L'angolo di P - La paura fa novanta
Locandina realizzata da Giovanni Trapani.Tutti i diritti riservati
La Paura fa 90
E’ da pochi giorni passata la festa più terrificante dell’anno. Origini irlandesi, sviluppatasi in Inghilterra e sbarcata in America, Halloween ha preso posto anche nel resto del mondo poco a poco, arrivando ad essere festeggiata e attesa più della Festa di Ogni Santi o nel caso siculo della Festa dei Morti. Nata come festività celtica intrisa di esoterismo e misticismo, non hanno tardato l’economia e il dio denaro a contaminarla e renderla la festa più gettonata dell’anno, speculando sul suo significato originale e diventando una festa gioiosa per i bambini golosi, e forse anche uno sprone per affrontare le proprie paure e i propri incubi incarnati nel contesto sotto forma di vampiri, streghe, mummie, zombie e le altre creature del male che popolano la nostra fantasia e il comune pensare.
Dopo questo excursus storico – sociale è giusto che vi dica che mi servirò di questo avvenimento annuale per parlarvi della paura. Quale miglior occasione in effetti per trattare un argomento se non quella di metterlo sul piatto giusto nella festività in cui la paura circola per eccellenza. Riflettevo sulla paura proprio in questi giorni in cui essa si è manifestata in me sotto forma di diffidenza, o quanto meno accompagna questo altro stato emozionale: la paura di fidarmi della persona sbagliata che si approfitterà della mia buona fede lasciandomi con un cuore graffiato e un pugno di mosche. Ma la paura in effetti non è solo fattore di rallentamento per una persona: se questa potesse essere utilizzata per spronare le nostre coscienze e renderci più guardinghi ma stimolarci ad andare avanti? La paura può trasformarsi in un incipit all’azione, o almeno ad un’azione ponderata? Pensate ad una persona che cammina sola per strada di notte: a me è successo(non portando macchina) di tornare a casa da solo a piedi di sera tardi; in quel contesto avevo paura di poter fare incontri non molto piacevoli, e sentivo che non ero in uno stato tranquillo. Però visto che dovevo tornare a casa non potevo che sfruttare la mia paura a mio vantaggio. Grazie a questo stato ero molto più attento a ciò che mi circondava, alla strada e alle persone che incrociavo(poche a dir la verità). Ero in uno stato di allerta in cui tutti i sensi(anche quelli malandati =) ) erano pronti a mettersi in funzione al cento per cento(per quelli malandati per quanto gli era possibile). L’adrenalina sviluppata dal mio corpo era entrata in circolo e proprio grazie ad essa tornai a casa sano e salvo(beh non scrivo dall’oltretomba). La mia domanda è: se la paura mi avesse sopraffatto sarei tornato a casa o mi sarei trovato appoggiato ad un muro di un palazzo tremante di paura e paralizzato dalla stessa? Quindi mi chiedo: esiste un livello di paura da non superare perché questa ci possa sopraffare rendendoci inattivi?
Credo che in questo contesto si possa parlare di due tipi di paura: la paura nociva, quella che per un motivo particolare si scatena in noi a livelli esagerati e ci porta in uno stato catatonico nell’attesa o nella speranza che passi; la paura spronante, che si sviluppa per una determinata situazioni che al contrario di quella nociva non ha una grande influenza sul nostro organismo se non quello di renderlo più attivo e vigile, pronto a dare il meglio di sé per superare la situazione difficoltosa che ci ha portato a questo stato emozionale.
Io ho usato un esempio banale in fondo per farvi notare una differenza. Se dovessi fare una carrellata della mia vita potrei dire che fino ai miei 27 anni, ho vissuto con la paura nel cuore, ma la paura in questa circostanza era solo quella nociva. Paura di mettermi in discussione, paura di incorrere nel giudizio dei miei parenti o anche degli estranei, paura di innamorarmi, anche perché avrebbe accelerato l’incorrere delle situazioni precedenti, paura di sentirsi rifiutato e che quindi mi rendeva inattivo nel cercare una persona con cui condividere un sentimento. Inutile riprendere la solfa della mia vita, sapete fin troppo bene cosa è successo dopo, ma in questa circostanza mi chiedo: cosa ha scatenato un cambiamento cosi radicale? Sono stato vittima del mio incubo per troppo tempo tanto da stancarmi di vivere nella paura, o la mia coscienza si è risvegliata facendomi affrontare poco a poco le paure che covavo dentro? O forse è che prima di avere paura di tutte quelle cose elencate sopra, io avessi paura di me stesso?? Magari è questo, avendo paura di me come persona, tutto il resto si è trasformato in paura cosi grave da sopraffarmi! Se fosse cosi nessuno mi vieta di pensare che la paura nociva sia un cumulo di paure scatenate da una principale. E se questo fosse vero allora basterebbe scansionare le nostre paure per capire quale sia la capofila di queste e affrontarla cosi da superare con i suoi tempi anche le altre. Insomma è sempre una questione di testa e di analisi: analizzare la propria coscienza per capire qual è l’origine delle proprie paure e attuarne l’eliminazione, magari anche con un colpo di testa tale da bloccarla perché l’istinto ha sempre l’effetto sorpresa. Quindi se tutto ciò fosse fondato, basterebbe avere la furbizia di non assommare le nostre paure. Se non le cumuliamo queste non alzeranno barriere tali da paralizzarci, ma riusciranno a spronarci rendendoci vigili nelle scelte che facciamo e nelle azioni che svolgiamo.
Anche nel campo sentimentale è cosi mi chiedo? A ben vedere direi di si: quando conosciamo una persona siamo sommersi da moltissime paure, molte magari variano per la situazione sempre soggettiva in cui ci troviamo ma ve ne sono davvero tante che comunque sovraffollano la testa e creano confusione e stordimento.
Nel conoscere una persona ero titubante sull’eventualità di continuare questa conoscenza oppure no perché troppo enigmatica, lui tendeva a scoprirsi e a correre per poi rifugiarsi nella sua introversione più silenziosa. Io nel frattempo cercavo ogni modo e mezzo per vivere questa conoscenza e vedere dove mi avrebbe portato pur sapendo che come non poteva nascere niente, poteva anche nascere un qualcosa e questa persona prima o poi aveva comunque l’obiettivo di andare via dalla mia stessa terra per crearsi un futuro(sempre più convinto che sia la scelta più giusta al giorno d’oggi). Paura di conoscere per scottarmi, paura di conoscere, scottarmi e poi vederlo partire, paura di conoscere a far scottare lui perché magari io non avrei provato un bel niente. Parlandone con alcune amiche si arrivò alla conclusione che io avevo paura di vivere, paura ingiustificata se messa al confronto della paura di pentirmi di non averci nemmeno provato. Cosi mi decisi, fanculo le mie paure, conosco questa persona giorno dopo giorno se poi avverrà un ostacolo, qualora dovesse sorgere, ne prenderò atto e cercherò una soluzione. Peccato che la persona in questione non avesse un’amica come la mia, ma in questo caso non posso dare la colpa alla mia paura!
Insomma per dirla alla maniera di Halloween, basterebbe avere un po’ di sale in “zucca”….o al massimo delle streghe di amiche!! =)
Alla prossima
Gianni
...un giorno qualcuno decise di cantare "..senza la mia paura non mi fido",ne sono pienamente d'accordo, abbiamo bisogno della nostra paura perchè maestra nel ponterare ogni cosa. E' vero, esiste anche quella paura parallizante, invalidante che comunque sia avrà il suo motivo d'esistere.
RispondiEliminaLa mia più grande paura è la solitudine, fino a poco tempo fa non avrei mai creduto di superare questa paura, o quanto meno conviverci, il non condividere la mia quotidianità, le mie gioie, i miei sogni...ed anche le mie paure. Si ha paura di soffrire e di far soffrire, di sbagliare e di far sbagliare, di parlare e non saper ascoltare...alla fine ha ragione la tua amica, non si può avere paura di vivere.
un bacio Nico.
Niko sono anche io d'accordo con il verso che hai citato. condivido alcune delle tue paure, ad esempio quella della solitudine, mi auguro a questo punto però esse siano quelle spronanti e non nocive, cosi da porvi rimedio con grinta!! =)
RispondiEliminaun bacio
Gianni