Parlando di me 2


Penso che ogni tanto faccia bene parlare di se’ stessi e quindi seguendo il metodousato la volta passata, torno a parlarvi di me con piccoli periodi nel quale vi voglio raccontare quello che succede in me e intorno a me nell’ultimo periodo.

   Speravo di poter portane a Palermo anche per le feste pasquali, ma purtroppo per i troppi impegni legati alla mia attuale quotidianità, non mi sarà possibile.  A Settembre spero davvero di poter recarmi a casa almeno per una 15 di giorni e passare del tempo con i miei genitori e i miei amici in maniera meno frenetica dell’ultima volta in cui misi piede nel capoluogo siculo.

   C’è qualcosa che a breve si concretizzerà, ma ancora non oso parlarne, ma volevo dirvi che qualcosa si muove. Alcuni di voi lo sanno, altri, invece, lo sapranno a breve perché le cose devono essere condivise, soprattutto se le si ritengono importanti, con chi crede in ciò che faccio.

   Mai come in questo periodo c’è un pensiero che mi sta attanagliando. Razionalmente so che fare qualcosa sarebbe azzardato, però emotivamente il pensiero di diventare padre mi sta tormentando. Sarà perché attorno a me e a Giovy girano persone prossime a diventare genitori o che da poco lo sono diventati. Mio fratello il mese scorso è diventato papà per la seconda volta, una cugina di Giovy fra un mese darà alla luce una bambina e ancora altri conoscenti sono lì lì per diventare genitori. La cosa mi fa sentire non poco frustrato, ma come dicevo so che questo non sarebbe un periodo buono per garantire una stabilità economica che ogni bambino dovrebbe avere, però quando il pensiero mi assale, sento mancarmi l’aria e le lacrime inumidiscono gli occhi. Sento un peso dentro che mi spinge a non farmi coinvolgere da niente e da nessuno quasi a volermi creare una corazza per non soffrire, ma è inutile. Inoltre sono certo che la cosa diventerà più pesante quando i nostri amici, con cui siamo cresciuti e con cui abbiamo vissuto tante di quelle avventure, ci comunicheranno che anche loro saranno presto genitori. Non provo invidia, semplicemente un po’ – tanta –  tristezza. Io non dico che sarei il migliore dei padri, ma di certo non  sarei il peggiore.

   Per fortuna al mio fianco c’è sempre Giovy che riesce a ridarmi la serenità e la speranza, e che riesce ad allontanare tutte le mie ansie e le mie fisime, tra cui la sindrome dell’abbandono che da anni mi fa vivere con la paura di perdere chi amo e chi voglio bene. Mi rendo conto che crescendo sto diventando più ansioso, più pudico, più fobico di qualche anno fa, quando prendevo le cose di petto. Non dico che adesso non lo faccia, ma di certo pondero più sulle cose e riflettendo mi rendo conto che a volte le mie ansie, la mia pudicizia e le mie fobie hanno la meglio su di me e con questo non dico che a volte non sia un bene.


Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani