Altri Mondi . Intervista ai fondatori di Rete Genitori Rainbow
Molto spesso ci capita di
sentire persone poco qualificate dire che per un bambino crescere con un
genitore gay non è ottimale per la sua formazione e per il suo benessere
psico-fisico. Mi sono sempre chiesto se l’opinione
di certi opinionisti da urlanti salotti televisivi fossero vere o solo il
frutto dell’ ignoranza, intensa come non conoscenza della “materia”, che non
lascia vedere la realtà per come dovrebbe essere osservata. Davvero per un
bambino avere un genitore che lo ama e lo cresce insegnando il rispetto per le
alterità è dannoso, solo perché è omosessuale? Questa mia curiosità mi ha
spinto a contattare l’Associazione Rete Genitori Rainbow e chiedere ai loro
fondatori Cecilia d’Avos, Fabrizio Paoletti, Alessandro Ozimo e Valentina
Violino di risponde alle mie domande e colmare così tutte le mie curiosità.
Quella che leggerete è
un’intervista a quattro voci in cui avrete modo di leggere la pluralità che dà vita a un’associazione che ha saputo dare aiuto e sostegno a quei genitori che si “scoprono”
gay dopo un “percorso tradizionale”.
Un’intervista da cui c’è da imparare e da cui cogliere informazioni utili per
allargare le proprie vedute.
Anche se si avvicina l'inverno, non smettere di essere fiero.
I'm pride and you? Collezione inverno.
Visita il negozio da qui
Altri Mondi
Intervista ai fondatori di
Rete Genitori Rainbow
L’associazione Rete Genitori Rainbow si propone di offrire supporto e ascolto a lesbiche, gay e transessuali con figli da precedenti relazioni eterosessuali in una società come quella italiana che reputa innaturale il concetto che un genitore possa essere omosessuale. A chi è venuta l’idea di fondare una così importante realtà?
La chiave di volta del nostro progetto era creare una rete di sostegno
che garantisse accoglienza e anonimato.
Assieme a Valentina Violino e Alessandro Ozimo, abbiamo fondato Rete Genitori Rainbow (www.genitorirainbow.it), proprio per offrire servizi non vincolati alla sottoscrizione di una tessera.
Ci rivolgiamo a genitori che spesso vivono momenti di grande difficoltà a causa della separazione dal coniuge, della paura della reazione dei figli e dell’ambiente circostante. Sappiamo infatti sulla nostra pelle che arrivare a vivere serenamente la propria condizione di omosessuale/transessuale e genitore - soprattutto provenendo da un “tradizionale percorso etero” - richiede tempo e una rete a cui poter fare riferimento.
Assieme a Valentina Violino e Alessandro Ozimo, abbiamo fondato Rete Genitori Rainbow (www.genitorirainbow.it), proprio per offrire servizi non vincolati alla sottoscrizione di una tessera.
Ci rivolgiamo a genitori che spesso vivono momenti di grande difficoltà a causa della separazione dal coniuge, della paura della reazione dei figli e dell’ambiente circostante. Sappiamo infatti sulla nostra pelle che arrivare a vivere serenamente la propria condizione di omosessuale/transessuale e genitore - soprattutto provenendo da un “tradizionale percorso etero” - richiede tempo e una rete a cui poter fare riferimento.
Fabrizio Paoletti: Rigiro
la questione e osservo che la prima associazione di genitori omosessuali e
trans dedicata esclusivamente al supporto e sostegno dei genitori con figli da
relazioni etero nasce in Italia. Evidentemente nel nostro paese l’omofobia, l’educazione,
l’ambiente sociale hanno causato le condizioni perché molte persone omosessuali
o non in linea con il proprio genere biologico soffocassero la loro interiorità
per inquadrarsi in delle vite di tipo tradizionale. Certo una delle motivazioni
forti del nostro percorso è il desiderio di genitorialità ma a questo fa da
contraltare spesso l’incapacità di riconoscersi nel modello omosessuale o trans
che spesso è ridotto dai mezzi di informazione e spettacolo a macchietta
privata di dignità e valore. Rendere piena dignità e valore alla figura e alle
vite di noi genitori lesbiche gay bisessuali e trans è il secondo grande
mandato che sta alla base della nascita della nostra associazione.
Quando avete iniziato
quest’avventura immaginavate cosa vi avrebbe aspettato, oppure è stata una sorpresa
anche per voi?
Cecilia d’Avos: I numeri
parlano chiaro, i “centomila figli di omosessuali” di cui parlava la ricerca
Modi.di realizzata nel 2008 dal Ministero della Sanità con Arcigay sono nella
stragrande maggioranza figli di genitori che si sono scoperti omosessuali
“dopo”. Immaginavamo quindi che un’associazione come quella che stavamo creando
avrebbe intercettato i bisogni di tante persone. E così è stato.
