L'angolo di P - La prima volta non si scorda mai

Prologo

Cari amici,

siamo finalmente arrivati alla conclusione di questa trilogia legate soprattutto alla figura della prima volta, intesa in questa accezione come primo bacio, o il primo caffè con panna(non ne sono seguiti altri attualmente e per fortuna direi) e quindi non posso che ultimare la mia narrazione e il mio “sputtanamento” con la prima volta intesa come tutti la conosciamo. Non ho pagine di diario per questa nuova esperienza quindi in questo caso mi affido volentieri(ma anche no) ai miei ricordi ancora nitidi comunque(anche perché sono passati solo otto mesi) e ve la racconto in anteprima. Come per le precedenti “puntate” il co-protagonista di questo esordio carnale è sempre Fede, è a lui che devo il mio stato di sbrinamento dell’attività sessuale, a lui devo la mia percezione carnale, e gli devo anche un bel pugno sullo stomaco perché i mesi che seguirono sono stati un po’ frustranti. Ma adesso vi lascio a questo nuovo e ultimo capitolo di questa storia….reale e carnale!!
Gianni


La rubrica a cura di Gianni

Locandina realizzata da Giovanni Trapani.
Tutti i diritti riservati


   Con Fede le cose andavano molto bene nella settimana successiva a quel passionale incontro dove ho conosciuto il lato carnale di me, l’animale che per anni si è dovuto nascondere perché aveva troppa paura per farsi notare di giocare in quel gioco pericoloso che è il relazionarsi con la vita e le persone. Ci sentivamo spesso via cellulare, per il suo lavoro ci si vedeva poco nella prima settimana ma era presente nei miei pensieri, e io a quanto pare lo ero nei suoi. Il sabato successivo all’incontro del caffè con panna io avevo organizzato una cena con i miei amici più cari a casa di una mia zia, che non si trovava la. Chiesi in maniera del tutto naturale a Fede se volesse aggregarsi, almeno dopo cena per passare un po’ di tempo insieme. Dovevo ritagliarmi un po’ di tempo anche per lui, la mia smania di conoscerlo sempre più si faceva presente in me e il fatto che non ci fossimo visti tutta la settimana mi metteva in agitazione perché credo sia normale avere i primi tempi una grande curiosità di conoscere la persona che è entrata a far parte dei tuoi pensieri; e oltre alla curiosità si aggiungeva il forte desiderio di poter passare del tempo con questa persona. Lui mi disse in quella circostanza che era impegnato ma che se si fosse liberato in tempo sarebbe passato a farmi un saluto. Quella sera i miei amici conobbero Fede, di cui a dir la verità non ebbero una buona impressione(ne tanto meno lui posso dire si era posto nel migliore dei modi!). Io ero felice però di quella circostanza, anche se sono sempre stato un tipo che pensava che prima avrebbe dovuto conoscere da solo la persona conquistata e poi magari piano piano renderlo partecipe della mia vita amicale. In quell’occasione visto il mio desiderio di vederlo, ruppi il compromesso con me stesso e le mie convinzioni e decisi di dare a Fede la possibilità di conoscere preventivamente anche una delle parti più importanti della mia vita. Dopo che se ne andò non vi sto a dire i commenti, sembravamo tante comari seduti tutti intorno alla tavola rotonda a discutere del chi fosse, del come si comporta, del cosa pensa e di altri dettagli. In quest’altro frangente mi chiamò per darmi la buonanotte e inaspettatamente per chiedermi se ci si voleva vedere la sera successiva per prenderci un caffè magari nella stessa location di quel sabato. Un chiaro invito a voler approfondire la conoscenza sessuale? In quel momento accettai senza pormi troppi quesiti, o meglio senza volermeli porre. Cosi arriviamo alla domenica del 14 marzo, precisamente alla sera di quella fredda domenica. Scesi da casa appena Fede mi disse che era arrivato sotto il mio portone; ero più che vestito ero imbottito perché in quel periodo il la temperatura esterna era prepotentemente fredda(per come siamo abituati noi palermitani)... il tempo di salire in macchina io già iniziavo a pentirmi di aver messo tutti questi strati di sopra per quanto la mia temperatura corporea fosse vertiginosamente salita. Sapevo che quella sera non ci saremmo fermati al solo caffè, sapevo che non avremmo solamente giocato stuzzicandoci carnalmente, sapevo che l’aver detto ai miei amici che non avrei fatto niente iniziavano ad essere solo parole di echi lontani. E la paura si impadronì nuovamente di me. Paura di farmi male, di non essere adeguatamente e naturalmente bravo, di non essere all’altezza. Cercai di non pensare a ciò che potesse succedere e decisi di parlare, facendo scorrere le mie parole senza nemmeno pensare a cosa potesse uscirmi dalla bocca e a come potesse uscire e nello stesso momento pensavo ad un argomento che avrebbe dovuto seguire quello successivo. In quell’istante mi sono sentito del tutto costruito, sembravo un robot a cui avevano dato delle istruzioni da eseguire ma senza metterci l’essenza fondamentale per una buona comunicazione: l’anima. Arrivammo quindi sotto casa di mia zia; in quella occasione dissi sia a mia zia che a mia madre se potevo andare li con i miei amici per vederci un film dato che mia zia risiedeva a casa mia. Realizzai che era la prima volta che avevo orchestrato una scena teatrale del genere, ma non avrei potuto fare altrimenti per vedere il ragazzo che mi affascinava tanto. Appena scesi dalla macchina l’ondata di freddo che mi investi ebbe lo stesso effetto di un macigno tiratomi di sopra: fermò le mie azioni, fermò i miei pensieri e anche le mie parole; il mio corpo e la mia mente entrarono per un attimo in stand by e isolarono il resto del mondo dalla mia coscienza; quella lucidità che isolava il mio inconscio dal resto del mondo mi diede il tempo di razionalizzare ciò che stavo facendo e che avrei potuto fare. Mi sarei veramente spinto fino a perdere la mia verginità cosi, con una persona che conoscevo appena? Non ebbi il tempo di rispondermi; una mano sulla spalla mi desto da quel torpore, Fede mi riportò alla realtà. Quando salimmo le scale e mi accinsi ad aprire la porta cercavo di fare il minimo rumore, il palazzo in cui vi è la casa di mia zia è abitato da parenti quindi cercavo di essere il più discreto possibile per non far incuriosire nessuno. Entrati in quel tiepido luogo mi sono subito diretto verso la macchina del gas nel’ampio soggiorno – cucina e iniziai a preparare il caffè. Fede nel frattempo parlava della casa, dei mobili che l’arredavano, di politica, del suo interesse per l’arte e l’arredamento antico; io ascoltavo e riempivo la base della moka con dell’acqua, riempivo il filtro con il caffè, avvitavo la moka e infine la mettevo sul fuoco. Giratomi per vedere dove fosse finito me lo ritrovai davanti ai miei occhi che fulmineo mi avvinghiava tra le sue braccio a cercava le mie labbra che al tocco con le sue esplosero di calore. Restammo vicino la macchina a gas che lavorava per far si che il caffè salisse, abbracciati l’uno all’altro e a scambiarci teneri baci. Al naso sovvenne un forte aroma di caffè e sentivo in lontananza un ribollire di liquido; l’aroma del caffè mi aveva svegliato da quel dolce perdermi tra le braccia di Fede, la bevanda rigeneratrice era pronta.

