Racconti di vita... gay: Lettera di un ragazzo gay ai compagni di scuola
Autore: Francesco Sansone
Prefazione: Paolo Vanacore
Copertina di e con Giovanni Trapani
Casa Editrice: Tempesta editore
Prezzo: 15,00 Euro
Prologo
Ritorna Racconti di vita... gay con una testimonianza davvero interessante. C'è da dire subito che questa storia non è arrivata direttamente all'email raccontidivitagay@hotmail.it, ma l'ho presa da Facebook. L'ho letta e mi ha colpito molto e ho deciso di pubblicarla ne Il mio mondo espanso perché, in fondo, è pur sempre una testimonianza che può far confrontare chi la leggerà, sempre ammesso che chi usa il social network non l'abbia già vista.
Quella che leggerete è la lettera di uno studente dell'Istituto Bertacchi di Lecco, rivolta ai suoi compagni di scuola. E' stata letta durante l'assemblea d'istituto.
Io non so quando tornerà adesso Racconti di vita... gay, comunque vi invito come sempre a inviare la vostra storia per confrontarvi e far confrontare.
Francesco Sansone
Lettera di un ragazzo gay
ai compagni di scuola
26 febbraio 2011
Sono un ragazzo e sono gay. È vero, sono gay, ma prima di tutto sono un ragazzo che come voi è alla ricerca di se stesso, di uno scopo nella vita e della propria felicità. La mia natura vi spaventa? Forse perché non la conoscete come dovreste, perciò accantonate i vostri pregiudizi, fatemi spazio tra di voi e vi accorgerete che non sono così diverso.
Ho pensato di scrivere questa lettera riportando frammenti di esperienze, avute con diverse persone, che collegate tra loro andranno a formare un’unica e coesa esperienza: la mia.
Mio padre: a lui non l’ho ancora detto e il nostro rapporto è abbastanza ambivalente, manca di comunicazione e ciò mi impedisce di farmi avanti. Ricordo che quando ero piccolo lui era fra quelli che mi prendevano in giro, storpiando sempre il mio nome al femminile; spesso ho dovuto sopportare continui paragoni con gli altri ragazzi perché io “non ero come loro” diminuendo vertiginosamente la mia autostima. Quando ho preso consapevolezza del mio orientamento sessuale mi sono sentito solo e terrorizzato, ma soprattutto in colpa per essere così. “Cosa dirà il papà?” era il pensiero più assillante, perché ho sempre fatto di tutto per piacergli. Purtroppo genitori e figli cadono nell’errore di pretendere che l’altro rispecchi la figura del figlio o del padre ideale, rimanendo delusi se ciò non avviene. Sicuramente l’ha intuito, ma entrambi non abbiamo avuto ancora il coraggio di affrontare l’argomento e confrontarci.
Mia madre: a lei l’ho detto 4 o 5 mesi fa, abbracciandola. Lei si è ritratta e mi ha chiesto: “perché mi dai questo dispiacere?” e poi: “non dovrai dirlo a nessuno”. Due frasi che mi hanno graffiato il cuore. Mamma, io ho bisogno di parlare! Per i primi giorni è diventata più affettuosa e premurosa, ma la comunicazione è sempre stata carente tra noi e la normalità è tornata subito, anche se mi aspettavo un miglioramento del nostro rapporto, trasformandolo in qualcosa di più intimo e sincero.
Mia sorella: quando glielo ho detto lei si è preoccupata dicendomi: “prenderai le malattie”; successivamente mi ha offerto la sua mano avvertendomi: “io non ti aiuto con la mamma e il papà”; poi mi ha rassicurato: “era peggio se dicevi di aver una malattia”; e infine la perla di saggezza: “ma tu sei come Maicol del grande fratello?”. Con mia sorella non ho più parlato di questa cosa da Giugno e anche con lei speravo di migliorare la qualità del nostro rapporto fraterno, spesso teso e distaccato. Speranze vane.
Il fidanzato di mia sorella: ha sempre disprezzato i gay con toni molto offensivi. E quando lo faceva? Quando io ero presente!
Un amica: “Quando avete rapporti sessuali tra di voi… chi è il maschio e chi la femmina?”. Cara amica… tu stai sopra o stai sotto col tuo ragazzo? E' imbarazzante ciò che alcuni eterosessuali se ne vanno in giro a dire…
Compagna di scuola: “i gay mi fanno schifo e dovrebbero essere ammazzati”. Cara, vorresti vedermi morto e ti faccio così schifo? Eppure insieme abbiamo passato momenti meravigliosi, no?
Un’altra compagna di scuola: “se avessi un figlio gay lo rinchiuderei in una stanza a guardare film porno finché non gli piacerà la figa”. Sicura di star bene? Sarebbero i genitori omosessuali quelli incapaci di crescere figli? Spero un giorno di poter insegnare, con il mio compagno, a mio figlio, un’ottima educazione e di farlo crescere con principi sani ed equilibrati.
A proposito: avete paura che i figli dei gay crescano loro stessi gay? Io sono figlio di eterosessuali! Avete paura che i figli di gay vengano presi in giro? Mi chiamano “ricchione” fin dalle elementari, mi hanno mortificato più volte al pub di fronte a tutti chiedendomi se avessi voluto fare dei pompini, mi hanno messo dentifricio sui capelli mentre tornavo a casa in treno… i miei genitori sapete che sono etero?
