"Ho tanti amici gay che la pensano come me." La Cuccarini torna, ancora, a chiarirsi per le sue dichiarazioni contro le adozioni gay

A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Lorella Cuccarini è tornata nuovamente a
chiarire, se non a giustificarsi, per le sue esternazioni sul tema delle adozioni gay. Questa volta lo fa per risponde a una domanda che Christian Ranieri, un utente di Tiscali.it, ha formulato alla showgirl tramite l’iniziativa #Tiscaliperte e che le è stata girata nell’intervista fatta dal portale.
La domanda di Christian è stata la seguente:
‘Cara Lorella, da bambino ti veneravo, ora decisamente non più. Non credi che i tuoi tanti fans gay si sarebbero meritati più rispetto da te? Pensi davvero che l’amore e il rapporto che ho con il mio compagno sia meno meritevole di rispetto e attenzione che quello con tuo marito? Sei cattolica, ma perché vuoi imporre la tua morale a me che la penso diversamente?
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E questa è stata la risposta della Cuccarini:
“Intanto io non ho mai mancato di rispetto a nessuno e tra l’atro ho tantissimi amici omosessuali. Quella che ho espresso ( “Sono favorevole alle unioni civili ma i figli non sono un diritto. E non si comprano”, ndb) non era una mia considerazione in quanto cattolica o in quanto donna. Ma solo come persona che da sempre sta dalla parte dei bambini e che crede che i bambini abbiano il diritto di conoscere i loro genitori e di crescere con una madre e con un padre. Sono favorevole alle unioni omosessuali, ma il discorso sui bambini e sui loro diritti non ha niente a che vedere con tutto questo.”

Quando Cinzia Marongiu, curatrice dell’intervista, ha collegato la sua risposta al tema della maternità surrogata,  e quindi al cosiddetto ‘utero in affitto’, la Cuccarini ha detto:
“Questa pratica, ammessa in tanti Paese, secondo me è assurda nel momento in cui non permette a un ragazzo di sapere di chi sia il figlio. Chi è adottato può chiedere di conoscere la vera identità dei propri genitori al compimento dei 18 anni. Invece questi ragazzi sono destinati a essere figli di una madre che non conosceranno mai e del seme di un padre o di un donatore. Per me è inaccettabile. E, proprio parlando con tante persone omosessuali, ho scoperto che la pensano esattamente allo stesso modo. Anche perché il mio desiderio di tutelare e rispettare i bambini non ha niente a che vedere con l’omofobia. Io sono contraria alla maternità surrogata sia che la pratichino coppie eterosessuali sia che la pratichino coppie omosessuali.”
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http://www.ibs.it/code/9788897309215/sansone-francesco/oltre-evidenza-racconti.html
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Lasciando da parte il discorso che i figli sono di chi li cresce e non di chi li genera – ma questo è un pensiero personale e in quanto tale non ha alcuna importanza – , io sono davvero curioso di conoscere tutti questi ‘amici gay’ tiranti in ballo ogni qualvolta che si deve giustificare una caduta di stile. Perché di questo si tratta. La caduta di stile, che sia chiaro, non è il fatto che la Cuccarini  abbia espresso la sua opinione – lei è libera di dire ciò che vuole così come chi l’ascolta o legge è legittimato a risponderle  e, in caso, criticarla – ma è il modo con cui l’ha fatto e che ha legittimato quegli omofobi che hanno riempito abusivamente la Capitale con cartelloni riportanti le sue parole.

Come le ho scritto su Facebook, sebbene non mi abbia mai risposto, sono sicuro che non pensava a questi rivolti quando ha scritto quelle frasi, ma sta di fatto che ha dato modo a coloro che reputano gli omosessuali – e quindi anche i suoi tanti amici – un abominio di offenderli liberamente.
In Italia ci sono tante famiglie omogenitoriali e tanti figli vengono cresciuti e amati da due genitori dello stesso sesso  e quindi, basandomi sulle sue risposte, non posso non chiedermi e chiederle – magari un giorno mi risponderà – : dato che parla di bene dei bambini, non ha pensato che le sue parole li avrebbero potuti offendere? O solo perché venuti a mondo in modi diversi non meritavano l’attenzione degli altri nati da genitori eterosessuali più o meno consapevoli?
Se si parla del bene dei bambini, bisognerebbe farlo pensando a tutti e indistintamente. Almeno è così che la vedo io…