Un nuovo mondo - 77^ Puntata



Prima di lasciarvi a questa nuova puntata di Un nuovo mondo, vi auguro di passare un magnifico ponte pasquale. Il mio mondo espanso torna Mercoledì 11 Marzo. 
Francesco.


77^ puntata
Alberto
I ragazzi sono stati davvero carini nel venirmi a fare compagnia questa sera. Sono andati via da poco e Biagio mi ha raccontato quello che sta succedendo con Samuele
-          Hai visto che quando non lo cerchi, l’amore viene a bussare alla tua porta?
-          Non esagerare. Abbiamo solo deciso di frequentarci per vedere se possa nascere qualcosa fra di noi
-          E ti sembra poco? Fidati, di solito le storie che iniziano così, sono quelle destinate a durare per sempre… - dicendo queste parole il mio pensiero va a quando entrai nel negozio dove Luca lavorava e di come sia nata la nostra storia, e il senso di oppressione che avevo messo da parte con l’arrivo dei ragazzi, torna a impossessarsi di me.
-          Che c’è?
-          Niente! Pensavo di uscire
-          E dove vuoi andare a quest’ora?
-          Non so lo… a fare un giro. Vuoi venire?
-          Veramente sono troppo stanco e domani mattina ho la prima lezione alle 8.
-          Allora vai a letto. Io faccio due passi e torno subito
-          Non credi che sarebbe meglio se restassi in casa?
-          No. Ho bisogno di uscire
-          Va bene, ma non fare tardi.
-          Giusto una mezz’oretta e torno

Vado in camera e indosso una semplice maglietta e un paio di jeans. Prendo le chiavi dell’auto e vado. Scorrono davanti agli occhi i cartelli stradali e intanto penso a dove andare e alla fine mi dico che quattro salti in discoteca non potranno che farmi bene e così, faccio manovra e vado. Posteggio. C’è un casino. Ci sono un sacco di ragazzi di ogni età e di ogni tipo. Ragazzini così magri da rompersi con un grissino vestiti come l’icona pop del momento, orsi con pantaloni di pelle e gilet bucherellati. Muscolosi che se la tirano solo perché pompati, peccato che non  considerano che se non hai un viso bello i muscoli non servono ad un cazzo, ragazzi vestiti alla meglio, insomma c’è davvero di tutto. Pago il biglietto ed entro. Non appena raggiungo la pista, non riesco a vedere praticamente nulla. Una fitta nebbia creata con appositi macchinari mi rende impossibile vedere cosa c’è attorno a me.  Vado al bar.  Ordino qualcosa da bere. Qualcosa di forte che mi permetta di lasciarmi andare. Butto giù di colpo il bicchiere e ne ordino subito un altro, mentre gli urli intorno a me mi fanno capire che la gente apprezza la musica che il dj sta selezionando. Finito di bere il secondo bicchiere, ne ordino subito un terzo e poi un quarto. La mente si annebbia e decido di andare in mezzo alla folla e lasciarmi andare alle onde della musica house. Mi muovo senza capire nulla. L’alcool e la musica mi fanno entrare in uno stato di non coscienza che mi permette di vagare con la testa, però non ho un immagine fissa, le luci dei laser si mescolano e quando chiudo gli occhi continuo a vederle. Mi muovo seguendo la musica, mi muovo lentamente per poi scoppiare in movimenti frenetici quando la musica abbandona i bit lenti. Ballo per non so quanto tempo da solo, senza pensare. Ballo e basta. Ad un tratto mi sento palpeggiare, apro gli occhi e vedo una sagoma
-          Ti stai divertendo, eh?
-          Luca sei tu? – non posso crederci c’è Luca di fronte a me.
-          Ti spiace se ballo con te
-          E me lo chiedi? Non sai quanto mi sei mancato – e mi struscio su di lui. Ci moviamo come perversi.  – Luca non mi lasciare più, io non ce la faccio a stare senza di te. Non ci riesco.
-          Chi è questo Luca? – mi sento dire
-          Come chi è Luca? Smettila di prendermi in giro.
-          Stai bene? Forse hai bevuto troppo – e sentendomi dire queste parole metto a fuoco la vista e mi rendo conto che di fronte a me non c’è Luca, ma solo un ragazzo qualunque.
-          Scusami. – dico allontanandomi da lui – Forse è meglio che vada
-          Aspetta, dove vai in queste condizioni – e mi insegue.