Professoressa: quando le ho confidato di essere gay ho avuto coraggio e tanta fortuna, perché lei è stata la prima persona ad aiutarmi concretamente portandomi all’associazione Renzo e Lucio e a rassicurarmi dicendomi “non sei contro natura; lo saresti se non seguissi le tue pulsioni”. Io non credo che l’omosessualità sia una malattia. Diventerei malato quel giorno che decidessi di reprimermi e sforzarmi di rientrare in una natura che dal mio punto di vista va davvero contro corrente.
Prendo spunto dall’esperienza con la mia professoressa per rivolgermi a possibili ragazzi gay e ragazze lesbiche: abbiate coraggio, prendete saldamente in mano le redini della vostra vita e guidate voi il vostro destino verso la direzione che più vi attira e non sbaglierete. Non nascondo quanto a volte sia difficile rimanere in sella, ma non è necessario galoppare e ho conosciuto persone meravigliose che si prendono cura di me, insegnandomi a rispettare me stesso e che mi aiutano a domare questa selvaggia bestia che è la vita. Da soli non è facile. Mostratevi agli altri per quello che siete perché qualcuno vi ama già.
A tutti voi: grazie della partecipazione e riflettete su voi stessi e sulle persone che vi stanno accanto e fate tesoro di quello che avete appena ascoltato. Le diversità impauriscono solo perché non le si conosce. Dunque, cosa aspettate?
Un ragazzo come voi.
Grafica a cura di: Giovanni Trapani
E' terribile quando non si ha il supporto di nessuno: nè dei genitori, nè dei familiari più vicini, nè degli amici... è un tradimento della fiducia che si ha verso queste persone. E il peso della vita, venendo a mancare questa fiducia, diviene a volte insostenibile.
RispondiEliminaPer fortuna questo ragazzo non si è perso d'animo e alla fine ha trovato qualcuno che l'ha veramente aiutato e l'ha sostenuto nell'accettazione e nel riconoscimento della propria natura.
Come può una madre dire certe cose al proprio figlio? C'è davvero ancora tantissima strada da fare...
Quando leggo queste storie, capisco che sono molto fortunato :')
Le miei migliori amiche mi hanno sostenuto sin dal primo momento, anche qualche amico della cui reazione avevo più timore mi ha accolto, con i miei genitori non ne ho ancora parlato ma ho la certezza che lo accetteranno senza grandi tragedie, mia cugina non aspettava altro che glielo rivelassi perchè lo aveva avvertito già da tempo... si, da questo punto di vista sono molto fortunato :)
i "racconti di vita" è una delle tue rubriche che più preferisco perchè ha un'importante utilità soprattutto x chi ancora non ha intrapreso un percorso di auto-accettazione. Noto con piacere che per una volta la scuola si sia rivelata un ambiente pienamente educativo e per fortuna un insegnate sensibile all'argomento abbia aiutato questo ragazzo quando tutti gli hanno voltato le spalle
RispondiEliminaFebo anch'io mi reputo fortunato in questo, nell'aver trovato la mia famiglia e tutti gli amici tutti vicini quando ho deciso di dirlo... purtroppo a volte i preigudizi e le paure vincono anchesull'amore che un gneitore dovrebbe avere verso colui/volei che hanno messo al mondo.
RispondiEliminaC'è da fare tanto, ma finché in questo paese i politici si lasciano andare a certe espressioni che rendono l'omosessualità un male, le cose sono difficili da cambiare... ahimè
Nato Stnaco anche per me questa è una delle rubriche preziose di questo blog così come lo è per chi la legge, però trovo grandi difficoltà a pubblicarla perché bneché a tutti piaccia in pochi si decidono a mettere nero su bianco la propria storia da condividere, però io non demordo e spero che presto in tanti capiscano quanto sia importante per quei giovani che ancora non hanno trovato la propria strada, leggere nelle vite di chi già ha superato quella fase.
RispondiEliminaTornando alla storia, forse perché la scuola è come una seconda casa, ho sempre confidato nelle scuole e del ruolo che hanno soprattutto se a gestirla, ad occuparla, ci sono persone che amano questo mestiere e non lo fanno solo per la buta paga mensile che rovinano tutto e tutti.
forse non riesco a seguirti del tutto, ma per questa rubrica mi fermo volentieri. e non è importante che abbia scadenza periodica, è importante che quello che ci sia scritto sia d'aiuto a qualcuno.
RispondiEliminavenendo alla storia pubblicata, mi auguro che la sua letta abbia scosso qualcuno e che lui ora possa essere felice. a proposito: si sa se adesso la situazione è migliorata?
Lavega, sapere che per questa rubrica ti fermi volentieri a leggere, mi fa molto piacere, anche perché ne riconosci l'utilità che le voglio dare.
RispondiEliminame lo auguro pure io che il ragazzo di questa storia possa aver trovato la sua dimenzione e grazie anche alla sua insegnate (il bello della scuola). Purtroppo non so dirti gli sviluppi della sua vicenda, ma come te mi auguro che i rapporti, soprattutto quelli in famiglia, si stiano stabilizzati.