Un nuovo mondo - Dodicesima e Tredicesima Puntata

Doppio appuntamento questa settimana, ormai l'estate si avvicina e le vacanze incombono e dato che non voglio lasciarvi col fiato sospeso per tutta l'estate, o mi sbrigo a pubblicare o mi sbrigo. Cmq apro ufficialmente il sondaggio per permettervi di dire la vostra su come dovrebbe continuare la storia la prossima settimana. Ciao
Francesco Sansone

Dodicesima Puntata



Benché Massimo avesse deciso di staccarsi da noi, io, più di Andrea, forse, non riuscivo ad accettare questa situazione. Ci stavo male, in fondo con lui avevo diviso diversi anni della mia vita. Avevamo condiviso tante di quelle esperienze che nel bene e nel male ci avevano uniti. Più volte cercai di parlagli, ma Massimo si defilava sempre con una scusa qualsiasi e raggiungeva Giulia e i suoi amici.



Giulia non mi è mai stata particolarmente simpatica sin dai primi giorni in cui la vedevo insieme a Massimo. I due si erano conosciuti per caso a scuola. Io, Andrea e Massimo stavamo camminando per i corridori della scuola per raggiungere la palestra, quando questa ragazza alta, con gli occhi castani i capelli neri e lisci, si avvicinò a noi per chiederci una sigaretta.


- Certo – gli disse subito Massimo e prendendo il pacchetto di Marlboro dalla borsa, gliene passò una.


- Che gentiluomo che sei … fossero tutti come te i ragazzi.


- Beh se tutti fossero come me, io non ti potrei stupire, non credi?


- Su questo hai ragione. Allora stupiscimi anche la prossima volta in cui ci beccheremo.


Da quel momento Massimo non fece altro che parlare di lei. Non sapeva neppure il suo nome, eppure diceva di essersene innamorato perdutamente. Scoprì il suo nome solo una settimana dopo. I due si incontrarono al bar della scuola poco prima che iniziassero le lezioni. Lei era davanti al bancone che sorseggiava il suo caffè macchiato, mentre Massimo, arrivando, ordinò un caffè lungo.


- Dormito poco? – le chiese lei


- Cosa? - risposte ancora intontito lui
- Dicevo, hai dormito poco?


- No, veramente…


- Pensavo che avessi bisogno di un caffè lungo per svegliarti.


- No, no. Dato che non potrò uscire dalla classe prima delle undici, faccio la scorta di caffeina adesso.


- Capisco. Comunque io sono Giulia.


- Massimo


- Sì lo so.


- Cosa?


- Ho detto che so come ti chiami. Ė da un po’ che ti osservo. Sei davvero un bel tipo, sai?


- A – Anche tu – rispose il mio amico un po’ imbarazzato.


- Non ti avrò mica fatto vergognare?


- No… Che dici?


- Sarà… Comunque se non hai di meglio da fare, magari ci possiamo incontrare qui durante la ricreazione… vorrei sapere qualcosa di più di te. Anche se …
- Anche se?


- Credo di sapere già molto. – E dicendolo, gli diede un bacio sulla guancia e se ne andò.


Quando io e Andrea arrivammo, Massimo non smise un solo minuto di parlare di lei e di raccontandoci tutto quello che gli era appena accaduto. Affermò, ancora una volta, di esserne innamorato.





Durante la ricreazione si videro e fissarono un appuntamento per la sera stessa, durante il quale scoparono come due maiali (parole di Massimo) nella casa estiva della ragazza a pochi metri fuori dalla città. Da quel giorno Massimo era sempre più distante e la cosa infastidiva più Andrea che me. Io non ci facevo caso. Ero contento per il mio amico. Col tempo notai che quella ragazza aveva un effetto negativo su Massimo. Quasi ogni sera uscivano e ogni volta fumavano e bevevano la qualsiasi. Quando i miei non c’erano, lui spuntava da me a tarda notte, perché, cotto come una pera, non poteva rientrare a casa. Quando poi il giorno seguente ne parlavamo con Andrea, notavo in quest’ultimo un certo fastidio, che non capivo, e da lì i rapporti fra i due iniziarono a peggiorare per poi finire come sappiamo.





Come dicevo io ci stavo male per questa situazione, però, quando credevo di avere perso ogni tipo di speranza per recuperare questo rapporto, una sera in cui io e Andrea eravamo a casa mia da soli, per uno dei nostri week – end, vedemmo spuntare Massimo alla  parta di casa, agitato come non lo avevo mai visto prima.


Continua …


Tredicesima Puntata

Quel fine settimana i miei erano andati con degli amici in un casale in montagna e mi avevano lasciato a casa da solo già dal venerdì pomeriggio e così Andrea con a seguito la sua borsa, si piazzò a casa sin dalle sette. Lasciò i vestiti sul letto e andammo in palestra.

