La prigione dell'anima
Approfittodi questa ultima
storia per poter augurare a tutti i lettori dei blog di Francesco un Felice e
Sereno Natale ed un Buonissimo e Fortunatissimo Anno Nuovo!
Spero davvero questo nuovo anno
possa portare un po’ di sana fortuna a tutti, in questi tempi in cui forse
questa è la variabile fondamentale per aspirare ad un po’ di serenità in più!!
Un abbraccio grande!
Gianni
La prigione dell'anima
-
Non ci sono parole! È bellissimo!
-
Grazie! Ringrazia la nonna Giorgio... Amore mio,
vorrebbe dormire…
-
Ma cosa ha sul collo? Lo ha controllato il
dottore?
-
Si si, quella è una voglia, sembra un chicco di
caffè!
-
Ah! È vero sembra proprio un chicco di caffè, eheheh
ti hanno fatto rinunciare giusto giusto alla tua bevanda preferita!
-
Poco importa, mi spiace solo gli sia finita sul
collo, qualora la teoria delle voglie sia esatta!
Ed entrambe si
misero a ridere a bassa voce per non disturbare il piccolo nuovo arrivato che
cercava di riposare beato tra le braccia della sua mamma…
Vedere una
farfalla di inverno è una cosa cosi strana! Nel cuore avvertivo il freddo della
paura, non sapevo se quello che stavo facendo mi avrebbe portato a qualcosa di
buono, ma solo il fatto di poter vedere le terre in cui sono nata mi spingono
ad andare in una direzione, e sono sempre stata pronta a seguire ciò che la mia
anima bramava. Ho avuto poco da desiderare nella vita, ma quei pochi desideri
mi bruciavano dentro come tizzoni ardenti posti dalla vita, e l’unico modo per
spegnerne il fuoco dentro che provocavano era seguirli e farmi condurre da loro
dove volevano che arrivassi.
Quando ho
poggiato i piedi nel freddo asfalto di Milano-Malpensa mi è passato sugli occhi
una splendida farfalla dalle ali color del cielo azzurro della mia terra natia;
volava disegnando una traiettoria oscillante nell’aria toccandomi il volto
infreddolito e dirigendosi tremolante verso l’entrata dell’ aeroporto. Lo presi
come un segno del destino, uno di quei segni che forse per convinzione mentale
o forse perché proprio cosi, ti portano a pensare che quello che stai facendo
non è sbagliato e che sei nel giusto.
I miei occhi
spaziavano verso l’area portuale in attesa di focalizzare una figura familiare,
cosa che avvenne quando buttai gli occhi su un cartellone pubblicitario di una
meta esotica vicino l’entrata della struttura milanese. Maddalena mi aspettava
proprio lì vicino con le braccia conserte e avvolte nel cappotto pesante in
posa statica, forse perché troppo concentrata a riscaldarsi con la forza del
pensiero. Quando mi ha visto ha cercato di alzare la mano per segnalarmi la sua
presenza, ma i suoi movimenti risultavano rigidi tanto da farla sembrare una
bambola meccanica a cui era stata data una carica per eseguire movimenti
programmati. Ricambiai il saluto sventolando il guanto che avevo tolto dalla
mano per renderla più agevole nel prendere i soldi da dare all’autista che mi
aveva accompagnata all’ aeroporto. Ho dato i soldi al tassista che nel frattempo
mi aiutava a sfilare dal bagagliaio la valigia e mi sono avviata verso
Maddalena che sembrava mi pregasse di sbrigarmi a raggiungerla per entrare
dentro l’edificio.
-
Ciao Lena! Non ti eccitare troppo, prima di
entrare vorrei fumare l’ultima sigaretta!
-
No ti prego! Io sto letteralmente entrando in
ibernazione!
-
Dai che un po’ di freddo può solo fare bene alla
tua pelle!
-
Brutta stronza! Parli bene tu che sei fatta di
plastica!
-
Ma sentila! Solo in parte tesoro! la mia
bellissima pelle mi è stata donata da madre natura!
-
Il resto in eccesso però te lo sei fatto
togliere dal chirurgo!
-
‘starda!
E ci siamo
messe a ridere mentre sfilavo dal portasigarette l’accendino per dare fuoco a
quell’involucro di carta e paglia di cui non potevo fare a meno.
-
Ma spiegami perché ti sei voluta incaponire ad
andare dai tuoi per Natale! Non potevamo rimanere qui con i nostri amici?
-
Non quest’anno! Sento che è arrivato il momento
di tornare a casa. ho tanta voglia di ritornare a vedere quei luoghi!
-
E sono d’accordo con te! Ma potevamo partire,
che ne so, d’ estate cosi ci facevamo anche qualche bagno al mare!
-
A dicembre ho lasciato la mia famiglia e la mia
terra, e a dicembre volevo tornarci! Voglio ricollegare la mia vita passata con
quella presente, come se non ci fosse mai stata questo abbandono repentino!
-
Spero solo amica mia, non te ne debba pentire!
-
Secondo te, perché mi sto portando te?
Maddalena
sorrise a queste parole e visto che l’amica stava spegnendo la sigaretta nel
posacenere, afferrò la sua valigia pronta finalmente a entrare e scappare da
quel clima gelido che si respirava fuori dall’edificio aeroportuale.
_____________
Finalmente
dopo otto ore di lavoro, potevo respirare l’aria frizzante dell’inverno. La
fabbrica in cui lavoro sembra sia posta in una dimensione lontanissima dal
mondo in cui risiedo. Non si avverte nè caldo nè freddo in quegli stanzoni
sconfinati, e il tempo sembra non essere una variabile della nostra vita lì.
Uscendo fuori all’aria aperta dopo l’estenuante lavoro svolto mi provoca un
trauma ogni volta. Mi sento prigioniero in quelle mura di cemento e ho sempre
la sensazione di ritornare alla vita quando varco le porte d’uscita per
ritornare alla vibrante e fredda aria aperta, in cui tempo e clima ritornano ad
avere un loro perché.
Dodici anni
sono passati da quando mi sono dovuto accontentare di questo triste lavoro per
dare da mangiare alla mia famiglia. Famiglia che forse nemmeno volevo visto che
dopo solo tre anni di un matrimonio fatto alla svelta mi sono ritrovato di nuovo
solo, con una ex moglie e l’unica gioia che la vita mi ha regalato a carico,
mia figlia Elena. Da quando il mio rapporto con la madre è finito vedo Elena
davvero poco, non tanto perché mia moglie non mi da la possibilità di vederla,
quanto perchè con il mio lavoro mi rimane poco tempo per godermi la mia
principessa. E ora sono in cerca del regalo che la renderà felice per questo
Natale, non spero certo di colmare la mia assenza con questo dono, ma almeno so
che le comparirà un sorriso nel scartare il pacco che si ritroverà sotto
l’albero.
Devo prima
però passare da casa ed accertarmi che i miei stanno bene e che non hanno
bisogno di niente; tornare nella casa in cui si è nati e cresciuti solo perché
non si hanno soldi per crearsi una nicchia tutta propria è sempre più
angosciante.
Questi luoghi
poi mi ricordano sempre la mia infanzia, felice e spensierata. Giocare con i
miei amici e …Giorgio! Chissà che fine avrà fatto quello stronzo, mi manca
davvero tanto. Avevo condiviso con lui tutta la mia infanzia e parte della mia
adolescenza. Era e lo sarebbe tutt’ora il mio migliore amico se non fosse che
dopo i diciotto anni, poco dopo il mio matrimonio decise di andare via da qui
senza dire niente a nessuno e cercare la sua strada non so dove. È sempre stato
un ragazzo fuori dal comune, cosi sorridente con le persone ma solo in pochi
sapevamo quante lacrime nascondevano i suoi occhi. A lui solo avevo confidato
che io e Luisa aspettavamo un bambino e solo con lui sono riuscito a sfogare la
mia frustrazione per quello che avevo paura potesse succedere. Poi di punto in
bianco non lo vidi più e neanche sua madre seppe dirmi dove fosse andato. Sono
arrabbiato con lui perché non si è confidato con me come io facevo con lui e ha
lasciato i suoi genitori in preda ad un vuoto di cui non si sono più ripresi.