Arrivo all’uscita della discoteca e appena respirato un po’ d’aria fresca, mi inchino appoggiando le mani sulle ginocchia e faccio lunghi sospiri, per poi lasciarmi andare alle lacrime.
-          Ehi, tu, stai bene? – mi rialzo e vedo di nuovo Luca
-          Tu non sei Luca, non puoi essere tu. Sei morto, non puoi essere tu!
-          Vieni ti do una mano – mi dice facendomi sollevare e appoggiare alla parete. – Guardami, guardami – mi dice dandomi dei leggeri schiaffetti sul viso.
-          Smettila, non sei Luca e io sto impazzendo.
-          Non stai impazzendo, forse hai bevuto troppo. – e di nuovo metto a fuoco la persona di fronte a me. Un ragazzo alto, simile a me fisicamente, ma con la stessa acconciatura di Luca, ma i tratti del viso sono più marcati e anche il segno della barba è più folta.
-          Devo andare a casa. Ho fatto una cazzata a venire qui.
-          E dove credi di andare in queste condizioni? Aspetta ti accompagno a casa.
-          Ma se neppure ti conosco.
-          Hai ragione. Il mio nome è Roberto. Aspettami qua. Dico ai miei amici che vado via e ti accompagno a casa – e sparisce nel buio della discoteca e io mi rendo conto che non avrebbe senso aspettarlo e mi incammino verso l’auto.
-          Ehi dove vai? – mi dice raggiungendomi di corsa.
-          All’auto. – rispondo continuando a camminare a dargli le spalle.
-          Ma tu non puoi guidare in queste condizioni.
-          E a te che importa?
-          Hai ragione non mi dovrebbe importare nulla, ma invece mi sta importando.
-          Manco ho capito quello che hai detto. Ho bevuto così tanto da avere le allucinazioni, pensi stia recependo quello che mi stai dicendo?
-          Per questo non puoi tornare a casa in macchina da solo. Forza dammi le chiavi – e con la mano cerca di prenderle. Il gesto mi fa tirare indietro il braccio.
-          Che cazzo fai?
-          Cerco solo di non farti ammazzare.
-          E chi te lo ha chiesto!
-          Smettila di fare il cazzone!
-          Saranno fatti miei come decido di comportarmi.
-          Ma sei sempre così, oppure oggi è un giorno particolare?
-          Ma che ne sai di me?
-          Nulla, però se devo giudicare quello che sto vedendo, direi che stai male e non ti rendi conto di quello che fai.
-          Te l’ho detto, non sono affari tuoi.
-          Sì, ho capito, però non posso fare l’indifferente.
-          Ma che vuoi da me? Non preoccuparti. Di solito sono io quello che si preoccupa di tutti per tutto, solo che oggi è una giornata no.
-          Ti va di parlarne?
-          No, che non mi va. Non mi va di dire che anche se sono passati nove mesi, non riesco ad accettare che il mio Luca non ci sia più. Non mi va di dirti che oggi ho assistito l’ex capo del mio ragazzo, che fra parentesi detestavo perché era un figlio di puttana, mentre crepava. Non mi va di dirti che non riesco a spiegarmi il perché ho dovuto stringere la mano ad uno di cui non mi importava nulla, mentre io non sono riuscito a dire addio al mio compagno mentre era ancora vita. Quindi oggi non mi chiedere di essere ragionevole e coscienzioso, perché oggi sono incazzato con la vita – e appena finisco di sfogarmi, mi ritrovo la sua lingua in bocca. Lo scanso con decisione – Che cazzo fai? – ma non mi risponde. Torna a baciarmi. Non so che mi prenda, ma mi lascio andare e ci appartiamo in un vicolo lasciandoci andare. Scopiamo senza preoccuparci se qualcuno possa vederci o sentirci. Non ragiono, non rifletto, so solo che quando apro gli occhi ho Luca di fronte a me e mi sento felice. Quando finiamo, riprendo il controllo di me.
-          Ho fatto una cazzata!
-          Ti sei solo divertito, forse ti ci voleva questo.
-          Non stavo scopando con te, ma con Luca. Non vedevo il tuo viso, ma il suo!
-          Questo non fa bene alla mia autostima, però infondo sapevo cosa stavo facendo.
-          … Penso sia meglio che vada. – dico imbarazzato – Dove sono le mie chiavi – dico mentre tocco tutte le tasche dei jeans.
-          Eccole!
-          Perché le hai tu?
-          Te le ho prese poco fa.
-          Ah, vero. Vado!
-          Mi lasci il tuo numero di telefono?
-          No! Non avrebbe senso.
-          Posso lasciarti almeno il mio.
-          Meglio di no. Adesso scusami, devo andarmene – Raggiungo l’auto e me ne torno a casa. Entro in casa, vado in camera. Mi metto a dormire. Questa giornata finalmente è finita.
Continua…

Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani