Marte inverso - 6 ^ puntata (Spin off di Un nuovo mondo)

Prologo
Per rendervi conto dei fatti narrati, il periodo in cui si svolgono le vicende fra Ale e Simone corrisponde alle puntate di Un nuovo Mondo 40-41-42-43.
Francesco Sansone

















6^ Puntata


Ale
-          Ciao scusa, c’è Simone?
-          Sì, está en su ufficio.
-          Me lo potresti chiamare per favore.
-          Claro qué sì. Tu chi eres?
-          Ale.
-          Aspetta due minuti.
Quando il barman si allontana, continuo a chiedermi se ho fatto bene a tornare questa sera ed aver accettato l’invito di Simone, oppure mi ritroverò a fare una figuraccia.
-          Ale sono contento tu sia venuto. Non ci speravo a dire il vero!
-          E perché? Un drink gratis non si ha tutti i giorni, no?
-          AH! Sei venuto solo per il drink gratuito? – mi dice con una smorfia delusa. Mi sento morire.
-          Scherzavo, giuro che scherzavo, non fare quella faccia lì, se vuoi lo pago pure il drink, davvero. Non sono venuto per quello.
-          Tranquillo Ale, lo so
-          Allora perché hai fatto quella faccia, facendomi sentire una merda??
-          Per vedere se mi sbagliavo oppure no.
-          Sbagliare? E su cosa?
-          Sul fatto che forse, anch’io ti piaccio.
-          Ma.. veramente… cioè...
-          Non serve che tu lo dica. Non ti imbarazzare. Allora che beviamo?
-          Non so, fai tu!
-          Pedro ci fai due negroni?
-          Ottima scelta.
-          Non è stato un caso. Ci ho fatto caso ieri che lo avevi ordinato e quindi ho dedotto che ti debba piacere molto, perché non è uno di quei drink che tutti bevono.
-          Capo, ecco i due negroni.
-          Grazie Pedro. Vieni Ale, accomodiamoci nel mio ufficio per parlare senza il caos di qua fuori.
-          Ok!

***

-          Allora Ale cosa fai di bello nella vita?
-          Sono un insegnate di letteratura italiana.
-          ‘Sti cazzi!
-          Scusa?
-          No, no, non fraintendermi. Devi sapere che non ho mai amato particolarmente la scuola
-          E come mai?
-          Non perché non mi piacesse studiare, solo che mi sono sempre considerato uno più adatto a lavorare che a studiare e così – beve un sorso del negroni – ho preferito lasciare tutto dopo la maturità e dopo qualche sacrificio, aprimi questo pub.
-          Hai fatto la scelta più giusta. Se sapevi che non era la tua strada, allora  hai fatto bene a non perdere tempo e a non far gettare i soldi ai tuoi.
-          A dire il vero, i miei è solo mia madre.
-          Scusa non  potevo immaginare…
-          Non ti scusare, non c’è motivo. Non potevi saperlo, infondo ci stiamo conoscendo solo adesso. Allora parlami di te, come mai la decisione di diventare un insegnate?
-          Ma non so dirti un perché, ma sin da piccolo sapevo che questo sarebbe stato il lavoro della mia vita.
-          E ci sei riuscito in fretta, non è da tutti.
-          No, in realtà non è da tutti avere la fortuna che ho avuto io, ossia quella di trovare un insegnate che mi ha voluto come assistente e poi mi ha permesso di ottenere una cattedra.
-          Ale mi piaci, e pure tanto. E non credere che sia una cosa che dico a tutti – quando dice queste parole così di punto in bianco, sento il mio cuore fermarsi. Da troppo tempo non sentivo dirmi certe parole e da altrettanto molto tempo queste non facevano freccia dentro di me. Però, allo stesso tempo, mi assale la paura per quello che potrebbe succedere considerando come mi comporto di solito poi c’è la preoccupazione per il mio amico Manu che comporterebbe non pochi problemi in una nuova relazione. – Ale mi stai ascoltando?
-          Eh? Sì, scusami.
-          Ti  stavo dicendo che non lo dico a tutti, anzi non l’ho detto a nessuno per parecchi anni. Però con te non so che sia successo. Quando ti ho visto ieri è successo qualcosa che non so nemmeno io spiegarmi…
-          Ti prego, fermati, non continuare.
-          Perché?
-          Perché non credo di essere quello giusto da poter amare. Tendo a farmi in quattro per i miei amici, anche a discapito dei miei compagni e finiresti anche tu per accusarmi, come hanno già fatto in passato, di non darti quello che una storia d’amore comporta. Soprattutto in questo periodo.
-          Ma non puoi saperlo.. non mi conosci ancora bene per dire se sarei o meno in grado di accettare la tua vita così com’è.
-          Fidati, finirebbe come ti ho appena detto. Adesso è meglio che vada…
-          No, non te ne andare.
-          Sì, invece sarebbe l’unica cosa giusta che faccio. Non sarei dovuto venire affatto.
-          E perché mai?
-          Perché è stato un errore. Anche in me ieri è successo qualcosa che non so spiegarmi quando ti ho visto. Non ho fatto altro che pensare a te da quando me ne sono andato da qui, dimenticando quello che sono.
-          E cosa sei? Un ragazzo che forse si sta innamorando di un altro ragazzo?
-          No! Un ragazzo che non è in grado di amare nessuno se non i propri amici. Ora scusami
-          No che non ti scuso. Non puoi dirmi quello che hai appena detto e andartene così. Ti prego dammi una possibilità.
-          Veramente io… non lo so ci devo pensare
-          Sì, fai bene, però intanto che lo fai, non evitare di venire a trovarmi.
-          E perché dovrei venire, per farci del male?
-          No, perché solo vedendoci spesso, potremmo capire se quello che adesso proviamo può…
-          Può?
-          Trasformarsi in amore.
-          Che dici?
-          Sì, hai capito. Ti prego, vieni a trovarmi, anche una sola volta a settimana, ma vieni a trovarmi, io saprò accontentarmi anche di vederti solo una volta a settimana. Non mi prendere per folle, sono certo che io e te abbiamo molto in comune più di quanto possiamo pensare.
-          Vado e grazie per il drink.
-          Ci vediamo domani?
-          Non lo so – e così dicendo, torno a casa.
Chiusa la porta, vedo Manu dormire sul divano e di fronte a se’ un paio di bottiglie.
“Manu, amico mio, che ti succede? Vorrei poterti aiutare a risolvere i tuoi guai, ma non so che fare.” – penso mentre mi avvicino a lui e con il braccio lo sollevo per portalo in camera sua – “ Non riesco a vederti ridotto in questo stato e l’unica cosa che posso fare per aiutarti è starti accanto e prendermi cura di te, come ho sempre fatto, fragile amico mio”
-          Ale, sei tornato?
-          Sì, Manu. Su andiamo – dico con voce sforzata per l’aiuto che gli do a sollevarsi – ti porto nel letto.
-          Ale, per fortuna che ci sei tu. Se non ci fossi tu con me per ora, non saprei come fare.
-          Tranquillo, non ti lascerò mai.
-          Grazie Ale.
Uscito dalla camera di Manu, rimango con le spalle appoggiate alla porta e penso a tutto quello che mi è successo questa sera e ripenso a Simone che mi dice quelle cose e mi sento vibrare, però allo stesso tempo, la preoccupazione  per il mio amico, mi getta nella confusione.
-          E ora che faccio?


Continua…