Racconti Brevi - Luca

Prologo
Tornano dopo due settimana di assenza i Racconti Brevi e lo fanno con una storia che ho scritto ispirandomi al corto I want your love, spero vi piaccia.
A domani
Francesco Sansone




Luca
Quando ho aperto la porta non avrei mai immaginato di trovarmelo di fronte. Fuori pioveva come non capitava da almeno dieci anni. Tuoni e lampi si alternavano l’uno dall’altro ogni tre secondi. Io ero in cucina che mi preparavo una tazza di cioccolata. Con il freddo che faceva in quei giorni bere una bevanda calda era la consolazione migliore, peccato che questa durava giusto il tempo di vuotare la tazza. Alla tv ascoltavo qualche canzone straniera che Mtv trasmetteva, sperando che prima o poi passasse in onda l’ultimo singolo di un gruppo giovane che non riesco a togliere dalla testa. “Sono certo che prima o poi arriverà”, mi ripetevo in testa, mentre con il mestolo giravo il latte e la polvere di cacao che avevo appena versato dalla bustina. Non aspettavo visite e benché di solito in casa indosso un abbigliamento non da casa, quel giorno a causa del freddo, avevo preferito restarmene nel mio tutone e, approfittando del fatto che avevo il giorno libero dal lavoro, me ne sono rimasto tutta la giornata in casa. La cioccolata era pronta e chiudendo il gas del piano cottura, l’avevo versata nella tazza che tenevo stretta fra le mani per farmi avvolgere dal suo calore. Dopo il primo sorso, ho sentito suonare il campanello e abbastanza stranito, mi sono alzato, posando a malincuore la mia tazza, per andare a vedere chi fosse. Era il mio amico Luca che era lì con una bottiglia in mano e sembrava che già avesse bevuto un bel po’, e quando gli ho chiesto cosa fosse successo, lui ha farfugliato qualcosa di incomprensibile che non ho capito. Sedutosi sulla sedia ha fatto rovesciare sul pavimento la tazza e la cioccolata vertiginosamente si riversò sul pavimento. S’è scusato dicendo è tutta colpa mia, come sempre non ne combino una buona. Sono un fallito. Non capivo cosa volesse dire e chiedendogli di spiegarmi cosa avesse, lui ha continuato a tacere. S’è alzato e direttosi verso lo mobiletto della cucina ha tirato fuori un bicchiere e ha versato un po’ del suo alcool lì dentro e me l’ho ha a passato, dicendomi bevi con me amico. Non mi abbandonare pure tu oggi. Bevi al mio dolore. Oggi ho bisogno di soffrire in compagnia. A quel punto, mi assalì un brutto presentimento e ho iniziato a pensare di tutto, ma non riuscivo ad avere risposte da parte sua, che restava in piedi con il capo rivolto verso il pavimento che ad un tratto fu bagnato da una lacrima che cadde dal suo viso. Gli dissi di sedersi, e lui mi ha ascoltato senza obbiettare.


***

Conosco Luca da molti anni, praticante eravamo dei ragazzini. Lui è il nipote della vicina di casa di mia nonna e spesso passava le giornata in casa sua dato che i genitori lavorando tutto il giorno non potevano stargli dietro. Io invece praticamente vivevo da mia nonna, dato che i miei genitori erano spesso fuori città per lavoro e tornavo a casa una volta al mese per circa 5 giorni. Inoltre dato che era vedova, ci facevamo compagnia. Non ricordo con precisione quando ci conoscemmo, so solo che un giorno Luca è entrato a far parte della mai vita e d’allora non ne è più uscito, neppure quando, qualche anno fa, ha spostato Laura. Con gli anni io mi innamorai di Luca, ma lui non aveva i miei stessi gusti sessuali, anzi non perdeva tempo per raccontarmi le sue sveltine e benché gli chiedessi di evitarmi i particolari, lui si divertiva a raccontarmi ogni minimo dettaglio passato con la sua momentanea compagna. Quando gli ho rivelato di essere gay, lui non si scompose di una virgola, anzi da parte sua si sviluppò verso di me un senso di protezione dicendomi che era normale che l’uomo si prendesse cura della sua donna. Quando lo diceva mi faceva girare i coglioni, non mi sono mai sentito una donna mancata, e vedermi paragonato ad una lei mi infastidiva e lui lo sapeva, ma si divertiva a prendermi in giro perché era, ed è, il suo modo per dimostrarmi il suo volermi bene, ma se solo un altro si permetteva di dire una cosa del genere, lui se lo mangiava vivo e lo obbligava a chiedermi scusa. Alberto è più uomo di te. Non è perché vai a letto con le donne che sei più uomo di lui, anzi sei tu il non maschio qui. Forza! Chiedigli scusa subito, erano queste le parole che usava con chi si permetteva e anche se io non ho mai avuto bisogno di esser difeso, non mi dispiaceva che lui si prendesse cura di me, perché infondo mi rendevo conto che ormai io lo guardavo con un amore diverso da quello infantile. Lo guardavo con gli occhi di un uomo che ama un altro uomo, però non gliel’ho mai confessato perché sapevo che lui non poteva ricambiare i miei stessi sentimenti e non volevo perdere la sua figura dalla mia vita. Quando mi presentò quella che dopo sarebbe diventata sua moglie, dentro mi sentii morire, ma alla fine ho cercato di convivere con questa realtà e divenni anche amico di Laura.

