Non si può (puoi) guarire dall'omosessualità



Ben trovati a tutti.

Ultimamente, visualizzando le statistiche di questo blog, ho più volte letto che in molti sono arrivati a Il mio mondo espanso scrivendo sul motore di ricerca "come smettere di essere gay" e ogni volta mi rendo conto quanto ancora sia difficile accettare di essere omosessuali. Leggere che qualcuno cerca una sorta di cura-rimedio-pozione-preghiera per “guarire” da quella che è vista come una malattia-una peste-un sortilegio-una maledizione, vi confesso che è dura.


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A tutti coloro che cercano di “guarire” dall'omosessualità devo dire che non c’è alcun rimedio perché non si tratta di una malattia, una peste, un sortilegio, una maledizione, ma si tratta semplicemente di una naturale variante della sessualità umana, anche se nel corso dei secoli è stata fatta passare per una malattia-una peste-un sortilegio-una maledizione che fa tormentare chi si rende conto di esser gay.


Non c’è una cura perché non si può curare qualcosa di normale che fa parte di noi. Secondo voi sarebbe possibile chiedere a un fiore di non essere più tale? Si potrebbe mai chiedere al sole di non sorgere più all’alba? Si potrebbe mai chiedere alla vita di essere morte e alla morte di essere vita? Si potrebbe chiedere alla natura di non essere più se stessa?


Posso capire la paura che può fare il sentire per le prime volte delle pulsioni che ci hanno sempre detto essere una malattia-una peste-un sortilegio-una maledizione, ma la paura non può avere la meglio su di noi, sulla nostra vita, sulla nostra normalità.


Non ascoltate chi vi dice che è guarito perché non si può guarire se non si è malati ed essere omosessuale, seppur qualcuno lo dica, non è una malattia-una peste-un sortilegio-una maledizione


Chi vi dice che è guarito, sappiate che vi mente perché in realtà ha ceduto alla paura di una vita che a volte - è questo non ve lo nascondo - non è per nulla facile, ma posso assicurarvi che, allo stesso tempo, sa regalare quelle grandi emozioni, quelle grandi gioie, quelle grandi felicità che sono tipiche della cosiddetta "vita normale".

Non ascoltate chi vi dice che siete un pericolo per la pace, perché in quelle parole c’è solo la presunzione di sentirsi superiori anche a colui di cui, dicono, tramandano il verbo.


Lo so, non è facile doversi tenere tutto dentro e non potersi aprire liberamente agli altri per la paura che un cretino qualunque venga a dirti frocio, però le parole col tempo passano, così come la vita scorre e quello che in un momento può sembrare la difficoltà maggiore con gli anni verrà soppianto da un'altra difficoltà e così via…


Non aver paura di essere te stesso perché la vita è solo una e purtroppo nessuno ce ne da un’altra per rimediare ai rimpianti e una vita di rimpianti non è bella per nessuno.


Ho sempre creduto che una vita debba avere sia cose belle che cose brutte per essere chiamata tale e che ognuno di noi debba viverle entrambe per poter dire di aver vissuto con la V maiuscola.


Non far sì che la paura abbia la meglio su di te, sulla tua vita, sulla tua felicità, perché il tempo passerà e arriverà il giorno che rimpiangerai tante cose. 


Trasforma questa paura in forza. 

La forza per andare avanti e per affrontare la tua realtà da protagonista. Non permettere mai a nessuno di vivere la tua vita al posto tuo. Tu sei il protagonista del tuo mondo ed è giusto che tu lo viva essendo te stesso e non quello che gli altri vorrebbero tu sia. 


Ricorda che la gente parlerà lo stesso sia che tu ti comporti bene o che ti comporti male, quindi, dato che le cose stanno così, non permettere che l’opinione altri uccida la tua essenza, la tua personalità.


Ricorda, non sei un malato, non sei un appestato, non sei sotto nessun sortilegio e non sei un maledetto, sei solo tu e in quanto tale sei diverso dagli altri e non di certo in quanto gay. Nessuno è mai uguale agli altri e non credere a chi dice che non è così. Non permettere che la paura di un’etichetta ti privi di te.


Fatti coraggio e affronta la tua vita e non permettere mai, mai, mai, mai e poi mai a nessuno di spegnere ciò che sei perché non sarebbe giusto nei tuoi riguardi. 


Ricorda, non sei malato, non sei un appestato, non sei sotto nessun sortilegio e non sei maledetto, sei solo tu!

Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani 



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