Sto passando
ora da casa sua ormai disabitata e… - ma di chi è questa macchina posteggiata? Non
la conosco! Possibile che??
___________
Il viaggio non
è stato poi cosi stancante se non fosse per i pensieri che mi si affollavano in
testa e risultavano pesanti e pressanti, scesa dall’aereo ero contenta di
lasciare li sopra almeno quelli; il dado era tratto, indietro non si poteva
tornare, qualunque cosa fosse accaduta da ora in poi era destino dovesse andare
cosi. Con Maddalena abbiamo preso i bagagli dal rullo trasportatore e poi a
ritirare la macchina che avevamo noleggiato su internet per muoverci più
agevolmente. Usciti dall’aeroporto il clima era molto più mite per noi che ci
sorbivamo l’umidità milanese e i cappotti in quel contesto ci sembravano cosi
poco adatti. La gente del luogo invece era vestita come se fuori l’aeroporto ci
fosse una tormenta di neve.
Presa la
macchina dissi a Maddalena che volevo vedere subito la casa in cui ero
cresciuta, non resistevo all’idea di essere cosi vicina e non poterne godere della
scia dei ricordi che mi avrebbe attraversato al solo rivederla dopo tanto
tempo:
-
E se incontrassi i tuoi genitori? Dovremmo
studiare prima qualcosa da poter dire o quanto meno il discorso che gli vuoi
fare! Non ti puoi presentare li e sparargli dieci anni della tua vita in cinque
minuti e senza dargli nemmeno il tempo
di rendersi conto di chi hanno davanti!
-
Non ti preoccupare le parole troveranno strada
da sole se li dovessi incontrare! Di solito in questo periodo vanno da mia
nonna per un paio di giorni quindi non dovremmo nemmeno trovarli se siamo
fortunate!
-
Eh?? Questo non me lo avevi detto e scusa che ci
siamo venute a fare allora?
-
Non ti preoccupare, torneranno! Domani è il compleanno
di mia nonna, staranno ì due o tre giorni e poi torneremo quando saranno in
casa!
Arrivati
davanti il complesso di villette dove si trovava anche la mia, il cuore era
cosi stanco di pompare senza sosta che ebbi l’impressione si fosse fermato del
tutto. Scesi dalla macchina tremando, come se non fossi sicura dei passi che
potevo fare per arrivare a quel cancello che mi vide aprirlo e chiuderlo tante
di quelle volte nella mia vita adolescenziale. Era come se non sapessi più
camminare e come una bambina cercava disperatamente dei punti fermi su cui
appoggiarsi per fare i primi passi. Afferrate con decisione le barre di ferro
di quella cancellata poggiai la fronte su quel freddo metallo come per avere un
contatto con quel materiale e riuscire a vivere quello che aveva vissuto lui in
quegli anni in cui non mi aveva più visto entrare e uscire da lì.
Come avevo
previsto i miei non c’erano, ma la casa sembrava essere non vissuta da più di
qualche giorno, forse anche qualche mese. Per un attimo pensai al peggio, io
non sentivo più i miei genitori da tantissimo tempo, avevo deciso di non farmi
sentire se non per lettera e solo tramite qualche aggancio sicuro e non troppo
legato a me, ricevevo notizie loro di tanto in tanto, ma non mi era stato
detto nulla su una presunta scomparsa di uno di loro, o peggio di tutti e due.
-
Scusate? Chi state cercando??
______________
-
Scusate? Chi state cercando??
La mia voce in
quel silenzio fece saltare dal posto in cui si trovavano le due ragazze intente
a guardare la casa di Giorgio. Una di queste aveva la testa poggiata sulla
cancellata e non capivo se si stesse sentendo male o se stesse solo cercando
chissà cosa per terra all’interno della villetta nelle vicinanze della
cancellata. Appena si girò non ho potuto non notare la sua bellezza. Il corpo
era esile ma scolpito, era una donna abbastanza alta e i suoi capelli volavano
al vento che spirava in quel frangente tanto da coprirle parte del viso. Quello
che mi colpiva di più però era il taglio dei suoi occhi. Aveva degli occhi di
una profondità particolare di un colore cosi chiaro da non poter non passare
inosservato come due cristalli incastonati li da un gioielliere con un’accurata
precisione, ma che faceva trasparire la sofferenza per la travagliata
lavorazione a cui erano stati sottoposti. Solo una persona mi aveva dato quella
sensazione nella mia vita guardandone gli occhi…ma Giorgio era un uomo, mi
trovavo invece di fronte una bellissima donna!
Quando questa
mi guardò ho avvertito come un brivido dentro e dall’espressione che ha fatto
dopo avermi squadrato per un poco sembrava avesse visto un fantasma.
______________
Non poteva
essere proprio lui, però gli somigliava cosi tanto! Sì, doveva essere proprio
lui, del resto erano passati dodici anni da quando lasciai questa casa e non
rividi più né i miei genitori né il mio migliore amico a cui ero legata in
maniera quasi morbosa. Mi avrà riconosciuta? Ma del resto come avrebbe potuto
sono passati dodici anni anche per lui nel non vedermi ma al contrario si
ritroverebbe una persona totalmente diversa. Per adesso è meglio far finta di
niente.
-
Salve! Cercavamo i signori che abitano questa
villetta!
-
Beh è chiaro che non sono in casa!
-
Sì, lo notiamo! Sa mica dirci quando tornano?
-
Purtroppo no! So che la madre della signora è
molto malata e si sono trasferiti già da qualche mese nel paese dove sta la vecchia donna per starle vicino, del resto non li tratteneva nessuno qui…- “non so
perché le dissi proprio questo.”
-
Non hanno figli? – “oh no, perché gli ho fatto
questa domanda?”
-
Uno in realtà! Ma era meglio che non l’avessero
mai avuto! Se ne è andato dieci anni fa circa e non ha dato più notizie di se',
l’ingrato!
-
Scusa ma che ne sai tu di cosa sia potuto
succedere?
-
E tu, scusa? Conosci per caso il figlio, che ti
senti tanto sicura di difenderlo
-
Io....no…veramente! – il rossore che mi colpì il
viso probabilmente era troppo evidente anche perché il mio viso lo sentivo
infuocato. Guardai Maddalena e notai la sua preoccupazione, cosi decisi di
ricompormi dovevo giocare tutte le carte che avevo a disposizione:
-
Non c’è un modo per poterli rintracciare? Sai se
per il Natale torneranno a casa?
-
No e no, e comunque non mi avete detto chi
siete, per caso siete interessate al cartello?
Notai che
indicavo un pilastro del cancello e solo allora scrutai il cartello con su
scritto “affittasi settimanalmente”. Quindi i miei genitori stavano cercando
qualcuno che si prendeva cura della casa!
-
Si in effetti ci eravamo fermati proprio per
quello e volevamo saperne di più!
Il ragazzo
allora scese dalla macchina. Più si avvicinava più i miei dubbi scomparivano e
il mio terrore aumentava, era Antonio il ragazzo con cui avevo parlato fino ad
ora, il mio migliore amico di un tempo.
-
Piacere Antonio!
-
… Lo so…
-
Scusa?
-
Ehm piacere….Elena! – mi guardava con un certo
interesse, stava sicuramente studiandomi, ero certa che non era arrivato a
capire, ma probabilmente qualcosa lo faceva pensare, dovevo distrarlo:
-
Quindi sai niente di questo affittasi?
-
Si certo l’ho messo io! Io abito proprio
accanto, i signori mi hanno chiesto di occuparmi della faccenda! Visto che loro
non sanno quando rientreranno mi hanno chiesto di dire a chi fosse interessato
che si affitta a settimane e che la casa deve rimanere per come si trova, tra
l’altro è già arredata, se vi interessa ve la posso fare vedere!
-
Veramente noi avremmo… - diedi un impercettibile
calcio a Maddalena che stava parlando troppo!
-
Sì in effetti ci interesserebbe, pensiamo di
stare qui al massimo due settimane!
-
Allora aspettatemi qui, prendo subito le chiavi
e vi mostro la casa!
Quando si
allontanò Maddalena dolorante per il calcio ricevuto mi parlò:
-
Grazie stronza! Ma chi è quel bel ragazzo? Hai
già messo gli occhi su di lui eh?
-
Quanto sei scema! Lui è…Antonio!
-
E fin qui ci ero arrivata anche io, si è appena
presentato!
-
Cretina!!! È….Antonio! quell’Antonio!!
-
Ah, sì certo quel…aspetta! Quell’Antonio,
proprio quello? Il tuo migliore amico? Oh cazzo! E non pensi che...
-
No! Si fa qualche domanda, ma non credo possa
arrivare a capire che… oh bene eccoti, dicevamo della somma?
Antonio era
appena tornato, meno male che me ne sono accorta in tempo. Ci fece vedere la
casa e nel frattempo continuava a guardarmi di continuo. Io però ero anche e
soprattutto attratta da tutto ciò che era il mio passato e che non lo era più.
La casa non era stata cambiata molto dall’ultima volta che l’avevo vista, era
stata data una rinfrescata alle pareti cambiandone il colore in alcune stanze,
ma la mia stanza non era stata toccata per niente, era come l’avevo lasciata ma
si sentiva che non era più vissuta. Vi entrai in questa stanza e sfiorai la
scivania dove passavo le ore a scrivere sul mio diario ma fui fermato da
Antonio:
-
No per piacere! L’unica cosa di cui si sono
raccomandati i proprietari è proprio quella di non utilizzare questa stanza,
anzi dovete scusarmi ma doveva essere chiusa! Al di la di questo mi sembrate
due ragazze fidate quindi se vi convince possiamo anche accordarci!
-
Per noi va bene!
-
Perfetto! Ah immagino che avrete fame! Se volete
potete mangiare da me, abito con i miei genitori nella casa accanto ma saranno
contenti di avere un po’ di compagnia a tavola!
-
Ma tu non sei sposato?... – perché questa
domanda? Elena sei proprio imbecille!
-
Eh?
Non sapevo che
dire tenevo la testa bassa, come potevo mai giustificare la consapevolezza di
quella domanda? Poi il lampo di genio:
-
La fede! – dissi indicando il dito in cui…doveva
stare quello stramaledetto anello, ma che in realtà era assente all’appello…
-
Ah beh hai un buon occhio, ormai il segno che mi
ha lasciato è quasi impercettibile! L’ho tolta qualche mese fa! Però sì, ero
sposato ma ho divorziato giusto sei mesi fa!
-
Ah mi spiace!
-
A me neanche tanto! Comunque che mi dite per la
cena?
-
Accettiamo molto volentieri
La cena era
deliziosa, del resto mi ricordavo la cucina di Giusy, la mamma di Antonio, che
batteva di molto quella di mia madre, sarà per questo che cercavo sempre una
scusa per restare per i pasti a casa del
mio migliore amico. Dopo cena Antonio ci riaccompagnò in villetta e gli chiesi
come se non sapessi già la risposta se c’erano liquori a casa e se voleva
unirsi a noi per un bicchiere. Antonio rispose affermativamente a tutte e due
le domande e cosi ci accomodammo in salone iniziando una discussione del perché
eravamo li, cosa volevamo fare e di vari consigli di Toni su cosa vedere e cosa
no di quella città o delle città vicine. Ad un certo punto Maddalena si alzò
dicendo:
-
Scusatemi ma io devo andare a dormire! Non mi
reggo in piedi!
-
In effetti sarete stanche!
-
Io per niente! Ne vuoi ancora un po’? – volevo
rimanere sola con Antonio e sapevo che Maddalena aveva capito questo mio
desiderio.
-
Sì dai allora ti faccio ancora un po’ di
compagnia! Buona notte Maddalena! Ci vediamo domani!
Lena salutò e
si diresse verso la stanza.
-
Sai devo dirti una cosa! È da oggi pomeriggio... sai,
mi ricordi davvero tanto un mio vecchio amico!
Eccolo! Il
tarlo del dubbio era uscito allo scoperto, pronto per essere soddisfatto nella
sua fame di curiosità.
-
Per caso il figlio dei proprietari di questa
casa?
-
E tu come fai a saperlo?
-
Si chiama intuizione! Parlavi di lui con una
tale enfasi, non potevi non conoscerlo!
-
È il mio migliore amico, anche se mi ha deluso e
ferito molto, vorrei tanto rivederlo!
-
Magari lui vorrebbe la stessa cosa!
-
Non lo so! Se avesse voluto mi avrebbe cercato,
secondo me ha voluto tagliare con il passato, ha dovuto rinunciare a degli
affetti, ma il prezzo che avrebbe pagato restando qui sarebbe stato troppo
alto!
-
E tu come fai ad esserne sicuro?
-
Perché lo conosco! Sempre pronto a donarti un
sorriso, ma mai pronto a donarlo a se
stesso! Sembrava un prigioniero! Stava cercando il modo di evadere, e
probabilmente lo ha trovato, ma sapeva che l’evasione non sarebbe bastata,
doveva espatriare e crearsi una nuova vita!
Scendevano le
lacrime e non me ne accorgevo. Lui aveva capito prima di me cosa non andasse
nella mia vita. Io lo avevo capito solo dopo aver affrontato i miei problemi.
-
Scusa ti ho rattristata!
-
No al contrario! È bello vedere quanto
un’amicizia sia così intensa da capire cosa frulla nel cervello dell’amico
senza l’ausilio di una sua parola o confessione!
-
Comunque si è fatto tardi! Adesso vado! Ti
saluto e…
Nel modo di
alzarmi tirai con la mano il fascia collo che copriva il collo in tutta la sua
lunghezza. Purtroppo il fatto che il collo fosse nudo mi denudava di
conseguenza…la voglia di chicco di caffè scolpita nella mia pelle, quella che
non mi sono voluta fare togliere con l’operazione mi identificava
inequivocabilmente come Giorgio!
Antonio non
terminò la frase! I suoi occhi tremavano alla luce del lampadario del salone
e iniziavano a gonfiarsi di lacrime che
non sarebbero mai esplose, o almeno non davanti me. Abbassò la testa, capii che
aveva compreso, che gli era chiaro tutto! Tesi la mano come per fermarlo ma lui
la scansò e con tono distaccato mi disse:
-
Lascio le chiavi qui all’ingresso, mi raccomando
attenetevi alle regole e buon soggiorno! Lasciate i soldi e le chiavi ai miei
genitori! Scusami ma sono stanco e ho molto da lavorare in questi giorni! Se a
fine settimana volete lasciare la casa basta che lo dite ai miei il
venerdì! Buona notte!
Rimasi
pietrificata vicino al divano! Non potevo fare niente per fermarlo, aveva
capito tutto e forse per l’ennesima volta si era sentito deluso, ferito e preso
in giro.
Non riuscii a
chiudere occhio tutta la notte e alle prime luci dell’alba mi raggiunse in
soggiorno Lena a cui spiegai tutto.
-
Sapevi che poteva succedere!
-
Sì, ma non con lui! Ho avuto un buon rapporto con
i miei genitori e mi dispiace tremendamente avergli dato questo dolore, ma di
Antonio me ne ero preso una malattia perché era l’unica persona che non avrei
voluto mai far soffrire!
-
Ne eri innamorata?
-
Terribilmente! E rivederlo mi ha solo
risvegliato questi ricordi e la sofferenza che ho passato!
-
Pensi che lui abbia mai sospettato?
-
Non lo so! Ha capito perché sono dovuta andare
via però!
-
Doveva andare così Ele lo hai detto anche tu
quando sei partita e hai visto quella farfalla, era un segno dovevi tornare
forse perché lui doveva sapere!
-
Forse… ma io mi sento nuovamente in prigione!
-
Magari per scappare questa volta hai bisogno di
un complice, hai lasciato già una volta il tuo compagno di cella da solo…è
arrivato il momento di avere fiducia in lui!
-
Hai ragione, ma non ora…ora dobbiamo
ripercorrere il viale dei ricordi!
