Racconti brevi - La festa aziendale

Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani

Sono arrivato in questa azienda da poco più di due mesi e oggi assisterò alla festa natalizia aziendale. Per me è la prima volta, nelle mie passate esperienze lavorative non mi era mai capitato che i dirigenti organizzassero cose simili per gli impiegati. Non dico che trovo questa idea stupida, ma mi da fastidio restare tutta la sera con gli occhi divertiti dei capi addosso; mi sembra di essere un senzatetto a cui viene concessa l’elemosina dal passante che così può considerarsi più buono.

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-          Carlo, allora sei dei nostri? – Sento dire da una voce alle mie spalle mentre sono piegato sulla fotocopiatrice inceppata e cercando di tirar fuori un foglio.
-          Cosa? – Dico girandomi con il tono irritato per la perdita di tempo che quel maledetto aggeggio mi stava causando. 
Quando mi rendo conto che di fronte a me c’è il dirigente più giovane dell’azienda, sbianco letteralmente. Giorgio è l’uomo più bello che abbia mai visto: capelli neri sempre pettinati, occhi verdi, carnagione scura e fisico muscoloso. Non so perché, ma la sua presenza mi mette sempre a disagio. Ho come l’impressione che mi osservi con insistenza, che mi squadri dalla testa ai piedi e ho l’impressione che con lo sguardo mi segua ovunque io vada.
-          Scusi,  non mi ero accorto che fosse lei… non mi sarei mai rivolto con quel tono. – Rispondo ricomponendomi e cercando di rimediare alla figuraccia appena fatta. Lui sembrava divertito e continua a guardarmi col solito sguardo con cui mi scruta ogni giorno.
-          Non devi scusarti. Anche io sarei furioso se dovessi lottare con quella vecchia carcassa chiamata fotocopiatrice. Dovremmo decidere di cambiarla prima o poi. –
-          Lo staff ne sarebbe felice. – Rispondo con aria avvilita e allo stesso tempo speranzosa.
-          Beh, se è così, allora dobbiamo  operarci quanto prima. Per noi è importante che i nostri collaboratori possano lavorare senza problemi. –
-          Ha ragione! – Rispondo usando uno dei miei sorrisi più scintillanti.
-          Ma dammi del tu, chiamami Giorgio. Lavori qua da un paio di mesi e ancora ti ostini a dare del lei a chiunque. Posso capire che lo faccia con i miei soci visto l’età media che hanno, ma se continui a farlo anche con me, inizierò a pensare che non sono tanto più giovane di loro. –
-          Tu, ricordi?
-          Sì, scusa… dicevo, ma tu sei giovane! Hai solo tre anni più di me e… –
-          E come fai a sapere quanti anni ho? – Dice interrompendomi.
-          Beh… sai… l’ambiente è piccolo e tutti sanno tutto di tutti. – Rispondo cercando di rimediare alla mia seconda figuraccia nel giro di cinque minuti.
-          - Ah, capisco! E io che pensavo ti fossi informato su di me. Sapere che un ragazzo bello come te, con quel fisico asciutto e definito e con quei grandi occhi color cielo che ti fanno sentire importante quando ti guardano, si fosse informato su di me, mi avrebbe reso contento. Ma dato che hai saputo quanti anni ho solo perché le voci di corridoio corrono veloci, allora dovrò rassegnarmi. – Dice con un tono che non riesco a decifrare; non so se sia serio oppure mi voglia deridere.
-          Veramente… - Non so che rispondere.
-          Lascia perdere. Allora, ti chiedevo se questa sera verrai alla festa dell’ufficio. – Riprende cambiando tono e assumendone uno più formale e distaccato.
-          Sì, credo di sì. –
-          Bene! Ci vediamo dopo quindi. Sono sicuro che ti divertirai. – E finendo mi da una pacca sulla spalla e se ne torna al suo ufficio.
***
-          Ancora al lavoro? Vedi che la festa sta cominciando. – Mi dice un collega prima di lasciare la sua postazione.
-          Chiudo questa pratica e arrivo. Tu avviati, ci vediamo fra qualche minuto. –
Rimasto da solo, riprendo il mio lavoro e dopo una quindicina di minuti sto chiudendo  il mio pc.
-          La festa è già iniziata. Prendi. – Dice Giorgio, porgendomi un calice di spumante.
-          Grazie.  – E mando giù un sorso. – Stavo chiudendo il pc.
-          Caro, ma è Natale. Potevi concludere il tuo lavoro al rientro dalle vacanze. Dovresti diverti un po’ di più. –
-          Ma lo faccio, magari non si vede quando lavoro, ma ho una vita intensa e divertente. –
-          Davvero? –
-          Davvero! –
-          Beh se è così, mi piacerebbe vederti fuori da qui. –
-          Come? – Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Mi stava davvero proponendo di uscire assieme?
-          Cosa c’è che non va? –
-          Beh… veramente… -
-          Scusa, non dovevo… -
-          Non dovevi, cosa? –
-          Non dovevo insistere con le mie avances. Oggi non ti ho dato un minuto di tregua, per non parlare gli altri giorni. Non faccio altro che seguirti con lo sguardo quando ti incontro  nei corridoi, ma non è colpa mia,  sei bellissimo e il tuo corpo trasuda testosterone a ogni movimento. Non faccio che sbavarti dietro da quando hai messo piedi qui dentro. Ho chiesto informazioni a chiunque e ho cercato in ogni modo di parlarti e mettermi in mostra, ma tu niente. Pensavo che fossi timido, che per via del fatto che fossi il tuo capo non volessi esporti, ma non è così. Non ti piaccio, certo per un egocentrico come me è un colpo al cuore, ma devo accettarlo e scusarmi con te per la mia insistenza molesta.  Ora… io… andrei…
-          Giorgio, aspetta!
-          No, non c’è bisogno di dire nulla,  non devi rincuorarmi.
-          Ma vuoi stare un attimo zitto! – Dico alzando il tono della voce, prima di rendermi conto di rivolgermi al mio capo. – Io ti ho fatto parlare, ma adesso devi ascoltarmi, ok?
-          Va bene. –
-          Non devo dire molto, solo una parola e quindi ti pregherei di stare in silenzio e lasciarmi parlare. –
-          Ti ascolto. –
-          Sì! –
-          Sì? –
-          Sì, voglio uscire con te. Che ne dici di andarcene ora ed evitare di passare dalla festa? Non mi sono mai piaciute queste circostanze. Quindi, se per te non è un problema rinunciare all’evento, vorrei mostrarti subito come sono al di fuori da qui.
-          Io… certo. Sì, andiamo ora stesso.
-          Bene.
-          Bene.
-          Però…
-          Cosa c’è? – Mi chiede preoccupato.
-          Questo non ti risparmierà dal comprare una nuova fotocopiatrice.
-          Tranquillo, te la porterò a casa domani come mio personale regalo di Natale.
-          Bene, allora io ti darò il mio personale regalo stanotte stessa. Buon Natale capo.