Un nuovo mondo - A casa per le vacanze 2^ Puntata

Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani
-  Adesso che siamo soli, mi dici cosa succede con Manu? –
- Fabrizio, sono contento che tu sia qui. Questa volta non saprei come gestire tutto da solo... a gestire tutto senza di te. –
-  Stai sereno, sono tornato a casa. Non preoccuparti, risolveremo tutto. Te lo prometto. -

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2^ Puntata
-          Con Manu va tutto bene. O meglio fra noi va tutto bene, ma sono preoccupato per lui. Non sta attraversando un bel periodo al lavoro. –
-          Anche lui rischia la cattedra all'università come Ale’? –
-          Purtroppo sì. Da anni tutte queste riforme stanno impoverendo sempre più il settore dell’insegnamento e i posti diventano sempre meno e quindi, un giorno sì e un giorno no, c’è qualcuno che perde un posto. –
-          E Manu crede che possa essere licenziato a breve? –
-          Non lo so... –
-          In che senso? –
-          Nel senso che non ne parla. Ripete che non vuole rattristarmi con la sue sventure lavorative in un momento come questo in cui sto realizzando i miei progetti e che ho bisogno di avere attorno tutta la positività possibile. –
-          Il solito testone che non vuole l’aiuto di nessuno. –
-          Sai come è fatto. Non dimenticare quanto mi ha fatto penare all'inizio della nostra storia. –
-          Non mi ci far pensare. L’avrei ucciso volentieri all’epoca. –
-          Per fortuna quei giorni sono solo brutti ricordo. –
-          Già! –
-          Comunque per rispondere alla tua domanda, c’è anche un’altra cosa che ancora non ti ho detto. Ho trovato una lettera del preside di facoltà in cui veniva comunicato a Manu che il prossimo semestre il suo corso da obbligatorio diventerà facoltativo. Verrà inserito assieme a altri sei corsi in un settore e alla fine dei corsi solo quelli che avranno avuto più studenti verranno confermati negli anni seguenti. –
-          Cosa? Se le cose sono così, è normale che Manu sia spaventato. Praticamente il suo futuro è appeso a un filo. –
-          Vorrei aiutarlo, ma non so come. –
-          Tranquillo, troveremo una soluzione. –
-          Ecco, siamo arrivati a casa tua. I tuoi non staranno più nella pelle all'idea di riabbracciarti. -
-          Se è per questo, nemmeno io resisto più. Sono passati due anni da quando sono venuti a trovarci. –
-          Allora spicciamoci. –
Daniel posteggia non troppo lontano dal palazzo dei miei e dopo una quindicina di passi, il mio dito preme il tasto del citofono. Risponde mi madre che sentendo la mia voce, grida dalla gioia. L’ascensore arriva al pianerottolo di casa in men che non si dica. Ad aspettarci ci sono entrambi i miei genitori. Nonostante il passare degli anni, sono rimasti identici: atletici, curati nell'abbigliamento e soprattutto sono sempre il mio papà e la mia mamma. Dietro di loro noto il viso emozionato di Carla. Mia madre le fa cenno di avvicinarsi, ma so che non vuole sembrare inopportuna e quindi vado io da lei e la avvolgo in un abbraccio.
Ci accomodiamo tutti nel salotto e parliamo freneticamente. Credo che nessuno ascolti i discorsi degli altri. Siamo così euforici che quello che ci serve è solo sentire le nostre voci interagire fra di loro, il contenuto che queste esprimono è un di più a cui nessuno presta attenzione.
-          Che strano. – Dico guardandomi attorno.
-          Che succede? – Chiede preoccupata mia madre.
-          Come mai non avete addobbato l’albero? Di solito a questo punto padroneggia nel salotto. –
-          Beh – interviene mio padre – dato che quest’anno saresti tornato, e sapendo quanto ti piace addobbarlo tutti assieme, abbiamo preferito aspettare il tuo ritorno. –
-          Davvero? Non dovevate. –
-          Non lo abbiamo fatto per te, ma per noi. Vederti litigare con i fili delle luci è uno spettacolo che non volevamo perderci. –
-          Come sei simpatico, papà. –
-          Quando vuoi, lo facciamo. – Si intromette la mamma.
-          Il cd con le canzoni natalizie è pronto? –
-          Certamente! – Risponde orgogliosamente mio padre.
-          Bene, allora per me possiamo farlo pure ora. –
-          E ora sia.-
-          Fabrizio, sarai stanco. Non preferisci riposarti prima? – Chiede premurosa mia madre.
-          No, no.  Facciamolo subito. Daniel, tu sei dei nostri, vero? –
-          Mi piacerebbe amico, ma devo passare in studio perché tra poco ho un paziente. –
-          Nooooo. Non potevi prenderti il giorno libero.-
-          E io che pensavo che mio figlio fosse cresciuto. In realtà è il moccioso di sempre, solo con un po’ più di gusto nel vestire. –
-          Ho sempre avuto gusto nel vestire io. – E scoppiamo a ridere. – Andiamo Daniel, ti accompagno alla porta. –
-          Va bene. Arrivederci a tutti. –
-          Ciao Daniel. Ci vediamo la sera di Natale per il cenone. –
-          Non mancherei per nulla al mondo. –
Di fronte alla porta, il telefono di Daniel inizia a suonare.
-          Pronto?  Cosa? Arriviamo subito. –
-          Chi era? Cosa è successo. –
-          Te lo spiego in auto. Dobbiamo correre. –
-          Si tratta di Massimo? –

Continua...