Bevuto il caffè sul divano, l’uno accanto all’altro ma girati in modo che i nostri sguardi si incrociassero, continuammo a parlare fumando una sigaretta(si dice che la sigaretta dopo il caffè è la morte sua… appoggiavamo quella corrente di pensiero). La sigaretta segnava quel confine invisibile, quel lasso di tempo in cui sia io che lui rimanevamo a debita distanza letteralmente fisica e non comunicativa; i miei occhi e i suoi si scrutavano, lui sapeva che mosse fare, io diversamente dovevo studiare lui. Il tempo di finire la nostra fumata rituale e mi ritrovai senza neanche rendermene conto con la testa sul petto di Fede, mentre lui mi accarezzava la testa e la schiena io mi sentivo cosi protetto e appassionato. Alzai il viso verso l’alto per incontrare il suo sguardo, ma non era tanto quello a cui volevo avvicinarmi. Semi disteso per come era lui dovette inclinare verso il basso il suo viso e nuovamente le nostre labbra si salutarono. Piccoli baci, pochi secondi e poi….fuoco puro! Animali in un divano che bramano il potere, lui che mi spingeva a distendermi e io che mi giravo portando lui a stare sotto di me, e intanto il mio cervello ricominciava a pulsare di dubbi e domande, e i nostri membri invece pulsavano di vita e energia pronti ad uscire. Le sue mani forti e decise che cercavano di toccare la mia pelle sotto i vestiti, il mio sedere il mio membro. Le mie mani tremanti che facevano lo stesso sul suo corpo. Stavo perdendo nuovamente il controllo di me, nuovamente dal buio della mia coscienza l’animale carnale che c’era in me iniziava ad avanzare e ringhiare. Sotto il mio peso Fede mi guardava estasiato, era in mio potere, conducevo io il gioco o forse stupidamente pensavo questo, o forse astutamente lui mi fece pensare ciò. Mentre ci baciavamo con ardore gli sbottonai i pantaloni e nel frattempo da sotto ma non sottomesso lui facevo lo stesso con me. Riprovai l’ ebbrezza fisica e mentale del primo incontro, ma stavolta i nostri movimenti erano più liberi. Baci, abbracci, parole dolci e forti, sussurrate come se fossero segreti da non dover svelare, e… appassionati giochi di sesso che suggerivano fossero solo l’inizio. Ci ritrovammo spogliati avvinghiati l’uno all’altro in piena libertà. Era il momento, oramai ero fuori controllo, volevo senza ombra di dubbio interrompere quella verginità per troppo tempo caratteristica fondamentale della mia vita. Non mi chiedevo più come sarà, come sarò, e se ne sarò all’altezza; la mia domanda era semplicemente quando avverrà. La domanda ebbe una risposta immediata perché in quel momento Fede mi spinse sempre con dolcezza me fermamente ad adagiarmi sul divano mentre stimolava il mio lato B e mentre mi baciava senza dosare la passione ma lasciandola libera di sfogarsi. Io con la stessa passione ricambiavo i suoi baci e le mie mani oramai avevano conosciuto ogni parte del suo corpo e continuavano a scorrere su di lui, non sazie di quella conoscenza. Il silenzio calò su di noi; mi diede un ultimo bacio e staccò le sue labbra dalle mie. Alzò la schiena senza staccare i suoi occhi dai miei, che lo guardavano bramoso di sentirlo in tutta la sua virilità. alzai le mie gambe per dargli il modo di poter entrare in quei luoghi che probabilmente lui conosceva bene ma che io avevo cosi tanta voglia di conoscere. Lentamente ma con determinazione entrò in me. Lentamente ma con fermezza spinse e si avvicinò nuovamente al mio viso. Lentamente ma con sonorità sentii i nostri respiri crescere di intensità. E non proprio lentamente io persi la connessione già flebile con il mondo. Solo una piccola voce dentro di me ancora trovava la forza per appellarsi alla mia coscienza. Mi domandava perché bruciare questo momento, perché non ho voluto aspettare. Dentro me questo fastidio disturbava la mia estasi. E mentre Fede passionale mi incitava a venire e incitava se stesso all’estasi del sesso, io mi trovavo in un limbo di piacevole perdita dei sensi e di degradanti domande reali. Il suo processo culminò in un gemito sottile ma senza sosta il calore che sprigionò quasi mi ustiono la pancia e il petto. Il mio apice in quell’occasione non lo raggiunsi. Mi rimase solo una continua linea di eccitazione mista alla felicità di aver scoperto il mistico piacere carnale, anche se non pienamente gustato. Tornati alla realtà, la flebile voce dentro me si riappropriò del suo territorio. E dopo esserci puliti dei segni della carnalità, siamo stati a parlare io e Fede abbracciati sul divano di mille cose diverse. Ma dentro me mi chiedevo come mai ciò che pensavo dovesse succedere la prima volta non successe. Come mai mancava quella magia che avvolge i sensi e amplifica le sensazioni! Come mai la mia prima volta al di là del fuoco della passione mi lasciava cosi… interdetto.

Due settimane dopo sono riuscito a dare una risposta a tutte quelle domande: con Fede le cose dopo quell’incontro non sono andate poi cosi bene; mancavano le sue telefonate e si faceva sentire veramente poco; se gli chiedevo di uscire diceva di essere impegnato o stanco, ritagliandosi un po’ di tempo il sabato successivo in cui ci ritrovammo quella volta a casa mia a fare nuovamente sesso; alcune cose che lui mi disse all’inizio della nostra conoscenza non risultarono essere vere; e io iniziai a capire che forse per lui ero solo una persona gradevole con cui scopare di tanto in tanto. Fu cosi che dopo un lungo messaggio di rancore e rabbia gli chiesi di andarsene a fanculo. Ho sofferto un bel po’ per questo addio cosi radicale, ma era l’unico modo per evitare di bruciarmi ancora. Imparai a conoscere Fede è vero ma nella sua vera essenza; quella di una persona squallida che ti inebria di parole dolci e promesse vane con fare suadente per arrivare ad ottenere ciò che vuole senza mettersi in gioco mai. Ma visto che le cose si fanno in due non posso che rimproverare anche me stesso per la mia imprudenza e superficialità, e forse anche per la smania di bruciare un cammino che è sempre fondamentale per la conoscenza perché impaziente di riprendermi le esperienze che nella mia adolescenza non ho fatto. Ad oggi comunque Fede continua ad essere l’infame numero uno. Non ha risposto al mio ultimo messaggio che gridava anche un chiarimento e ha taciuto per cinque mesi. Solo alla fine di questa estate si è fatto risentire, come se nulla fosse, dicendomi dopo un mio plausibile attacco, che non aveva avuto il coraggio di affrontarmi per quello che mi aveva fatto… si commenta da se credo! Se devo prendermi il buono da tutto ciò posso dire di aver comunque sconfitto molti dei disagi che aleggiavano nel mio animo e ho imparato ad essere anche più prudente…

E cosi si conclude la mia rassegna delle prime volte e la mia epopea con Fede che è risultato il primo stronzo in campo sentimentale incontrato all’età di 29 anni ma che ha sancito l’adolescenza delle mie emozioni. La prima volta, magico momento di condivisione carnale… che si rivela per me solo in normale sesso se non si riesce a trovare la chiave di volta che fa sprigionare energia dagli animi che la condividono: la magia della comunione di anime affini!

Fortunatamente la prima volta si ripete nel tempo e per ogni storia quindi la speranza di avere una prima volta davvero “magica” non mi abbandona... e spero tanto di poter dire un giorno:

“… Il naufragar mi è dolce in questo mare…”

Alla prossima

Gianni