E così mi sono
alzata da quel divano che non apparteneva al mio passato perché i miei lo
avevano cambiato e facendo un cenno a Lena le ho fatto capire che dovevamo
uscire. Varcata la soglia di casa erano ancora le sette del mattino e per pura
curiosità ho alzato il collo verso la griglia di divisione delle villette per
vedere se riuscivo a scorgere Antonio. In effetti stava anche lui allungandosi
il collo per sbirciare verso la mia parte ma quando si accorse che ero lì, si
voltò di scatto e si diresse verso la macchina!
Non potevo
fare altro che lasciarlo andare, per adesso!
Le giornate
passarono veloci con la compagnia di Lena; ero riuscita a vedere gran parte dei
luoghi che avevano dato uno scenario alla mia vita nei panni di Giorgio e
arrivati al venerdì successivo decisi di dire ai genitori di Antonio che ce ne
saremmo andate l’indomani pagandogli l’intera settimana! Nei giorni che
seguirono la serata della rivelazione non vidi più Antonio, o si era
allontanato da casa o decisamente non voleva farsi vedere!
Il giorno
della partenza decisi di salutare i genitori di Antonio e lasciare direttamente
a loro la quota settimanale e le chiavi della casa dicendo però che avrei
lasciato nella cassetta delle lettere una lettera per il figlio, andavo sul
sicuro perché i miei ricordi mi dicevano che loro erano gente molto discreta.
Cosi salutai
ancora una volta la mia casa promettendole che non l’avrei abbandonata, ma che
sarei tornata presto a trovarla!
Non la vedevo
più come una prigione per la mia anima, ma come un porto sicuro dove tornare,
non so perché ma dentro me sapevo che Antonio prima o poi avrebbe capito e
sarebbe diventato il mio faro!
______________
Era da giorni
che non vedevo più Elena e Maddalena, o forse dovrei dire Giorgio e Maddalena!
Continua a venirmi in mente la scena in cui a Elena cade il fascia collo
rivelando il segno tangibile che mi faceva vedere questa splendida donna troppo
simile al mio migliore amico. Quella sera ero rimasto atterrito da quella
voglia che tanto bramavo di rivedere, ma non in quel corpo….totalmente
stravolto. Avevo intuito che Giorgio provasse emozioni diverse dalle mie, che
non cercasse l’amore di una ragazza, ma non riuscivo mai a immaginare che lui
stesso si sentiva tale dentro. Avevo persino percepito che provasse qualcosa
per me ma speravo gli passasse, che fosse una fase o che me ne parlasse. Quante
domande in questi anni, e solo una risposta a debellarle tutte ma arrivata come
un pugno allo stomaco, difficile da digerire. Tornato a casa sapevo di non
trovare più la macchina delle due ragazze posteggiata vicino il cancello della
villetta, mia madre mi aveva detto che l’avrebbero lasciata, e di nuovo mi è
sfuggita l’occasione di dire quanto meno addio al mio…alla mia migliore amica!
Ho la lettera
in mano che mi ha lasciato ma non so che fare…
__________
-
Lena puoi vedere chi è?? Mi squilla il
cellulare!
-
Certo padrona! Lascio bruciare il pollo nel
forno cosi addio pranzo di Natale!
-
Va bene, va bene come non detto!...Pronto?
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Giorg…Elena?
-
… … …Antonio!
-
Buon Natale amica mia!
Ed eccoci arrivati ad un altro
Natale insieme!!
Rubrica: Gianni
Grafica: Giovanni Trapani
Molto bello, auguri a te Giovanni e a Francesco di un buon natale e di un felice anno nuovo. :)
RispondiEliminaloran grazie per gli auguri a me e Giovy e ovviamente li ricambiamo, però il racconto lo ha scritto Gianni che è colui che ha creato le rubrice di "P" quindi gli auguri li ha fatti lui oggi ^___^
RispondiEliminaAh dimenticato, hai ragione il racconto di oggi è davvero molto bello
RispondiEliminagrazie mille per i complimenti! sono contento sia piaciuto perchè mi frullava in testa da un po' un racconto del genere! Rinnovo i miei migliori auguri di serene e felici Feste!
RispondiEliminaun abbraccio
Gianni