Scuola e omosessualità
Dalla penultima puntata di Shortbus - Gli altri incontri radiofonici del 30 Gennaio 2013 che potete riascoltare da qui.
Parliamo della scuola o meglio di come è vissuta da un ragazzo gay
tramite le testimonianze di tre ragazzi, Federico, Giovanni e Roberto, che ci permetteranno
conoscere una realtà troppo volte trascurata.
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Dopo il salto
Scuola e omosessualità
La
scuola come sappiamo risulta essere un luogo fondamentale per tutti noi, non
solo perché ci prepara ad affrontare la vita insegnandoci qualcosa, ma perché è
il luogo dove tutti noi da adolescenti passiamo la maggior parte delle nostre giornate.
Tuttavia c’è da chiedersi come è per un ragazzo gay la vita al suo interno?
La
cronaca negli anni ci ha descritto casi di bullismo omofobo sfociati, talvolta,
nella tragedia. Come dimenticare Kenneth Weishuhn di 14 anni che si è tolto la
vita dopo anni di violenze subite proprio a scuola. Prima di compiere il gesto
il giovane Kenneth lasciò un messaggio alla madre in cui le diceva: Mamma, tu non sai come ci si sente ad essere odiati”
Quella
di questo quattordicenne è solo uno delle tante vite spezzate a causa dell’odio
e dell’omofobia. Tuttavia, e per fortuna, non tutte le storie di bullismo
finiscono nel più tragico degli epiloghi, anche se le violenze subite ogni
giorno da molti ragazzi gay non rendono la vita facile a nessuno e se si considera
che questo avviene in quel luogo in cui si dovrebbe insegnare il rispetto delle
alterità - e non parlo solo dell’omosessualità – tutto questo diventa ancora
più sconcertante.
Anche
in Italia casi del genere avvengono e anche se non se ne parla spesso - e quando
accade la prima cosa che viene smentita è la presunta omosessualità della
vittima – questo non vuol dire che non ci sono ragazzi che hanno sofferto o soffrono,
vedendo l’andare a scuola come un
incubo quotidiano.
Vi
siete mai chiesti come è fatta la vita di un adolescente gay all’interno della
scuola? Io sì e l’anno scorso, durante la realizzazione di Oltre l'evidenza - Racconti di vita... gay, ho avuto la possibilità di domandarlo a dei
ragazzi e quelle che seguono sono le parole forti di Federico, Giovanni e
Roberto, tre ragazzi di età diversa, che hanno vissuto la loro adolescenza nell’ultimo
decennio, e che hanno in comune l’essere stati oggetto di violenza da parte dei
loro compagni. Inoltre dalle loro parole potremo renderci conto che il bullismo
omofobo si manifesta in 3 forme diverse: verbale, fisica e sessuale. Iniziamo, dunque, con le parole di Federico dalle quali appare la forma di bullismo
omofobo verbale:
“Nonostante tutti i miei sforzi, alcuni dei miei compagni di
scuola si accorsero di qualcosa e divenni l’oggetto dei loro scherni. […] Quel
periodo lo considero come una pagina nera della mia vita, sono stati anni in
cui ho sofferto molto, non tanto per la mia natura, quanto per la cattiveria e
l’ignoranza con cui le persone si scagliavano contro di me. Non riesco a dimenticare
la violenza psicologica che ho subito.”
La testimonianza che segue è quella di Giovanni che è un esempio
di bullismo omofobo fisico:
“La mia lunga
agonia scolastica ebbe inizio quando i miei decisero di iscrivermi in un’altra
scuola. […] Lì i compagni mi mettevano faccia a faccia con una realtà che
ancora oggi non riesco a definire. Sono stato umiliato e pestato da ragazzi
poco più che bambini e in tre anni ho imparato a difendermi e a fare a botte.
[…] Un giorno tornai a casa con una frattura alla gamba, ma non dissi nulla e
ho aspettato lentamente che la rottura, che per fortuna non era grave, guarisse
da sé.”
Infine, la testimonianza di Roberto mostra l’ultima
sfaccettatura del bullismo omofobo ossia quella sessuale.
“I miei compagni non perdevano occasione per
farmi sentire il diverso della classe. Quando andavo in bagno, mi mostravano le
loro parti intime e mi dicevano “Sei
un frocio, ti piace questo, vero?” Lì
mi sentivo veramente perso tanto che arrivai pure a pensare che uccidermi fosse
la soluzione per uscire da quell’inferno.”
Queste storie penso che rendano chiaramente la condizione che un giovane ragazzo gay vive all’interno della scuola e la domanda che nasce dopo averle ascoltate è: “La scuola che fa? Come si muove affinché episodi del genere non avvengano più?”
Facendo una’accurata rassegna stampa dei giornali c’è da restare
increduli, per non dire di peggio, quando si legge che un insegnate di
religione fa un rapporto sul registro a due studenti perché, e cito testualmente,
“sorpresi in atteggiamenti gay” o
dice loro che dall’omosessualità si può guarire. Questi, pero, sono solo 2 dei
tanti episodi di cui la cronaca parla. Continuando la mia ricerca, pero, non ho
trovato una sola notizia che riportasse una qualche iniziativa partita dalla
scuola per fermare quella che anno dopo anni miete tante vittime fra gli
adolescenti. Pertanto: Dov’è la scuola? Cosa fa? Se qualcuno vorrà comunicarmi qualche
iniziativa della scuola in merito, sarò
pronto e ben felice di diffonderle, ma oggi, purtroppo, non posso farlo perché
nulla viene fatto o è stato fatto. Però, e qui chiudo, se in una scuola
pubblica e statale di un paese come l’Italia che, almeno sulla carta, è multietnico
e dove ognuno è libero di seguire il proprio credo religioso, perché ci deve
essere l’ora di religione - mascherata con la nuova denominazione studio delle religioni - e non delle iniziative atte a insegnare ai
ragazzi, al nostro futuro, il rispetto delle alterità, bloccando così sul
nascere l’ottusità ereditata dal passato? Non sarebbe per i giovani, forse, più
interessante e più formativo?
Grazie a Sergio Rozzi, Davide Puppa e Marialuisa Rovetta per avermi permesso di vivere questa stupenda esperienza in loro compagnia.
Grazie a Sergio Rozzi, Davide Puppa e Marialuisa Rovetta per avermi permesso di vivere questa stupenda esperienza in loro compagnia.
Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani
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