Un nuovo mondo - Decima Puntata


- Io … Io … Ancora queste parole iniziate e mai finite. Dimmi quello che provi, dimmi quello che senti.

- Hai ragione. Non ho mai avuto problemi a parlare con te e non posso iniziare adesso, che ho capito che quello che sento per te è amore. Ma non un amore fraterno, io ti amo come un uomo ama una donna, come uno di quei ragazzi che amano ragazzi. – Detto questo si alzò e venne verso di me. – Fabrizio io ti amo. – e appoggiò le sue labbra sulle mie, ma lo spinsi indietro. Lui mi guardò con aria stupita e un po’ impaurita.

- Non puoi uscirtene così, dirmi ti amo e baciarmi. Prima voglio sapere perché ieri te ne sei andato via.

- Cazzo Fabrizio. Ma è possibile che ogni volta pretendi delle spiegazioni? Me ne sono andato perché avevo paura di aver rovinato tutto, di aver perso tutto quello che con te ho trovato. L’affetto di due genitori, l’affetto tuo. Già ho vissuto l’abbandono, e non volevo viverlo di nuovo per colpa mia.

- Che cosa stai dicendo, come avrei potuto?

- Dico quello che so. Sai che mio padre se ne è andato quando avevo 13 anni, o meglio era l’estate in cui stavo per compierne 14, insomma prima di iniziare le superiori. Come sai anche prima non è che fosse stato un modello di genitore, pensava solo a cornificare mia madre che intanto si consolava con l’alcool. Quando un pomeriggio rientrò, trionfante come sempre da una sveltina in qualche posto con una qualsiasi figa, mi beccò a farmi una sega guardando un video porno gay. Quello che è successo non puoi immaginarlo. Mi urlò la qualsiasi, mi maledì e dopo avermi preso a pugni, fece la valigia e andò via. Insomma cercava la scusa per andarsene e io gliel’ho data una valida. Mia madre da quel giorno mi reputò il responsabile della sua infelicità, come se anche lei volesse darmi la colpa per un matrimonio sbagliato sin dall’inizio. Col tempo però le cose tra noi si sono sistemate, adesso è contenta che grazie a me quel porco se n’è andato e la nostra convivenza è più che pacifica. Quando noi ci siamo conosciuti io ti dissi solo che i miei si erano separati senza dirti il perché e il come. Col passare del tempo ho capito che quello che provavo per te era frutto della mia natura, era amore, ma avevo paura di dirti la verità perché avevo paura di soffrire e così ho iniziato a "testare" se potessi ricambiare quel sentimento che io nutrivo per te. E così prima iniziai con le seghe e poi, impaziente di aspettare ancora, ho fatto tutto quello che da 4 anni sognavo ogni sera. Quando la mattina mi misi a cucinare iniziai a pensare tante cose e più pensavo e più avevo paura e quando tu mi hai detto di parlare ho immediatamente pensato che volessi dirmi cose del tipo “io non sono così” o “è stato uno sbaglio” e così ho anticipato il tutto e ti ho detto di non pensarci e me ne sono andato. Chiusa la porta non sapevo se esser felice o no. Felice perché finalmente ti avevo amato come ho sempre voluto, triste perché pensavo che quella felicità sarebbe stata solo passeggera, come tutto nella mia vita. Ecco ora sai tutto. Io ti amo, io ti ho sempre amato.

- Perché non mi hai mai detto nulla? Io avrei capito, io avrei …

- No, all’epoca non avresti capito. In quel periodo avevi più bisogno di un amico con cui fare tutte quelle cose che avresti voluto fare con un fratello. Se sono arrivato a fare tutto solo adesso è perché io vedevo che qualcosa in te stava cambiando.

- Avevi capito tutto?

- Sì! Io c’ero già passato e quindi per me era chiaro cosa fosse quel tuo turbamento, ma non potevo dirti nulla, dovevi arrivarci da solo. – Quando mi disse questo, restai in silenzio, immobile di fronte a lui. Allungò la mano, mi prese il mento e tirandomi su il viso, mi fissò negli occhi e mi disse – Ti amo. –

- Ti amo pure io, Andrea.

E di nuove le nostre bocche presero a baciarsi. Ci staccammo solo perché la luce di un’auto ci abbaiò. Guardammo l’orologio e vedemmo che era l’ora di ritornare a casa. Salimmo nello scuter. Sotto casa squillò il telefono. Era mio padre che mi chiedeva dove fossi e rispondendogli che eravamo giù, mi disse di salire e di far salire pure Andrea.

- Allora pace fatta? – Chiesero i miei, impazienti di sapere cosa fosse andata quella chiacchierata.

- Ah sì tutto a posto, come prima, più di prima. – rispose Andrea guardandomi dolcemente.

- Che bello! – disse mia madre. – Andrea ascolta ti va di restare a dormire qui? Così almeno parlate ancora un po’, in certi casi non si possono sospendere certe discussioni. Se vuoi chiamo tua madre e glielo comunico.

- Ok, se non è un disturbo.

- Ma quale disturbo. – e così andò a chiamare.

- Ragazzi alla vostra età è normale litigare, si cresce e si cambia. L’importante è però trovare se stessi. – Io e Andrea sentendo quelle parole ci guardammo negli occhi con sguardo complice. – Dai, è ora di andare a letto! Ormai sto invecchiando e non posso fare le ore piccole – e ci strizzò l’occhio e lasciò la stanza, mentre mia madre, bloccandolo alla porta, gli appoggiò la mano sulla schiena.

- Andrea ho parlato con tua madre. Tutto a posto. Ti manda un bacio e ti augura la buona notte. Bene mio macho men, possiamo andare a letto. - Disse mi madre, tirando per un braccio mio padre.

- Sì donna bionica, andiamo. – e solleticandosi a vicenda andarono in camera.

- Io amo i tuoi genitori.

- Non ti sembra che inizi ad amare un po’ troppo componenti di questa famiglia?

- Che scemo che sei. Dai andiamo a letto mio macho men. – E mettendomi un braccio sulla spalla andammo. – Non provare però a chiamarmi donna bionica, eh? – e scoppiamo a ridere.

Tutto sembrava risolto, ma ancora non sapevo quello che sarebbe successo da lì a poco e che avrebbe sconvolto ancora una volta il mio nuovo mondo.


Continua …