Morire di mal d'amore e di mancanza di diritti
“Si
può morire d’amore? Si può impazzire d’amore” questa frase tratta dalla
versione cinematografica, targata Franco Zeffirelli, delle celebre novella Storia di una Capinera di Giovanni Verga
mi risuona alla mente da quanto ho letto la notizia su GayBurg della morte dell’attore
pornografico Wilfried Knight, uccisosi lo scorso Marzo dopo due settimane passate
a piangere il compagno Jerry Enriquez, levatosi anch’egli la vita.
Wilfried Knight e Jerry Enriquez
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La
notizia fa riflettere per due aspetti: il primo è il mal d’amore e il secondo è
la mancanza dei diritti che in alcuni Stati dell’America e in alcuni Paesi europei,
impedisce a una coppia omosessuale di dare legittimità al proprio rapporto.
Ma
iniziamo col soffermarci sul primo aspetto, quello più romantico se volete, ma
che dice molto a tutti coloro che affermano che una coppia gay non potrà mai
capire cosa vuol dire amare qualcuno per tutta la vita.
Questa
storia parla più dei centomila discorsi che si potrebbero fare per spiegare
cosa è un rapporto fra due gay o due lesbiche. Come tutte le coppie anche quest’ultime
hanno alti e bassi, gioie e dolori, attraversano assieme la buona e la cattiva
sorte. Anche due omosessuali si amano al punto di sentirsi smarriti nel momento
in cui il compagno di una vita viene a mancare.
Per
alcuni è una cosa inconcepibile, o semplicemente vogliono vederla così, ma sta
di fatto che una coppia gay vive una relazione proprio come una coppia etero,
con la sola eccezione che non possono sposarsi.
“Sarebbero
entrambi ancora vivi se l'America riconoscesse i matrimoni gay” è il commento
rilasciato subito dopo la notizia dall’amico della coppia Michael Mew.
E
con questa affermazione arriviamo ad affrontare il secondo punto legato a
questa vicenda: la mancanza dei diritti civili, del diritto al matrimonio, del
diritto di legittimare una storia lunga, a volte, un’intera vita.
Partiamo
subito col dire che non tutti i gay vogliono sposarsi e non tutti i gay
vogliono avere figli - così non se ne parla più -, però c’è anche un gran
numero di gay che invece vorrebbe tutto questo.
Egoisti?
Emulatori? Matti?
Può
darsi, però dato che viviamo in una società basata sul libero arbitrio, non
capisco perché non possa esser data questa possibilità.
Riconoscere
un diritto a qualcuno, non lo toglie a chi non l’ha.
Per
quando riguarda il fattore figli, non
iniziamo a fare discorsi alla Bindi o a tirare fuori dati fasulli alla Binetti
dicendo che i bambini stanno meglio in Africa o che i figli cresciuti in
famiglie omogenitoriali sono più a rischio, perché non saremmo credibili.
Cerchiamo
di essere concreti e parlare con serietà.
Nel
corso dei decenni molte persone omosessuali si sono uccise perché versate da
una società che le accusa, le definisce un abominio, un pericolo per la pace, ma
anche inverti, malati e molto altro. Adesso però dopo tutto questo dolore, dopo
che notizie come quella di Wilfried Knight non rimangono più celate, non si può
fare seriamente qualcosa affinché tutti vivano serenamente in una società che
giorno dopo giorno diventa sempre più difficile per quelle dinamiche più grandi
dell’uomo medio?
Non
sarebbe il momento di indignarci per le cose davvero indecorose invece di
girare lo sguardo e puntarlo verso esseri umani che non chiedono altro che
amare alla luce del sole e, soprattutto, senza voler imporre niente a nessuno?
Concludendo
da dove abbiamo iniziato: Sì, si può impazzire per amore e sì,si può morire per
amore, ma è anche vero che ci si può sentire maggiormente soli se, ritrovandoci
privi dell’amore di una vita, ci si sente odiati dal mondo che continua a
girare attorno a noi.
Facciamo
in modo che tutto questo non si continui a ripetere all’infinito.
Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani
Fonte: Gayburg
Foto: Web
http://ilmiomondoespanso.blogspot.it/p/oltre-levidenza-racconti-di-vita-gay.html |
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