***

Quando s’è seduto, ha continuato a tacere e dato che nemmeno all’ennesima volta che gli ho chiesto di dirmi cosa fosse successo non mi ha risposto, gli ho detto che avrei chiamato sua moglie, ma lui si alzò, e abbracciandomi stretto a se’, mi ha implorato di non farlo. Per favore, non farlo. Ti prego! Bevi con me, stammi accanto come fai sempre perché oggi come non mai ho bisogno di te. Laura mi ha lasciato, se ne è andata lasciandomi un misero bigliettino con su scritto Ho bisogno di riflettere. A quelle parole ho risposto con un semplice Ok. Ok., e siamo rimasti così per non so quanto tempo. Liberatoci e finita la bottiglia che aveva con se’, ho tirato fuori tutto l’alcool che avevo in casa e ci abbiamo dato sotto, sfidandoci pure a chi mandasse giù prima il bicchiere in un solo fiato. Verso le tre di notte, senza nemmeno rendercene conto ci siamo ritrovati a parlare di sesso e di come sarebbe potuto essere fra di noi. Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Stavo parlando di sesso, fra me e lui fra l’altro, con Luca. Era come un sogno, uno di quelli che facevo da adolescente e che mi spingevano ad abbassare gli slip e con una mano raggiungere l’orgasmo, però era tutto vero e lui era di fronte a me e diceva che voleva provare a farlo con me. In me stava scoppiando una tempesta, peggio di quella che si sentiva dalla finestra. Sono diventato rosso, non sapevo che fare e come muovermi, ma a questo ci penso lui che si posizionò in piedi di fronte a me facendo modo che il mio viso si trovasse di fronte al suo membro e, come se fosse una naturale fra noi, mi ritrovai ad amarlo carnalmente e quando mi chiese se volessi lui dentro di me, dissi di sì, tranquillizzando lui che aveva paura che per me fosse troppo. Ma per me non lo era, lo desideravo da sempre e l’alcool mi aiutò a liberarmi dai miei freni e così in un abbraccio arrivammo all’apice del piacere e guardandoci negli occhi scoppiammo a ridere per poi addormentarci. Io lo stingevo forte, mentre con il capo appoggiato sul suo petto sentivo il suo respiro che mi ha accompagnato verso il sonno. Quando mi svegliai, rimasi ad osservarlo dormire e mi chiedevo cosa sarebbe successo adesso, come ci saremmo comportati. Il suono del suo cellulare che squillò all’improvviso, mi face sobbalzare e lo fece svegliare. Aprendo gli occhi, mi sorrise e mi disse che non voleva rispondere e che preferiva restare in quella posizione, ma fu costretto ad alzarsi perché il telefono non smetteva di squillare. Laura ti prego, non riattaccare. Sono stato malissimo ieri sera. Sono rimasto tutta la sera a bere con Alberto… povero si è dovuto subire tutte le mie lagne… Alberto ti saluta Laura…. vuoi vedermi? Ok, dove? Perfetto arrivo subito e chiudendo la telefonata, si è rivestito e dicendomi un semplice ci sentiamo, se n'è andato, lasciandomi lì sul letto e facendomi capire che avevo sbagliato a pensare che lui sarebbe rimasto mio come volevo io. Ero stato un semplice sfogo in un momento difficile e niente più. Il mio ruolo sapevo quale era, il difficile era, e lo è ancora adesso, tornare ad assumerlo.


Intervallo - Sanremo:
Playlist gay - Seconda parte dal 1990 al 2010