Scuola e omosessualità

Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani

Visti gli ultimi avvenimenti che riguardano la scuola e l'omosessualità (vedi qua) ho pensato di riproporvi il post Scuola e omosessualità con annesso video dell'intervento a Shortbus, giusto per ribadire che cosa succede ancora oggi nelle scuole... 


La scuola come sappiamo risulta essere un luogo fondamentale per tutti noi, non solo perché ci prepara ad affrontare la vita insegnandoci qualcosa, ma perché è il luogo dove tutti noi da adolescenti passiamo la maggior parte delle nostre giornate. Tuttavia c’è da chiedersi come è per un ragazzo gay la vita al suo interno? 

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La cronaca negli anni ci ha descritto casi di bullismo omofobo sfociati, talvolta, nella tragedia. Come dimenticare Kenneth Weishuhn di 14 anni che si è tolto la vita dopo anni di violenze subite proprio a scuola. Prima di compiere il gesto il giovane Kenneth lasciò un messaggio alla madre in cui le diceva:Mamma, tu non sai come ci si sente ad essere odiati” 
Quella di questo quattordicenne è solo uno delle tante vite spezzate a causa dell’odio e dell’omofobia. Tuttavia, e per fortuna, non tutte le storie di bullismo finiscono nel più tragico degli epiloghi, anche se le violenze subite ogni giorno da molti ragazzi gay non rendono la vita facile a nessuno e se si considera che questo avviene in quel luogo in cui si dovrebbe insegnare il rispetto delle alterità - e non parlo solo dell’omosessualità – tutto questo diventa ancora più sconcertante.

Anche in Italia casi del genere avvengono e anche se non se ne parla spesso - e quando accade la prima cosa che viene smentita è la presunta omosessualità della vittima – questo non vuol dire che non ci sono ragazzi che hanno sofferto o soffrono, vedendo l’andare a scuola come un incubo quotidiano.

Vi siete mai chiesti come è fatta la vita di un adolescente gay all’interno della scuola? Io sì e l’anno scorso, durante la realizzazione di Oltre l'evidenza - Racconti di vita... gay,ho avuto la possibilità di domandarlo a dei ragazzi e quelle che seguono sono le parole forti di Federico, Giovanni e Roberto, tre ragazzi di età diversa, che hanno vissuto la loro adolescenza nell’ultimo decennio, e che hanno in comune l’essere stati oggetto di violenza da parte dei loro compagni. Inoltre dalle loro parole potremo renderci conto che il bullismo omofobo si manifesta in 3 forme diverse: verbale, fisica e sessuale.  Iniziamo, dunque,  con le parole di Federico  dalle quali appare la forma di bullismo omofobo verbale:

Nonostante tutti i miei sforzi, alcuni dei miei compagni di scuola si accorsero di qualcosa e divenni l’oggetto dei loro scherni. […] Quel periodo lo considero come una pagina nera della mia vita, sono stati anni in cui ho sofferto molto, non tanto per la mia natura, quanto per la cattiveria e l’ignoranza con cui le persone si scagliavano contro di me. Non riesco a dimenticare la violenza psicologica che ho subito.”

La testimonianza che segue è quella di Giovanni che è un esempio di bullismo omofobo fisico:

“La mia lunga agonia scolastica ebbe inizio quando i miei decisero di iscrivermi in un’altra scuola. […] Lì i compagni mi mettevano faccia a faccia con una realtà che ancora oggi non riesco a definire. Sono stato umiliato e pestato da ragazzi poco più che bambini e in tre anni ho imparato a difendermi e a fare a botte. […] Un giorno tornai a casa con una frattura alla gamba, ma non dissi nulla e ho aspettato lentamente che la rottura, che per fortuna non era grave, guarisse da sé.”

Infine, la testimonianza di Roberto mostra l’ultima sfaccettatura del bullismo omofobo ossia quella sessuale. 


“I miei compagni non perdevano occasione per farmi sentire il diverso della classe. Quando andavo in bagno, mi mostravano le loro parti intime e mi dicevano “Sei un frocio, ti piace questo, vero?” Lì mi sentivo veramente perso tanto che arrivai pure a pensare che uccidermi fosse la soluzione per uscire da quell’inferno.”

 Queste storie penso che rendano chiaramente la condizione che un giovane ragazzo gay vive all’interno della scuola e la domanda che nasce dopo averle ascoltate è: “La scuola che fa? Come si muove affinché episodi del genere non avvengano più?” 

Facendo una’accurata rassegna stampa dei giornali c’è da restare increduli, per non dire di peggio, quando si legge che un insegnate di religione fa un rapporto sul registro a due studenti perché, e cito testualmente, “sorpresi in atteggiamenti gay” o dice loro che dall’omosessualità si può guarire. Questi, pero, sono solo 2 dei tanti episodi di cui la cronaca parla. Continuando la mia ricerca, pero, non ho trovato una sola notizia che riportasse una qualche iniziativa partita dalla scuola per fermare quella che anno dopo anni miete tante vittime fra gli adolescenti. Pertanto: Dov’è la scuola? Cosa fa? Se qualcuno vorrà comunicarmi qualche iniziativa della scuola in merito,  sarò pronto e ben felice di diffonderle, ma oggi, purtroppo, non posso farlo perché nulla viene fatto o è stato fatto. Però, e qui chiudo, se in una scuola pubblica e statale di un paese come l’Italia che, almeno sulla carta, è multietnico e dove ognuno è libero di seguire il proprio credo religioso, perché ci deve essere l’ora di religione - mascherata con la nuova denominazione studio delle religioni -  e non delle iniziative atte a insegnare ai ragazzi, al nostro futuro, il rispetto delle alterità, bloccando così sul nascere l’ottusità ereditata dal passato? Non sarebbe per i giovani, forse, più interessante e più formativo? 



Il libro da cui sono tratte le testimonianze del post
http://www.ibs.it/code/9788897309215/sansone-francesco/oltre-evidenza-racconti.html
Adesso anche in ebook. Qui