La giornata della memoria: Un triangolo rosa sbiadito


La giornata della memoria:
Un triangolo rosa sbiadito


Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo che riguardasse l’ Omocausto vista la data della sua celebrazione ero rimasto sbigottito e attonito e vi spiego il perché.
Sapevo già da quello che la storia racconta e da quello che avevo appreso fino ad oggi che oltre gli ebrei, per la politica nazista gli omosessuali rappresentassero un delirio per la formazione della razza ariana e per la concezione di essere umano in generale e che erano anche questi perseguitati dal regime, però questi come gli ebrei erano accomunati dalla tragedia di essere definiti “diversi” e quindi di essere stati sterminati come tali. Quindi quando per la prima volta(perché ammetto la mia ignoranza ma giusto in questi giorni ho appreso questo termine) ho sentito nominare la parola “omocausto” mi sono un po’ risentito; perché fare nel giorno della memoria sulle vittime “diverse” un’ ulteriore diversificazione? Non alimenta tutto ciò quello che la gente “ignorante” pensa negativamente di noi, e cosi,  tra l’altro, non si pecca troppo di manie di protagonismo?
Decisi che se dovevo scrivere un pezzo su questa nuova celebrazione(ripeto, nuova per me) sarei stato anche molto critico, perché pensavo tra me: “mi sta bene l’attivismo per smuovere le coscienze, ma le manie di protagonismo non le tollero in alcun modo e in nessuna forma”.
Ebbene sono arrivato al punto di pensare dopo essermi documentato “giusto un poco”: beata ignoranza!
Beata ignoranza perché quello che trapela da documenti visionati e documentari osservati credo sia solo la punta dell’iceberg e solo quella basta per capire che gli stessi ariani delle diversità diversificavano le atrocità. Con questo non voglio assolutamente dire che nel peggio c’era chi se la passava meglio, l’abominio che è stato messo in atto al tempo nazista rimane tale e spiazza anche il cuore più cinico, ma ora capisco meglio che la guerra contro gli omosessuali andava in parallelo ma non coincideva con quella fatta contro gli ebrei anche perché dopo la fine dell’era nazista agli omosessuali la libertà non è stata comunque restituita…

 




Mi è bastato davvero poco per capire quale livello di perversione ci fosse dietro la guerra imposta da Hitler contro le razze e la diversità. Dopo i primi anni di ritrovata libertà chi sapeva cosa significasse a quell’epoca essere dichiarato omosessuale di certo non usciva fuori le storie dei deportati gay e ben volentieri faceva tacere la sua coscienza. Ma del resto come biasimarli, dopo l’incubo surreale che avevano dovuto vivere anche solo in terza persona dopo aver gioito per la caduta del “demonio personificato” non potevano rischiare di vivere nuovamente privati dei beni più preziosi che l’umanità possa possedere; la dignità oltre che la libertà.
Questo perché quando Hitler e il suo esercito della morte vennero eliminati, gli omosessuali reclusi rimasero tali per volontà di chi aveva estirpato il male nazista, rispetto tutti gli altri invece che poterono godere (almeno chi riuscì a rimanere in vita dopo il periodo dell’oblio della coscienza umana) nuovamente del calore benefico dei raggi del Sole.
I perseguitati omosessuali (uomini, perché le lesbiche erano rapportate al pari delle prostitute) erano riconosciuti perché gli era stato cucito all’altezza del petto un triangolo rosa rivolto verso il basso nei loro abiti da carcerati e si evince dalle varie documentazioni emerse in tempo recente che subivano al pari degli altri le stesse torture ma che erano anche utilizzati dal Terzo Reich per gli esperimenti scientifici e clinici umani.
Si racconta, da documenti, che un medico nazista Carl Vaernet, voleva guarire gli omosessuali portati negli ospedali dei lager immettendo nel loro corpo una ghiandola sessuale caricata di così tanto testosterone da uccidere la povera cavia che si sottoponeva alla sue cure.
Tra l’altro nei campi di concentramento si praticava per gli omosessuali la castrazione, e chi si sottoponeva a questa pratica poteva essere considerato libero poiché con la volontà di attuare questo abominio sulla propria persona la sua immagine veniva rivalutata agli occhi dei nazisti come individuo che ha la volontà di voler “guarire”.
Gli omosessuale inoltre negli stessi campi di concentramento erano isolati dal resto dei detenuti anche perché chi si accompagnava a loro poteva essere incriminato anche di questo “reato” e dentro i lager sapevano cosa succedeva ai gay.
Per l’omosessualità femminile il discorso era diverso seppur lo stesso orrendo. Le donne erano comunque considerate pur sempre strumento di procreazione con o senza la sua volontà (e già questo di per sé è terribile) anche per questo la loro persecuzione non era così esplicita. Venivano reputate depravate e in quanto tali perseguitate al pari delle prostitute tanto che molte di esse finivano per lavorare nei bordelli dei lager.
Prima ancora del triangolo rosa, che poi divenne il simbolo della lotta ai diritti dei gay proprio per il significato che si portava dietro, ai deportati omosessuali veniva attaccato al braccio un nastro giallo con su scritto in tedesco “sodomita” e seguito successivamente dal numero 175. Questo numero era il numero dell’articolo del codice penale tedesco che sanzionava la pratica omosessuale tra uomini e uomini e animali ma che nel periodo in cui Hitler venne al potere fu allargato alle dimostrazioni di affetto tra uomini come baci, abbracci e anche “fantasie sessuali su persone dello stesso sesso”.
In Italia la questione omosessuale era molto meno infuocata(o forse è meglio dire che era molto più occultata) anche perché con l’attività delle squadre di polizia fascista e il predominio della chiesa cattolica nel territorio, queste manifestazioni venivano represse sul nascere.
In Germania il movimento gay prima dell’ascesa al potere di Hitler era in pieno vigore e fiorivano in quel periodo locali tematici e movimenti culturali e sociali che si occupavano dell’omosessualità. Dopo l’avvento della dittatura nazista venne represso ogni tipo di pensiero libero omosessuale.
Non si calcola ancora e forse non si arriverà mai al numero definito di omosessuali deportati ma pare che il numero sia stato davvero elevato. Prima della dittatura si conta fossero stati incarcerati circa 60.000 uomini per l’articolo 175.
La libertà individuale si può definire tale quando non sconfina in quella di un altro individuo, è un dono che ogni essere umano ha sin dalla nascita e non dovrebbe essergli privato per nessuna ragione al mondo.
In un documentario visionato, riportato da Francesco nel suo blog Il mondo espanso del cinema gay, una frase mi risuona nella mente e che esprime lo sconforto di quel periodo atroce proprio in virtù della persecuzione omosessuale in questo contesto: “dovevamo nasconderci dalla libertà”; non c’è frase più triste a mio avviso per far capire quanto quel periodo fosse stato caratterizzato non tanto dalla coscienza umana malata ma quanto dall’ “anticoscienza”; tutto ciò che di immorale poteva compiere un uomo è stato compiuto su quello che la sua ignorante coscienza riteneva immorale paradossalmente.
Chiedo scusa pubblicamente per la mia ignoranza, la mia scarsa curiosità ad andare a fondo della questione mi aveva portato a criticare una celebrazione sulla celebrazione sicuramente legittima, ma sono contento paradossalmente di essermi messo in gioco… per non dimenticare!!!


Rubrica: Gianni
Grafica: Giovanni Trapani