Racconti brevi - Ciao papà

Prologo
A volte capita che crescendo i rapporti con i nostri genitori cambino per naturale corso degli eventi, ma quando questo allontanamento avviene da parte di un padre che scopre l'omosessualità del figlio, cosa prova quest'ultimo che di colpo ha perso uno dei suoi punti di riferimento? Io ho provato a descrivere una tale situazione in una lettera scritta da un figlio ad un "padre perduto".
Francesco Sansone


Ciao papà

Ciao papà
   Ti ricordi di me? Sono tuo figlio, quel figlio che quando era piccolo amavi tanto e di cui ti vantavi. Quel figlio di cui rivendicati la paternità con gli altri genitori che, come te, erano lì a tifare il frutto del loro amore che si dimenava per segnare una palla in rete. Sono quel figlio che spesso portavi con te a lavoro quando la scuola era chiusa e di cui parlavi con i tuoi colleghi tessendone le doti. Per non parlare poi di quando ti portavo la pagella piena di voti alti e con grande fierezza dicevi a mamma “è figlio mio”. Quel figlio che fino a qualche anno fa era la ragione della tua vita, ma che diventò niente quando non hai scoperto che era gay. Quando te lo dissi nei tuoi occhi si spense quella luce che accendeva il loro colore. La fierezza si trasformò in disagio, delusione… in schifo. Da quel giorno non mi hai portato più con te, non sei venuto più alle mie partite e non hai più parlato di me ai tuoi colleghi e ben poco importa se all’università avessi una media del 28.

Ogni giorno che passava evitavi me come se fossi una peste pericolosa per la tua incolumità. A volte non rientravi a casa e inventavi scuse per uscire se per caso rientravo a casa prima che tu uscissi per tornare a lavoro nel pomeriggio. Quante volte da quel giorno mi sono sentito dire “devo sbrigare delle pratiche ammucchiate sulla scrivania” o “devo scappare o una riunione di consiglio”, ma sia tu che io sapevamo che l’unico motivo ero io. Col tempo sei arrivato a non parlarmi più neppure per dirmi buongiorno. Il silenzio, il gelo, la indifferenza subentrò fra te e me e non c’era nessuna parola che la mamma potesse dirti, per farti capire che io ero sempre tuo figlio. L’immagine di me a letto con un altro uomo era più forte del tuo amore di padre.

Ricordi quando hai interrotto il silenzio dopo circa due mesi e sei venuto a parlarmi? Io ero in camera mia a preparare l’ultimo esame universitario. Tu hai aperto la porta e avvicinandoti a me, hai allungato il braccio per appoggiarmi la mano sulla spalla come facevi quando ero piccolo, però ad un certo punto quel gesto naturale fu bloccato dalla tua lucidità del momento e quella mano rimase sospesa ad un centimetro dalla spalla. Mi hai chiamato. Non lo facevi da tempo e sentire dire il mio nome dalla tua voce, mi diede un sussulto che non sapevo spiegarmi e che ancora oggi non riesco a definire. Mi girai e ti vidi con la tua faccia rigida. Quando ti dissi cosa volessi, tu senza neppure esitare mi hai ordinato di fare le mie cose e andare via, perché la mia presenza non potevi più sopportarla. Ti faceva male vedermi girare per casa come se fossi una persona normale. La mamma sul ciglio della porta ti diceva di tacere e di chiedere scusa, ma tu non hai sentito ragioni e sei tornato a ripetere quella frase e così presi un borsone, misi quattro cose e andai verso la porta, ma quando stavo per aprirla ho sentito la mamma che mi gridava di stare fermo e invitata te a lasciare immediatamente la casa. Sei rimasto sorpreso. Non ti saresti mai aspettato che la persona che ti amava da una vita ti dicesse quelle parole. Hai provato la stessa sensazione che io avevo provato qualche istante prima quando furono dette a me. Non hai obbiettato e senza neppure prendere qualche abito sei uscito di casa. Quella fu l’ultima volta che ti vidi. Non ho più saputo nulla di te e tu di me. Solo oggi ho trovato il coraggio per scriverti queste parole e non so neppure io perché. Forse avevo bisogno di tornare a parlare con te, il mio supereroe dalle spalle grandi che mi stringeva a se’ quando pioveva o mi faceva salire sopra le sue spalle per farmi fare l’aeroplanino nei pomeriggi al parco. Forse avevo bisogno di parlare con te, con quel padre di cui mi vantavo a scuola con i miei compagni dicendo loro “il mio papà in palestra riesce ad alzare cento chili” oppure “il mio papà oggi mi ha comprato la maglia della mia squadra preferita”. Forse ti sto scrivendo semplicemente perché oggi, come vent’anni fa, ho ancora bisogno di te perché tu mi manchi papà. Ovunque tu sia, sappi che mi manchi.

Con tutto il mio amore
 Tuo figlio.



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