Numero Zero32 - Non faccio giochi, non so giocare, so solo essere me stesso nella gioia e nel dolore

Non faccio giochi, non so giocare,
so solo essere me stesso nella gioia e nel dolore

Vi è mai capitato di passare una settimana pesante a causa della gente? Beh, a me sì e francamente ogni volta che queste cose capitano, mi irrito e divento un cane. Sì un cane. Se solitamente tendo a essere una persona serena e pacifica è anche vero che mi basta poco per scoppiare. A volte mi chiudo in me e a volte invece non c’è ragione che tenga e lascio uscire tutta la mia rabbia. Se c’è una cosa che non sopporto è l’essere preso in giro intellettualmente. Vi chiederete in che senso, beh è semplice. Dovete sapere che nel bene e nel male la mia parola è solo una. Non mi piace dare diverse versioni di un concetto in base alle opinioni altrui. Non mi piace dire “A” se parlo con uno che dice “A” e cambiare pensiero in “B” se uno dice “B”. Soprattutto non sopporto che la gente venga da me a dirmi certe cose pretendendo di avere il mio appoggio quando questo non è possibile darlo e non ci sono lacrime che possano far cambiare idea, anzi, ad essere ancor più sincero, queste mi urtano ancora di più.

Trovo vergognoso che qualcuno, per difendere una cosa sbagliata, spari a zero su tutto e su tutti pur di sembrare vittima. Nel bene e nel male se io sbaglio mi prendo le mie responsabilità e credetemi mai nessuno s’è risparmiato nel pretendere le  scuse se a fare uno sbaglio ero io. Invece, in caso contrario, io dovrei far finta di nulla e lasciare correre il tutto. So che è più facile dare la colpa ad altri piuttosto che a se stessi, eppure io quando sbaglio chiedo scusa prima che mi vengano richieste ed è per questo che mi urta, irrita, mi fa incazzare tutta quella gente che pur di uscire a galla, preferisce colpevolizzare gli altri per delle colpe che non hanno.

Non sono il tipo simpatico a tutti i costi, anzi il più delle volte sono rigido con le persone, anche perché con me stesso lo sono, e solo se chi mi è di fronte mi fa sentire a mio agio riesco a lasciarmi andare. Pretendo da me precisione, coerenza e limpidezza per poter così darle alle persone che mi stanno accanto. Se sbaglio sono io stesso che mi rimprovero (e credetemi a volte sfioro l’auto umiliazione) ed è per questo che non reggo la gente che non capisce gli sbagli che fa (e continua a fare) infierendo sugli altri pur di non riconoscere i propri errori. Dal mio punto di vista è vile e oltraggioso venirmi a disturbare in casa, entrando da "porte di servizio" per accusarmi e per farmi passare per colpevole per situazioni bieche che solo a vederle, leggerle e sentirle offendono la mia intelligenza.

Non sono una spugna che assorbe tutto. So ascoltare tutto da tutti e so conservare i segreti (dico sempre che la mia bara, quando morirò, peserà almeno 100 chili in più del mio effettivo peso, per tutti i segreti, anche di persone che ho perso di vista, che mi porto dentro), ma non chiedetemi di assorbire colpe, inganni, mancanze, gesti vigliacchi che non mi appartengono e non chiedetemi che per darvi ragione non dica mai la mia opinione e poco importa se non vuole essere sentita, se vengo disturbato in casa mia ho tutto il diritto di dirla e chi mi ha disturbato di ascoltarla, altrimenti non ha senso che mi si venga coinvolto in certe questioni.

Finché avrò la lucidità mentale e intellettuale non smetterò mai di dire quello che penso se interpellato. Se non vi va di ascoltarmi è inutile disturbarmi, di certo ho altri progetti quotidiani che preferisco non vengano influenzati da persone poco limpide.

Non smetterò mai di difendere in chi credo e a chi ha saputo conquistarsi la mia fiducia, stima e affetto con gesti semplici e privi di falsi sorrisi o isterismi patetici, per difendere o capire i gesti di persone che si nascondono dietro qualunque cosa per non avere un confronto intelligente. Non faccio giochi, non so giocare, so solo essere me stesso nella gioia e nel dolore.

Per chi se lo stesse chiedendo, questo articolo è dedicato a tutti coloro che leggendo queste mie parole si sono sentiti meritevoli di questa mia risposta.
Francesco Sansone

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