Per fare un esempio, da questo mese abbiamo dovuto sdoppiare il gruppo di mutuo-auto-aiuto che si tiene a Torino, così come aumentano le persone che si affacciano al forum, che chiedono supporto alla nostra Linea di ascolto via mail, telefono o chat, come anche le persone che partecipano agli incontri territoriali di accoglienza: gli “RGRday” o ai seminari che organizziamo con psicologi specializzati.
Per fare un esempio, da questo mese abbiamo dovuto sdoppiare il gruppo di mutuo-auto-aiuto che si tiene a Torino, così come aumentano le persone che si affacciano al forum, che chiedono supporto alla nostra Linea di ascolto via mail, telefono o chat, come anche le persone che partecipano agli incontri territoriali di accoglienza: gli “RGRday” o ai seminari che organizziamo con psicologi specializzati.
Cerchiamo anche di sensibilizzare l’opinione pubblica su questo
fenomeno spesso sottaciuto ma così consistente, che se affrontato in modo
sbagliato può avere ripercussioni sulla vita dei figli e non solo quella dei
genitori. Per questo abbiamo contatti anche con amministrazioni pubbliche e con
le scuole.
Fabrizio Paoletti: Sapevamo
bene, per averlo vissuto in prima persona, che la necessità di servizi quali
quelli offerti dalla nostra associazione era fondamentale per le persone che
vivono la situazione che avevamo vissuto per anni senza sostegno e senza
riferimento, andando a naso per trovare dentro di noi la forza e un riferimento
nel modo di comportarci. Il confronto con altre persone che vivevano la nostra
stessa condizione era stato fondamentale per superare le paure e i sensi di
colpa che affossavano le nostre vite segregandole al segreto e alla separazione
della nostra nuova vita relazionale e affettiva da quella vissuta con i nostri
figli. Avevamo visto che i genitori che non erano abbastanza saldi e vittime
dell’omofobia interiorizzata, cadevano in comportamenti che si ritorcevano
contro di loro e contro i figli. La conferma di quanto sia importante il
servizio che diamo la riscontriamo quotidianamente nel calore e nell’entusiasmo
che ci dimostrano le persone che si riconoscono in noi.
Alessandro Ozimo: La
sorpresa più grande è stata, oltre ad avere conferma di quanto il nostro
percorso coinvolgesse migliaia di altre persone, vedere affacciarsi, prima nel
forum e poi in associazione, ex coniugi ed anche figli di persone riscopertisi
omosessuali o trans*.
Le bellissime lettere di Morena (ex-moglie di un nostro socio) e di
James (ex marito di una nostra socia) sono il segnale fortissimo che RGR non è
solo un faro per chi si riscopre omosessuale, ma anche uno strumento per chi
questa omosessualità deve “subirla” quando il proprio partner si rivela.
È la dimostrazione che gli ex-coniugi non sono tutti pronti a fare la
guerra ed a lottare per toglierci i figli, ma anzi, se gli diamo gli strumenti
per capire e capirci, sono dei validissimi alleati a dimostrazione che “omosessuale”
non è incompatibile con “genitore” e che, cambiando orientamento sessuale, la
propria capacità genitoriale non viene meno.
E cosa di meglio si può volere, per ribattere alle bigotterie
politiche e vaticane, che non i nostri ex-coniugi che sfilano con noi ai Pride?
Cosa vuol dire in un paese come
il nostro essere un padre o una madre gay? Quali difficoltà riscontra un genitore
gay nella società ma anche con i famigliari?
Fabrizio Paoletti: Spesso
il coming out verso i familiari è difficile, in un paese come il nostro che ha
profonde radici culturali maschiliste ed eterosessiste, accentuantesi negli
ultimi anni di berlusconismo, le persone assorbono la falsa credenza che
l’omosessualità sia anomalia, perversione, disordine. Accogliere la rivelazione
dell’omosessualità in modo positivo richiede uno sforzo notevole per superare i
forti pregiudizi negativi associati all’omosessualità. Si deve riuscire a
spezzare una barriera di pregiudizi e a tornare a vedere la persona per quale
essa è, appellandosi a come la si è conosciuta e sulla base del rapporto che si
è costituito fino allora. Non tutti ci riescono e la loro nuova percezione,
offuscata dai pregiudizi, scatena paure che generano rabbia e odio che di
solito viene veicolato anche attraverso i figli generando situazioni molto
difficili sia per i genitori che per i figli. Quando invece si riesce a
superare la barriera del pregiudizio e si riesce a leggere nel cuore delle
persone riconoscendo la difficoltà che hanno vissuto e dandogli fiducia anche
alla luce del rapporto che si è vissuto negli anni, allora le nuove situazioni
familiari che nascono rifondano il valore del legame dei genitori separati su
un grande rapporto di affetto con piena serenità dei figli, che vivendo nella
piena trasparenza delle relazioni e riconoscendo il valore autentico dei nostri
affetti, maturano una piena e profonda consapevolezza del valore e del significato
dei rapporti affettivi.
La Mussolini in uno dei suoi
tanti passaggi televisivi ha detto che sarebbe un trauma per i bambini vedere
due uomini o due donne rotolarsi assieme nel letto. Lasciando da parte certe
affermazioni discutibili, anche perché credo che qualsiasi persona adulta eviti
a prescindere dal proprio orientamento sessuale di fare del sesso davanti ai
figli, voglio chiedervi per un bambino scoprire che il proprio papà o la
propria mamma è omosessuale è davvero così traumatico?
Cecilia d’Avos: Ci troviamo
talvolta di fronte a obiezioni come questa, costruite a tavolino per far leva
sui sentimenti più omofobici e razzisti. Se invece vogliamo parlare seriamente
delle reazioni dei figli di fronte al coming-out dei genitori, posso solo smentire
la Mussolini: la nostra esperienza ci conferma che i figli hanno soprattutto
bisogno di trasparenza, e che accettano la nuova situazione del padre o della
madre senza i pregiudizi di cui tanti adulti sono ancora intrisi.
Valentina
Violino: La mamma è sempre la mamma!!! ovvero il papà è sempre papà :-) i
bambini sanno distinguere tra un'etichetta ed una persona. Inoltre i figli di
persone omosessuali possono esser stati educati a non avere troppi pregiudizi,
a non essere omofobi e quindi possono essere meno intransigenti e giudicanti.
Di certo sanno bene che azioni di contrasto e
derisioni nei confronti di persone che vengono indicate come gay o lesbiche
sono molto diffuse e lascive, ma quando uno dei genitori si presenta come tale
i figli in genere ne apprezzano la forza e si sentono investiti della fiducia
che il genitore dimostra loro confidando questo aspetto della propria vita.
Alessandro Ozimo: Quando ai
figli la cosa viene posta in maniera serena e non come una cosa di cui
vergognarsi, apprezzano l'onestà dei genitori ed anzi, più facilmente degli
adulti, sono pronti ad accogliere altre forme di affettività e di legami
familiari.
RGR si prefigge proprio di dare ai propri soci gli strumenti per
essere sereni, non auto-colpevolizzarsi, a sentirsi “parte di” e non delle mosche
bianche, e questo rafforzarsi aiuta anche nel momento del coming-out verso i
figli che vivranno la cosa nella maniera più serena possibile, come è giusto
che sia.
Inutile dire che le nostre esperienze sul campo non fanno altro che
confermare ulteriormente le decine di studi internazionali sulla non diversità
di sviluppo dei nostri figli rispetto a quelli di genitori eterosessuali.
Spesso ai nostri figli più grandicelli anzi, quando la loro situazione
è nota, si rivolgono gli amichetti con dubbi sul proprio orientamento sessuale,
qualcuno li prende quasi per degli “esperti” in materia.
Il problema più grosso per i nostri figli è invece essere compatiti da
una classe politica italiana retrograda e figlia del pregiudizio della gerarchia
vaticana.
La politica, vecchia e nuova,
sembra spaventarsi nell’appoggiare appieno la battaglia per il riconoscimento
dei matrimoni gay perché questo comporterebbe la richiesta della comunità LGBTQ
di adottare dei bambini o pretendere la possibilità di ricorrere alla
fecondazione assistita. Eppure i “genitori rainbow” esistono e voi ne siete la
dimostrazione. Come vedete questo atteggiamento della politica italiana?
Fabrizio Paoletti: La
solita politica dello struzzo verrebbe da dire, il problema è in realtà più
grave perché generalmente quando si parla di questi argomenti la posizione
predominante deriva da un riferimento ideologico, si considera una enormità “innaturale” una coppia di
genitori dello stesso sesso, dato che lo stereotipo comune che abbiamo in mente
è quello di una coppia di genitori di sesso diverso e non si riesce a concepire
che i figli possano essere cresciuti ed educati in contesti diversi. In questo
modo si appiattisce la ricchezza della realtà di situazioni diverse che ogni giorno
vediamo davanti anche nelle famiglie eterosessuali come ad esempio quello dei
genitori single in contesti familiari allargati e le famiglie ricomposte e
allargate, riconducendoci unicamente al
modello della “sacra famiglia” ignorando la realtà riferendosi esclusivamente
ai modelli ideologici di origine fondamentalista. La realtà ci mostra invece
una grande varietà di situazioni: i figli possono crescere e nascere sani anche
nei contesti più diversi dato che le condizioni per il loro sviluppo psicofisico
dipendono solo dalla quantità di affetto, cura amore che ricevono e non dal
sesso o dall’orientamento sessuale dei componenti della loro famiglia.
