Marte inverso - 7 ^ puntata (Spin off di Un nuovo mondo)

Prologo
Eccoci qua per leggere la 7^ e penultima puntata di Marte Inverso. Quella di oggi sarà una bella e lunga puntata, con tanto di cross over - quindi se vi mancavano gli amici di Un nuovo mondo oggi li ritroverete - che spero vi prenderà. Non aggiungo altro e vi do appuntamento a domani con i Racconti d'Estate.
Buon Martedì
Francesco Sansone





















7^ Puntata

Ale
Benché Simone mi abbia chiesto di continuare ad andare a trovarlo al pub, ho deciso di non tornare  più da lui e dedicarmi solo a Manu. Tuttavia ci siamo rivisti oggi, due mesi dopo quella sera, e non con la luna in cielo al Marte Inverso, ma all’università durante una bella giornata di sole. Uscendo dall’edificio della facoltà di Lettere, sento chiamarmi e girandomi me lo sono ritrovato di fronte.
-          E tu che ci fai qua? – chiedo stupito
-          Ti stavo seguendo
-          Cosa?
-          No, tranquillo, non sono un malato. Sono venuto qua perché dovevo sbrigare alcune cose per mia sorella.. cose di segreteria, anche se non capisco perché debba avere ancora a che fare con ‘ste cose dato che s’è laureata e soprattutto non capisco perché mi deve obbligare ad alzarmi all’alba per sbrigare le sue noie. Comunque sto parlando troppo e anche di cose che a te non interessano. Lo faccio sempre quando sono nervoso oppure quando sono felice.
-          E adesso per quale motivo lo stai facendo?
-          Per entrambe le cose. – Mi risponde con gli occhi lucidi. Occhi che mi fanno capire che non ostante tutto questo tempo non s’è scordato di me
-          Ti posso offrire un caffè?
-          Volentieri! – e ci incamminiamo verso il bar dell’università
-          Allora, Simone, come stai?
-          Bene tutto sommato, anche se non riesco a dimenticarti. – Quando dice questa frase rimango in silenzio. Non so che dire o che fare, so solo che mi piace sentire dire queste parole da lui e francamente non ci speravo più, dopo come mi sono comportato. – Perché non sei più venuto? Dopo che ci siamo parlati ti ho aspettato tutte le sere dicendomi che prima o poi saresti venuto, però così non è stato e ho iniziato a pensare che, forse,  non ti interessavo.
-          Ma non è così, te lo posso assicurare.
-          Allora… – dice fermandosi di punto in bianco e girandosi in modo di trovarsi di fronte a me – perché non sei più venuto?
-          Perché… è complicato.
-          Saprò capire, se me lo spieghi.
-          Devi sapere che il mio migliore amico, che per me è come il fratello che non ho mai avuto, per ora non sta passando un bel periodo a causa di una serie di cose che gli sono piombate addosso. Prima la morte della madre e adesso una storia d’amore che lui vorrebbe vivere ma che non può perché ha scoperto che il ragazzo di cui è innamorato l’estate scorsa e di cui aveva perso le tracce, adesso è un suo studente.
-          Cazzo, non deve essere facile. Però…
-          Prima che tu dica però, voglio raccontarti una cosa della mia vita. Da piccolo sono stato abbandonato dai miei genitori e sono cresciuto in una casa famiglia. Quando mi sono diplomato e diventato maggiorenne, ho dovuto lasciare la struttura e grazie a un po’ di soldi donatomi da una delle assistenti sociali, mi sono potuto iscrivere all’università e affittare una stanza, in attesa di trovare un lavoro che mi permettesse di vivere. Per fortuna il lavoro arrivò subito e con esso presto anche una famiglia, o meglio la mia famiglia. Conobbi due ragazzi, due mie i colleghi e dopo un po’ andai a vivere con loro e a breve arrivò Manu il quale ben presto diventò il mio migliore amico. Sia io che lui ci siamo sempre presi cura l’uno dell’altro. Manu è stato fondamentale quando scoprii che i miei genitori, che da piccolo mi avevano lasciato come un sacco di spazzatura in quella casa famiglia, mi lasciarono dei soldi e una casa. Senza di lui non avrei potuto reggere il colpo. Adesso lui è in difficoltà e io non posso permettermi di abbandonarlo.
-          Ma io non ti sto chiedendo di abbandonarlo, non potrei mai farlo. Ti chiedo solo di trovare del tempo per me e non mi importa se per ora non sarà tanto, mi accontenterò di sapere che fai parte della mia vita. Come ti ho detto quella volta, saprò rispettare la tua vita, ma non privarmi di te. Non so perché ma credo che fra me e te ci sia qualcosa che va oltre ad ogni logica.
-          Ma…
-          No, non rispondermi. Voglio solo che mi prometta che tornerai da me la sera, anche per dirmi un semplice  ciao. Non chiedo altro. Me lo prometti?
-          Non so…
-          Pensaci, ma per favore non farmi aspettare altri due mesi. Adesso vado
-          E il caffè?
-          Magari lo prendiamo assieme una di queste sere, ok?
-          Ok!.
-          Bene, l’esser venuto qui oggi ha avuto un senso. Ciao Ale
-          Ciao Simo.
-          Simo? Sì! Mi piace che mi chiami così.  – e dicendolo se ne va.

