Un Nuovo Mondo - La nuova stagione. 59^ Puntata


Prologo
Non vi anticipo nulla oggi sulla puntata che seguirà di Un Nuovo Mondo, in questo spazio voglio solamente comunicarvi che lunedì salterà Un mondo di notizie (e questa volta non per volontà non dipese da me), per lasciare spazio all' intervista esclusiva a Francesco Zanardi che ci parlerà del suo pellegrinaggio per la libertà intrapreso in questi giorni, ma anche di pedofilia e chiesa.  
Vi consiglio di non perdeverla se volete sapere cosa davvero sta succedendo su questo fronte.
Io intanto vi auguro buon fine settimana 
Francesco Sansone




59 ^ Puntata


Alberto
Non appena metto piede fuori dall’aero e rivedo la mia vecchia città, per un instante immagino che tutto sia tornato indietro nel tempo, ma è una sensazione che dura giusto un attimo. Mi incammino verso l’interno dell’aeroporto per recuperare la mia valigia. Sono l’unico a non correre. Tutti intorno a me vanno di fretta, come degli operai in corsa per timbrare il cartellino prima che l’orologio segni le 8:30. Io, invece, me la prendo con comodo, benché sia felice di rivedere i miei, non riesco ad aumentare il passo, forse perché varcare la soglia della porta mi farebbe ancora di più rendere conto del perché io sia qui. Ritiro il bagaglio e mi sforzo di fare quello che ultimamente mi spaventa: vivere.
-          Alberto, siamo qui – è la voce di mio fratello Felix. Lui è il più grande. In famiglia siamo in tutto quattro inclusi i miei genitori. Felix ha 5 anni più di me, ed è simile a me nei tratti. Cinque anni fa s’è sposato con Simona, una ragazza che a me non va proprio a genio e con la quale non s’è istaurato quel rapporto che due cognati dovrebbero avere. Non dico sia cattiva, ma alcuni suoi comportamenti, urtano il mio carattere, soprattutto da quando è diventata mamma.
-          Ciao ragazzi, come va?
-          Benissimo. E tu?
-          Secondo te?
-          Dai dammi la valigia. Andiamo a casa ci aspettano – di certo non mi aspettavo una parola di conforto da mia fratello, il quale non ha mai del tutto accettato la mia omosessualità. Ricordo ancora quando gliel’ho detto . Io avevo 18 anni e lui 23 e benché da bambini fossimo molto uniti, con l’ingresso alle medie, i nostri rapporti si sono raffreddati, fino a spegnersi del tutto quando lui iniziò le superiori. Lui decise di abbandonare gli studi dopo la maturità e iniziò a lavorare nel grande magazzino in cui adesso è vice responsabile e dove esercita lo stesso potere che cercava di imporre anche in casa. Proprio per questo suo carattere avevo timore di confessargli il mio essere gay. Decisi così di dirlo prima ai miei e poi, solo  distanza di mesi, di confessarlo a lui. Avrei pure fatto volentieri a meno, ma mia madre insistette e così, una sera, tornato da lavoro, mentre eravamo in camera nostra, gli dissi tutto d’un fiato la verità. La sua reazione fu esagerata. Cominciò ad inveire e a maledire me e tutti i froci del mondo che secondo lui mi avevano contagiato. Fu solo l’intervento di mio padre che lo fece calmare. Da quel giorno non mi parlò più per un mese, ma poi mi disse che cercava di capire le mie scelte, anche se non riusciva a capire come potesse piacermi farmi inculare.
-          Come stanno mamma e papà? – dico per interrompere quel silenzio che alberga in auto
-          Sempre allo stesso modo, forse un po’ più insofferenti.
-          E la piccola? Che mi dite di lei?
-          Adesso è a casa con i tuoi, ma per favore Alberto, di fronte a lei cerca di non stare con quella faccia da funerale. – mi dice infastidita mia cognata.
-          Vorrei vedere te, se morisse tuo marito che faccia avresti.
-          Allora quanto rimani – ancora una volta mio fratello cambia discorso.
-          Non lo so. – e torno a fissare l’orizzonte scorrente dal finestrino
-          Siamo arrivati.
-          Alberto, figlio mio
-          Mamma – scendo dall’auto e mi ritrovo le sue braccia lungo il collo.
-          Sono addolorata per Luca. Perché non ci hai chiamato, saremmo venuti per stare accanto a te durante qui momenti difficili.
-          Lo so mamma, ma ho preferito non farti stare più male di quanto tu non lo stia già. E papà dov’è?
-          Alberto
-          Papà.
-          Vieni qua, fatti abbracciare. Figlio mio devi cercare d’esser forte.
-          Sì papà, ci sto provando.
-          Zio Alberto, finalmente sei arrivato.
-          Piccolina, vieni qua. Fatti abbracciare. Mamma mia quanto sei fatto grande.
-          Anna, forza vieni qua, fai respirare lo zio
-          Ma non è un problema.
-          Preferisco che non si lasci andare a queste esternazioni
-          Come?
-          Sì, non mi piace quando diventa così  rumorosa.
-          Come vuoi tu – e mi giro verso mia madre che come risposta mi fa un cenno del capo come a dirmi di ignorarla.
-          Dai andiamo a tavola che è pronto.

***

-          Come va? Sei stanco? – mi domanda mia madre entrando in camera mia
-          Un po’.
-          Prova a stenderti un pochino e cerca di chiudere occhio.
-          Non ci riesco mamma. Non dormo come si deve da circa 3 mesi. Ogni volta che chiudo occhio, vedo il volto grigio e spento che Luca aveva all’obitorio.
-          Piccino mio. Appoggia la testa sulle mie gambe.
-          Mamma non sono più un bambino
-          Non fatti pregare. Metti la testa qui – e per enfatizzare la richiesta ha dato due schiaffetti alle sue cosce. - Ecco, così. Ti ricordi quando ti cantavo la ninna nanna e ti addormentavi subito?
-          E come potrei dimenticarmelo.
-          Proviamo se funziona anche in questo caso?
-          Sì, avrei bisogno di dormire mamma – e senza rendermene conto, iniziano a scendere due lacrime.

Dormi, dormi bel bambino
Dormi, dormi che non sei sol
Dormi, dormi bel bambino
Dormi, dormi che la mamma è qui.
Sogni belli aspettan te
Nienti incubi per te
Dormi, dormi bel bambino
Dormi, dormi che non sei sol

E sulle note di questa ninna nanna fanciullesca e appoggiato sulle gambe di mia madre, inizio a dormire come non facevo da tempo.

Continua…
Rubrica a cura di Francesco Sansone
Grafica a cura di Giovanni Trapani