Un nuovo mondo - 75^ Puntata



Prologo
Quella di oggi è una puntata che segna la fine di un ciclo  con l'uscita di scena di un personaggio e con l'ingresso di uno nuovo. Quindi puntata interessante anche perché il destino sembra voler prendersi gioco di uno dei personaggi, mettendolo di fronte ad una situazione davvero difficile.



75^ Puntata
Alberto
Ormai sono passati cinque mesi da quando ho ripreso a lavorare e devo dire il vero che mi sta aiutando molto per cercare di andare avanti, inoltre la presenza in casa di Biagio è un vero toccasana, per non parlare degli altri ragazzi che quasi ogni sera trovano una scusa per passare e tirare fino a tardi. Per fortuna al lavoro non mi sono mai capitati casi limiti fino a oggi…
-          Per favore, venite. Di qua, di qua – ci grida la portinaia dello stabile.  – Povero ragazzo è così giovane
-          Sa se per caso ha qualche malattia? -  Le chiedo salendo le scale seguendola
-          Sì, purtroppo ha l’AIDS e penso sia arrivato allo stremo delle forze.
-          C’è qualche parente con lui
-          No, non ha mai avuto nessuno accanto. Da quando abita qua, ormai da circa 10 anni, non è mai venuto nessuno dicendomi che fosse un familiare.
-          Capisco.
-          Ecco! Vada in camera da letto, presto
-          Signore mi sente? Signore, sono un paramedico. Stia tranquillo adesso la porteremo in ospedale – dico al ragazzo. Vedendolo mi rendo conto che sarebbe inutile una corsa in ospedale, tuttavia gli appoggio una maschera dell’ossigeno per farlo respirare
-          Per favore, non mi porti via – mi dice con un filo di voce
-          Non abbia paura, vedrà che presto starà meglio
-          Non mi prenda in giro. So benissimo che sono arrivato alla fine, per favore mi faccia morire sul mio letto, nella mi casa. Ė l’ultima cosa che ho
-          Signore
-          C- chiamami Matteo, infondo ci conosciamo, no? Lascia da parte la professionalità
-          Va ben Matteo, stammi a sentire, non voglio prenderti in giro. Stai messo male e andare in ospedale non servirebbe a nulla
-          Lo so. Sono stanco, non ce la faccia più. Me ne sto andando
-          Matteo, vuoi che ti chiami qualcuno?
-          Alberto e chi dovrei chiamare? Mi sono fatto terrà bruciata attorno e ora eccomi qua a crepare da solo.
-          I tuoi genitori?
-          Lascia perdere.  – Mi giro verso il mio collega Paolo e la portinaia cercando di trovare una soluzione  - Non c’è bisogno che ti crei problemi. Lasciami pure qui, tanto non rimarrò ancora per molto tempo
-          Allora resterò io con te.
-          Davvero, lo faresti?
-          Certo – e mi tende la mano
-          Per favore, stringimi la mano, ho paura. Stringila forte, come se fosse quella di Luca – le sue parole immancabilmente mi hanno fatto ricordare il giorno in cui Luca morì e al fatto che non riuscii a dargli neppure l’ultimo saluto. Quando lo vidi ormai era freddo e senza vita. – Scusami – e tossisce – non volevo rattristarti. Non era nelle mie intenzioni
-          Non ti preoccupare
-          Sai l’ho sempre invidiato il tuo Luca
-          Invidiato?
-          Esatto. Era bello, gentile, buono e aveva un amore tutto suo. Io invece ero l’opposto, bello sì però cattivo, vendicativo e incurante dei sentimenti altrui. Mi credevo un immortale e guarda adesso dove mi trovo? Mi è dispiaciuto per Luca. Quando ho letto la notizia sui giornali, non potevo crederci. Non potevo credere che una persona con cui ho passato per anni tanti giorni non ci fosse più. Non ero arrabbiato con lui anche se mi aveva fatto licenziare, infondo ho giocato sporco e in qualche modo dovevo aspettarmelo che prima o poi la vita mi avrebbe presentato il conto, anche se no s’è limitata a farmi diventare uno dei tanti disoccupati del nostro paese.
-          Non dire così
-          Sai se Andrea e Fabrizio stanno avendo problemi per colma mia
-          No. I ragazzi hanno fatto le analisi e sono negativi
-          Sono felice. Si meritano un po’ felicità dopo quello che ho fatto loro – e di nuovo tossisce
-          Vuoi un po’ d’acqua? – e cerco di liberare la mano per alzarmi e prendere un bicchiere da riempire, ma lui mi  stringe la mano impedendomi di alzarmi
-          Per favore non lasciarmi
-          Ok.
-          Per favore
-          Ok. Ok. Resto qui.  Paolo ci pensi tu a portare un goccio d’acqua?
-         
-          L’aiuto io -  gli dice la portinaia
-          Alberto
-          Dimmi Matteo
-          Ė normale che la mia vista inizia a svanire? – stava accadendo, Matteo stava morendo davanti ai miei occhi.
-          Sì, è normale. Cerca di stare sereno, è tutto normale
-          Non mi lasciare la mano, per favore
-          Non ti preoccupare
-          Alberto, non vedo più niente, è tutto buio
-          Respira lentamente ci sono io qui, non sei solo. Ti tengo la mano la senti?
-          Sì, la sento. La tua mano è calda, mi trasmette tanta energia positiva. La vedi?
-          Che cosa?
-          Quella luce. Allora la vista sta tornado
-          Osservala. Osserva la luce
-          Ė bellissima.
-          Continua ad osservarla
-         
-          Matteo? Matteo mi senti? – e lentamente la sua mano abbandona la presa, cadendo sul letto. Mi sollevo e lentamente gli chiudo gli occhi.
-          Eccola, l’acqua è arrivata.
-          Non c’è più bisogno.
-         
-          Oh, Signore mio – esclama la portinaia
-          Forza portiamolo via.