Rimasto da solo comincio a riflettere su cosa mi ha detto, quando sento squillare il telefono.
-          Pronto?
-          Giorgio, come stai?
-          Tutto bene grazie, un po’ esaurito con i miei studenti, ma non mi lamento. Ascolta, vado di fretta perché tra poco ho lezione, domani io e Carlo vorremo venire, vi va di passare una delle nostre serate folli?
-          E lo chiedi? Certo  che ci va!
-          Perfetto, ci vediamo a domani. Ora scappo prima che i ragazzi si scannino fra di loro. Un bacio
-          Ciao prof.
-          Ah ah. Ciao

***

Il giorno dopo
-          Ben signori per oggi abbiamo finito. Mi raccomando leggete il testo perché sarà l’argomento della prossima volta. – E dicendo questo, lascio la mia aula per recarmi a Psicologia dove ad attendermi c’è Manu
-          Manu sei qui? – dico mentre vedo che il mio amico sta parlando con Daniel – Ti disturbo per caso?
-          No, no Ale. Ho finito. Questo studente aveva un dubbio, ma lo abbiamo risolto. Stavo venendo da te.
-          Ah, perfetto. Andiamo allora. –  e così dicendo, sia io e Manu lasciamo l’aula e il ragazzo.
-          Come stai?
-          Sempre peggio, non riesco più a far finta di nulla. Ogni volta che viene da me, vorrei saltargli addosso e bacialo, abbracciarlo, e invece non posso, devo fare il distaccato e lo stronzo.
-          Non ci pensare dai, vedrai che finiti gli esami tutto si sistemerà, ne sono certo!
-          Lo credi davvero?
-          Sì, sai che su questa cose non mi sbaglio. Comunque me lo offri sto caffè, o stai trovando la scusa per non sganciare i soldi?
-          Che cosa vorresti dire, che sono uno spilorcio?
-          Chi, io?
-          E chi se non tu?
-          Caffè?
-          Non fare finta di nulla hai capito?

