Andrea: morire a 15 anni



Questa notte è arrivata una di quelle notizie che non si vorrebbero leggere, ma che purtroppo, troppo spesso, ci ritroviamo a farlo e a sentirci inermi per l’ennesima vita spenta troppo in fretta.
Andrea, di soli 15 anni, ha deciso che la morte era la sua unica possibilità e così, di fronte al fratellino più piccolo si è impiccato. Ma cosa ha spinto questo giovane gay a compiere un atto così drastico? La solita ignoranza, la solita stupidità, le solite merdate a cui era soggetto ogni giorno.



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Morire a 15 anni dopo aver subito la derisione quotidiana. I suoi coetanei trovavano giusto prendere in giro quel ragazzo che amava indossare pantaloni rosa, tanto da aprire una pagina Facebook in cui mortificarlo ancora di più (forse tutto quello che gli veniva fatto a scuola non era sufficiente) e che vantava numerosi iscritti che, quasi magicamente, oggi a poco a poco sono spariti tutti (magari ora quegli stessi stupidi – e dico stupidi per non dire peggio – si sentono in colpa e piangono).

La rabbia è insorta sul social network e in molti si sono scagliati contro quegli imbecilli che trovavano ridicoli i modi di fare di Andrea. Eppure questi si dicono dispiaciuti per quanto accaduto. A riportarlo è l’On. Concia che ha voluto incontrare quei compagni di classe che le hanno confessato che il gruppo in questione è stato creato proprio con Davide. Sarà…

Ma c’è un altro aspetto da porre all’attenzione ossia l’essere stato richiamato da un insegnate perché, Davide, aveva lo malto alle unghia. Ma stiamo scherzando? Un insegnante come si permette a richiamare un ragazzo per questo? Dove sta la capacità di accettare le alterità degli studenti senza farli sentire in imbarazzo? Uno che fa questo lavoro non dovrebbe mai dimenticare che il suo ruolo è educare e questo significa pure non fare sentire a disagio un ragazzo per il suo aspetto o per i suoi modi di fare. Chi non è in grado di fare questo, non dovrebbe insegnare e tanto meno dovrebbe chiamarsi insegnante!

La scuola dovrebbe rassicurare i ragazzi, dovrebbe insegnar loro che essere se stessi non è mai sbagliato e dovrebbe far capire a chi, invece, usa le caratteristiche fisiche o comportamentali di qualcuno per deriderlo sta sbagliando perché le persone si rispettano per quello che hanno da dare e non per quello che appaiono.

Un altro aspetto che non deve restare inosservato è il luogo dove questo è avvenuto. Per il mio lavoro, ho sempre riscontrato che per un ragazzo scoprirsi gay è difficile maggiormente nella provincia, ma il fatto di oggi pone tutto in discussione. La città che ha fatto da sfondo a tutto questo è la Capitale e se anche in una grande città europea si arriva a morire per omofobia allora abbiamo sbagliato tutto. Dico abbiamo perché sia i politici sia noi ci siamo impegnati poco e senza troppa convinzione.

La procura ha adesso aperto un’indagine perché si pensa a un vero e proprio caso di stalkeraggio e di induzione al suicidio e se così fosse sarebbe molto triste per vari motivi. Il più importante è perché questo delitto s’è consumato fra i ragazzi, la nuova generazione a cui tutti confidiamo affinché non si ripetano gli sbagli del passato, ma che dimostrano che nulla è cambiato e tutti sono sempre gli stessi anche con il passare delle ère e per chi crede nei giovani questa è una bella sconfitta. 

Le frasi di ira, i commenti di persone comuni e non si contano. Alcuni sono interessanti altri di difficile comprensione, almeno per me.
Una di quelle riflessioni che, almeno per me e dicendolo ammetto tutti i miei limiti, trovo incomprensibile è quella che ho letto sulla pagina della già citata On. Concia sulla sua pagina ufficiale:

ragazzo di 15 anni si è suicidato per omofobia. Noi,questo paese,i diritti,il futuro. E lui,che ha pensato che non vale la pena di lottare.”

A questa dichiarazione mi sento di rispondere con un commento che io stesso ho già pubblicato sul social network:

Leggo paroloni su paroloni senza senso... che ne sa un ragazzino del lottare e della politica del nostro paese? A quell'età si deve solo vivere serenamente la propria adolescenza e non è giusto scrivere 'ste cose.
Non è vero che è lui che non ha ritenuto opportuno lottare, siete voi politici che non lo fate abbastanza...

Noi siamo gli adulti e dovremmo provvedere a loro. 

Se ancora oggi ci troviamo a piangere un'altra vittima è perché non siamo stati in grado di far credere che "una lotta" serva. Un ragazzino di 15 anni vive nel suo mondo fatto di scuola, tv e web e se vede che ovunque c'è un qualche cretino pronto a offende gli omosessuali solo per aprire bocca, cosa deve pensare? Noi siamo i grandi, noi dobbiamo lottare. Lui/loro, deve/devono, essere solo adolescente/i e vivere serenamente.”

Sempre il social network ha dato vita a un’iniziativa che trovo molto significativa. Ė stato chiesto a tutti i suoi iscritti di sostituire la propria foto profilo con una foto rosa, un chiaro richiamo a Davide. Alcuni hanno storto il naso per questa iniziativa definendola inutile, altri invece l’hanno trovata davvero ottima. Io personalmente appartengo a quest’ultimi. Di solito non mi lascio prendere da queste iniziative, per a questa ho aderito e per spiegarvi il perché, vi riporto le parole che il mio Giovanni ha usato per rispondere a un nostro amico:

Vedi io in genere odierei aggregarmi alla massa e fare una cosa del genere, ma certe cose o le capisci o niente...
Personalmente, e parlo solo per me, mi sento molto vicino alla cosa e mi sembra un gesto che serve a dire solo che sappiamo quello che è suc
cesso e penso che questo basti e quindi che che se ne dica, oggi è giusto conformarsi.

Non sarà forse il modo giusto quello di mettere una foto rosa, ma almeno per qualche giorno non dimenticheremo che un altro ragazzo di soli 15 anni è morto per colpa del bullismo omofobo e forse anche tutti quei parlamentari padri di famiglia capiranno che per questo si può morire anche così giovani.

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Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani
Foto: Web
Prefazione: Paolo Vanacore
Copertina di e con Giovanni Trapani
Casa Editrice: Tempesta editore
Prezzo: 15,00 Euro