Quando l'omosessualità è sinonimo di morte




In questi ultimi giorni mi sono ritrovato a leggere  molte notizie che collegavano la morte all’omosessualità, facendoli diventare quasi due sinonimi. Che sia una morte provocata o imposta,  causale o voluta, sta di fatto che sempre più l’omosessualità continua ad essere collegata alla morte.

Come dicevo ci sono morti volontarie, suicidi quindi, compiuti da chi, disperato dalle continue offese ricevute, ha perso ogni ragione di vita e vede nell’omosessualità la causa che giustifica tale gesto. 

Ė il caso di Eric James Borges che esasperato dalle continue umiliazioni che a causa delle sua omosessualità aveva dovuto subire sia dalla madre che dalla gente della sua quotidianità, a 19 anni ha deciso di non soffrire più e si è tolto la vita. 

“Sono stato fisicamente, mentalmente, emotivamente e verbalmente assalito ogni giorno per l’orientamento sessuale che dimostravo. Il mio nome non era più Eric, ma finocchio. Mia madre ha fatto un esorcismo per tentare di curarmi dalla mia omosessualità, prima di cacciarmi di casa”. – Sono le parole che lo stesso Eric aveva usato per raccontare la sua storia per la campagna “It Gets Better” per cercare di aiutare tanti ragazzi come lui a non sentirsi soli, ma alla fine solo ci si è sentito lui.

Altre morti invece sono causate da chi sta accanto a coloro che con fierezza hanno deciso di vivere la propria vita per quello che è: una vita da omosessuale. Nessun rimpianto, nessun turbamento, solo la serenità di essere gay, ma che però destabilizza gli altri che vedono in ciò qualcosa di indecente e che li autorizza a prendersi la libertà di decidere chi deve morire o deve vivere senza pensare che di fronte a se’ hanno un’altra vita umana, ma soprattutto non curandosi del fatto che possa essere un amico, un fratello o un figlio.  

Ė il caso di Edmund, un ragazzo delle Filippine anche lui 19 anni, che adesso si trova in gravi condizioni perché il padre, dopo aver scoperto l’omosessualità di Edmund e di altri due figli, s’è scagliato contro di loro gettando dell’acqua bollente che però ha colpito solo il diciannovenne.

L’omosessualità quindi in un modo o nell’altro diventa sempre più una questione collegabile alla morte. Spesso in tv la si sente paragonare alla perversione, alla promiscuità sessuale, alle sfilate dei pride, alle discoteche e ad altre cose più frivole, moda, hair fashion, etc etc. Quasi mai in tv, però,  si sente parlare di questo aspetto dell’omosessualità. Quasi mai dicono che certe battute spingono ad una vita di dolore che può portare ad uccidersi pur di uscirne; quasi mai dicono di come si innaturale che un padre uccida, o tenti di farlo, un figlio solo perché è omosessuale. Si preferisce, però, dar spazio alle battute, alle dichiarazioni di politici, personaggi noti, psicologi televisivi che continuano a sottolineare quanto sia sbagliato essere omosessuali, alimentando il divertimento in alcuni e la vergogna in altri senza capire che di sbagliato in tutto questo, è la stupida convinzione che se si è eterosessuali si stia nella ragione.