Quando tornammo, ci infilammo nella doccia assieme. Iniziammo a lavarci ma anche a baciarci.

Usciti dalla doccia, ci mettemmo a mangiare e a guardare un po’ la tv. Verso le dieci ci buttammo sul divano e riprendemmo quello iniziato nella doccia. Mi fece sdraiare sui cuscini del divano e si mise su di me e mentre mi baciava, sentivo il suo membro aumentare sempre più. Distaccò le sue labbra dalle mie per scendere giù, fino a quando non ebbe la sua testa fra le mie cosce. Io lo fissavo dall’alto e vederlo così intenso nel recarmi piacere, mi rendeva più che mai felice. Cambiammo posizione e adesso entrambi avevamo il membro dell’altro in bocca. Erano attimi di passione forte ma allo stesso tempo dolce. Mi fissò e mi disse di possederlo e così fu. Entrai in lui con non poche difficoltà, ma quando fui in lui la passione si riaccese. Si muoveva con un ritmo unico, quasi fosse in un’altra dimensione. Quando gli sussurrai di arrivare, lui si mosse ancora più velocemente e così il mio seme entro in lui che per il piacere aveva alzato il capo verso l’alto. Gli dissi che volevo essere posseduto anch’io e così lui si sedette sul divano e tirandomi a se’, entrò in me e ci fu di nuovo quel ritmo. Quando anche lui venne, ci buttammo sul pavimento, nudi come eravamo e ci addormentammo, mentre in tv un’annunciatrice fuori dal comune, presentava il prossimo ospite della serata.

Quando il sabato mi svegliai, Andrea era già sveglio. Sentivo rumore in cucina. Stava preparando la colazione, mi alzai e lo raggiunsi. Era ancora nudo e sentondomi arrivare, si girò e avvicinandosi, appoggiò le braccia sul mio collo e baciandomi mi disse buongiorno.

- Come hai dormito? – Mi chiese subito dopo.

- Bene, tu?

- Benissimo.

- Ecco! La colazione è pronta. Che facciamo oggi?

- Ma … non so. Tu hai qualche idea?

- Non so. TI va di andare in spiaggia? C’è una bella giornata. Potremmo prendere un panino e mangiare lì e se il vento non è troppo freddo, potremo pure prendere un po’ di sole. – Anche se era aprile, già da un paio di giorni il termometro della temperatura, segnava 24 gradi.

- Ci sto! – dissi masticando un pezzo del cornetto che avevo preso mentre Andrea parlava.

Verso le dodici scendemmo da casa e in meno di mezz’ora eravamo già sulla spiaggia. Con nostro poco stupore, vedemmo che era piena. Molti ragazzi avevano avuto la nostra stessa idea e quindi c’erano gruppetti vari di liceali, ma anche ragazzini delle medie che fra partite a calcio, urla e gavettoni, se la spassavano. Stendemmo i teli e in pochi minuti fummo a petto nudo a prendere il sole. Qualche minuto dopo vennero due ragazzi, una ragazza e un ragazzo visibilmente gay, a chiederci se avessimo una cartina. Benché Andrea non cammini mai senza la sua scorta in tasca, rispose di no, ma questi due iniziarono a parlare e il ragazzo a fissarmi. Andrea si accorse di tutto ciò e disse loro, con tono scontroso, di girare a largo.

- Ma come ti permetti di parlarci così – disse la ragazza

- Sei ancora qua? - rintronò Andrea

- Senti bello, cerca di calmarti. Ma sei pazzo. – disse il ragazzo

- No! Ma potrei diventarlo se non ve ne andate a fanculo. E poi tu che cazzo hai da guardare? Non c’è carne per te, quindi vai al diavolo.

- Ma guarda questo. Andiamocene va. – disse il ragazzo rivolgendosi alla sua amica.

Quando andarono via, Andrea si girò verso me e mi disse di andarcene.

- Ma perché? Dai calmati

- Non mi va che altri ti fissino nella stessa maniera in cui ti ha fissato quello là.

- Ma dai … Sei geloso? Io manco ci avevo fatto caso.

- Sì, sono geloso e ci ho fatto caso.

Mi fissava e io lo fissavo e alla fine scoppiammo a ridere.

- Dai Andrea, ma lo hai sentito come parlava? – e iniziai a fargli il verso.

Restammo in spiaggia fino alle cinque. Tornati a casa, ci sedemmo sul divano e in pochi minuti ci addormentammo come delle pere cotte. Ci svegliammo verso le nove e mezza e poco dopo vedemmo spuntare Massimo in quelle condizioni.


Continua …