci si sente discriminati e inferiori, la chiamo quindi "mancanza di libertà" ovvero "violazione di un diritto umano", il diritto a essere e a narrarsi. Se invece voglio raccontare una favola a me e agli altri, la chiamo ipocritamente privacy. Forse tutti dovrebbero provare a vivere nascosti per capire quanto sia limitante e svilente anche solo per pochi giorni, per capire che nessun omosessuale sceglierebbe mai quel tipo di "privacy" se fosse libero. Sicuramente il coming out è un obiettivo molto complesso e articolato, è anche e soprattutto un percorso esclusivamente personale che non si può assolutamente imporre. Inoltre, dura tutta la vita, non è un traguardo, una volta fatto non è comunque mai completato, ad esempio anche se si è detto in famiglia ma non a tutti i parenti, che ne hai parlato a scuola ma non a tutti i compagni, che ne lo hai scritto sul giornale e detto in televisione, ma quanti mi avranno letto o visto? Soprattutto, se anche lo hanno saputo, chi mi dice che non siano turbati nel sentirmi parlare della mia storia? Inoltre le conoscenze nella vita si allargano e ogni volta si ripresenta l'incognita della reazione. E' una forma di stress scientificamente riconosciuta, si chiama minority stress, ma come cantano gli Afterhours nel loro ultimo disco "se non ti ammazza, rinforza!" Insomma è molto importante fare coming out, e di certo non per far sapere con chi si va a letto.”
Gagandeep Singh, 16 anni

“Perché essere libero con se stesso è la sensazione più bella, è un atto d'amore in fondo.  Libertà per me.”
Simone, 41 anni
 
“Beh bisogna farlo per tanti motivi. Il primo è per stare bene con noi stessi; non è facile dovere nascondere senza motivo di essere gay. Poi bisogna farlo per vivere tranquillamente alla luce del sole ciò che siamo senza timore e senza vergogna.”
Maurizio, 25 anni
 
“Ѐ importante per esercitare la nostra autostima e per capire quanto possiamo fidarci di chi ci circonda. Ѐ un gesto socialmente utile perché serve a stimolare chi ha paura ed è indeciso, e permette al movimento gay di espandersi.”
Frank, 38 anni
Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani
 
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