Cecilia d’Avos: In Italia i
conservatori fanno bandiera dell’opposizione ai diritti delle persone omosessuali,
ma purtroppo anche importanti esponenti del centro sinistra si schierano in
questo senso.
Tuttavia basta guardare pochi chilometri oltre i nostri confini per
capire che questo non è il pensiero conservatore in Europa. Recentemente David
Cameron, primo ministro britannico,
parlando dei “matrimoni gay” alla comunità LGBT ha affermato: “La promessa che
vi faccio stasera è che questo governo è impegnato a cambiare la legge e
lavorare per cambiare la mentalità. Il Partito Conservatore è assolutamente
dalla vostra parte”.
Ecco, credo che la politica
italiana dovrebbe capire quanto questo “conservatorismo all’Italiana” sia
provinciale e trito oltre che assolutamente iniquo. E certi esponenti
dovrebbero approfondire la questione prima di farsi scudo, senza alcun
fondamento giuridico, persino della Costituzione.
Come dici giustamente, noi
“genitori rainbow” siamo la prova che i timori di incompatibilità tra la
funzione genitoriale e l’orientamento sessuale sono totalmente infondati: la
vecchia paura di vedersi togliere i figli dal giudice perché lesbiche o gay è ormai
smentita dai fatti. Eppure le tante sentenze in questo senso non trovano
riscontro nel pensiero di tanti nostri politici, ciechi all’evidenza. Anche in
questo l’associazione Rete Genitori Rainbow e’ impegnata: nel lavorare a tutti
i livelli affinché questa mentalità cambi.
Valentina Violino: L'impressione che ho avuto delle
iniziative pro-famiglia-tradizionale (mi riferisco ai catto-“family day”), la
strenua difesa dei diritti sanciti dalla costituzione per la famiglia, è che
aumentare le tipologie di famiglie che potrebbero aver diritto ad assegni
familiari, contributi economici come la possibilità di salire la graduatoria
per l'assegnazione delle case popolari o la pensione di reversibilità per il/la
coniuge sopravvivente vuol dire diluire ulteriormente gli scarsi fondi previsti
dalla previdenza sociale.
Gli stati
che riconoscono il matrimonio tra persone dello stesso sesso non
necessariamente riconoscono loro l'adozione di bimbi, ci sono poi nazioni che
senza aver istituito il matrimonio tra omosessuali prevedono l'adozione a
single (in Italia solo l'affido è possibile per persone single).
Per ciò
che riguarda il ricorso alla fecondazione assistita, quella italiana è una
pessima legge anche per le coppie eterosessuali!
Non vedo
un nesso tra matrimonio e filiazione :-) la politica italiana riamane
paralizzata da moralismi rigidi ed antiquati.
Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani
Autore: Francesco Sansone
Prefazione: Paolo Vanacore
Copertina di e con Giovanni Trapani
Casa Editrice: Tempesta editore
Prezzo: 15,00 Euro
Bellissima intervista, più che mai attuale!
RispondiEliminaProprio l'altro giorno ho letto (e commentato) un articolo veramente stupido e superficiale sull'omogenitorialità, scritto su ilfattoquotidiano.it, che mi ha davvero fatto cadere le braccia (se non l'hai letto e ti vuoi fare un po' di sangue amaro, ti do il link).
Purtroppo in Italia si continua a parlare di omogenitorialità a sproposito, senza informarsi, tenendo conto solo dei propri pregiudizi e di un'idea di di famiglia ancorata a schemi più che passati.
Eppure basterebbe poco per informarsi: sono state fatte tante ricerche dalle più importanti centri di studio di Psicologia e Psichiatria americani, e si trovano tutti in internet. (qualche tempo fa avevo raccolto i risultati di queste ricerche in un post sull'omogenitorialità)
Sai Febo soprattutto negli ultimi anni la tv, principalmente, e l'informazione, con i giusti distinguo, ha voluto affidare il ruolo di "opinionisti" a gente che non ha argomenti, che è il più populista possibile e che non è in grado di affrontare un dibattito con la giusta preparazione dovuta. Per via di questo, ci ritroviamo a sentire frignacce di ogni tipo che però hanno presa su buona parte dei cosìddetti italiani medi. Questo modo di affrontare le tematiche con lo stesso animo con cui si legge la lista della spesa, ha fatto modo che questo paese diventasse uno dei più arretrati in molti aspetti penalizzando la cultura e le alterità, qualsiasi esse siano.
Elimina