I racconti Breve di Gianni - Amore, incontri e... cliché

Prologo
Si sa, la vita ci riserva tanti incontri, ma quanti di questi possono dirsi unici e quanti, invece, rientrano in quello che è definito un cliché? Amori nati per caso che ci sembrano unici, ma, parlando con altre persone, ci rendiamo conto che in realtà, sono solo la copia di un altro incontro già avvenuto, vissuto, definito unico da qualcun altro.
Proprio su questo tema si basa il secondo racconto beve di questa rubrica. Certo che in qualche modo anche voi in parte vi riconoscerete in quello che andrete a leggere, vi auguro una buona lettura.
Gianni



 Amore, incontri e... cliché

Di nuovo solo ad inseguire un sogno, di nuovo solo alla stazione ad aspettare un treno che mi riportava sulla Terra e non più in paradiso come sei mesi prima. Di nuovo solo a contemplare la mia solitudine che mi accompagnava come un’ombra e che da un po’ di tempo sembrava essersi dissipata come l’ombra stessa scompare quando il sole più caldo illumina il tuo corpo. Guardo speranzoso l’entrata della stazione, in attesa poi di cosa non so, Davide non arriverà, non correrà con il viso solcato dalle lacrime per chiedermi di tornare con lui. E davvero non vorrei lo facesse,  non potrei dirgli di si, dopo il suo tradimento il mio cuore si è spappolato come se lo avessi messo sui binari di quella stazione in attesa che un treno vi passasse di sopra. Ora torno a casa, quale casa poi ancora non so; ho provato a chiamare i miei diverse volte in queste settimane per cercare conforto almeno da loro, come se da un dolore si potesse sperare nascesse una felicità più grande, ma non è andata proprio cosi. Non perdoneranno mai quel figlio snaturato che ha lasciato la propria casa per inseguire l’amore di un altro uomo. Squilla il cellulare, ovviamente non è Davide, è piuttosto Andrea il mio più caro amico, una delle poche persone che mi sono rimaste vicine nel sapere che stavo mollando il nido per il “niente”, perché loro me lo dicevano che Davide non era storia:
“Ciao Lu! Come stai oggi? Spero bene! Ho parlato con Michela, è felice di averti con noi, quindi non ti fare problemi ad appoggiarti da noi per il tempo che ti serve, ti aspettiamo a braccia aperte amico, facci sapere quando arriverai qui! Un bacio! PS: Mica mi ha chiesto di dirti di non rispondere assolutamente a quello stronzo e che ci pensiamo noi a rimetterti in pista XD”
Michela quasi mi piangeva al telefono quando le ho raccontato quello che era successo, io invece avevo le emozioni atrofizzate, non riuscivo a battere ciglio, ricordo che il primo vero pianto lo feci tre giorni dopo quando avevo deciso di lasciare Davide.
Rumore sordo, dolore ugualmente sordo, mi rendo conto di aver sbattuto lo sterno sulla barra di ferro del carrello porta valige. Davanti a me un ragazzo mi si para davanti pure lui sembra tramortito da una botta simile. Solo adesso capisco che non guardavo per niente dove andavo ma ero stato rapito dai miei pensieri turbolenti:
-          Scusami!! Spero non ti sia fatto male, mi spiace non guardavo in effetti dove stavo andando!
-          Meno male che lo dici!! In effetti mi sono reso conto tardi che non eri in questo mondo nel momento in cui mi sei venuto addosso!!
Ora iniziava ad infastidirmi pure questo tizio:
-          Beh non si può certo dire che tu avessi i riflessi pronti o fossi cosi attento da spostarti…
-          Ma veramente…
-          Visto che non posso darti gli estremi per un’assicurazione accetta le mie scuse e lasciami andare prima che il treno parta senza di me
-          …ma guarda un po’ questo! Non sarebbe comunque una grave perdita!!
E detto questo sgancia il suo carrello con forza che si era incastrato al mio lasciandomi attonito davanti lo spiazzale di fianco al treno. Senza parole per la maleducazione di questa persona alzo da terra il trolley che con l’impatto era caduto a terra e mi dirigo nuovamente verso il treno, questa volta ponendo attenzione ai passanti e al luogo in modo da evitarmi qualche altro spiacevole scambio di battute.
Salgo sul treno e mi dirigo verso il posto assegnatomi, entro nel vagone senza guardare gli ospiti che lo contenevano e cerco di posizionare con fare pignolo come al mio solito le valige sul portantino posto sopra la mia testa. Davide si lamentava sempre di questa mia pignoleria, avrebbe sempre voluto fossi stato un po’ meno preciso e un po’ più confusionario piuttosto che cercare di far filare tutto con un certo ordine e criterio. Ho cercato di accontentarlo, e questo suo desiderio è stata la sua rovina. Se non fosse stato per la cartella di documenti che avevo lasciato a casa e che dovevo riprendere non avrei mai scoperto quello che lui faceva con Eugenio, nostro conoscente, quando io non mi trovavo a casa. Patetico, cadere nel classico clichè, quando nella vita di tutti i giorni si pensa che questo può succedere solo nei film.
Una voce nuovamente mi distoglie dai miei pensieri:
-          Pensa di contemplare ancora per molto quella valigia o mi da almeno la possibilità di entrare cosi da poter prendere posto anche io?
Guardo la persona che mi sta al fianco, ma ho paura a focalizzarla perché la voce non mi è per niente estranea. Inizio a pensare che la mia vita sia fatta di clichè da film quando concretizzo di aver davanti il tamponato dello spiazzale:
-          Bene! Quando si dice che piove sempre sul bagnato… prevedo un viaggio in buona compagnia
-          Prevede male! A meno che piuttosto che stare da solo con se stesso non decide di scambiare quattro chiacchiere con me…
Continuo a pensare che questa persona mi reca tremendamente fastidio, ma preferisco evitare di dare corda alle sue battute ispide e mi limito a spostare la valigia più in fondo e a sedermi dandogli la possibilità di entrare.
Il treno inizia la sua corsa ma perché piuttosto di andare avanti mi sento di tornare indietro con la vita? Scrivo ad Andrea che dovrei essere alla stazione di Napoli alle nove di quella stessa sera e cancello l’ennesimo messaggio di Davide che mi implora di tornare sui miei passi; troppo tardi, sono stanco di prendere sempre i treni sbagliati…
Sei mesi dopo…
-          Dai Luigi raccontaci di nuovo come ti sei conosciuto con Ettore!
-          Mica non ti sei stancata di questa storia tremenda, è stata l’ennesima delusione per Luigi!
-          Si è vero amore, ma almeno gli è servita per dimenticare Davide, una vera botta di culo!
-          Su questo non posso dargli torto Andrea, tranne che la botta l’ho presa allo sterno se non ricordo male!- ridiamo con entusiasmo a questa considerazione - Almeno con Ettore non ho avuto il tempo di innamorarmi, posso dire che cosi ho spezzato il ciclo dei cliché…
Un uomo con camicia azzurra attillata e pantaloni bianchi, abbronzato in viso e dai lineamenti scolpiti esce dalla porta che da sulla terrazza della villetta di Michela e Andrea esclamando:
-          E senza cliché ha conosciuto me, cosi ho qualche speranza che la nostra storia duri più di quelle precedenti
-          Beh se un incontro in una chat non è da cliché… - poi mi rivolgo verso i miei due amici puntando lo sguardo sempre su quel bel ragazzo. - …almeno con Attilio possiamo dire che non ci sono treni di mezzo! – e di nuovo ridiamo contemporaneamente.

Rubrica a cura di Gianni
Grafica a cura di Giovanni Trapani