***

-          Due caffè al tavolo per favore.
-          Certo professore. Arrivano subito.
-          Vieni Ale, accomodiamoci.
-          Va meglio?
-          Diciamo che… Merda!
-          Che succede?
-          C’è Daniel assieme al suo amico.
-          Cerca di stare tranquillo e parliamo tranquillamente – e così intentiamo una finta conversazione, ma quando il ragazzo ci passa accanto, per cercare di farlo andare via gli getto una frecciatina. - Certo che questi studenti, ormai, non ti lasciano più in pace
-          E già, se potessero mi seguirebbero pure in bagno – e scoppiamo a ridere
-          E ci sono certi insegnati che non sanno stare al loro posto.  – ha risposto alzando la voce l’altro ragazzo
-          Come si permette? - rispondo
-          Mi permetto con la stessa maleducazione con cui voi due vi siete rivolti sia a me sia al mio amico. Se avete problemi a relazionarvi con gli studenti, cambiate lavoro, invece di comportarvi come ragazzini.
-          Non le permetto di dire queste cose – ribatto alzando la voce a mia volta
-          Mi permetto e come invece. Lei e il suo amico siete dei maleducati, degli sbruffoni, degli arroganti capaci solo di mortificare le persone gratuitamente.
-          Adesso basta! Si ricordi che sta parlando con il suo insegnate – interviene Manu
-          E lei prima di fare battute così basse si ricordi che si rivolge a dei suoi studenti... Vieni Daniel non perdiamo altro tempo con questi due.
-          Mi ricorderò di lei in sede di esami.
-          Mi sta minacciando? Se è così, le ricordo che non è nella posizione giusta per avanzare delle minacce.
-          Basta così! Vi prego. Fabrizio, te lo chiedo per favore, andiamo – dice Daniel
-          Vi prego aspettate
-          Cosa altro vuole professore?
-          Volevo chiedervi… volevo chiederti  scusa per le parole che io e il mio amico abbiamo usato. Posso parlarti un attimo Daniel?
-          Beh veramente…
-          Fai pure, io vado  a prendere i caffè, infondo siamo venuti per questo, no?
-          Già.
-          Ok, a dopo – e dicendolo quel ragazzo mi guarda in cagnesco e ricordando me quando prendo le difese dei miei amici. Deve essere un ottimo amico e un bravo ragazzo, sono contento che il piccolo 4 bianchi abbia un amico così. Dopo esser stato lasciato in asso da Daniel, Manu torna a sedersi al tavolo.
-          Allora come è andata?
-          Cosa credi?
-          Scusami amico, è tutta colpa mia. Non avrei mai dovuto dire quella frase. Cercavo solo di aiutarti e invece ho complicato la situazione. Non volevo
-          No, non devi scusarti. Se non fosse per te non saprei come fare. Tu mi stai sempre accanto e sei il mio angelo custode sin da quando eravamo al primo anno di università…
-          Non me lo ricordare, altrimenti non posso non pensare che sono invecchiato.
-          Davvero dico. Mi sei sempre stato accanto e ad esser sincero, mi sento in colpa con te.
-          E perché mai?
-          Perché per colpa mia, non ti sei mai fatto una vita tua. Sei sempre stato impegnato a prenderti cura di me per dedicarti completamente a te.
-          Ma non è vero…
-          Invece sì. Ale, grazie davvero.
-          Non devi ringraziarmi se lo faccio e perché ti voglio bene e darei tutto per te e se non mi sono fatto una vita non è colpa tua. Lo sai che non so essere un bravo fidanzato. Se come amico so essere ottimo, come fidanzato faccio schifo. Tutte le mie relazioni non riesco a mantenerle perché forse non sono in grado di amare come la gente si aspetta. Anche Luigi me lo ha gridato in faccia quando mi ha mollato perché io per lui non c’ero mai, dicendomi pure che forse sarebbe stato meglio se fossimo stati degli amici, perché così sapeva che se avesse avuto qualche problema io sarei corso subito per dargli una mano.
-          Ma non è vero e lo sai… Luigi era solo un paranoico geloso.
-          No, aveva ragione. Credo che nella vita c’è gente che sia destinata ad amare una sola persona e coltivare cento amicizie e chi invece è destinata ad amare cento amicizie e non coltivare neppure una storia d’amore.
-          Ma ‘ste cose insegni a Lettere?
-          No!
-          Meno male, poveri studenti se dovessero sentire queste massime diventerebbero tutti dei giovani Leopardi.
-          Già. Comunque ci tengo a dirti che non è colpa tua se io non ho una storia. Forse non è neppure  colpa mia è solo così e basta… Senti! Che ne dici se stasera usciamo?
-          E dove dovremmo andare?
-          In un pub troppo carino  cha ha aperto da qualche tempo.
-          Non lo so…
-          Dai, stasera arrivano anche Carlo e Giorgio, così il gruppo “Festa d’estate” è al completo.
-          Ma sì dai! Infondo uscire non può che farci bene.
-          Bravo, Così ti voglio! Il solito nottambulo di sempre
-          Il nottambulo di sempre? Non credo più di essere quello di prima.
-          Che palle! Dai andiamo che è meglio.

Continua…