***
Tornato in ospedale e aver firmato tutte le scartoffie del caso, vado a cambiarmi perché il turno è terminato. Per strada decido di fermarmi da Andrea e dirgli di Matteo
-          Alberto, e tu che ci fai qua? – che strano mi sembra di sentire me qualche mese fa quando alla mia porta bussò Fabrizio per dirmi di Luca – Alberto tutto bene?
-          Sì, ho finito ora di lavorare
-          Giornata pesante? – mi domanda preoccupato vedendomi scosso
-          Ho assistito un ragazzo mentre stava trapassando
-          Oddio.
-          Si trattava di Matteo. Ė morto qualche ora fa – la notizia lo ha turbato anche se per lui il ricordo a Matteo è legato a brutte vicissitudini – Credevo giusto fartelo sapere.
-          Ti ringrazio. Vuoi fermarti un attimo, mi sembri scosso per metterti a guidare
-          No, preferisco andare a casa.
-          Aspetta. Lascia la macchina qui, ti faccio accompagnare a casa da Samuele,  il nuovo commesso. Sarei più tranquillo.
-          Ti direi una menzogna a dirti di lasciar stare.
-          Bene. Aspetta due minuti – e chiama il ragazzo
-          Dimmi capo – dice il ragazzo raggiungendoci
-          Lui è il mio amico Alberto, potresti accompagnarlo a casa? Prendi la mia auto.
-          Senza problemi
-          Grazie Samuele – gli dico
-          Non ringraziarmi e poi così stacco un po’, oggi è un casino in negozio
-          Fai una cosa, porta la macchina di Alberto in garage e prendi la mia, noi ti aspettiamo qui
-          Arrivo subito

***
-          Puoi lasciarmi anche qui, il mio palazzo è quello
-          Andrea mi ha detto di accompagnarti fin dentro casa
-          Ma non c’è bisogno
-          Gli ordini del capo non si discutono
-          Allora grazie

***
-          Alberto sei tu? – mi chiede Biagio appena entro
-         
-          Ah, non sei solo. Stai bene?
-          Lui è Samuele, il nuovo commesso che lavora da Andrea.
-          Piacere
-          Piacere mio. Alberto ma che è successo.
-          Sono un po’ stanco, ti spiace se vado a letto e ti racconto tutto dopo?
-          Certo vai pure
-          Grazie Samuele
-          Di nulla. A presto

Continua…
Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani